Come evitare ritorsioni nel mio tentativo di salvaguardare la mia salute evitando il telelavoro ?

Promemoria primo messaggio :

Salve. Dopo 2 anni che ho vissuto come una tortura finalmente credevo di liberarmi dall'incubo della virtualizzazione del lavoro. Pertanto a fine marzo ho inviato una istanza alla dirigente informandola che non sono più disposto a subire le conseguenze delle riunioni a distanza, chiedendo contestualmente la disattivazione e la cancellazione dei miei dati personali sulla piattaforma, tra l'altro gestita da una società con sede al di fuori dell'Unione europea morivandola anche per i rischi sulla salute sia fisica (occhi, hikikomori e postura obbligata) e sulla volontà di recuperare sia lo spazio in casa, sia il rapporto umano con i colleghi e ovviamente anche la volontà di separare nettamente i miei spazi tra impegno lavorativo e tempo libero personale, occupato dai miei hobby. Ho anche citato il fatto che la legge sul lavoro a distanza richiede un contratto separato tra datore di lavoro e singolo lavoratore.
La legge prevede che posso rifiutarmi di fare lavoro a distanza senza motivarlo e senza che ciò possa espormi a sanzioni. Voglio semplicemente tornare a vivere una vita lavorative reale.

Purtroppo la preside, nonostante nella mia scuola siano tutti tridosati o situazioni equivalenti alla tridose, e nonostante vi siano spazi, ha continuato a prevedere ricevimenti famiglia e riunioni dipartimentali a distanza escludendomi in tal modo da parte delle mie mansioni ma poi successivamente arrivando all'assurdo di accusarmi  di non volere lavorare quando invece per me è l'esatto contrario. Amo il mio lavoro ma odio la modalità assurda, dispersiva e infruttuosa con la quale sono stato costretto, direi torturato, nell'ultimo biennio a causa di disposizioni governative e amministrative che a mio parere vanno ben oltre la paranoia.

Sono certo che in qualche modo la preside voglia attivare azioni ritorsive nei miei confronti con motivazioni pretestuose in quanto non può agire direttamente per il mio fortemente motivato rifiuto della modalità prevista.

Come cautelarmi dal fatto che sembra non comprendere le mie reali motivazioni e vedermi come un ostacolo ai suoi piani? Grazie.

ma come, è stato pubblicato in GU il decreto sulla nuova formazione e carriera degli insegnanti, e noi perdiamo tempo con queste cretinate?

sabryschool ha scritto:

Carmidp ha scritto:

sabryschool ha scritto:

Carmidp ha scritto:

sabryschool ha scritto:

Carmidp ha scritto:

balanzone21 ha scritto:Ma come siamo capricciosi!

Più che altro credo che i capricci li faccia il personale ata, il cui lavoro verrebbe modificato da riunioni in presenza. Purtroppo noi docenti siamo sempre l'ultima ruota del carro, sottopagati, senza una definizione netta dell'orario di lavoro, per buona parte a cottimo.
Già prima del covid molte riunioni, specie i collegi docenti erano ridotti a proclami e con la distanza ancora di più. Non si vota neanche più per alzata di mano, ma per dissenso esplicito in chat e le discussioni sono fortemente limitate dal mezzo tecnico. Io voglio semplicemente tornare a lavorare dignitosamente contro i capricci di chi magari trova comodo stare a un PC a casa perché considera tali riunioni una mera formalità.

Tutti noi desideriamo cambiare gli aspetti lavorativi che non ci vanno bene, ma non è possibile.
Per esempio anche io sarei contraria se a ottobre ci chiedessero la quarta dose per lavorare, ma non scrivo una lettera al ds comunicando preventivamente la mia contrarietà, perché non servirebbe a nulla se non a peggiorare la situazione.
Se la pensi in questo modo credo che tu non sia portato/a per il lavoro subordinato, ma debba puntare a quello autonomo.

Mi sembra che tu confonda il lavoro dipendente con la schiavitù.. 

Sei tu che fai confusione. 
Non è il lavoratore a stabilire le modalità della prestazione lavorativa, dunque se le stesse non ti soddisfano o se credi che adempiere ai propri doveri voglia dire essere schiavi puoi dimetterti pure.

Qua ti sbagli. Il dipendente, a differenza dello schiavo, vende alcune ore della propria vita usando la propria professionalità per cercare, nei limiti del possibile e del fattibile legale, di raggiungere gli obiettivi fissati da organi ministeriali per le linee guida e da organi collegiali, per obiettivi specifici locali.
Dimettersi perché viene chiesto più di quanto dovuto senza un corrispettivo adeguato o perché vengano chieste prestazioni che esulano dai propri doveri è cedere ad attività persecutorie ovvero ad un mobbing.
Certamente non mi dimetto perché cercano di calpestarmi la dignità, cosa che, a leggere certe risposte, sembra sia assente anche in persone che svolgono un lavoro il cui scopo principale è formare la personalità delle future generazioni insegnando loro a ragionare, ad avere uno spirito critico, a non subire ricatti, ecc... Secondo me sei tu a doverti chiedere se sei in grado di insegnare dignità, spirito critico, consapevolezza, solidarietà, autodeterminazione, ecc. alle future generazioni o se per te sia il caso di cercarti un lavoro diverso, dove tali basilari caratteristiche umane sono negate e lavorare magari come militare..... Non a caso si dice che chi non è militare è civile. Comunque ti ringrazio, ora mi spiego perché le ultime generazioni non sono in grado di identificare e ribellarsi a prepotenze e ingiustizie come invece erano in grado di fare le precedenti. Auguri

Sicuramente! 
Ora sai che faccio?
Preavviso la mia ds che se da domani non mi fa trovare il posto auto libero (perché io amo il mio lavoro, ma cercare posto mi snervasfibrasvilisce), io non verrò più a scuola.
Mi domando: ma perché non ci ho pensato prima!
Ahahahahah

Volendo puoi provarci, ma non fa parte dei tuoi diritti sul lavoro e delle tue mansioni. È compito del comune organizzare i parcheggi e, in ogni caso, il tuo diritto reale è la presenza di un servizio pubblico di trasporto, ma la controparte con la quale discutere e rivendicare questo tuo diritto è l'amministrazione regionale. Vedo che fai un bel po' di confusione tra diritti doveri e controparti alle quali rivolgerti. Ti aggiungo che questo diritto a cura del datore di lavoro sussiste solo nei casi previsti dalla 104/92, quindi solo se il tuo sfibrarti e sfinirti è certificato ai sensi di tali leggi godi di tale diritto. Viceversa rifiutare il lavoro a distanza è un diritto sancito dalla 81/17, rifiutare di lavorare davanti a una telecamera dalla 300/70, rifiutare di cedere i propri dati e quindi anche immagine, voce, scritti, nome, ecc. ad una società con sede al di fuori della UE da una sfilza infinita di norme e leggi italiane e comunitarie. Se davvero fai la docente non puoi fare così tanta confusione

gugu ha scritto:Che noioso però questo nuovo troll. Erano molto più divertenti le versioni precedenti.

Non capisco perché tu mi definisca troll. Forse non sei abituato a sentire discorsi legati a dignità e alla medaglia a due facce diritti/doveri? Se hai una risposta sensata da darmi su come tutelarmi sei il benvenuto, se devi intervenire a caso perché non ti interessa l'argomento puoi anche astenerti.grazie.