Ambiti territoriali Liguria

Ho visto su Orizzonte Scuola che hanno pubblicato gli ambiti territoriali Liguria.

Vorrei, se possibile, confrontarmi con voi per la provincia di Savona.

Apprezzo il fatto che i comuni montani, dal Melogno a Calizzano, da Millesimo ad Altare e Carcare, da Urbe a Pontinvrea, siano finiti tutti insieme. Temevo, con terrore, che finissero con la costa. Ritengo infatti che sarebbe stato davvero impossibile per un docente di Ceriale raggiungere Pontinvrea quotidianamente, o per uno di Vado andare a Calizzano tutti i giorni.

Ciò premesso, ritengo comunque che due ambiti siano troppo pochi.

Come può un ambito ricomprendere tutta la fascia costiera, da Varazze-Celle fino ad Andora e Laigueglia?
Non dimentichiamo che esistono anche molte scuole nell'interno. Penso all'Albenganese con Ortovero, Arnasco, e molti altri, come a Borghetto con Toirano.

Ora, mi chiedo: come può una maestra (mi riferisco alla scuola dell'infanzia) andare tutti i giorni da Savona a Moglio, sulle alture alassine (o viceversa)? Noi alla materna abbiamo 25 ore frontali settimanali, non solo 18, cui dobbiamo aggiungere le consuete 40+40, i corsi di aggiornamento, e tutto quanto.

Mi pare di difficile praticabilità percorrersi tutta la provincia in lunghezza ogni giorno.

E' un'opinione solo mia o anche altri sono perplessi?

Grazie!

Per curiosità sono andato a interrogare Google Maps e ho notato che in fondo tra Moglio e Savona ci sono solo 65 km di distanza. C'è di peggio, credimi...

Detto questo, per l'ennesima volta mi ritrovo a richiamare l'attenzione su un atroce dilemma in merito all'estensione fisica degli ambiti territoriali:
1) ambiti territoriali vasti hanno lo svantaggio di implicare distanze di percorrenza mediamente lunghe, ma consentono una maggiore stabilità logistica in caso di contrazione e conseguente perdita del posto.
2) ambiti territoriali ristretti hanno apparentemente il vantaggio di iplicare distanze di percorrenza contenute, ma se si finisce per perdere il posto, il rischio è quello di non essere riassorbiti in altre scuole dell'ambito o di ambiti viciniori e, quindi, di doversi spostare di provincia o, addirittura, di regione.

Insomma, a mio parere il rischio di trovarsi a percorrere una distanza di 65 km è sostenibile. Soprattutto se l'alternativa è di correre il rischio di trovarsi, da un giorno all'altro, a dover percorrere una distanza di 650 km.

Giancarlo Dessì ha scritto: Per curiosità sono andato a interrogare Google Maps e ho notato che in fondo tra Moglio e Savona ci sono solo 65 km di distanza. C'è di peggio, credimi... .

Lo so purtroppo, ma sapere che altri sono messi anche peggio non mi fa stare meglio, ahimè...

E poi ti assicuro che la percorribilità in Liguria è tutt'altro che agevole.

A parte il fatto che Moglio, Magliolo, o Vezzi Portio sono comunque paesi raggiungibili dopo mooooolte curve e tornanti vari, in mezzo ai boschi: ebbene, arrivarci dopo essersi fatti un'ora, un'ora e mezza, di Aurelia (traffico a profusione, motorini e vespe che ti sbucano da ogni dove) e poi beccarsi ancora tornanti e curvoni, non è il massimo.
Inoltre calcoliamo che non tutti guidano, conosco molte maestre che non hanno nemmeno la patente, figurati.
E se non ci sono mezzi pubblici con orari che collimino con quelli scolastici come si fa? Magari uno può anche dire: prendo tre pullman e un treno, ma se gli orari non collimano, alle 7,30 a fare il pre-scuola non ci arrivi. E nemmeno alle 8,00, per l'ingresso, si fa in tempo.
Poi, logicamente, quando finisci il turno pomeridiano alle 16,30 (o alle 17,30 se hai post-scuola) devi ancora fermarti fino alle 19 o alle 20 per le riunioni e i corsi vari. Non tutti i giorni, ma almeno un paio di volte alla settimana per noi della materna è spesso così.

E' infattibile, credimi.

A quel punto devi andare a vivere per tutta la settimana laddove c'è la scuola, lasciando la famiglia, la casa, e tutto il resto. Peccato che uno stipendio da 1250 euro scarsi non basti per pagare due case, benzina, e viaggi avanti e indrè.

Giancarlo Dessì ha scritto: hanno apparentemente il vantaggio di iplicare distanze di percorrenza contenute, ma se si finisce per perdere il posto, il rischio è quello di non essere riassorbiti in altre scuole dell'ambito o di ambiti viciniori e, quindi, di doversi spostare di provincia o, addirittura, di regione. .

Questo è vero, non ci avevo pensato, menomale, mi rasserena un po'...

Miao ha scritto:
E se non ci sono mezzi pubblici con orari che collimino con quelli scolastici come si fa? Magari uno può anche dire: prendo tre pullman e un treno, ma se gli orari non collimano, alle 7,30 a fare il pre-scuola non ci arrivi. E nemmeno alle 8,00, per l'ingresso, si fa in tempo.
Poi, logicamente, quando finisci il turno pomeridiano alle 16,30 (o alle 17,30 se hai post-scuola) devi ancora fermarti fino alle 19 o alle 20 per le riunioni e i corsi vari. Non tutti i giorni, ma almeno un paio di volte alla settimana per noi della materna è spesso così.

E' infattibile, credimi.

A quel punto devi andare a vivere per tutta la settimana laddove c'è la scuola, lasciando la famiglia, la casa, e tutto il resto. Peccato che uno stipendio da 1250 euro scarsi non basti per pagare due case, benzina, e viaggi avanti e indrè.

Abito in Sardegna, regione dove le province sono sconfinate e i collegamenti con i mezzi pubblici lasciano molto a desiderare, al punto che per percorrere distanze di 30 km non puoi fare a meno della tua auto.
Quest'anno ho una collega che si trova proprio in una condizione simile a quella che prospetti. Costretta a prendere il ruolo in una sede proprio perché era l'ultima sede disponibile e impossibilitata a viaggiare con i mezzi pubblici perché non ci sono collegamenti. Si salva solo grazie al turno macchine. Un'altra collega, abituata da anni a usare i mezzi pubblici o a viaggiare con i colleghi quando è possibile, quest'anno si è trovata costretta a fare pratica nella guida macinandosi 30 km di tornanti in andata e ritorno perché per due giorni la settimana deve spostarsi da una scuola ad un'altra (distanza 33 km) nell'arco della mattinata senza poter fruire di un mezzo pubblico.
In 26 anni ho conosciuto meno di una decina di insegnanti che non guidano o, addirittura, non hanno la patente. Nel 1989 ho avuto la mia prima supplenza. Dopo alcuni giorni un collega si mise a ridere quando gli ho detto che non avevo l'auto. E infatti, il primo stipendio l'ho speso per comprarmi un catorcio usato che consumava più olio che gasolio e faceva più fumo di una locomotiva.

Forse i professori sono più evoluti, ti assicuro che conosco davvero molte maestre senza patente, povere loro. Anche a me creava stupore i primi tempi, ma è così... e ti dirò di più, alcune sono anche signore relativamente giovani, sulla cinquantina, non parlo di donne più anziane.

Ad ogni modo, trovo davvero angustiante l'idea che molti, come nel vostro caso, debbano affrontare quotidianamente simili tragitti, vuoi in auto, vuoi con altri mezzi. E penso che siate veramente bravi a sostenere i disagi familiari ed economici di simili situazioni.

E pensare che sarebbe bastato non obbligarci a mettere TUTTE le scuole dell'ambito. Potevano lasciarci liberi di metterne anche solo una, o tre, o dieci, o venti, ma insomma sarebbe stato importante che fossimo noi liberi di scegliere quante scuole inserire. Se solo questa assurda riforma non avesse toccato anche la mobilità...