Discordanza (grossa) tra aspettative genitoriali e certificazione

Buongiorno a tutti, chiedo a voi un aiuto su un caso che avrò quest'anno al primo anno di un istituto professionale (scuola secondaria di secondo grado). Il ragazzo ha una certificazione di disturbo dello spettro autistico, e una certificazione di Handicap (legge 104) con connotazione di gravità (Art.3 Comma 3), grazie alla quale la preside ha accordato 18 ore più assistenza ancora da definire.

Nella certificazione legge 104 (che devo vedere meglio, per capire se è attuale o no) risulta un ritardo mentale, mentre nella diagnosi funzionale il ritardo non viene menzionato. La diagnosi funzionale è fatta da un centro specialistico e non direttamente dalla usl.

Quando io e il mio collega abbiamo chiesto informazioni in merito alla gravità del ritardo mentale riportato, i genitori hanno negato il ritardo mentale. Lì per lì non ho risposto, prendendo tempo.
I genitori hanno aperto la riunione dicendo che vogliono che il figlio segua obiettivi minimi, e aspirano al diploma.

Ora in linea di principio secondo voi è compatibile uno stato di handicap grave di tipo psicofisico e il diploma?

Cosa mi consigliate di fare?
Il coordinatore già mi ha detto che il ragazzo non è compatibile con un profilo da obiettivi minimi..
Sto valutando due possibilità:
1) Passare direttamente al PDF, chiedendo alla usl la valutazione cognitiva (assenza di ritardo, ritardo lieve, ..), che tra l'altro dovrebbe essere già stata prodotta dalla scuola media precedente...
2) Insistere per una DF con valutazione cognitiva...

Ciao e grazie

Forse bisognerebbe chiarire ai genitori che se si segue la programmazione per obiettivi minimi esiste anche il rischio della bocciatura per non raggiungimento degli stessi a fine anno?

Non puoi fare nulla di tutto questo, se non provare ancora a farti spiegare l'incongruenza.

Non hai alcun diritto, possibilità o titolo, per rivolgerti alla asl senza il permesso dei genitori.

Se la certificazione è aggiornata non hai nemmeno il motivo di chiedere altro.

Ci deve essere un incontro tra voi, la famiglia e l'asl o lo specialista che lo segue. In quell'incontro metterai in chiaro le tue perplessità e sentirai cosa desiderano. Se vogliono gli obbiettivi minimi non vi resta che provare, mantenendo davvero gli obbiettivi minimi come richiesta e non cedendo al "poverino non ce la fa" quindi assegnando valutazioni insufficienti in caso di non raggiungimento. Piano piano, se davvero non ce la fa, vedrai che sarà la famiglia a chiedere di passare alla differenziata. Se non sarà così il ragazzo sarà bocciato. Ma potrebbe anche stupirvi e con un buon lavoro su di lui e con lui potrebbe anche riuscire a farcela.

Non potete non provare.

Il ritardo mentale, ovviamente non di grado elevato, non preclude assolutamente la possibilità di riuscire a seguire una programmazione per obiettivi minimi.