Voti in ottale/decimale/esadecimale/binario

Promemoria primo messaggio :

Conversazione dell'altro giorno tra tre colleghe. Ero a farmi i cavoli miei ma era impossibile non origliare le perle di saggezza che dicevano. Per una volta me ne sono stato zitto ad ascoltare, non perché rispetti un operato oggettivamente sbagliato ma sarebbe stato un peccato interrompere la scia di sparate. Ci mancava solo il contatore delle combo come nei vecchi giochi arcade. Dopo varie genialate, le colleghe sono arrivate alla ciclica questione dei voti troncati. Praticamente il buon vecchio: "10 è la perfezione e solo Dio è perfetto, quindi parto da 8 o 9." Sempre geniali le motivazioni:
1. "la verifica era facile";
2. "se faticano ad arrivare a 6 non prenderanno mai 10";
3. "agli studenti va bene così";
4. "se prendono voti troppo alti poi diventano troppo sicuri di sé".
Mancavano solo: "ai miei tempi funzionava così o era peggio" e "se dessi 9 e 10 dovrei scendere anche a 3 e 2".

baustelle ha scritto:
Ok , ma perché c'è bisogno di indicare all'alunno di individuare le figure retoriche?  Una volta che è stato spiegato che l'analisi del testo consiste in una parte di comprensione (riassunto o parafrasi), una di analisi (temi, stile, personaggi etc), e una di approfondimento e contestualizzazione, e dopo che ci si è esercitati con domande guidate, l'alunno non dovrebbe già sapere da solo che quando analizza una poesia dovrà anche individuare le figure retoriche? Perché così facevamo noi, senza che qualcuno ci ricordasse costantemente la procedura.

In un testo letterario possono esserci molto aspetti (a livello di comprensione e analisi) di non immediata individuazione, oltretutto in un tempo dato: le domande possono aiutare a focalizzare l'attenzione sulle cose più importanti

baustelle ha scritto: Per il resto, se il bagaglio culturale non c'è, non emergerà neanche con un testo a disposizione. Sono d'accordo con te che il bagaglio culturale si forma a scuola e che è giusto dare prove su qualcosa di cui a scuola si è parlato (e in questo caso i testi si saranno letti prima) .Poi però la prova d'esame è ministeriale, e potrebbe anche vertere su argomenti mai trattati. E lì  che il testo ci sia o non ci sia poco aiuta, quando si deve parlare di qualche argomento di attualità di cui non si sa niente.

Col testo di partenza emergerà almeno il bagaglio costruito a scuola (anche nelle altre discipline) che non è necessariamente poca e misera cosa.
La tipologia A dell'esame è un testo letterario e, anche se l'autore non è stato affrontato, lo studente dovrebbe poter riconoscere il contesto (e poter quindi applicare almeno il bagaglio scolastico). La tipologia b, per il poco che abbiamo potuto vedere, è più scivolosa proprio perchè dà per scontato che gli studenti abbiano qualcosa da dire su argomenti apparentemente scolastici (ma in realtà posti in modo estremamente vago e generico, fatti apposta per generare sbrodolate retoriche): durante l'anno cerco di selezionare testi il più possibile concreti e adatti all'argomentazione ma i miei studenti sono molto in difficoltà (molto più che con la tipologia a: lì almeno hanno un'idea di quello che stanno analizzando).

serpina ha scritto:

baustelle ha scritto:
Ok , ma perché c'è bisogno di indicare all'alunno di individuare le figure retoriche?  Una volta che è stato spiegato che l'analisi del testo consiste in una parte di comprensione (riassunto o parafrasi), una di analisi (temi, stile, personaggi etc), e una di approfondimento e contestualizzazione, e dopo che ci si è esercitati con domande guidate, l'alunno non dovrebbe già sapere da solo che quando analizza una poesia dovrà anche individuare le figure retoriche? Perché così facevamo noi, senza che qualcuno ci ricordasse costantemente la procedura.

In un testo letterario possono esserci molto aspetti (a livello di comprensione e analisi) di non immediata individuazione, oltretutto in un tempo dato: le domande possono aiutare a focalizzare l'attenzione sulle cose più importanti

baustelle ha scritto: Per il resto, se il bagaglio culturale non c'è, non emergerà neanche con un testo a disposizione. Sono d'accordo con te che il bagaglio culturale si forma a scuola e che è giusto dare prove su qualcosa di cui a scuola si è parlato (e in questo caso i testi si saranno letti prima) .Poi però la prova d'esame è ministeriale, e potrebbe anche vertere su argomenti mai trattati. E lì  che il testo ci sia o non ci sia poco aiuta, quando si deve parlare di qualche argomento di attualità di cui non si sa niente.

Col testo di partenza emergerà almeno il bagaglio costruito a scuola (anche nelle altre discipline) che non è necessariamente poca e misera cosa.
La tipologia A dell'esame è un testo letterario e, anche se l'autore non è stato affrontato, lo studente dovrebbe poter riconoscere il contesto (e poter quindi applicare almeno il bagaglio scolastico). La tipologia b, per il poco che abbiamo potuto vedere, è più scivolosa proprio perchè dà per scontato che gli studenti abbiano qualcosa da dire su argomenti apparentemente scolastici (ma in realtà posti in modo estremamente vago e generico, fatti apposta per generare sbrodolate retoriche): durante l'anno cerco di selezionare testi il più possibile concreti e adatti all'argomentazione ma i miei studenti sono molto in difficoltà (molto più che con la tipologia a: lì almeno hanno un'idea di quello che stanno analizzando).

Le domande possono aiutare, certo. A me pare, però, che il risultato che si ottiene è che non sappiano fare più niente senza domande. Per dirla tutta, selezionare quali aspetti trattare anche tenendo conto del tempo a disposizione, mi pare che sia una competenza ancora più che riconoscere le figure retoriche a comando.

baustelle ha scritto:
Le domande possono aiutare, certo. A me pare, però, che il risultato che si ottiene è che non sappiano fare più niente senza domande. Per dirla tutta, selezionare quali aspetti trattare anche tenendo conto del tempo a disposizione, mi pare che sia una competenza ancora più che riconoscere le figure retoriche a comando.

Nella tipologia b senz'altro, infatti lì il grosso è la produzione che ha le caratteristiche del vecchio tema con in più una struttura marcatamente argomentativa. Nella tipologia a però la cosa può essere più difficile, soprattutto per alcune parti del programma. Un testo letterario, soprattutto poetico, è un testo ad alta codifica...
E poi, almeno nella mia storia personale di insegnamento, le domande hanno comportato una facilitazione in sede di correzione: riesco meglio a comunicare qual è il problema. A volte.

serpina ha scritto:

baustelle ha scritto:
Le domande possono aiutare, certo. A me pare, però, che il risultato che si ottiene è che non sappiano fare più niente senza domande. Per dirla tutta, selezionare quali aspetti trattare anche tenendo conto del tempo a disposizione, mi pare che sia una competenza ancora più che riconoscere le figure retoriche a comando.

Nella tipologia b senz'altro, infatti lì il grosso è la produzione che ha le caratteristiche del vecchio tema con in più una struttura marcatamente argomentativa. Nella tipologia a però la cosa può essere più difficile, soprattutto per alcune parti del programma. Un testo letterario, soprattutto poetico, è un testo ad alta codifica...
E poi, almeno nella mia storia personale di insegnamento, le domande hanno comportato una facilitazione in sede di correzione: riesco meglio a comunicare qual è il problema. A volte.

Le domande semplificano la vita a noi e agli alunni. Che vadano bene per far sviluppare competenze non sono per niente sicura

lambisce l'area del giudizio sulla persona

Credo che quando si valuti la scrittura, che comunque è un atto intimo e personale e non quella sbobba stereotipata cui vogliono ricondurlo le tipologie di prova, non si possa evitare del tutto il rischio di dare un giudizio sulla persona. L'importante è non rimanerne invischiati e non alimentare l'effetto-alone.
In questo momento sto correggendo delle verifiche (ahimè), è evidente che una risposta non data, un evasivo parlare d'altro, una spappardellata uguale al testo o una risposta che denoti un ragionamento, magari che non condivido ma coerente, non possano non darmi delle sensazioni su chi le ha scritte.

herman il lattoniere ha scritto:lambisce l'area del giudizio sulla persona

Credo che quando si valuti la scrittura, che comunque è un atto intimo e personale e non quella sbobba stereotipata cui vogliono ricondurlo le tipologie di prova, non si possa evitare del tutto il rischio di dare un giudizio sulla persona. L'importante è non rimanerne invischiati e non alimentare l'effetto-alone.
In questo momento sto correggendo delle verifiche (ahimè), è evidente che una risposta non data, un evasivo parlare d'altro, una spappardellata uguale al testo o una risposta che denoti un ragionamento, magari che non condivido ma coerente, non possano non darmi delle sensazioni su chi le ha scritte.

Un giudizio sul fatto che non sa scrivere.

Immagino che tu non abbia chiesto un giudizio sulla pace, o sui propri gusti personali.

I problemi con la scrittura sono ormai tanti e tali che trasmettono a mala pena i contenuti richiesti, figuriamoci se la forma riesce a trasmettere un giudizio su chi li ha scritti!

D'altra parte tu hai fatto un lavoro sulla scrittura e sul modo per articolare i contenuti della tua materia prima di dare un compito scritto?
Con l'interrogazione si riesce a correggere questo aspetto con un feedback immediato nel colloquio, ora che tutto è scritto (ripeto, per tutta una serie di ragioni e non per colpa nostra), tutto è noia e chi non sa articolare per iscritto è pari a chi non ha studiato ma sa scrivere e impapocchia.
Non migliora la capacità di scrivere né quella di articolare un contenuto né quella di studiarlo