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Messaggio Da Fred85 Ven Dic 07, 2018 11:07 pm

Promemoria primo messaggio :

Sono entrato in ruolo lo scorso anno. Lettere scuole medie. Non posso dire di non aver avuto problemi in passato, ma negli ultimo anno e mezzo di ruolo i miei problemi si sono acuiti. Lo scorso anno ho avuto disturbo d'ansia, depressione e attacco di panico. Non ho superato l'anno di prova per mancanza dei 180 giorni necessari. Quest'anno, trasferitomi in un altra scuola, continuo a mal sopportare questo lavoro in cui avevo creduto tanto e nel quale avevo riposto tanto impegno e per il quale credevo di nutrire una grande passione. Ma la realtà è che questo lavoro ho finito per odiarlo,vado avanti ad ansiolitici e davvero me ne dispiaccio, perché vincere un concorso mi è costato tanto e davvero amavo quello che sono andato ad insegnare. Dico "amavo" perché non sono più sicuro neanche di amare quello che dovrei trasmettere.
Non sono adatto a questo mestiere, punto, ormai mi sembra evidente. Vorrei capire da voi se nei vostri inizi avete avuto queste forti crisi e le avete superate oppure è un problema mio, che devo cambiare strada (cosa non facile ma forse non infattibile, non sono proprio un anzianotto). Faccio fatica nella gestione quotidiana della classe, della burocrazia e del programma, pur impegnandomi davvero molto (mi alzo ogni mattina almeno un'ora prima del dovuto per finire quello che magari non sono riuscito a finire). Sembro molto giovane e questo mi penalizza, credo.
Ma al di là del motivo o di un altro, è che da quando sono entrato nel mondo della scuola mi sono spento e sono diventato una persona a metà; mi sento sempre in colpa; tutti mi sembrano più bravi di me e la frustrazione, il senso d'inutilità e di rimorso per aver scelto una strada forse non consona a me accompagna le mie giornate. Di errori ne faccio non pochi. Già solo dover lavorare il pomeriggio a ciò che devo fare mi mette ansia da prestazione. Ansia che poi non si traduce in un'effettivo apprezzamento del mio lavoro da parte dei ragazzi: pare non gliene freghi davvero nulla. Non cercavo davvero onori e gloria alla professor Keating, ma davvero ormai per me la scuola è sinonimo di odio e di fastidio. E sono solo all'inizio della carriera! E sono al punto di pensare di dimettermi! Ma so che sarebbe un'alternativa errata e vado avanti così, rovinandomi anche i weekend, aspettando con preoccupazione la settimana successiva che verrà.

Scusate lo sfogo, ma forse questo 12 dicembre dovrei prendere e pensare seriamente a costruirmi un'alternativa di vita. Non voglio finire in una gabbia dalla quale non riesco ad uscire. Certo, sono esagerato, ma a volte mi sembra di pensarla così.

Forse è sbagliato l'ordine di scuola (alle medie prevale l'aspetto "educativo" per il quale sono meno versato), ma non credo che alle superiori le cose migliorerebbero, anzi.

Chissà.

Fred85

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Messaggio Da Ospite Sab Dic 08, 2018 4:54 pm

omissis


Ultima modifica di Prosecco il Dom Dic 16, 2018 2:26 am - modificato 1 volta.

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Messaggio Da Davide Sab Dic 08, 2018 6:00 pm

chicca70 ha scritto:
gugu ha scritto:
chicca70 ha scritto:
Al liceo avresti molti problemi in meno.
Perchè pensi che i tuoi risultati non siano granchè? Se io dovessi valutare sul livello degli studenti che arrivano in prima al liceo (e immagino che ai tecnici ed ai professionali sia peggio), direi che i risultati della maggior parte dei colleghi delle medie siano pessimi. Questo per una serie di motivi che non stiamo ad elencare. Comunque sia, da una classe di terza media escono non più di 4 o 5 studenti veramente "adeguati". Se tu li hai, i tuoi risultati sono perfettamente ed assolutamente nella norma. Il perfezionismo non aiuta in nessun ambito della vita. Tra gli studenti che quest'anno porterò agli esami di stato, circa un quarto è stato mandato avanti di anno in anno nelle mie materie con un 6 risicato. Colpa mia? Ma neanche per sogno. Mica tutti possono diventare appassionati di letteratura latina o possono essere in grado di scrivere testi argomentativi perfettamente coerenti e coesi. Sono consapevole del fatto che, agli occhi di alcuni colleghi del forum, sembro una menefreghista, ma non è così: lavoro con intensità un numero prefissato di ore,poi penso ad altro. Se incontro per strada un mio studente, nemmeno lo riconosco, tanto la mia mente è lontana. La scuola è una professione, non è nè volontariato nè un'estensione della propria famiglia.
Esiste anche un'altra opportunità: se ne hai la possibilità puoi chiedere il part time per un paio d'anni o più. Lavorare meno giorni a settimana, oppure meno ore ogni giorno, può contribuire ad allentare la tensione ed a preparare con calma una tipologia di insegnamento che sia adatta a te, anche in vista di un futuro rientro a tempo pieno. Avere del materiale pronto od uno schema di lezione, aiuta moltissimo. Ciò non significa fare lezioni fotocopia per decenni ma avere la possibilità di farle, quando necessario, per carenza di tempo o perchè ci si sente stressati. Le mie lezioni fotocopia subentrano soprattutto nelle settimane dei consigli di classe oppure a fine quadrimestre, quando le verifiche da correggere si accumulano.


Non che io voglia farmi gli affari tuoi, ma queste due frasi mi hanno colpito.

Fuori da scuola tu non riesci a riconoscere un tuo studente? O vaghi per la strada pensando ad altro e quindi non riesci a riconoscere nessuna persona? O, come penso, non vuoi volontariamente salutare un tuo studente?

Hai sempre di detto di avere un part time? Come è possibile che ti si accumulino tanti compiti da correggere proprio durante le settimane dei consigli di classe se hai poche classi?

Scusami, ma a me pare che l'insegnamento sia per te un semplice modo per utilizzare parte del tuo tempo. Già in passato avevi scritto di trovarti in condizioni economiche molto favorevoli, mi sembra che questi tuoi ultimi discorsi confermino le mie ipotesi. Non ripeto nemmeno che ognuno faccia quello che vuole, che dia felicità, sofferenza o totale apatia.

Comincio dalla fine.
Ho un part time, ma con 12 ore ho tre classi per un totale di 5 materie (al triennio delle scienze umane latino ha solo 2 ore) e a fine pentamestre le verifiche si accumulano comunque. A meno che io non decida di non verificare quanto spiegato nell'ultima parte dell'anno. Quindi io mi ritrovo a dover correggere 5 verifiche, tra le quali un tema, in due settimane, massimo tre. Non verifiche a crocette o a completamento, verifiche serie, da correggere con attenzione.
Se riconoscessi i miei studenti, li saluterei. Non li riconosco davvero. Non riconosco nemmeno quei colleghi con i quali ho meno rapporti. Non appena esco dalla scuola, chiudo tutto ciò che la riguarda in un cassetto della mente e lì rimane finchè non devo occuparmene di nuovo, a casa o in classe. Mentre passeggio o faccio la spesa, mentre cucino o leggo, la mia identità di insegnante non esiste. Non credo che questo danneggi i rapporti con gli studenti, che sono buoni.

Capita anche a me per quanto riguarda i docenti che lavorano nella scuola. Conosco i nomi di quelli delle mie classi. Gli altri neppure i nomi, vagamente i volti poichè incrociati nei corridoi ma senza sapere che materia insegnino. Mi pare normale in una scuola con più di 70 professori.
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Messaggio Da sempreconfusa1 Sab Dic 08, 2018 6:33 pm

Io di solito vorrei passare inosservata, ma molto spesso, trovandomi a lavorare in luoghi dove solitamente alloggio, quando vado a fare la spesa mi ritrovo appresso una buona percentuale di alunni che mi saluta...che travestimenti proponete? Farei a meno di essere riconosciuta mentre mi faccio gli affari miei.
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Messaggio Da sempreconfusa1 Sab Dic 08, 2018 6:52 pm

Fred85 ha scritto:(...)


Scusate lo sfogo, ma forse questo 12 dicembre dovrei prendere e pensare seriamente a costruirmi un'alternativa di vita. Non voglio finire in una gabbia dalla quale non riesco ad uscire. Certo, sono esagerato, ma a volte mi sembra di pensarla così.
(...)
Chissà.

Mmh? E che succede questo 12 dicembre? Che giornata sarebbe?
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Messaggio Da chicca70 Sab Dic 08, 2018 7:06 pm

sempreconfusa1 ha scritto:Io di solito vorrei passare inosservata, ma molto spesso, trovandomi a lavorare in luoghi dove solitamente alloggio, quando vado a fare la spesa mi ritrovo appresso una buona percentuale di alunni che mi saluta...che travestimenti proponete? Farei a meno di essere riconosciuta mentre mi faccio gli affari miei.

In città accade meno spesso ma l'unico travestimento efficace sarebbe il burka.

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Messaggio Da Dec Sab Dic 08, 2018 7:18 pm

sempreconfusa1 ha scritto:
Fred85 ha scritto:(...)


Scusate lo sfogo, ma forse questo 12 dicembre dovrei prendere e pensare seriamente a costruirmi un'alternativa di vita. Non voglio finire in una gabbia dalla quale non riesco ad uscire. Certo, sono esagerato, ma a volte mi sembra di pensarla così.
(...)
Chissà.

Mmh? E che succede questo 12 dicembre? Che giornata sarebbe?

Ha già risposto che è l'ultimo giorno per inviare la domanda di dimissioni on line.

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Messaggio Da chicca70 Sab Dic 08, 2018 7:58 pm

balanzoneXXI ha scritto:
Accipicchia, un saiborg! Noi insegnanti di carne ossa e cartilagine abbiamo le ore contate, come del resto prefigurava un ineffabile ospite.

Spiritosone :-). Non sono un robot ma i miei investimenti emotivi riguardano la famiglia, gli amici, non la scuola. Fare il proprio dovere non comporta il prendersi a cuore tutto.

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Messaggio Da Scuola70 Sab Dic 08, 2018 8:12 pm

E una volta che ti sei dimesso che cosa succede? Semplicemente NON hai un lavoro, quindi non fai altro che passare da un determinato tipo di problemi ad altri diversi ma forse ancora peggiori, devi cercare lavoro e districarti in un sistema spietato in cui le aziende guardano solo al profitto e non certo ai tuoi interessi, e magari preferiscono impiegati molto meno qualificati di te per risparmiare oppure altri che hanno titoli diversi dai tuoi che ti sei votato all'insegnamento, magari sbagliando (ma non è detto….), ma comunque facendo una scelta ben diversa dall'inserimento nel mondo del lavoro non scolastico. Scuola e mondo del lavoro sono due realtà che ben poco si parlano e non trovando lavoro rischierai di deprimerti ancora più di adesso.

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Messaggio Da Ospite Sab Dic 08, 2018 8:39 pm

Consiglio di prendere un part-time di 9 ore (o il più vicino possibile a 9 ore se non sono possibili) e di valutare bene i pro ed i contro riguardo la scelta delle dimissioni.
Avrai il tempo di costruirti una strategia per trovarti un nuovo lavoro, se questa fosse la scelta che deciderai di intraprendere, e darai le dimissioni solo dopo che effettivamente avrai trovato una alternativa abbastanza stabile nel tempo. Per un periodo di tempo potresti anche valutare l'idea del doppio part-time, so che normativamente è possibile con 9 ore.
Quello che certamente non devi fare è dare le dimissioni subito il 12 Dicembre, perché in quel caso rischieresti di ritrovarti disoccupato, senza alternative. E' un periodo difficile per tutti, anche se meno difficile di anni fa. Ti consiglierei, se non riesci più a reggere la pressione ambientale, di provare con un periodo di malattia o di aspettativa, ma leggo che ne hai già usufruito l'anno scorso ed il superamento del periodo di prova è molto importante.

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Messaggio Da Ospite Sab Dic 08, 2018 8:44 pm



Ultima modifica di ReadWrite il Ven Feb 08, 2019 11:39 pm - modificato 2 volte.

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Messaggio Da paniscus_2.1 Sab Dic 08, 2018 10:12 pm

gugu ha scritto:Capisco per il 12. Pensaci comunque bene; purtroppo non aver fatto un minimo di gavetta prima del ruolo non ti ha permesso di capire le caratteristiche della professione (probabilmente durante il TFA hai toccato poco con mano il mondo della scuola). Questo è uno dei motivi per cui reputo l'assunzione tramite semplice concorso assurda se non preceduta da almeno un anno di tirocinio.

La solita bufala, che ha lo scopo di denigrare la selezione tramite concorso, e di sostenere metodi di reclutamento fondati sul servilismo, sul feudalesimo, sullo sfruttamento pluriennale di personale precario, e sul piagnisteo finale di chi rivendica di avere il dirtto di essere assunto in ruolo "perché è stato fatto lavorare da precario per tanti anni", il tutto senza la minima selezione effettiva.

Io sono entrata tramite concorso ordinario, senza aver mai insegnato prima, e senza aver mai seguito corsi appositi di preparazione al concorso, ma preparandomi da sola studiando per conto mio, nel tempo libero, mentre facevo un altro lavoro. E parlo del concorso ordinario di quasi 20 anni fa, in cui ti facevano un mazzo così sulla padronanza dei contenuti delle materie da insegnare, mentre la componente di fuffologia pedagoghese era ridotta al minimo.

Ma non dovrebbe essere la NORMA, per qualsiasi lavoro di una certa responsabilità, almeno nell'amministraizone pubblica? Una persona adulta, che ha completato gli studi da un pezzo, e che ha ottenuto dei titoli adeguati, fa domanda per unbando di concorso, si fa un mazzo così a studiare per le prove di selezione, gestendosi lo studio come meglio crede nei propri tempi di organizzazione di vita personale (senza essere costretta a farsi mesi o anni di ulteriore preparazione, con frequenza obbligatoria, tasse accademiche, e tempi di organizzazione accettabili solo per giovani studenti a tempo pieno mantenuti dai genitori), poi va a sostenere le prove, se le supera viene assunta, e se non le supera rimane fuori ed eventualmente riprova in seguito. Poi c'è un periodo di prova (che serve solo a scremare eventuali casi eccezionali, di soggetti totalmente inadeguati che hanno passato il filtro per puro caso, che sono pochissimi ma possono esserci - ma che comunque rientra già nella fase di lavoro iniziato a pieno titolo) e poi si viene confermati.

Io personalmente sono entrata in classe così, e me la sono sempre cavata senza troppe storie, senza troppi complessi di inadeguatezza, e senza troppi sensi di colpa per non essere abbastanza stucchevolmente "missionaria". Ma non si tratta di un punto di vista solo mio... sta di fatto che, con tutto quello che si lamenta sulla paura delle contestazioni, nessuno si è mai lamentato della mia didattica, nemmeno nelle classi in cui ho schioccato sfilze di 3 e di 4 perfettamente meritate.

Nella maggioranza dei colleghi, coetanei miei o appena un po' più giovani, che invece sono arrivati al ruolo tramite trafile insostenibili di corsi di preparazione completamente indifferenti alla padronanza delle materie da insegnare, ma incentrati su teorie psicopedagogiche dai fondamenti scientifici dubbi (e comunque, effimeri e soggetti a rapidissime variazioni modaiole nel corso degli anni)... noto un atteggiamento molto più fragile e insicuro, non solo rispetto al mio di adesso, ma anche rispetto al mio di 15 anni fa.

Sono terrorizzati all'idea di scontentare qualcuno, si sentono in colpa a mettere una nota, non hanno il coraggio di imporre delle regole alla classe (perché hanno paura di non sapere come reagire nel caso che non vengano rispettate); di fronte a risultati insufficienti, l'unica conclusione che concepiscono è che la colpa è loro, e l'unica strategia che concepiscono è quella di rendere le richieste sempre più facili pur di dare la sufficienza a tutti, poi si lanciano in improbabilissime interpretazioni psicologiche per qualsiasi atteggiamento scorretto che meriterebbe una sanzione e basta, non hanno il coraggio di rispondere a tono ai genitori arroganti, vedono bes e dsa dappertutto come scappatoia sempre buona per abbassare il livello delle richieste, credono seriamente che i contenuti vacui di tutta la fuffa burocratica che ci viene imposta siano importantissimi... e soprattutto, sono candidamente ignari dei propri diritti contrattuali, e del tutto incapaci di qualsiasi rivendicazione di principio, non dico sindacale, ma nemmeno in contesti collegiali alla pari, e pensano seriamente che il dirigente abbia poteri assoluti ai quali ci si deve rassegnare a capo chino e tacere.

Ripeto, non si tratta di colleghi che hanno 15 o 20 anni meno di me, ma che hanno la mia età o pochissimo di meno, però hanno fatto un percorso diverso... sarò malfidente, ma qualche correlazione ci sarà?

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Messaggio Da gugu Sab Dic 08, 2018 10:43 pm

Forse stai prendendo un granchio, cercando di criticare quello che non c'è.
I tuoi colleghi coetanei non possono aver seguito né SSIS né TFA, quindi, al più, se non sono entrati tramite concorso ordinario sono entrati tramite il riservato che era esattamente uguale al tuo con inserimento nelle GP invece che nelle GM. Quindi al massimo quei colleghi hanno fatto più anni di precariato ma non hanno seguito nessun corso assimilabile alle SSIS.
Evidentemente sono così per loro essenza, come tu non sei una super-docente solo perché hai superato una prova vent'anni fa.
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Messaggio Da paniscus_2.1 Sab Dic 08, 2018 10:59 pm

gugu ha scritto:Forse stai prendendo un granchio, cercando di criticare quello che non c'è.
I tuoi colleghi coetanei non possono aver seguito né SSIS né TFA,

E perché no? Quanti anni credi che abbia?

Non è che tu sia un fiorellino di gioventù e gli altri sono tutti buoni per la discarica, eh.

Ne conosco a valanghe, di miei coetanei (o anche di quelli con qualche anno di più, cioè ultracinquantenni oggi) che che poco dopo il 2000 si buttarono a pesce sui primi cicli di ssis, proprio perché non erano riusciti ad abilitarsi con il concorso ordinario (non dico a entrare in ruolo, ma nemmeno ad abilitarsi)... oppure, peggio ancora, perché avevano proprio scelto di non farlo, visto che si erano fatti male i conti, ed erano sicurissimi di passare con sanatorie riservate, quando invece non è andata così.

Quelli un po' più giovani, poi (e si tratta sempre di gente almeno sui 40) hanno TUTTI fatto la ssis, perché in quegli anni non c'era altro. E sono proprio loro a impressionarmi su quanto hanno interiorizzato passivamente tutto il carico di indottrinamento ideologico di quei corsi, e di quanto mostrino di crederci davvero.

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Messaggio Da Stefania Biancani Sab Dic 08, 2018 11:09 pm

Confermo: anch'io conosco diversi cinquantenni o giù di lì che hanno fatto la ssis. Niente di strano.

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Messaggio Da Ospite Sab Dic 08, 2018 11:42 pm

paniscus_2.1 ha scritto:
gugu ha scritto:Capisco per il 12. Pensaci comunque bene; purtroppo non aver fatto un minimo di gavetta prima del ruolo non ti ha permesso di capire le caratteristiche della professione (probabilmente durante il TFA hai toccato poco con mano il mondo della scuola). Questo è uno dei motivi per cui reputo l'assunzione tramite semplice concorso assurda se non preceduta da almeno un anno di tirocinio.

La solita bufala, che ha lo scopo di denigrare la selezione tramite concorso, e di sostenere metodi di reclutamento fondati sul servilismo, sul feudalesimo, sullo sfruttamento pluriennale di personale precario, e sul piagnisteo finale di chi rivendica di avere il dirtto di essere assunto in ruolo "perché è stato fatto lavorare da precario per tanti anni", il tutto senza la minima selezione effettiva.

Io sono entrata tramite concorso ordinario, senza aver mai insegnato prima, e senza aver mai seguito corsi appositi di preparazione al concorso, ma preparandomi da sola studiando per conto mio, nel tempo libero, mentre facevo un altro lavoro. E parlo del concorso ordinario di quasi 20 anni fa, in cui ti facevano un mazzo così sulla padronanza dei contenuti delle materie da insegnare, mentre la componente di fuffologia pedagoghese era ridotta al minimo.

Ma non dovrebbe essere la NORMA, per qualsiasi lavoro di una certa responsabilità, almeno nell'amministraizone pubblica? Una persona adulta, che ha completato gli studi da un pezzo, e che ha ottenuto dei titoli adeguati, fa domanda per unbando di concorso, si fa un mazzo così a studiare per le prove di selezione, gestendosi lo studio come meglio crede nei propri tempi di organizzazione di vita personale (senza essere costretta a farsi mesi o anni di ulteriore preparazione, con frequenza obbligatoria, tasse accademiche, e tempi di organizzazione accettabili solo per giovani studenti a tempo pieno mantenuti dai genitori), poi va a sostenere le prove, se le supera viene assunta, e se non le supera rimane fuori ed eventualmente riprova in seguito. Poi c'è un periodo di prova (che serve solo a scremare eventuali casi eccezionali, di soggetti totalmente inadeguati che hanno passato il filtro per puro caso, che sono pochissimi ma possono esserci - ma che comunque rientra già nella fase di lavoro iniziato a pieno titolo) e poi si viene confermati.

Io personalmente sono entrata in classe così, e me la sono sempre cavata senza troppe storie, senza troppi complessi di inadeguatezza, e senza troppi sensi di colpa per non essere abbastanza stucchevolmente "missionaria". Ma non si tratta di un punto di vista solo mio... sta di fatto che, con tutto quello che si lamenta sulla paura delle contestazioni, nessuno si è mai lamentato della mia didattica, nemmeno nelle classi in cui ho schioccato sfilze di 3 e di 4 perfettamente meritate.

Nella maggioranza dei colleghi, coetanei miei o appena un po' più giovani, che invece sono arrivati al ruolo tramite trafile insostenibili di corsi di preparazione completamente indifferenti alla padronanza delle materie da insegnare, ma incentrati su teorie psicopedagogiche dai fondamenti scientifici dubbi (e comunque, effimeri e soggetti a rapidissime variazioni modaiole nel corso degli anni)... noto un atteggiamento molto più fragile e insicuro, non solo rispetto al mio di adesso, ma anche rispetto al mio di 15 anni fa.

Sono terrorizzati all'idea di scontentare qualcuno, si sentono in colpa a mettere una nota, non hanno il coraggio di imporre delle regole alla classe (perché hanno paura di non sapere come reagire nel caso che non vengano rispettate); di fronte a risultati insufficienti, l'unica conclusione che concepiscono è che la colpa è loro, e l'unica strategia che concepiscono è quella di rendere le richieste sempre più facili pur di dare la sufficienza a tutti, poi si lanciano in improbabilissime interpretazioni psicologiche per qualsiasi atteggiamento scorretto che meriterebbe una sanzione e basta, non hanno il coraggio di rispondere a tono ai genitori arroganti, vedono bes e dsa dappertutto come scappatoia sempre buona per abbassare il livello delle richieste, credono seriamente che i contenuti vacui di tutta la fuffa burocratica che ci viene imposta siano importantissimi... e soprattutto, sono candidamente ignari dei propri diritti contrattuali, e del tutto incapaci di qualsiasi rivendicazione di principio, non dico sindacale, ma nemmeno in contesti collegiali alla pari, e pensano seriamente che il dirigente abbia poteri assoluti ai quali ci si deve rassegnare a capo chino e tacere.

Ripeto, non si tratta di colleghi che hanno 15 o 20 anni meno di me, ma che hanno la mia età o pochissimo di meno, però hanno fatto un percorso diverso... sarò malfidente, ma qualche correlazione ci sarà?

A me invece pare che ci sia una avversione immotivata verso le nuove teorie della didattica o della pedagogia, spesso da parte di chi è entrato con i concorsi ordinari, ma non solo. Tipico è l'esempio delle commissioni del concorso del 2016 che hanno bocciato molti candidati che nella progettazione didattica delle lezioni, quando magari erano usciti a pieni voti dalla valutazione del TFA da parte dei docenti universitari. E questi casi purtroppo non furono così isolati.
Certo, la conoscenza è sempre soggetta ad errore e quindi può essere migliorabile, ma giudicare apriristicamente come scientificamente dubbie teorie riconosciute a livello internazionale e pubblicate anche su riviste pedagogiche del settore, mi sembra perlomeno azzardato...

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Messaggio Da Cozza Dom Dic 09, 2018 12:23 am

Confermo anche io: la maggior parte dei miei coetanei dell'epoca che non avevano superato il concorso han poi fatto il primo e secondo ciclo siss.
Io ho avuto fortuna: un anno come sostegno mentre partecipavo al concorso. Praticamente un tirocinio formativo perfetto per capire davvero cosa fare o non fare in classe e come comportarmi in caso rognosi (teoricamente fu un anno terribile, una delle peggiori scuole della periferia milanese, cani antidroga all'entrata, genitori in carcere e alunni agli arresti domiciliari). Sopravvissuta a quella realtà...dopo è stata tutta una passeggiata.
Ma personalmente penserei davvero ad un anno per tutti su sostegno prima di entrare in classe su materia. Utilissimo davvero.
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Messaggio Da fradacla Dom Dic 09, 2018 7:22 am

Fred85 ha scritto:
Insegno esattamente da quando sono entrato in ruolo, dal settembre 2017.
Il tuo nickname suggerisce che tu abbia 33 anni.
Prima di entrare in ruolo hai fatto altri lavori? La sensazione di inadeguatezza era la stessa?

Di certo il lavoro di insegnante non è il più adatto a chi ha problemi di depressione o ansia: la necessità di relazionarsi continuamente con altri soggetti può essere insostenibile.
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Messaggio Da paniscus_2.1 Dom Dic 09, 2018 10:51 am

Robert Bruce ha scritto:
A me invece pare che ci sia una avversione immotivata verso le nuove teorie della didattica o della pedagogia, spesso da parte di chi è entrato con i concorsi ordinari, ma non solo

E perché presumi che sia proprio "immotivata"?

Prova ad accettare l'idea che, se qualcuno è critico verso tali teorie, non lo sia sia necessariamente per pregiudizio o per ignoranza, ma proprio perché ci ha ragionato, ne ha visto i risultati, e pensa davvero che ci siano delle valide ragioni per essere critici.

Oltretutto, mi sembrano teorie tutt'altro che "nuove".

In altri paesi vanno in giro da almeno 50 anni, e proprio per quello hanno già cominciato da un pezzo ad essere oggetto di ripensamenti, ridimensionamenti, quando non rinnegamenti decisi.

Ci siamo rimasti solo noi italiani ad averle scoperte l'altro ieri, e a credere che siano l'ultima frontiera dell'avanguardia...

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Messaggio Da paniscus_2.1 Dom Dic 09, 2018 10:54 am

Inoltre, scusate se mi ripeto: ma è proprio necessario copiare integralmente 30 righe di messaggio altrui per rispondere solo a una o due righe? Tagliare un pezzo di testo ed evidenziare solo quello che interessa, è veramente tanto difficile?

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Messaggio Da Fred85 Dom Dic 09, 2018 11:28 am

Immaginavo che avrei fatto arrabbiare qualcuno col discorso dei test psicoattitudinali. E certamente andrebbero estesi ad altre categorie, però insisto sul fatto che - anche se non è il focus della discussione che ho aperto - l'insegnamento è una professione che mette pesantemente in gioco tutta la persona (lo so provando sulla mia pelle) e che incide sulle persone, il riferimento alle caring professions di gugu non è peregrino e comunque leggevo (non ricordo dove) di una richiesta di farlo divenire lavoro usurante, e non solo per infanzia o primaria.

Comunque. Grazie degli spunti. Ieri ero a una cerimonia quindi non ho potuto seguire gli ulteriori sviluppi della discussione.

Parto da @prosecco: intanto grazie per le tue belle parole. Sì, è un lavoro che, per quanti consigli puoi ricevere, ti richiede di sbrigartela da te e oltretutto io di grandi aiuti non è che ne abbia ricevuti. Ma per forza di cose, ognuno ha le sue beghe, i suoi progetti, le sue mille cose che nella scuola di oggi si moltiplicano: non è facile neanche stare dietro agli altri. I ragazzi che seguo non sono cattivi, ma certamente hanno capito che non sono un sergente di ferro e a me NON VIENE NATURALE ESSERLO, quando ci provo o mi viene male o ho i sensi di colpa persino io. La mia salute è peggiorata e certo questo è un dato che non posso sottovalutare; se chiudo gli occhi e mi rivedo fra 10 anni, che immagine di me dovrei figurarmi?
Il mio medico, lo psichiatra e i miei mi dicono di andare avanti, come è giusto che sia nella loro ottica. Solo la psicologa sta capendo che questa cosa è un po' "troppo" per me. Economicamente ho qualche soldo da parte ma non posso certo restare fermo a lungo, quindi devo proseguire però con la salda intenzione di cercare altro perché sì, a tratti va meglio, ma a volte è veramente un incubo come dici tu.

@gugu: io l'ho fatto il TFA, il TFA è stata una buona idea ma concepita malissimo in molti casi, è stato il classico esempio del do ut des tutto italiano del tipo "tu paghi-io ti appioppo il pezzo di carta-siamo tutti contenti", ma in molti casi non è stato formativo, sia nella teoria che nella pratica. Di certo al reclutamento bisogna pensare molto bene e quest'esperimento, seppur impegnativo, non può andare per chi non ha esperienza pregressa nella scuola, o quanto meno andrebbe realizzato molto bene. Ma io aggiungo anche che l'università del 3+2 tutta è stata un fallimento e ha portato a una nuova generazione di docenti meno preparati che in passato: io stesso su tante cose sono insicuro.
So che il liceo potrebbe non essere la soluzione, ma qualche tentativo dovrò pur farlo, non posso nemmeno dire "sono un soggetto dalle tendenze ansioso-depressive" e morta lì senza fare alcun tentativo (peraltro non è l'unica cosa che sto vagliando, sto pensando anche a delle cose extra scuola). Alle medie l'aspetto educativo è preponderante e io in quello sono carente, proprio non è un ordine scolastico nelle mie corde, ormai posso dirlo. Io sono più disciplinarista e se mi si richiede tanto altro oltre la didattica, beh, avanti il prossimo gli lascio il posto mio, perché non sono proprio la persona più adatta. O forse non lo sono tout court per la scuola, eh. Anche perché nel burnout che tu citi io penso di esserci caduto proprio lo scorso anno, è una consapevolezza recente ma ormai abbastanza chiara. Mi sembra peraltro che in questi ultimi tempi gli studi sul burnout si siano moltiplicati...mi meravigliavo solo del fatto che potesse riguardare anche persone all'inizio della carriera.

@chicca70: sì, trovo i tuoi consigli abbastanza saggi. La scuola mi mangia la vita, occupa i miei pensieri, e devo porre un freno, devo cercare di rimediare. Per esempio, oggi devo correggere i compiti di storia, e non è che non mi vada di farlo, è che...e se sbaglio i conteggi, e se quello è andato male, e se non ricordo le soluzioni? Confessions of an anxious mind, purtroppo.
Quando parlo di risultati carenti lo dico perché mi preparo, ma poi dimentico pezzi di lezione, dimentico di dare o correggere i compiti, non rispetto mai i tempi, insomma sbaglio sbaglio sbaglio e, come mi ha detto la mia psicoterapeuta, lo faccio con ogni probabilità perché sono condizionato dall'ansia. Che poi non voglio fornire un quadro completamente negativo: le cose non sono disastrose, ma credimi che non sono il non plus ultra della docenza.

@PrimulaVera: che ti devo dire, credo sia proprio un problema di personalità. Il fatto è che quando entro in contatto con il mondo scolastico mi "dissecco", divento un'altra persona, più povera, più spenta. Questo è ciò che accade. Sono frenato e bloccato. Comunque anche io stavo pensando di dedicarmi a qualcosa di personale, vedremo un po'.

@Scuola70: infatti quella del 12 dicembre era una cavolata buttata lì. Di certo però almeno il problema di trovare un'alternativa me lo devo porre, senza lasciare tutto e subito. Il part-time che mi consigliate è in effetti un'idea più che buona, mi sembra lo si richieda a marzo, vero?

Il discorso di @Paniscus non è per niente campato in aria: oggi la formazione e la vulgata dominante sulla docenza e sulla didattica prevedono un mare di responsabilità e di colpevolizzazioni che non aiutano chi insegna, c'è poco da fare. La psicopedagogia di cui è intrisa la formazione alza l'asticella delle aspettative sul docente, anche di quelle che non gli competerebbero direttamente e rende la persona che si avvicina alla scuola non dico più insicura (mi voglio togliere io come caso a parte) ma sicuramente la costringe a riflettere in mille modi su atti sui quali non ci sarebbe troppo da riflettere.

@fradacla: sì, ho fatto altro, non è stata una passeggiata di salute ma la scuola è il contesto che mi ha destabilizzato di più, e neanche poco. Lo scorso anno sono stato molto male. Infatti per me ogni giornata di scuola è una sorta di impresa e anche se all'orizzonte non c'è nulla di particolare, entro con la speranza che non accada nulla di che ed esco che sono esausto. Ci sono delle giornate in cui mi sembra di riuscire, ma sono in minoranza. Sarà un percorso lungo, quello di abituarmi a uno standard quantomeno accettabile, anche perché si ripercuote anche a casa: e che lezione faccio? Capiranno? Non ricordo nulla di questo argomento - sono un cattivo docente. Come al solito ho dimenticato di dire a quel ragazzo con BES di studiare meno pagine, non riuscirò mai a finire... e budubum budubum budubum. Ho una prima e una terza che non sono neanche male come classi, ma sui quali ho poco ascendente, insomma, non sono neanche classi pollaio, però...

Scusate davvero tanto per il papiello e grazie per la pazienza.

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Messaggio Da gugu Dom Dic 09, 2018 11:38 am

Fred85 ha scritto:

So che il liceo potrebbe non essere la soluzione, ma qualche tentativo dovrò pur farlo, non posso nemmeno dire "sono un soggetto dalle tendenze ansioso-depressive" e morta lì senza fare alcun tentativo (peraltro non è l'unica cosa che sto vagliando, sto pensando anche a delle cose extra scuola). Alle medie l'aspetto educativo è preponderante e io in quello sono carente, proprio non è un ordine scolastico nelle mie corde, ormai posso dirlo. Io sono più disciplinarista e se mi si richiede tanto altro oltre la didattica, beh, avanti il prossimo gli lascio il posto mio, perché non sono proprio la persona più adatta. O forse non lo sono tout court per la scuola, eh. Anche perché nel burnout che tu citi io penso di esserci caduto proprio lo scorso anno, è una consapevolezza recente ma ormai abbastanza chiara. Mi sembra peraltro che in questi ultimi tempi gli studi sul burnout si siano moltiplicati...mi meravigliavo solo del fatto che potesse riguardare anche persone all'inizio della carriera.


Non essendo una lezione universitaria è chiaro che ti verrà sempre richiesto, oltre alla mera spiegazione, lo sviluppo di rapporti interpersonali. Altrimenti basterebbe mettere in ogni scuola un proiettore con le lezioni registrate.
Ti dici molto disciplinarista (il termine mi è oscuro se va oltre il significato di "mi piace solo spiegare") ma poi citi di una serie di mancanze, certamente date dalla situazione psicologica, che smontano questa tua affermazione. Mi pare strano tu non riceva, essendo così giovane, nessun tipo di supporto dai colleghi o dalla dirigenza (anche perché se hai cambiato scuola non può essere così noto il pregresso di assenze, a meno che i due DS non si siano sentiti, cosa assolutamente possibili se le scuole sono vicine).
Io non saprei che consiglio darti, mi pare che il problema sia più fuori che dentro la scuola e che un contesto istituzionalizzato abbia solo aumentato il disagio già presente.
Il part time, di fatto, ti può far fuggire per 9 ore alla settimana, lasciando intatto il problema di fondo che potrebbe trovare soluzione anche fra molto tempo (o anche mai, ma con la possibilità di saperci convivere). Anche cambiare lavoro non mi parrebbe la soluzione migliore, posto che in ogni ambiente dovrai relazionarti con altri, adulti o ragazzi che siano.
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Messaggio Da chicca70 Dom Dic 09, 2018 11:56 am

Fred85 ha scritto:

@chicca70: sì, trovo i tuoi consigli abbastanza saggi. La scuola mi mangia la vita, occupa i miei pensieri, e devo porre un freno, devo cercare di rimediare. Per esempio, oggi devo correggere i compiti di storia, e non è che non mi vada di farlo, è che...e se sbaglio i conteggi, e se quello è andato male, e se non ricordo le soluzioni? Confessions of an anxious mind, purtroppo.
Quando parlo di risultati carenti lo dico perché mi preparo, ma poi dimentico pezzi di lezione, dimentico di dare o correggere i compiti, non rispetto mai i tempi, insomma sbaglio sbaglio sbaglio e, come mi ha detto la mia psicoterapeuta, lo faccio con ogni probabilità perché sono condizionato dall'ansia. Che poi non voglio fornire un quadro completamente negativo: le cose non sono disastrose, ma credimi che non sono il non plus ultra della docenza.

Il part-time che mi consigliate è in effetti un'idea più che buona, mi sembra lo si richieda a marzo, vero?
.

Sì, si chiede entro il 15 di marzo.
Credo che tutti i tuoi problemi siano costituiti da ansia pura. Tutti noi abbiamo sbagliato qualche volta a calcolare il totale dei punteggi (io dico ai ragazzi di ricontrollare la somma perchè qualcosa può sfuggire) o non riusciamo a rispettare sempre i tempi. Sono cose normali, che succedono a tutti. Affermi di dimenticare pezzi di lezione ma anche a questo c'è una soluzione: farsi uno schema della lezione da tenere sott' occhio, in modo da assicurarsi di aver toccato tutti i punti Meglio ancora sarebbe avere, oltre allo schema, un riassunto, da usare quando e finchè ne avrai bisogno. Durante il mio primo anno di insegnamento ero su sostegno ed ero spesso in classe con la collega di lettere: spiegava sempre tenendo sotto il quaderno dei suoi appunti. Non li dettava ma li seguiva passo passo. Ebbene, sul momento mi è sembrato un modo terribile di insegnare; poi però ho capito che gli studenti la consideravano molto chiara nelle spiegazioni e molto brava. Da lei ho imparato tanto: ho fatto anche io i miei appunti di letteratura italiana e latina, di storia, utilizzando ed incrociando più libri di testo e me li porto dietro. Servono soprattutto per un breve ripasso il giorno prima ma possono servire anche in classe, per evitare dimenticanze. È chiaro che per farsi questo materiale occorre tempo, con il part time si è facilitati.

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Messaggio Da Davide Dom Dic 09, 2018 12:40 pm

Fred85, se il problema è la relazione e la disciplina dell'intera classe con 25 alunni, ti consiglio di provare la strada del sostegno. Il docente di sostegno rimane in classe (a volte esce) con il docente disciplinare, quindi ci sarebbero due docenti in classe a tenere la disciplina, un buon supporto dunque. Faresti un lavoro più individualizzato con i tuoi alunni DVA. Se i problemi invece sono altri non saprei che strada tu possa prendere, qualcuno ti ha suggerito il liceo... Inizia per ora a passare l'anno di prova, la cosa più importante, dopo tanti sacrifici e soldi spesi per abilitarti. Non mollare!
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Messaggio Da iside Dom Dic 09, 2018 12:40 pm

Ho iniziato a insegnare a 23 anni e adesso ne ho 46. Mi sono praticamente trovata dentro la scuola senza davvero esserne mai uscita. E' un lavoro che mi piace e mi appassiona, ma devo ammettere che per me era il piano "B". Ecco, ho letto di recente un articolo in un blog in cui si parlava del piano B come di una dimensione di serenità e a me questa cosa sta benissimo, perché sono una persona ansiosa e perfezionista e il piano A avrebbe comportato un ulteriore percorso di studi ed esami da sostenere che forse avrei faticato a gestire. Adesso mi rendo conto che l'importante è fare un lavoro che piace da 5 a 10 e che la cosa da evitare è fare un lavoro per costrizione, in una scala che va da 0 a 5. Credo che tu sia in una scala che va da 5 a 10. Capisco benissimo l'ansia, perché sono così anch'io. Tempo fa, dopo una notte di tachicardia generata dal fatto che avevo perso troppe ore in una classe impegnata in altri progetti che avevano sottratto ore alla mia materia, ho deciso di prendere la scuola per quello che è: un lavoro. Il che non significa lavorare meno, ma lavorare in modo onesto, dedicando anche del tempo, però, alla vita personale e "chiudendo" quella finestra che mi impone di pensare alla scuola anche ... dopo le 21. Mi sento meglio. Penso che questi stati d'animo siano spesso generati anche dal fatto che per troppo tempo quella dell'insegnamento è stata vista come una "missione", scambiando professionalità per un misto di religiosità-volontariato-abnegazione. Prima di una scelta definitiva, io credo tu debba provare a pianificare il tempo, esattamente come consiglieresti a un tuo alunno che non ha voglia di studiare, ma al contrario. E, soprattutto, non sentirti mai in colpa. Non hai fatto niente. A scuola sei già andato.

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