docenti regionali? abolizione valore legale titolo di studio?

Da seasparrow Lun Ott 08, 2018 11:29 am

Promemoria primo messaggio :

https://www.orizzontescuola.it/autonomia-alle-regioni-ruoli-regionali-e-trasferimenti-allinterno-delle-stesse/

Da **arrubiu** Gio Nov 15, 2018 6:52 am

Non penso sia una buona idea pensare che ol miglioramento della scuola passi per una contrazione dei diritti dei lavoratori.

Da paniscus_2.1 Gio Nov 15, 2018 7:12 am

franco71 ha scritto:Per come l'ho capita (o non capita) io, abolire il valore legale significa in primis non tener conto del voto di laurea. Non penso che ad un concorso per docenti (nell'ipotesi nefasta dell'abolizione del valore legale) non sia più richiesto il requisito del possesso della laurea. Piuttosto, e veniamo da che sponda viene la (ri)proposta, cioè Salvini & C., si punta a valorizzare la provenienza del laureato (Bocconi, Politecnici, Luiss etc.).
Quindi indirettamente si sposterà il valore "legale" dal titolo personale a quello delle Università di provenienza secondo una classifica basata su criteri da definire.

Ma non solo... io sospetto anche un'altra tendenza privatistica e aziendale: ovvero, mi aspetterei che, in assenza di valore legale del titolo di studio, questo sarebbe gradualmente sostituito da un proliferare di certificazioni rilasciate da agenzie private, ovviamente a pagamento. Sarò malfidente, ma dal punto di vista delle pressioni di interesse economico di qualche lobby, ci vedo anche questo.

Da Ospite Gio Nov 15, 2018 2:47 pm

paniscus_2.1 ha scritto:
franco71 ha scritto:Per come l'ho capita (o non capita) io, abolire il valore legale significa in primis non tener conto del voto di laurea. Non penso che ad un concorso per docenti (nell'ipotesi nefasta dell'abolizione del valore legale) non sia più richiesto il requisito del possesso della laurea. Piuttosto, e veniamo da che sponda viene la (ri)proposta, cioè Salvini & C., si punta a valorizzare la provenienza del laureato (Bocconi, Politecnici, Luiss etc.).
Quindi indirettamente si sposterà il valore "legale" dal titolo personale a quello delle Università di provenienza secondo una classifica basata su criteri da definire.

Ma non solo... io sospetto anche un'altra tendenza privatistica e aziendale: ovvero, mi aspetterei che, in assenza di valore legale del titolo di studio, questo sarebbe gradualmente sostituito da un proliferare di certificazioni rilasciate da agenzie private, ovviamente a pagamento. Sarò malfidente, ma dal punto di vista delle pressioni di interesse economico di qualche lobby, ci vedo anche questo.

Come è bello quando uno riesce a vedere oltre la punta del proprio naso.

Da Tiria Gio Nov 15, 2018 5:31 pm

franco71 ha scritto:Per come l'ho capita (o non capita) io, abolire il valore legale significa in primis non tener conto del voto di laurea. Non penso che ad un concorso per docenti (nell'ipotesi nefasta dell'abolizione del valore legale) non sia più richiesto il requisito del possesso della laurea. Piuttosto, e veniamo da che sponda viene la (ri)proposta, cioè Salvini & C., si punta a valorizzare la provenienza del laureato (Bocconi, Politecnici, Luiss etc.).
Quindi indirettamente si sposterà il valore "legale" dal titolo personale a quello delle Università di provenienza secondo una classifica basata su criteri da definire.
Qui si innestano le critiche dei contrari all'abolizione per i quali si creano le basi per definire Università di serie A e di serie B ( o C ...).
L'ipotesi di un ranking/classifica delle Università è in linea, per la Lega, con la valorizzazione delle realtà territoriali. Tutto in linea anche con la "regionalizzazione" dei concorsi.
Forse nelle dichiarazioni di Salvini non si è parlato esplicitamente di divisione (in qualità) tra Università del Nord da quelle del Sud, ma tante dichiarazioni della Lega nel passato sull'argomento lasciano intendere questo.

Questa è una delle interpretazioni più in voga del concetto di abolizione del valore legale del titolo di studio. A mio parere dagli effetti del tutto marginali.
Per intenderci sulla marginalità, non mi risulta che attualmente il voto di laurea abbia sì tanto peso nella selezione: restando in un ambito stretto come il settore scuola, ha forse un peso il voto di laurea? Non mi risulta.
Resta quindi come ipotetico obiettivo, ampiamente decantato, quello della differenziazione dell'ateneo di provenienza. Anche in questo caso porrei delle riserve sulla fattibilità: in che modo e su quale base applicare una classifica degli atenei di provenienza? E chi e come sarebbe chiamato a stilarla?
Ritorniamo perciò a monte: qual è la valenza di questo concetto se non quella di reiterarlo come concetto fine a se stesso?

Si potrebbe pure pensare ad un ipotesi di abolizione tout-court della laurea dai concorsi, poichè il nostro:
"In seguito, decise di abbandonare l'Università a cinque esami dalla conclusione del ciclo di studi– dopo 16 anni –, senza aver conseguito una laurea"
In caso di uscita dalla scena politica si stia preparando alla partecipazione ai concorsi pubblici. (naturalmente scherzo)

E quindi torniamo al sunto iniziale: abolizione del valore legale del titolo di studio può avere tante interpretazioni e, di riflesso, tante possibilità o impossibilità di applicazione. Quindi, di cosa parliamo se non di un'ipotesi finalizzata solo a giustificare un luogo comune?

Da Tiria Gio Nov 15, 2018 5:43 pm

paniscus_2.1 ha scritto:Ma non solo... io sospetto anche un'altra tendenza privatistica e aziendale: ovvero, mi aspetterei che, in assenza di valore legale del titolo di studio, questo sarebbe gradualmente sostituito da un proliferare di certificazioni rilasciate da agenzie private, ovviamente a pagamento.

Un po' quello che intendevo quando ho scritto Cosa comporterebbe l'abolizione? Sinceramente non ho idea, ma è presumo che sarebbero stabiliti dei criteri di selezione che prescindono dal possesso di un titolo di studio specifico ma che sarebbero applicati con appositi misuratori. E questo apre tutte le strade possibili e immaginabili. Un esempio? la selezione potrebbe essere affidata ad un organismo, ad esempio una commissione di valutazione, chiamata a valutare il possesso dei requisiti di idoneità arbitrariamente o secondo certi standard di riferimento.

paniscus_2.1 ha scritto:Sarò malfidente, ma dal punto di vista delle pressioni di interesse economico di qualche lobby, ci vedo anche questo.

Vero, ma non dimentichiamoci che la lobby trasversale più potente è quella che fa capo agli iscritti ai vari ordini professionali che occupano un seggio al parlamento. E sono questi, alla fine, che appongono il loro voto all'approvazione di una legge, a prescindere dal disegno ispiratore della legge. E l'esperienza mi insegna che il vincolo di mandato è spesso usato come escamotage per rendere innocuo qualsiasi tentativo (anche spinto da pressioni lobbistiche) di introdurre un'innovazione nella normativa, buona o cattiva che sia.

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