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Messaggio Da Procopio Lun Giu 01, 2015 7:15 am

Promemoria primo messaggio :

Renzi perde in Liguria!
Grazie alla ferma decisione di non votare PD per il pessimo DDL sulla scuola (cosiddetto "Buona sola") le urne bastonano Renzi e la sua irriducibilità sulle modifiche al DDL: è un gran giorno per la democrazia e per i docenti.
Grazie Liguria!
Speriamo che Renzi tragga le dovute conseguenze!
Un aggiornamento sulla petizione raggiungibile al link:
http://www.change.org/p/al-presidente-del-consiglio-matteo-renzi-ritiro-del-ddl-la-buona-scuola
Ora siamo:
78.135 sostenitori
Mancano ancora 71.865 firme per raggiungere 150.000

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Messaggio Da Procopio Mar Giu 02, 2015 1:53 pm

Un link fresco fresco alle parole pronunciate da Emiliano, trionfatore in Puglia alle elezioni regionali, che ha difeso il governo "...ma non sulla scuola":
http://bari.repubblica.it/cronaca/2015/06/01/news/emiliano_non_mi_fermera_nessuno_la_mia_vittoria_e_senza_se_e_senza_ma_-115806386/

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Messaggio Da magma Mer Giu 03, 2015 4:17 pm

A quanto pare, le regionali si sono concluse con un risultato calcistico, quasi tennistico: 5 a 2. Ma una campagna elettorale non è una competizione sportiva. Se si analizzano i dati più attentamente, risulta chiaro che quell’esito elettorale implica ben altro.

Bisogna considerare, innanzitutto, che i competitori non erano due, come le squadre di calcio, ma almeno tre, e in molti casi anche di più. In un contesto del genere, dunque, è normale che si possa vincere pur perdendo molti voti. Se per governare in un sistema bipolare, infatti, bisogna superare il 50%, in un sistema tripolare basta il 35. E così è stato.

Tranne rare eccezioni, quasi nessuno dei neo governatori ha superato il 40% dei consensi, e in Liguria è bastato un voto su tre per assicurarsi la vittoria. Pazienza se un cittadino su due non ha votato: se hai il consenso di un elettore su sei, governi una regione.

Il dato più clamoroso però, anche se ampiamente prevedibile, è l'astensione, che si conferma il vero “partito della nazione”. Non è certo il caso di dilungarsi in oziose congetture su come avrebbero votato gli astenuti, ma è un dato che mostra una drammatica e pericolosa presa di distanza dalla politica.

A dispetto del risultato calcistico, ciò che davvero bisogna analizzare è il dato macroscopico che emerge dalle percentuali nette su scala nazionale. Il Partito Democratico, quello che governa questo Paese, ieri ha ottenuto un misero 23,7%, e ciò significa che ha disperso un patrimonio di consensi che solo dodici mesi fa lo attestava al 40,8%. Una vera “débacle”.

Di fronte a questi risultati, nessun segretario di partito canterebbe vittoria, specialmente se a ciò si somma il fatto che metà degli elettori non sono andati a votare. Cosa è successo quindi? Come si spiega una tale dispersione di voti? Vuoi vedere che i docenti, quelli delusi dal PD e indignati per una riforma che minaccia di distruggere la scuola, hanno deciso in massa di non votarlo e di non farlo votare?

Si dirà, ovviamente, che i docenti rappresentano una piccola percentuale, il 3-4% dell'elettorato, familiari inclusi. Ma le cose non stanno così. Se il PD ha perso il 17% nel pieno della discussione sulla riforma della scuola, un ruolo, gli insegnanti, lo hanno avuto eccome, forse persino al di là delle loro aspettative. E chissà, forse oggi qualcuno ricorderà le numerose e affollatissime mobilitazioni con le quali i docenti hanno informato, giorno dopo giorno, ogni singolo cittadino sui pericoli della più contestata riforma scolastica dal dopoguerra.

Ci rifletta il Governo, prima che il Ddl sia discusso in Senato. Si renderà conto che la spallata c'è stata, e anche se la serratura non ha ceduto, il messaggio elettorale è stato infilato sotto la porta. Lo hanno scritto tutti i docenti che in dodici mesi hanno cambiato idea. Lo leggano, i ministri e i sottosegretari: c’è scritto che una riforma non si porta avanti senza ascoltare e senza dialogare.

Quel messaggio però, più che al Governo, è indirizzato ai senatori del PD. Sono loro a dover capire che se approveranno il Ddl così com'è, non solo canteranno il “de profundis” della scuola libera, pubblica e trasparente, ma getteranno le basi per la definitiva distruzione del loro partito. Un partito che si chiamava democratico, e che ora è gestito da un uomo solo, che fa il segretario, il premier, il ministro dell'istruzione e l’onnipresente ospite in tv. E forse si renderanno conto che non è quest’ultima l’attività che gli riesce peggio.

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Messaggio Da Procopio Mer Giu 03, 2015 5:11 pm

magma ha scritto:A quanto pare, le regionali si sono concluse con un risultato calcistico, quasi tennistico: 5 a 2. Ma una campagna elettorale non è una competizione sportiva. Se si analizzano i dati più attentamente, risulta chiaro che quell’esito elettorale implica ben altro.

Bisogna considerare, innanzitutto, che i competitori non erano due, come le squadre di calcio, ma almeno tre, e in molti casi anche di più. In un contesto del genere, dunque, è normale che si possa vincere pur perdendo molti voti. Se per governare in un sistema bipolare, infatti, bisogna superare il 50%, in un sistema tripolare basta il 35. E così è stato.

Tranne rare eccezioni, quasi nessuno dei neo governatori ha superato il 40% dei consensi, e in Liguria è bastato un voto su tre per assicurarsi la vittoria. Pazienza se un cittadino su due non ha votato: se hai il consenso di un elettore su sei, governi una regione.

Il dato più clamoroso però, anche se ampiamente prevedibile, è l'astensione, che si conferma il vero “partito della nazione”. Non è certo il caso di dilungarsi in oziose congetture su come avrebbero votato gli astenuti, ma è un dato che mostra una drammatica e pericolosa presa di distanza dalla politica.

A dispetto del risultato calcistico, ciò che davvero bisogna analizzare è il dato macroscopico che emerge dalle percentuali nette su scala nazionale. Il Partito Democratico, quello che governa questo Paese, ieri ha ottenuto un misero 23,7%, e ciò significa che ha disperso un patrimonio di consensi che solo dodici mesi fa lo attestava al 40,8%. Una vera “débacle”.

Di fronte a questi risultati, nessun segretario di partito canterebbe vittoria, specialmente se a ciò si somma il fatto che metà degli elettori non sono andati a votare. Cosa è successo quindi? Come si spiega una tale dispersione di voti? Vuoi vedere che i docenti, quelli delusi dal PD e indignati per una riforma che minaccia di distruggere la scuola, hanno deciso in massa di non votarlo e di non farlo votare?

Si dirà, ovviamente, che i docenti rappresentano una piccola percentuale, il 3-4% dell'elettorato, familiari inclusi. Ma le cose non stanno così. Se il PD ha perso il 17% nel pieno della discussione sulla riforma della scuola, un ruolo, gli insegnanti, lo hanno avuto eccome, forse persino al di là delle loro aspettative. E chissà, forse oggi qualcuno ricorderà le numerose e affollatissime mobilitazioni con le quali i docenti hanno informato, giorno dopo giorno, ogni singolo cittadino sui pericoli della più contestata riforma scolastica dal dopoguerra.

Ci rifletta il Governo, prima che il Ddl sia discusso in Senato. Si renderà conto che la spallata c'è stata, e anche se la serratura non ha ceduto, il messaggio elettorale è stato infilato sotto la porta. Lo hanno scritto tutti i docenti che in dodici mesi hanno cambiato idea. Lo leggano, i ministri e i sottosegretari: c’è scritto che una riforma non si porta avanti senza ascoltare e senza dialogare.

Quel messaggio però, più che al Governo, è indirizzato ai senatori del PD. Sono loro a dover capire che se approveranno il Ddl così com'è, non solo canteranno il “de profundis” della scuola libera, pubblica e trasparente, ma getteranno le basi per la definitiva distruzione del loro partito. Un partito che si chiamava democratico, e che ora è gestito da un uomo solo, che fa il segretario, il premier, il ministro dell'istruzione e l’onnipresente ospite in tv. E forse si renderanno conto che non è quest’ultima l’attività che gli riesce peggio.

Gli insegnanti del gruppo GESSETTI ROTTI

Parole sacrosante e da me condivise in pieno, che gettano luce sulla verità, quella nascosta semplicisticamente da chi guarda il dito quando il saggio indica la luna.
Invito tutti a sottoscrivere la petizione il cui link riporto qui sotto:
https://www.change.org/p/al-presidente-del-consiglio-matteo-renzi-ritiro-del-ddl-la-buona-scuola
ma ancor più a rendere partecipi i senatori PD della profonda delusione e rabbia che affligge quanti, come me, pensano che il DDL sia da rivedere profondamente per evitare di cantare il "de profundis" della scuola italiana (assediata da quelli che, pur di entrare nella scuola, scrivono senza raziocinio alcuno a favore di Renzi e del suo DDL).
Un grazie profondo per l'intervento chiarificatore.
P.S.: anch'io ho scritto parecchio su "Gessetti rotti"

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Messaggio Da magma Gio Giu 04, 2015 7:17 pm

Elezioni, il PD paga la fuga dei lavoratori della Scuola

Il 41% dello scorso anno alle elezioni europee è solo un ricordo per il PD.
Renzi perde 2 milioni di voti Renzi perde 2 milioni di voti

In queste ore il mondo della scuola, attraverso la rete, si interroga: il DDL buona Scuola verrà fermato al Senato? O almeno cambiato radicalmente?

Elezioni regionali negative per il PD

Abbiamo scritto tanti articoli nei mesi scorsi, nei quali avevamo descritto la delusione e la rabbia dei lavoratori del mondo della Scuola nei confronti del PD, ed in particolare verso il Presidente del Consiglio Renzi. Il profondo dissenso nasceva dal Disegno di Legge la buona Scuola voluto dal PD ed approvato, nel frattempo, alla Camera dei Deputati, nonostante uno sciopero generale del 5 Maggio con una partecipazione record dell'80% dei lavoratori. Per oltre due mesi il mondo della Scuola ha cercato di far comprendere in tutte le lingue che così com'era il DDL non andava bene, soprattutto la chiamata diretta dei docenti da parte dei dirigenti sceriffo, che possono assumere per un triennio chi si trova all'interno di un albo territoriale. Avevamo preventivato che senza il consenso, senza il voto del mondo scolastico il PD avrebbe pagato un prezzo salato alle elezioni regionali del 31 Maggio.

Era diventato virale, nelle piazze reali e virtuali sui profili facebook di Renzi, dei candidati presidente di regione e sulla pagina del PD la frase "per il DDL vergogna non voto PD". Flash mob continui nelle piazze di tutta Italia e in rete.Siamo stati facili profeti. In Veneto, ad esempio, la Moretti, candidata presidente per il PD, ha fatto registrare il peggiore risultato di sempre in termini di consenso per il centro sinistra, Zaia(Lega) ha ottenuto il 50,4% dei voti, Moretti il 22,8%.

In Liguria, regione da sempre rossa, la candidata Paita del PD ha perso con 7 punti percentuali in meno dell'avversario vincitore Toti della coalizione di cdx. In Umbria, altra regione storicamente rossa, il PD ha vinto con pochi punti percentuali in più degli avversari, quando in passato vinceva molto nettamente. Dalle europee del 2014, il PD di Renzi, è passato dal 41% al 23,7% perdendo in termini assoluti 2 milioni di voti. (Fonte Its. Cattaneo)

Quanto ha inciso la Scuola sul non voto al PD?
A nostro modesto avviso c'è tantissima scuola in quei 2 milioni di voti in meno al PD. Adesso, dopo la battuta d'arresto, cosa farà Renzi al Senato?

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Messaggio Da Procopio Lun Giu 15, 2015 8:35 am

Qualora ci fossero dubbi sull'asserto che titola questo topic, riporto la sconfitta del PD a Venezia e ad Arezzo. Ha un bel dire Renzi che le sconfitte subite non sono personali: ormai il re è nudo!
Meditate gente, meditate.

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VITTORIA: RENZI PERDE IN LIGURIA! - Pagina 4 Empty Re: VITTORIA: RENZI PERDE IN LIGURIA!

Messaggio Da magma Lun Giu 15, 2015 8:38 am

se Renzi distrugge il popolo, il popolo distruggerà lui...

magma

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Messaggio Da Procopio Lun Giu 15, 2015 8:44 am

magma ha scritto:se Renzi distrugge il popolo, il popolo distruggerà lui...
Non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire, ahimè.
Ormai siamo nella classica situazione della città assediata: chi è dentro (leggi: docenti di ruolo), non vede l'ora di uscire fuori, mentre chi è fuori (leggi: precari) non vede l'ora di entrare dentro, ma ad entrambi non interessa più nulla della città (leggi: scuola)!
Che peccato, però (IMHO)!

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