Scuole a COMPITI ZERO
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Re: Scuole a COMPITI ZERO
wasted years ha scritto:In prima elementare eravamo 5 sezioni, 100 bambini e passa. In terza media eravamo 4 sezioni, 40 bambini di quelli e 30 ripetenti cronici. In prima superiore eravamo 30 e ci siamo laureati in 3. La scuola espelleva presto chi non era motivato e andava avanti chi seguiva le sue regole.
Adesso invece non li espelle, li promuove, li diploma, anche se non sanno scrivere con ortografia corretta, non sanno calcolare una percentuale, non sanno leggere un grafico di proporzionalità lineare, non conoscono la differenza tra un gene e un cromosoma, non sanno in che secolo sia vissuto Dante... e con quel diploma li lascia liberi di iscriversi anche a SFP, in cui verrà consentito di laurearsi e di andare a fare i maestri elementari anche a chi è stato portato avanti per 20 anni senza nessun filtro.
E comunque, non so quanti anni tu abbia, ma io ne ho 47, e di gente della mia generazione a cui sia stato impedito di finire le elementari o le medie perché la scuola era troppo selettiva (tanto che addirittura alle elementari erano 100 e alle medie 40, come dici tu) non ne conosco. Al massimo conosco qualcuno che ha finito le medie con un anno di ritardo, come può capitare ancora, anche se più raro. Oppure, ho conosciuto qualche rarissimo caso eccezionale di pluribocciato che alla fine non ha preso la terza media (oppure l'ha presa da adulto diversi anni dopo) perché, dopo aver superato l'età dell'obbligo, aveva scelto consapevolmente di smettere di venire a scuola perché ne aveva le scatole piene, ma non certo perchè fosse stato cacciato via dagli insegnanti brutti e cattivi.
A meno che tu non abbia più di 70 anni, cioè l'età per essere già in pensione (e che quindi sia stato ragazzino prima del 1964, quando le medie non erano ancora obbligatorie), una percentuale del 60% di dispersione dalle elementari alle medie è inverosimile, e anche una percentuale di dispersione del 30% contando i ritardatari di un anno.
paniscus_2.1- Messaggi : 5373
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Re: Scuole a COMPITI ZERO
Ho 51 anni e vorrei tanto sapere, di nuovo, mentre io ho come fonte la mia memoria, da dove desumi il fatto che la percentuale sia irrealistica. Dalla prima alla seconda media abbiamo perso letteralmente il 50% dei compagni, presto rimpiazzati da altri. Pochi li abbiamo persi in seconda, qualcuno addirittura non fu ammesso all'esame.
Al liceo da 25 che iniziammo ci diplomammo nei termini in 11+2 ripetenti, 3 dopo.
Li conosco personalmente, vivo in un piccolo centro.
Al liceo da 25 che iniziammo ci diplomammo nei termini in 11+2 ripetenti, 3 dopo.
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wasted years- Messaggi : 131
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Re: Scuole a COMPITI ZERO
Io ho fatto il liceo scientifico. E dalla terza alla quinta siamo sempre rimasti gli stessi.
Quindi?
Dimenticavo: ho 37 anni.
Quindi?
Dimenticavo: ho 37 anni.
arrubiu- Moderatore
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Re: Scuole a COMPITI ZERO
e dalla prima alla terza? Anche noi dalla terza alla quinta eravamo gli stessi, vezzoso e accudidoso, tranne uno che si fece bocciare in quinta e si diplomò con noi.
In prima ne abbiamo perso 9, tra quelli che andarono via vinti dalla difficoltà e si iscrissero ai ragionieri o ad un istituto professionale e quelli che furono bocciati a giugno e a settembre. In seconda ne perdemmo altri, chi perché andò a lavorare con il padre e chi perché sopravvissuto ad un primo settembre fu vittima del secondo.
Siamo seri, essere nati negli '80 o nei '60 non è uguale, amigo rosso.
In prima ne abbiamo perso 9, tra quelli che andarono via vinti dalla difficoltà e si iscrissero ai ragionieri o ad un istituto professionale e quelli che furono bocciati a giugno e a settembre. In seconda ne perdemmo altri, chi perché andò a lavorare con il padre e chi perché sopravvissuto ad un primo settembre fu vittima del secondo.
Siamo seri, essere nati negli '80 o nei '60 non è uguale, amigo rosso.
wasted years- Messaggi : 131
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Re: Scuole a COMPITI ZERO
Avrò perso 3,4 persone, massimo 5 in tutto, su una classe di 30. Dalla terza alla quinta gli stessi 26-27
arrubiu- Moderatore
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Re: Scuole a COMPITI ZERO
Che ti devo dire? Se non ho capito male sei del 1981 e hai fatto il liceo in pieni anni 90, io sono del '67 e ho iniziato proprio nel 1981/82 il liceo. Sempre promosso a giugno ho visto ecatombi in tutte le sezioni, la mia in particolare forse, ma niente di eclatante. Può anche essere che da noi ci fossero dei personaggi che si iscrivevano tanto per provare, ma l'esperienza delle medie mi ispira una diversa visione delle cose. Si bocciava eccome.
Compio 51 anni in primavera.
Compio 51 anni in primavera.
wasted years- Messaggi : 131
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Re: Scuole a COMPITI ZERO
1980.
Intendo dire che le nostre esperienze personali sono del tutto ininfluenti. Nella mia stessa scuola c'erano sezioni in cui si bocciava di più.
O si tirano fuori statistiche basate sui dati reali..
Intendo dire che le nostre esperienze personali sono del tutto ininfluenti. Nella mia stessa scuola c'erano sezioni in cui si bocciava di più.
O si tirano fuori statistiche basate sui dati reali..
arrubiu- Moderatore
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Data d'iscrizione : 24.10.14
Località : Casteddu70
Re: Scuole a COMPITI ZERO
Ma quale sarebbe, esattamente, il problema, se qualcuno finisce le medie con un anno di ritardo?
O se qualcuno, invece di finire il liceo, passa alla formazione professionale e vive felice lo stesso?
Un 20 0 30 per cento di COSIDDETTA dispersione scolastica è fisiologico e inevitabile, in un contesto in cui si vorrebbe che tutti facessero un liceo e tutti arrivassero all'università, anche essendo ampiamente al di fuori dall'età dell'obbligo. Ma la vogliamo accettare, l'idea che un 16-17enne ha il sacrosanto diritto di passare alla formazione professionale senza che questa sia considerata una tragedia cosmica?
O se qualcuno, invece di finire il liceo, passa alla formazione professionale e vive felice lo stesso?
Un 20 0 30 per cento di COSIDDETTA dispersione scolastica è fisiologico e inevitabile, in un contesto in cui si vorrebbe che tutti facessero un liceo e tutti arrivassero all'università, anche essendo ampiamente al di fuori dall'età dell'obbligo. Ma la vogliamo accettare, l'idea che un 16-17enne ha il sacrosanto diritto di passare alla formazione professionale senza che questa sia considerata una tragedia cosmica?
paniscus_2.1- Messaggi : 5373
Data d'iscrizione : 31.10.17
Re: Scuole a COMPITI ZERO
wasted years ha scritto:Ho 51 anni e vorrei tanto sapere, di nuovo, mentre io ho come fonte la mia memoria, da dove desumi il fatto che la percentuale sia irrealistica. Dalla prima alla seconda media abbiamo perso letteralmente il 50% dei compagni, presto rimpiazzati da altri. Pochi li abbiamo persi in seconda, qualcuno addirittura non fu ammesso all'esame.
Al liceo da 25 che iniziammo ci diplomammo nei termini in 11+2 ripetenti, 3 dopo.
Li conosco personalmente, vivo in un piccolo centro.
Continua a non tornarmi il perché tutti questi casi che citi debbano essere considerati "dispersione scolastica".
Dopo essere stati bocciati in prima media, sono semplicemente spariti senza più completare la scuola dell'obbligo, e sono andati a fare i minatori, i facchini o le donne delle pulizie, direttamente a 12 anni?
Oppure si sono semplicemente riiscritti da ripetenti e hanno finito il corso con un anno di ritardo?
E se l'hanno finito con un anno di ritardo, dove sta la tragedia?
paniscus_2.1- Messaggi : 5373
Data d'iscrizione : 31.10.17
Re: Scuole a COMPITI ZERO
Non tutte le realtà sono uguali, vi assicuro che la differenza fra piccoli e grandi centri 40-50 anni fa era notevole. Io vivo in aperta campagna e mio padre, che ha 63 anni, ha solo la licenza elementare. La maggior parte della gente della sua età, nel mio paesino, ha solo la licenza elementare.
Nei centri urbani a 15-20 km di distanza la maggior parte dei sessantenni ha come minimo il diploma di terza media.
Ma come ha ribadito Paniscus, la dispersione scolastica non era certo dovuta all'inadeguatezza delle metodologie scolastiche che respingeva chi non era motivato. Chi non andava a scuola era perché non poteva permetterselo, nei piccoli centri contadini si iniziava già a lavorare a 11-12 anni per aiutare i genitori e non si aveva tempo per andare a scuola la mattina, né tantomeno per studiare il pomeriggio.
Chiaro che alle scuole superiori la dispersione scolastica può essere maggiormente collegata all'insuccesso scolastico, ma io non la vedo come una cosa così negativa: se si richiede un buon livello di conoscenze si presuppone che o tutti si impegnino tantissimo oppure che la selezione sia inevitabile.
Io ho 26 anni, ho fatto il linguistico, ma il tasso dei bocciati (o di coloro che cambiavano scuola prima di essere bocciati) nella mia scuola è sempre stato alto, almeno negli anni in cui lo frequentavo io.
Ricordo che dal primo superiore ho perso sempre almeno 3/4 compagni ogni anno fino in 3°, tanto che in 3° superiore siamo stati accorpati in due classi delle 3 iniziali. E non posso dire che i professori fossero cattivi o troppo esigenti. Coloro che sono stati bocciati erano degli emeriti lazzaroni, che in classe pensavano solo ai fatti propri e a casa non alzavano un dito.
Nei centri urbani a 15-20 km di distanza la maggior parte dei sessantenni ha come minimo il diploma di terza media.
Ma come ha ribadito Paniscus, la dispersione scolastica non era certo dovuta all'inadeguatezza delle metodologie scolastiche che respingeva chi non era motivato. Chi non andava a scuola era perché non poteva permetterselo, nei piccoli centri contadini si iniziava già a lavorare a 11-12 anni per aiutare i genitori e non si aveva tempo per andare a scuola la mattina, né tantomeno per studiare il pomeriggio.
Chiaro che alle scuole superiori la dispersione scolastica può essere maggiormente collegata all'insuccesso scolastico, ma io non la vedo come una cosa così negativa: se si richiede un buon livello di conoscenze si presuppone che o tutti si impegnino tantissimo oppure che la selezione sia inevitabile.
Io ho 26 anni, ho fatto il linguistico, ma il tasso dei bocciati (o di coloro che cambiavano scuola prima di essere bocciati) nella mia scuola è sempre stato alto, almeno negli anni in cui lo frequentavo io.
Ricordo che dal primo superiore ho perso sempre almeno 3/4 compagni ogni anno fino in 3°, tanto che in 3° superiore siamo stati accorpati in due classi delle 3 iniziali. E non posso dire che i professori fossero cattivi o troppo esigenti. Coloro che sono stati bocciati erano degli emeriti lazzaroni, che in classe pensavano solo ai fatti propri e a casa non alzavano un dito.
Mairu- Messaggi : 544
Data d'iscrizione : 14.03.16
Re: Scuole a COMPITI ZERO
L'Istat non condivide questo tipo di dati se non con aggregazioni che li rendono inutilizzabili, se non ricordo male. Avevo fatto una ricerca a suo tempo per la tesina di un corso di aggiornamento e scoprii che nelle medie c'erano circa il 12-15 % di ripetenti che sono scesi a 2 % attualmente. Noi eravamo circa 3 milioni di iscritti e ora ce ne sono circa 2, nonostante il baby boom.
Significa che molti non frequentavano e si ritiravano precocemente.
Questo in media in Italia. In paesi come il mio, a maggioranza rurale, molti lasciavano la scuola al primo fallimento e diventavano allevatori o agricoltori e vi era un diffuso classismo, che tendeva a non aiutare i figli dei lavoratori. In effetti ancora oggi, nell'isola, siamo campioni d'Italia di dispersione scolastica, anche se quei numeri della mia infanzia sono racapriccianti. Però quelle cifre significano che la scuola non era affatto ben disposta verso chi non aveva aiuti in casa e, in fondo, erano gli strascichi dipinti tanto bene dal libro "lettera ad una professoressa".
Significa che molti non frequentavano e si ritiravano precocemente.
Questo in media in Italia. In paesi come il mio, a maggioranza rurale, molti lasciavano la scuola al primo fallimento e diventavano allevatori o agricoltori e vi era un diffuso classismo, che tendeva a non aiutare i figli dei lavoratori. In effetti ancora oggi, nell'isola, siamo campioni d'Italia di dispersione scolastica, anche se quei numeri della mia infanzia sono racapriccianti. Però quelle cifre significano che la scuola non era affatto ben disposta verso chi non aveva aiuti in casa e, in fondo, erano gli strascichi dipinti tanto bene dal libro "lettera ad una professoressa".
wasted years- Messaggi : 131
Data d'iscrizione : 01.10.09
Re: Scuole a COMPITI ZERO
I papà di 65 anni che hanno fatto solo la scuola elementare scrivono e capiscono quello che leggono molto di più di quelli che ogg frequentano la scuola secondaria di secondo grado.
Ospite- Ospite
Re: Scuole a COMPITI ZERO
Va bene, io momentaneamente cedo le armi. Mi fa piacere che la discussione sia partita, si sia concentrata sui numeri, abbia visto un confronto sensato e civile tra chi la pensa diversamente.
Ho dei dubbi anche io, non è una religione non essere molto convinto dell'utilità dei compiti.
Ma non sono un provocatore e nemmeno un troll. Sono solo un maestro precario da una vita che è passato con la 107 da GAE dopo aver tappato mille buchi ed aver bagnato il braccio nell'acqua di 100 fiumi. E sono anche vecchiotto, ahime, e ho usato due diplomi di laurea e un diploma di liceo per istoriare una parete, supplenzine da terza fascia escluse.
Ringrazio tutti quelli che hanno detto la loro.
Ho dei dubbi anche io, non è una religione non essere molto convinto dell'utilità dei compiti.
Ma non sono un provocatore e nemmeno un troll. Sono solo un maestro precario da una vita che è passato con la 107 da GAE dopo aver tappato mille buchi ed aver bagnato il braccio nell'acqua di 100 fiumi. E sono anche vecchiotto, ahime, e ho usato due diplomi di laurea e un diploma di liceo per istoriare una parete, supplenzine da terza fascia escluse.
Ringrazio tutti quelli che hanno detto la loro.
wasted years- Messaggi : 131
Data d'iscrizione : 01.10.09
Re: Scuole a COMPITI ZERO
@wasted years: Metti in dubbio il fatto che le nuove generazioni siano più ignoranti di quelle di ieri? A me sembra che per molti aspetti lo sono, fanno errori di sintassi e di ortografia e nei verbi molto più che i ragazzi di venti anni fa, in molti libri di testo i contenuti sono ridotti o comunque con meno approfondimenti e la didattica inclusiva tende di per sé ad abbassare il livello medio per la filosofia del dover dare "tutto a tutti".
Scuola70- Messaggi : 1434
Data d'iscrizione : 28.02.14
Re: Scuole a COMPITI ZERO
Abbassare l'asticella è stato un errore anche secondo me. Esiste un coefficiente, da quel che ho appreso ed esperito, che moltiplica quanto si pretende e fornisce la performance del meno motivato-più in difficoltà di un gruppo, difficoltà conclamate escluse.
Mi spiego meglio
Apprendimento del più scarso aX dove a è, diciamo, il 50 % e X è quanto è previsto, quanto si svolge, quanto si stimola eccetera.
Si fa 10 il peggiore impara 5, si fa 100 il peggiore impara 50.
Uso i termini con l'accetta, tanto per intenderci, non esprimo giudizi di valore: peggiore in senso di performance, come uno con poco orecchio in musica.
Insegnare tanto e un programma ricco è essenziale per tutti, non si recupera nessuno banalizzando.
Mi spiego meglio
Apprendimento del più scarso aX dove a è, diciamo, il 50 % e X è quanto è previsto, quanto si svolge, quanto si stimola eccetera.
Si fa 10 il peggiore impara 5, si fa 100 il peggiore impara 50.
Uso i termini con l'accetta, tanto per intenderci, non esprimo giudizi di valore: peggiore in senso di performance, come uno con poco orecchio in musica.
Insegnare tanto e un programma ricco è essenziale per tutti, non si recupera nessuno banalizzando.
wasted years- Messaggi : 131
Data d'iscrizione : 01.10.09
Re: Scuole a COMPITI ZERO
Per wasted years: tralasciando i tempi andati, belli o brutti che li si ritengano, tutta questa dispersione nell'età dell'obbligo oggi io non la vedo, e in quei pochi casi in cui ci sono abbandoni essi avvengono nell'ambito di contesti sociali e familiari deprivati: la causa della dispersione quindi non è la scuola, ma l'insufficienza di politiche di reale inclusione/integrazione al di fuori della scuola (tanto è abitudine che, qualunque fenomeno sociale negativo emerga, si punti il dito contro la scuola e non contro chi quel fenomeno non l'ha prevenuto, gestito e represso)
Oggi come oggi se in prima elementari si formano cinque sezioni per 100 alunni in quinta elementare se ne ritrovano 97; quei tre "dispersi" sono probabilmente tre rom o tre figli di immigrati irregolari o altri bambini che vivono fortissime situazioni di disagio e che alla scuola non ci vanno proprio (peraltro almeno il comune di Roma ha ridotto fortissimamente i finanziamenti alle cooperative che si occupavano di fare mediazione culturale con i rom, ad esempio). La retorica della scuola selettiva oggi non ha più motivo di esistere, tanto che nel dlgs 62 sulla valutazione è messo nero su bianco che la bocciatura alla scuola primaria va limitata a casi eccezionalissimi e documentatissimi.
Alla scuola media le percentuali non cambiano molto: dei 100 iscritti in prima ne escono in terza nei tre anni sempre 97, spesso "a pedate nel sedere"
Quelli delle pedate nel sedere per farli uscire poi i calci li prendono per davvero quando completano il loro obbligo alla scuola superiore, per quanto anche lì l'asticella si sia abbassata molto.
Per Mairu: indipendentemente da quale sia l'entità degli apprendimenti "disciplinari" richiesti a SFP, non puoi negare che quello che viene percepito all'esterno, a tutti i livelli, è che nelle facoltà di scienze della formazione primaria l'accento è posto non sulle discipline, non sugli apprendimenti delle discipline, non sulla capacità di insegnare le discipline (tutte cose in un certo senso "non di indirizzo"), ma su problematiche psicologiche, pedagogiche, di inclusione, motivazionali. Questa non è una mia percezione, ma una teorizzazione ben precisa affermata chiaramente da molti dei sedicenti esperti di scuola. La mia idea personale è che le vecchie maestre, benché mediamente molto meno preparate delle attuali in storia, matematica, geografia, italiano ecc., avessero molto più rispetto delle discipline, del loro insegnamento e dell'importanza del loro apprendimento di quanto non ne abbiano le laureate SFP; frasi del tipo "non capisce niente ma non posso mettergli meno di sette" sono frequenti nei discorsi che sento tra le colleghe del ciclo precedente.
Oggi come oggi se in prima elementari si formano cinque sezioni per 100 alunni in quinta elementare se ne ritrovano 97; quei tre "dispersi" sono probabilmente tre rom o tre figli di immigrati irregolari o altri bambini che vivono fortissime situazioni di disagio e che alla scuola non ci vanno proprio (peraltro almeno il comune di Roma ha ridotto fortissimamente i finanziamenti alle cooperative che si occupavano di fare mediazione culturale con i rom, ad esempio). La retorica della scuola selettiva oggi non ha più motivo di esistere, tanto che nel dlgs 62 sulla valutazione è messo nero su bianco che la bocciatura alla scuola primaria va limitata a casi eccezionalissimi e documentatissimi.
Alla scuola media le percentuali non cambiano molto: dei 100 iscritti in prima ne escono in terza nei tre anni sempre 97, spesso "a pedate nel sedere"
Quelli delle pedate nel sedere per farli uscire poi i calci li prendono per davvero quando completano il loro obbligo alla scuola superiore, per quanto anche lì l'asticella si sia abbassata molto.
Per Mairu: indipendentemente da quale sia l'entità degli apprendimenti "disciplinari" richiesti a SFP, non puoi negare che quello che viene percepito all'esterno, a tutti i livelli, è che nelle facoltà di scienze della formazione primaria l'accento è posto non sulle discipline, non sugli apprendimenti delle discipline, non sulla capacità di insegnare le discipline (tutte cose in un certo senso "non di indirizzo"), ma su problematiche psicologiche, pedagogiche, di inclusione, motivazionali. Questa non è una mia percezione, ma una teorizzazione ben precisa affermata chiaramente da molti dei sedicenti esperti di scuola. La mia idea personale è che le vecchie maestre, benché mediamente molto meno preparate delle attuali in storia, matematica, geografia, italiano ecc., avessero molto più rispetto delle discipline, del loro insegnamento e dell'importanza del loro apprendimento di quanto non ne abbiano le laureate SFP; frasi del tipo "non capisce niente ma non posso mettergli meno di sette" sono frequenti nei discorsi che sento tra le colleghe del ciclo precedente.
herman il lattoniere- Messaggi : 1676
Data d'iscrizione : 15.11.17
Re: Scuole a COMPITI ZERO
giobbe ha scritto:I papà di 65 anni che hanno fatto solo la scuola elementare scrivono e capiscono quello che leggono molto di più di quelli che ogg frequentano la scuola secondaria di secondo grado.
Faccio presente che i sessantacinquenni di oggi sono stati bambini in una realtà in cui la scuola media non era ancora obbligatoria, e quindi era ancora abbastanza normale che la facessero solo quelli più motivati (e che, anche tra quelli che si iscrivevano, non tutti riuscissero a completarla), senza che si strillasse allo scandalo per il problema della dispersione scolastica.
Non dico che sia un modello positivo da riproporre come esempio per i tempi nostri, lungi da me, ma deve essere chiaro che "avere solo la quinta elementare" per la categoria dei sessantacinquenni vuol dire una cosa molto diversa che per i cinquantenni o i quarantenni di oggi.
Per rispondere a Mairu: anch'io, in un periodo limitato della mia vita, ma comunque proprio in corrispondenza dell'adolescenza, ho vissuto in un paesello di provincia, dalla scolarizzazione media piuttosto bassa. Non proprio un paesello tradizionale rurale come quello dei miei nonni, semmai una piccola colonia periferica di una grande città, in cui l'occupazione nelle fabbrichette, che spuntavano come funghi, e nei servizi artigianali e commerciali, aveva soppiantato quasi completamente quella agricola, che pure esisteva ancora. Sto parlando degli anni ottanta, non degli anni cinquanta o sessanta.
Bene, ricordo nitidamente che in quel periodo conoscevo moltissimi ragazzi che avevano scelto tranquillamente di smettere di andare a scuola dopo la terza media, e di mettersi subito a lavorare. Parlo di miei coetanei, ossia nati all'inizio degli anni settanta o alla fine dei sessanta, gente che adesso ha tra i 45 e i 50 anni.
E sia chiaro che non parlo nemmeno di pluribocciati, di reietti che venivano espulsi da un sistema scolastico troppo selettivo, né di casi disperati che non riuscivano nemmeno a finire le medie, né di quelli che dopo aver finito le medie provavano a iscrversi alle superiori ma bocciavano al primo anno e si scoraggiavano per il trauma: parlo di ragazzi che finivano regolarmente le medie, magari con un voto modesto ma con un percorso regolare, senza essere mai stati bocciati, e che semplicemente sceglievano in partenza di non iscriversi affatto alle superiori, perché preferivano cominciare subito a lavorare (e non necessariamente in lavori infami al nero, eh: all'epoca era possibile essere assunti in regola come operai, come apprendisti o come commessi anche a 14 o 15 anni).
Alcuni di questi avevano un'attività di famiglia, un negozio, un laboratorio artigiano, un banco di mercato ambulante, e andavano a lavorare con i genitori; altri si impiegavano in fabbrica o andavano a fare gli apprendisti in botteghe artigiane altrui, come idraulici, meccanici, carrozzieri, pellettieri, parrucchiere, estetiste.
E tengo a fare presente un dettaglio molto importante, in cui la mia esperienza non coincide con quella di Mairu: nella maggior parte dei casi, NON lo facevano per miseria economica.
Non venivano da famiglie che oggi diremmo "povere".
Magari molto semplici sul piano culturale, questo sì, con genitori e nonni che a loro volta non avevano studiato e che non attribuivano importanza allo studio, ma non tanto economicamente disperate da aver bisogno assoluto di mandare a lavorare il figlio quattordicenne, altrimenti l'intera famiglia non poteva tirare avanti.
Come ho detto sopra, si trattava in maggioranza di figli di artigiani, piccoli commercianti, piccoli possidenti di terreni, abitavano in case notevoli con giardini e orti (magari autocostruite con sacrifici sfiancanti, ma comunque notevoli), avevano accesso a tutte le comodità consumistiche esistenti all'epoca. Insomma famiglie abituate al risparmio, ma non alla miseria e nemmeno alla taccagneria greve, che avrebbero potuto tranquillamente mantenere i figli alle superiori o anche all'università, se ci avessero tenuto, ma che appunto non ci tenevano. Semplicemente, pensavano che studiare a lungo fosse una perdita di tempo, e che convenisse di più mettersi a lavorare subito, per contribuire al benessere della famiglia, o per cominciare a mettersi da parte i soldi per farsi a propria volta la villetta accanto a quella dei genitori.
Io parlo degli anni ottanta, ma questa tipologia di italiani, che è diversa dal contadino tradizionale, è esistita (e ha anche costituito una percentuale notevole della popolazione) fino a pochi anni fa...
paniscus_2.1- Messaggi : 5373
Data d'iscrizione : 31.10.17
Re: Scuole a COMPITI ZERO
Io comunque ho letto di recenti articoli, soprattutto dello scorso anno, che vanno in controtendenza rispetto al "buonismo" prevalente e che sollecitano sempre di più il ritorno ad una scuola rigorosa, severa, che abbia il coraggio di bocciare. Sembra che sia in atto una specie di lotta culturale tra i fautori dell'aiuto a tutti i costi e chi invece vorrebbe tornare al passato. Secondo voi prevarrà la pedagogia lassista o a un certo punto ci sarà una reazione uguale e contraria?
Scuola70- Messaggi : 1434
Data d'iscrizione : 28.02.14
Re: Scuole a COMPITI ZERO
Befree2 ha scritto:Avete mai visto i neo 18 a seguire le lezioni di scuola guida? Si comportano esattamente al contrario di come si comportano a scuola:arrivano puntualissimi, si siedono e non vola una Mosca. Lo sanno che la istruttore non ci metterebbe un secondo a sbatterli fuori se disturbano. All istruttore non serve la "capacità di tenere la classe" per avere silenzii:i ragazzi sanno che se non imparano in motorizzazione il computer li boccia e non potranno fare le guide ed avere la patente.
È l esatta situazione della scuola degli anni 60-70-80 e forse novanta (sicuramente l itcg in cui ho studiato).
Alzi l asticella, i ragazzi si adattano. Abbassi l asticella, i ragazzi svaccano
Non escludo che in questo contesto intervenga anche un altro fattore psicologico, ossia che la scuola guida è a pagamento mentre la scuola ordinaria no.
E quindi, da una parte esiste la sensazione istintiva che se un servizio è a pagamento allora è più serio, più professionale, vale di più e merita più rispetto, mentre quello gratis non vale nulla...
...e dall'altra parte, il ragazzo sa che i genitori lo cazziano se lui li costringe a buttare via i soldi per le lezioni di guida facendo il cretino e non impegnandosi, mentre se fa il cretino e non si impegna a scuola NON lo cazziano affatto, tanto non ci hanno speso soldi, e semmai se la prendono con gli insegnanti.
Comunque, a prescindere da questo, non mi pare affatto che la scuola guida sia terribilmente selettiva.
Tranne casi di vero e proprio handicap fisico o mentale, la patente la prendono rigorosamente TUTTI: il peggio che possa succedere è di prenderla con un po' di ritardo e di dover fare l'esame due o tre volte, e di dover pagare di più, ma alla fine la prendono tutti.
Compresi quelli che a scuola hanno la certificazione per una grave dislessia (che li costringe a sillabare lentamente, e che quindi impedisce loro di interpretare i cartelli stradali a colpo d'occhio) o per un grave disturbo visuospaziale che impedisce loro di valutare correttamente le distanze e le angolazioni.
Come si spiega questa bizzarria?
paniscus_2.1- Messaggi : 5373
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