Ma che fine ha fatto?
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Ma che fine ha fatto?
Promemoria primo messaggio :
Leggo spesso il forum ed è da più di un anno che non trovo più post di Giancarlo Dessì. ..ma che fine ha fatto quel prof sardo? Nessuno sa nulla? Le sue risposte al vetriolo erano adorabili!
Leggo spesso il forum ed è da più di un anno che non trovo più post di Giancarlo Dessì. ..ma che fine ha fatto quel prof sardo? Nessuno sa nulla? Le sue risposte al vetriolo erano adorabili!
Seppetey87- Messaggi : 144
Data d'iscrizione : 06.09.15
Re: Ma che fine ha fatto?
A margine, di questa storia delle graduatorie uniche sono rimasto un po' vittima anch'io. Sapevo che all'Atzeni di Capoterra si sarebbe liberato un posto quest'anno o l'anno prossimo (e così è stato anche se in realtà si è liberato perché ha chiesto il trasferimento il secondo in graduatoria e non per un pensionamento).giovanna onnis ha scritto:Ricordo Giancarlo era il periodo delle "grandi ipotesi" e tu hai avuto la vista più lunga della mia :-)
Ero indeciso se fare la domanda di trasferimento, dato che Capoterra è un tiro di schioppo da dove abito, ma avrei dovuto fare la domanda per il Bacaredda, col rischio poi di dover svolgere servizio al Bacaredda di Cagliari o, peggio, di Selargius. Alla fine ho desistito, preferendo, nel dubbio, restare al Giua, dove non ci sto affatto male.
Tiria- Messaggi : 755
Data d'iscrizione : 21.06.17
Re: Ma che fine ha fatto?
Devo passare al giua venerdì pomeriggio. Ti trovo?:)
arrubiu- Moderatore
- Messaggi : 28333
Data d'iscrizione : 24.10.14
Località : Casteddu70
Re: Ma che fine ha fatto?
'aocarla75 ha scritto:Ciao Gian! Che bello che ci sei!!!!
Tiria- Messaggi : 755
Data d'iscrizione : 21.06.17
Re: Ma che fine ha fatto?
Non volermi male, il venerdì è il mio giorno libero e con ieri ho già fatto tre venerdì pomeriggio di fila per consigli e collegi!arrubiu ha scritto:Devo passare al giua venerdì pomeriggio. Ti trovo?:)
Ad una prossima occasione, la provincia è piccola e ci si incontra, prima o poi :-D
Tiria- Messaggi : 755
Data d'iscrizione : 21.06.17
Re: Ma che fine ha fatto?
Tiria ha scritto:A margine, di questa storia delle graduatorie uniche sono rimasto un po' vittima anch'io. Sapevo che all'Atzeni di Capoterra si sarebbe liberato un posto quest'anno o l'anno prossimo (e così è stato anche se in realtà si è liberato perché ha chiesto il trasferimento il secondo in graduatoria e non per un pensionamento).giovanna onnis ha scritto:Ricordo Giancarlo era il periodo delle "grandi ipotesi" e tu hai avuto la vista più lunga della mia :-)
Ero indeciso se fare la domanda di trasferimento, dato che Capoterra è un tiro di schioppo da dove abito, ma avrei dovuto fare la domanda per il Bacaredda, col rischio poi di dover svolgere servizio al Bacaredda di Cagliari o, peggio, di Selargius. Alla fine ho desistito, preferendo, nel dubbio, restare al Giua, dove non ci sto affatto male.
Vado molto OT. Visto che sei un entomologo, ti chiedo di questa "mania" di volere cucinare gli insetti che si affaccia periodicamente sui giornali, l'ultima qui:
http://www.repubblica.it/cronaca/2017/10/21/news/insetti_a_tavola-178919783/
Lo so che sono proteine animali, lasciamo stare questo, il punto è: perché insistono a dirci che uno spiedino di bacarozzi è da leccarsi i baffi? C'è qualche multinazionale che deve riempirci di larve per condire la pasta? Si avvicina una carestia di proporzioni bibliche? Sono bufale?
Naturalmente anche la risposta "e che caxxo ne so" ci sta.
mac67- Messaggi : 7123
Data d'iscrizione : 09.04.12
Località : Pianeta Terra
Re: Ma che fine ha fatto?
@mac: per rispondere al tuo dilemma, dovrò essere inesorabilmente lungo (puoi leggermi a rate).
Il motivo è semplice: il problema abbraccia aspetti culturali, ecologici e socioeconomici.
L'aspetto culturale.
Gli europei e le popolazioni di estrazione europea del Nordamerica, del Sudafrica e dell'Oceania sono le sole in tutto il mondo che non contemplano gli insetti nella loro dieta tradizionale, fatta eccezione per alcune eccezioni di cui parlo dopo.
In tutto il resto del mondo gli insetti hanno sempre fatto parte e continuano a fare parte, più o meno marginalmente, della dieta, al punto che esistono oltre 1500 specie di insetti utilizzate come cibo. Da alcune popolazioni amerindie del Nordamerica alla maggior parte delle popolazioni amerindie di tutta l'America latina, in molte popolazioni dell'America latina di origine spagnola o portoghese (in particolare i messicani, veri e propri entomofagi), in Africa, in Asia.
I motivi per cui si impiegano gli insetti sono fondamentalmente due:
1) presso molte popolazioni rappresentano l'unica fonte d'integrazione proteica della dieta. Ad esempio alcune tribù del sudovest degli USA, che vivevano di raccolta nelle aree semidesertiche del Nevada e della California, avevano come fonte esclusiva di proteine gli insetti. Lo stesso dicasi per alcune popolazioni dell'Africa.
2) presso altre popolazioni, alcuni insetti sono considerati una vera e propria leccornia, l'equivalente dei nostri gamberoni, per intenderci. Ti cito due esempi eclatanti: gli "electric light bug" (cimici della luce elettrica) dei tailandesi e l'axayacatl degli Aztechi, più comunemente noto come "caviale messicano". Le cimici della luce elettrica sono bestioni della famiglia dei Belostomatidae (roba di circa 10 cm di lunghezza) che vivono nell'acqua, ma che vengono attirati in certi periodi dalle luci artificiali. In Tailandia ci sono ristoranti che catturano questi insetti proprio con esche luminose e li cucinano sul momento per gli avventori. Sembra che ne vadano pazzi al punto che ci sono ristoranti in California che servono questi prodotti per clienti che ne fanno richiesta. E a quanto pare sembra essere anche un piatto costoso, come andare a chiedere l'aragosta o i gamberoni! L'axayacatl è una specie di caviale ottenuto dalle uova di alcuni insetti d'acqua della famiglia dei Corixidae particolarmente abbondanti in alcuni laghi salati del Messico, ora scomparsi o quasi. La tecnica di produzione era particolarmente impegnativa e il prodotto era destinato alle mense dei ricchi, a iniziare dai sovrani degli Aztechi, per i quali c'era una vera e propria staffetta quotidiana per rifornire la loro mensa. La passione per l'axayacatl era tale che è stata ereditata dai messicani, i quali utilizzano anche surrogati del "caviale" ottenuti da altre specie o con tecniche un po' più grezze, a causa del fatto che il vero axayacatl è diventata una merce rara dopo il prosciugamento di quei laghi.
Insomma, una cosa fuori dalla nostra mentalità. Eppure, se ci pensi anche noi europei abbiamo qualche retaggio di entomofagia: il casu martzu dei sardi, ovvero il formaggio alterato dalle larve della mosca casearia, in realtà ha un suo equivalente in altre zone d'Italia, anche se sconosciuto, e addirittura in Germania. Senza partare, poi, del miele: ci hai mai pensato che è il prodotto di un rigurgito delle api operaie ottenuto dalla rielaborazione nella loro ingluvie del nettare e del polline dei fiori? E lo sai che il miele di melata non è altro che il miele prodotto dalle api utilizzando come fonte gli escrementi zuccherini degli afidi in zone povere di fiori? E lo sai che l'alchermes, tipico liquore utilizzato in pasticceria, era originariamente colorato impiegando la cocciniglia del carminio?
Chiediamoci allora perché ci fanno schifo i belostomatidi impanati e fritti e invece ingurgitiamo tranquillamente rigurgito d'ape, magari ottenuto dagli escrementi degli afidi, formaggio alterato dalle larve di Piophila, granchi, gamberoni e aragoste, che in fondo non sono altro che i parenti più stretti degli insetti, dal punto di vista filogenetico. Semplice: una questione di cultura, profondamente radicata nel nostro retaggio.
Aspetti ecologici e socioeconomici.
Nel pianeta siamo arrivati ad essere sette miliardi e si stima che la popolazione mondiale aumenterà ulteriormente nei prossimi decenni. Di questi, oltre la metà della popolazione mondiale è in condizioni di sottoalimentazione dal punto di vista dell'integrazione proteica della dieta.
Checché ne dicano i vegani, le proteine "nobili", ovvero quelle ad alta concentrazione e a largo spettro di amminoacidi essenziali sono le proteine di origine animale: latte, uova e, un gradino più sotto, carne, pesce e latticini. Da un punto di vista ecologico, l'uomo può collocarsi in più gradini della piramide alimentare: come consumatore primario, occupando il posto degli erbivori (o dei fitofagi sensu lato), oppure come consumatore secondario, occupando il posto dei predatori (o dei carnivori sensu lato), fino a collocarsi al vertice della piramide alimentare.
La posizione occupata nella piramide alimentare ha riflessi non trascurabili sia dal punto di vista ecologico sia dal punto di vista demografico. Infatti, nel flusso di materia e energia lungo una catena alimentare si ha una perdita di energia utile dell'ordine del 90% a causa del rendimento medio della trasformazione biologica dell'energia. La collocazione su un gradino più alto nella piramide alimentare richiede pertanto una base alimentare più ampia per sostenere un certo livello di biomassa. Al punto che nella maggior parte degli ecosistemi, sia terrestri sia marini, la piramide alimentare si ferma al terzo o al quarto livello, con l'eccezione - credo - della barriera corallina, l'ecosistema più produttivo. Detto in parole povere, un essere umano che si nutre di carne consuma l'equivalente energetico di 10 esseri umani che hanno una dieta sostanzialmente vegetariana.
Insomma, se vogliamo che si mantenga la dieta tradizionale a base di vertebrati (pesci, uccelli, mammiferi e qualche rettile), sette miliardi di bipedi nel pianeta sono troppi, dovremmo tornare ai livelli demografici dei secoli passati, ben sotto il miliardo di capi dell'inizio del Novecento.
Dirai "ecchecenefrega, tanto i soldi per comprarci la fiorentina e il parmigiano ce li possiamo permettere, chi se ne frega di cinesi e africani"... Sì, ma questo è un ragionamento di breve periodo, il ragionamento suicida che avrebbe portato all'estinzione della civiltà dell'isola di Pasqua. India e soprattutto Cina sono paesi economicamente emergenti, sappiamo benissimo che nei prossimi decenni la battaglia per la supremazia economica si giocherà tra Stati Uniti e Cina, e noi europei siamo destinati inesorabilmente a diventare una comunità del terzo mondo. Ma chiediamoci una cosa: quale sarà l'impatto ambientale nel pianeta quando i due miliardi e mezzo tra cinesi e indiani avranno un reddito pro capite tale da potersi permettere il tenore di vita degli europei e dei nordamericani? Fino a pochi decenni fa si cibavano di riso e cavallette, cosa succederà quando anche loro vorranno sulla tavola la fiorentina, il parmigiano e i dessert a base di latte e uova?
In attesa che si realizzi l'esplosione demografica africana (siamo solo all'inizio, eh), entro i prossimi decenni rischiano di esserci 4-5 miliardi di bocche che vogliono masticare bistecche, pesce e latticini. Troppe. Perché per produrre questi alimenti per 4-5 miliardi di bipedi si deve distruggere letteralmente il pianeta attingendo a piene mani nei due biomi che sostanzialmente reggono il fardello della sopravvivenza dell'intera biosfera: la barriera corallina e la foresta pluviale tropicale. Distrutti questi due biomi, il passo verso la fine del mondo è automatico. La domanda non è "se", ma quando. E gli scenari prospettati per questo secolo li conosciamo tutti.
Non so se l'hai mai fatto, ma ti consiglio di farti un viaggio su Google Maps per vedere come si presenta la foresta pluviale tropicale del Sudamerica, dal Mato Grosso alla Colombia e al Venezuela. Con lo zoom, vai a vedere cosa sono quelle diffuse striature che occupano una parte considerevole dell'area compresa tra il Mato Grosso e il Rio delle Amazzoni e ti renderai conto della drammaticità del problema.
Quelle striature sono terre sottratte alla foresta pluviale e destinate a diventare, fra un decennio, deserto.
Sai per cosa vengono utilizzate quelle terre? Per colture di reddito (canna da zucchero e frutta) e, quando il suolo inizia a impoverirsi, nel giro di un paio d'anni, per l'allevamento da carne. Pensa che la Chianina, la razza tradizionalmente allevata in Toscana, da cui si ottiene la classica fiorentina, è allevata in Brasile!
Brasile, Argentina, Africa sono tra i principali produttori ed esportatori di carne bovina. Carne che finisce in buona parte nelle mense dei nordamericani, degli europei, dei cinesi, dei giapponesi e via dicendo. Per produrre carne, latte e uova servono allevamenti intensivi che hanno un forte impatto ambientale a causa dell'elevato fabbisogno in energia ausiliaria o, al contrario, allevamenti estensivi che hanno invece un forte impatto sulla biosfera e sul clima a causa dell'elevato fabbisogno in terra.
Esiste una soluzione? Stanno provando a trovarla. Escludiamo l'ipotesi che l'umanità si collochi nel secondo gradino della piramide alimentare. La dieta vegana non è uno scherzo perché il fabbisogno proteico viene soddisfatto da una sofisticata combinazione di alimenti di origine vegetale che ha un costo economico non indifferente. Insomma, una dieta adatta ad un target limitato di umani che possono permetterselo. Infatti i vegani obbligati, quelli costretti ad esserlo per condizione socioeconomica e non per scelta, sono le classiche popolazioni che vivono quotidianamente la condizione della sottonutrizione, come ad esempio diverse popolazioni del Sahel. I bambini della "fame nel mondo" non muoiono perché non mangiano, muoiono per condizioni patologiche derivate da carenze nutritive che riguardano fondamentalmente alcuni amminoacidi e alcune vitamine.
Checché ne dicano i vegani, la dieta umana ha bisogno di un'integrazione che solo le proteine di origine animale possono fornire, perché gli animali sono i nostri parenti filogeneticamente più stretti e hanno una composizione amminoacidica compatibile con la nostra. Gli animali erbivori e fitofagi hanno una dieta "vegana" per il semplice fatto che la loro anatomia e fisiologia integra il fabbisogno proteico e vitaminico con varie forme di endosimbiosi che fruttano fondamentalmente la digestione microbica. Ma noi non abbiamo il rumine delle pecore, il colon dei cavalli o il cieco dei conigli. Abbiamo un colon che basta sì e no a recuperare l'acqua, qualche sale minerale e in minima parte qualche vitamina prodotta dalla nostra flora intestinale. Ma in ogni caso, per la struttura e le dimensioni del nostro colon, abbiamo un ecosistema intestinale poco produttivo e quel poco che viene prodotto finisce nelle fognature con il resto dell'indigerito.
Ma è altresì impensabile collocare 4-5 miliardi di bipedi ai vertici della piramide alimentare. In attesa delle pillole nutritive dei film di fantascienza, le risorse naturali del pianeta non sono tali da permettere di fornire carne latte e uova a tutta o buona parte dell'attuale umanità. Figuriamoci 7-10-20 miliardi!
Ed ecco che salta fuori l'uovo di Colombo, che forse non risolverà il problema nel lungo periodo, ma di sicuro è una strada percorribile per rallentare la distruzione del pianeta nel breve periodo. Gli insetti, da soli, costituiscono i quattro quinti del regno animale e ben oltre la metà degli organismi viventi. La loro biomassa è tale che insieme alle piante e alle alghe sostiene le reti alimentari di tutti gli ecosistemi terrestri e d'acqua dolce. Compreso l'uomo, anche se indirettamente.
In sostanza, l'inserimento degli insetti nella dieta umana apre la strada ad un allargamento della base sostenibile della nostra piramide alimentare, perché ci sposta dalla posizione dei predatori ai vertici delle catene alimentare alla posizione dei consumatori secondari di primo grado (gli insettivori, per intenderci). In sostanza passeremmo dalla competizione con orsi, tigri e leoni alla competizione con ricci, cinciallegre e lucertole :-D
Questa idea è allo studio, da un paio di decenni, da parte della FAO per cercare di risolvere una delle principali emergenze demografiche, quella della "fame nel mondo" un progetto che si sta facendo strada tra altri progetti che coinvolgono tematiche più vecchie come la cerealicoltura e l'azotofissazione. Se vuoi saperne di più, un punto di partenza è questo: http://www.fao.org/edible-insects/en/
Passiamo ora (chiedo scusa per la lunghezza) al fatto più diretto, ovvero lo sdoganamento dell'entomofagia da parte dell'Unione Europea. Fino ad oggi, le linee seguite dall'Unione Europea in fatto di alimentazione erano coerenti con quella che è la nostra tradizionale cultura alimentare: gli insetti non fanno parte della nostra dieta e tutto ciò che ha a che fare con gli insetti, fatta eccezione per il vomito delle api operaie, è stato sempre considerato insalubre. Tant'è che la produzione del casu martzu, ovvero il "formaggio con i vermi", prodotto tipico della Sardegna, è illegale per la normativa europea, nonostante la Regione Sardegna ne chieda il riconoscimento. Vendere insetti per l'alimentazione umana, allo stato attuale, è un'attività illegale in tutto il territorio europeo, compresa l'Italia, perché gli insetti non fanno parte della nostra cultura alimentare.
Il disegno dell'Unione Europea non è altro che un'apertura culturale, perché 300 milioni di europei sono solo una piccola fetta dell'umanità. Rendiamoci conto che l'Europa è ormai diventata una società multiculturale ed è eticamente impensabile vietare ad un tailandese un fritto di belostomatidi o ad un cinese uno spiedino di cavallette per il semplice fatto che a noi fa schifo.
In conclusione, non facciamo dietrologie: la norma che si sta introducendo non ti obbliga a mangiare cavallette, puoi continuare a mangiare gamberoni finché il tuo reddito te lo permette, ma nel contempo non vieta - a chi vuole farlo, europeo o non - di trovare in ristorante, al mercato o al supermercato gli ingredienti per farsi un fritto misto di cavallette. Esattamente come per bistecche, lumache, gamberi, cozze e cosce di rana. Ovviamente fissando i regolamenti che garantiscono - almeno sotto l'aspetto legislativo - l'igiene e la salute, per evitare di rifilare al consumatore bigattini allevati su carne avariata.
Poi, ciascuno seguirà i gusti che vuole o l'evolversi degli stessi. Del resto, alcuni decenni fa, qualsiasi italiano avrebbe vomitato all'idea di dover mangiare pesce crudo. Oggi sembra che tutti, tranne me, vadano pazzi per il sushi, che altro non è se non pesce crudo. Io continuerò a mangiare gamberoni e branzini cotti al punto giusto, ma cosa vuoi che me ne freghi se a qualcuno piace il pesce crudo o le cavallette fritte? Magari sono anche buoni, cosa vuoi che ne sappia se non li ho mai assaggiati? Buon appetito ;-)
Il motivo è semplice: il problema abbraccia aspetti culturali, ecologici e socioeconomici.
L'aspetto culturale.
Gli europei e le popolazioni di estrazione europea del Nordamerica, del Sudafrica e dell'Oceania sono le sole in tutto il mondo che non contemplano gli insetti nella loro dieta tradizionale, fatta eccezione per alcune eccezioni di cui parlo dopo.
In tutto il resto del mondo gli insetti hanno sempre fatto parte e continuano a fare parte, più o meno marginalmente, della dieta, al punto che esistono oltre 1500 specie di insetti utilizzate come cibo. Da alcune popolazioni amerindie del Nordamerica alla maggior parte delle popolazioni amerindie di tutta l'America latina, in molte popolazioni dell'America latina di origine spagnola o portoghese (in particolare i messicani, veri e propri entomofagi), in Africa, in Asia.
I motivi per cui si impiegano gli insetti sono fondamentalmente due:
1) presso molte popolazioni rappresentano l'unica fonte d'integrazione proteica della dieta. Ad esempio alcune tribù del sudovest degli USA, che vivevano di raccolta nelle aree semidesertiche del Nevada e della California, avevano come fonte esclusiva di proteine gli insetti. Lo stesso dicasi per alcune popolazioni dell'Africa.
2) presso altre popolazioni, alcuni insetti sono considerati una vera e propria leccornia, l'equivalente dei nostri gamberoni, per intenderci. Ti cito due esempi eclatanti: gli "electric light bug" (cimici della luce elettrica) dei tailandesi e l'axayacatl degli Aztechi, più comunemente noto come "caviale messicano". Le cimici della luce elettrica sono bestioni della famiglia dei Belostomatidae (roba di circa 10 cm di lunghezza) che vivono nell'acqua, ma che vengono attirati in certi periodi dalle luci artificiali. In Tailandia ci sono ristoranti che catturano questi insetti proprio con esche luminose e li cucinano sul momento per gli avventori. Sembra che ne vadano pazzi al punto che ci sono ristoranti in California che servono questi prodotti per clienti che ne fanno richiesta. E a quanto pare sembra essere anche un piatto costoso, come andare a chiedere l'aragosta o i gamberoni! L'axayacatl è una specie di caviale ottenuto dalle uova di alcuni insetti d'acqua della famiglia dei Corixidae particolarmente abbondanti in alcuni laghi salati del Messico, ora scomparsi o quasi. La tecnica di produzione era particolarmente impegnativa e il prodotto era destinato alle mense dei ricchi, a iniziare dai sovrani degli Aztechi, per i quali c'era una vera e propria staffetta quotidiana per rifornire la loro mensa. La passione per l'axayacatl era tale che è stata ereditata dai messicani, i quali utilizzano anche surrogati del "caviale" ottenuti da altre specie o con tecniche un po' più grezze, a causa del fatto che il vero axayacatl è diventata una merce rara dopo il prosciugamento di quei laghi.
Insomma, una cosa fuori dalla nostra mentalità. Eppure, se ci pensi anche noi europei abbiamo qualche retaggio di entomofagia: il casu martzu dei sardi, ovvero il formaggio alterato dalle larve della mosca casearia, in realtà ha un suo equivalente in altre zone d'Italia, anche se sconosciuto, e addirittura in Germania. Senza partare, poi, del miele: ci hai mai pensato che è il prodotto di un rigurgito delle api operaie ottenuto dalla rielaborazione nella loro ingluvie del nettare e del polline dei fiori? E lo sai che il miele di melata non è altro che il miele prodotto dalle api utilizzando come fonte gli escrementi zuccherini degli afidi in zone povere di fiori? E lo sai che l'alchermes, tipico liquore utilizzato in pasticceria, era originariamente colorato impiegando la cocciniglia del carminio?
Chiediamoci allora perché ci fanno schifo i belostomatidi impanati e fritti e invece ingurgitiamo tranquillamente rigurgito d'ape, magari ottenuto dagli escrementi degli afidi, formaggio alterato dalle larve di Piophila, granchi, gamberoni e aragoste, che in fondo non sono altro che i parenti più stretti degli insetti, dal punto di vista filogenetico. Semplice: una questione di cultura, profondamente radicata nel nostro retaggio.
Aspetti ecologici e socioeconomici.
Nel pianeta siamo arrivati ad essere sette miliardi e si stima che la popolazione mondiale aumenterà ulteriormente nei prossimi decenni. Di questi, oltre la metà della popolazione mondiale è in condizioni di sottoalimentazione dal punto di vista dell'integrazione proteica della dieta.
Checché ne dicano i vegani, le proteine "nobili", ovvero quelle ad alta concentrazione e a largo spettro di amminoacidi essenziali sono le proteine di origine animale: latte, uova e, un gradino più sotto, carne, pesce e latticini. Da un punto di vista ecologico, l'uomo può collocarsi in più gradini della piramide alimentare: come consumatore primario, occupando il posto degli erbivori (o dei fitofagi sensu lato), oppure come consumatore secondario, occupando il posto dei predatori (o dei carnivori sensu lato), fino a collocarsi al vertice della piramide alimentare.
La posizione occupata nella piramide alimentare ha riflessi non trascurabili sia dal punto di vista ecologico sia dal punto di vista demografico. Infatti, nel flusso di materia e energia lungo una catena alimentare si ha una perdita di energia utile dell'ordine del 90% a causa del rendimento medio della trasformazione biologica dell'energia. La collocazione su un gradino più alto nella piramide alimentare richiede pertanto una base alimentare più ampia per sostenere un certo livello di biomassa. Al punto che nella maggior parte degli ecosistemi, sia terrestri sia marini, la piramide alimentare si ferma al terzo o al quarto livello, con l'eccezione - credo - della barriera corallina, l'ecosistema più produttivo. Detto in parole povere, un essere umano che si nutre di carne consuma l'equivalente energetico di 10 esseri umani che hanno una dieta sostanzialmente vegetariana.
Insomma, se vogliamo che si mantenga la dieta tradizionale a base di vertebrati (pesci, uccelli, mammiferi e qualche rettile), sette miliardi di bipedi nel pianeta sono troppi, dovremmo tornare ai livelli demografici dei secoli passati, ben sotto il miliardo di capi dell'inizio del Novecento.
Dirai "ecchecenefrega, tanto i soldi per comprarci la fiorentina e il parmigiano ce li possiamo permettere, chi se ne frega di cinesi e africani"... Sì, ma questo è un ragionamento di breve periodo, il ragionamento suicida che avrebbe portato all'estinzione della civiltà dell'isola di Pasqua. India e soprattutto Cina sono paesi economicamente emergenti, sappiamo benissimo che nei prossimi decenni la battaglia per la supremazia economica si giocherà tra Stati Uniti e Cina, e noi europei siamo destinati inesorabilmente a diventare una comunità del terzo mondo. Ma chiediamoci una cosa: quale sarà l'impatto ambientale nel pianeta quando i due miliardi e mezzo tra cinesi e indiani avranno un reddito pro capite tale da potersi permettere il tenore di vita degli europei e dei nordamericani? Fino a pochi decenni fa si cibavano di riso e cavallette, cosa succederà quando anche loro vorranno sulla tavola la fiorentina, il parmigiano e i dessert a base di latte e uova?
In attesa che si realizzi l'esplosione demografica africana (siamo solo all'inizio, eh), entro i prossimi decenni rischiano di esserci 4-5 miliardi di bocche che vogliono masticare bistecche, pesce e latticini. Troppe. Perché per produrre questi alimenti per 4-5 miliardi di bipedi si deve distruggere letteralmente il pianeta attingendo a piene mani nei due biomi che sostanzialmente reggono il fardello della sopravvivenza dell'intera biosfera: la barriera corallina e la foresta pluviale tropicale. Distrutti questi due biomi, il passo verso la fine del mondo è automatico. La domanda non è "se", ma quando. E gli scenari prospettati per questo secolo li conosciamo tutti.
Non so se l'hai mai fatto, ma ti consiglio di farti un viaggio su Google Maps per vedere come si presenta la foresta pluviale tropicale del Sudamerica, dal Mato Grosso alla Colombia e al Venezuela. Con lo zoom, vai a vedere cosa sono quelle diffuse striature che occupano una parte considerevole dell'area compresa tra il Mato Grosso e il Rio delle Amazzoni e ti renderai conto della drammaticità del problema.
Quelle striature sono terre sottratte alla foresta pluviale e destinate a diventare, fra un decennio, deserto.
Sai per cosa vengono utilizzate quelle terre? Per colture di reddito (canna da zucchero e frutta) e, quando il suolo inizia a impoverirsi, nel giro di un paio d'anni, per l'allevamento da carne. Pensa che la Chianina, la razza tradizionalmente allevata in Toscana, da cui si ottiene la classica fiorentina, è allevata in Brasile!
Brasile, Argentina, Africa sono tra i principali produttori ed esportatori di carne bovina. Carne che finisce in buona parte nelle mense dei nordamericani, degli europei, dei cinesi, dei giapponesi e via dicendo. Per produrre carne, latte e uova servono allevamenti intensivi che hanno un forte impatto ambientale a causa dell'elevato fabbisogno in energia ausiliaria o, al contrario, allevamenti estensivi che hanno invece un forte impatto sulla biosfera e sul clima a causa dell'elevato fabbisogno in terra.
Esiste una soluzione? Stanno provando a trovarla. Escludiamo l'ipotesi che l'umanità si collochi nel secondo gradino della piramide alimentare. La dieta vegana non è uno scherzo perché il fabbisogno proteico viene soddisfatto da una sofisticata combinazione di alimenti di origine vegetale che ha un costo economico non indifferente. Insomma, una dieta adatta ad un target limitato di umani che possono permetterselo. Infatti i vegani obbligati, quelli costretti ad esserlo per condizione socioeconomica e non per scelta, sono le classiche popolazioni che vivono quotidianamente la condizione della sottonutrizione, come ad esempio diverse popolazioni del Sahel. I bambini della "fame nel mondo" non muoiono perché non mangiano, muoiono per condizioni patologiche derivate da carenze nutritive che riguardano fondamentalmente alcuni amminoacidi e alcune vitamine.
Checché ne dicano i vegani, la dieta umana ha bisogno di un'integrazione che solo le proteine di origine animale possono fornire, perché gli animali sono i nostri parenti filogeneticamente più stretti e hanno una composizione amminoacidica compatibile con la nostra. Gli animali erbivori e fitofagi hanno una dieta "vegana" per il semplice fatto che la loro anatomia e fisiologia integra il fabbisogno proteico e vitaminico con varie forme di endosimbiosi che fruttano fondamentalmente la digestione microbica. Ma noi non abbiamo il rumine delle pecore, il colon dei cavalli o il cieco dei conigli. Abbiamo un colon che basta sì e no a recuperare l'acqua, qualche sale minerale e in minima parte qualche vitamina prodotta dalla nostra flora intestinale. Ma in ogni caso, per la struttura e le dimensioni del nostro colon, abbiamo un ecosistema intestinale poco produttivo e quel poco che viene prodotto finisce nelle fognature con il resto dell'indigerito.
Ma è altresì impensabile collocare 4-5 miliardi di bipedi ai vertici della piramide alimentare. In attesa delle pillole nutritive dei film di fantascienza, le risorse naturali del pianeta non sono tali da permettere di fornire carne latte e uova a tutta o buona parte dell'attuale umanità. Figuriamoci 7-10-20 miliardi!
Ed ecco che salta fuori l'uovo di Colombo, che forse non risolverà il problema nel lungo periodo, ma di sicuro è una strada percorribile per rallentare la distruzione del pianeta nel breve periodo. Gli insetti, da soli, costituiscono i quattro quinti del regno animale e ben oltre la metà degli organismi viventi. La loro biomassa è tale che insieme alle piante e alle alghe sostiene le reti alimentari di tutti gli ecosistemi terrestri e d'acqua dolce. Compreso l'uomo, anche se indirettamente.
In sostanza, l'inserimento degli insetti nella dieta umana apre la strada ad un allargamento della base sostenibile della nostra piramide alimentare, perché ci sposta dalla posizione dei predatori ai vertici delle catene alimentare alla posizione dei consumatori secondari di primo grado (gli insettivori, per intenderci). In sostanza passeremmo dalla competizione con orsi, tigri e leoni alla competizione con ricci, cinciallegre e lucertole :-D
Questa idea è allo studio, da un paio di decenni, da parte della FAO per cercare di risolvere una delle principali emergenze demografiche, quella della "fame nel mondo" un progetto che si sta facendo strada tra altri progetti che coinvolgono tematiche più vecchie come la cerealicoltura e l'azotofissazione. Se vuoi saperne di più, un punto di partenza è questo: http://www.fao.org/edible-insects/en/
Passiamo ora (chiedo scusa per la lunghezza) al fatto più diretto, ovvero lo sdoganamento dell'entomofagia da parte dell'Unione Europea. Fino ad oggi, le linee seguite dall'Unione Europea in fatto di alimentazione erano coerenti con quella che è la nostra tradizionale cultura alimentare: gli insetti non fanno parte della nostra dieta e tutto ciò che ha a che fare con gli insetti, fatta eccezione per il vomito delle api operaie, è stato sempre considerato insalubre. Tant'è che la produzione del casu martzu, ovvero il "formaggio con i vermi", prodotto tipico della Sardegna, è illegale per la normativa europea, nonostante la Regione Sardegna ne chieda il riconoscimento. Vendere insetti per l'alimentazione umana, allo stato attuale, è un'attività illegale in tutto il territorio europeo, compresa l'Italia, perché gli insetti non fanno parte della nostra cultura alimentare.
Il disegno dell'Unione Europea non è altro che un'apertura culturale, perché 300 milioni di europei sono solo una piccola fetta dell'umanità. Rendiamoci conto che l'Europa è ormai diventata una società multiculturale ed è eticamente impensabile vietare ad un tailandese un fritto di belostomatidi o ad un cinese uno spiedino di cavallette per il semplice fatto che a noi fa schifo.
In conclusione, non facciamo dietrologie: la norma che si sta introducendo non ti obbliga a mangiare cavallette, puoi continuare a mangiare gamberoni finché il tuo reddito te lo permette, ma nel contempo non vieta - a chi vuole farlo, europeo o non - di trovare in ristorante, al mercato o al supermercato gli ingredienti per farsi un fritto misto di cavallette. Esattamente come per bistecche, lumache, gamberi, cozze e cosce di rana. Ovviamente fissando i regolamenti che garantiscono - almeno sotto l'aspetto legislativo - l'igiene e la salute, per evitare di rifilare al consumatore bigattini allevati su carne avariata.
Poi, ciascuno seguirà i gusti che vuole o l'evolversi degli stessi. Del resto, alcuni decenni fa, qualsiasi italiano avrebbe vomitato all'idea di dover mangiare pesce crudo. Oggi sembra che tutti, tranne me, vadano pazzi per il sushi, che altro non è se non pesce crudo. Io continuerò a mangiare gamberoni e branzini cotti al punto giusto, ma cosa vuoi che me ne freghi se a qualcuno piace il pesce crudo o le cavallette fritte? Magari sono anche buoni, cosa vuoi che ne sappia se non li ho mai assaggiati? Buon appetito ;-)
Ultima modifica di Tiria il Lun Ott 23, 2017 10:38 pm - modificato 2 volte. (Motivazione : Errata corrige)
Tiria- Messaggi : 755
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Re: Ma che fine ha fatto?
avidodinformazioni ha scritto:Chi le mangia dice che sono gustose; in effetti gli insetti sono "vicini" ai crostacei e sappiamo che i gamberetti sono ottimi.mac67 ha scritto:Tiria ha scritto:A margine, di questa storia delle graduatorie uniche sono rimasto un po' vittima anch'io. Sapevo che all'Atzeni di Capoterra si sarebbe liberato un posto quest'anno o l'anno prossimo (e così è stato anche se in realtà si è liberato perché ha chiesto il trasferimento il secondo in graduatoria e non per un pensionamento).giovanna onnis ha scritto:Ricordo Giancarlo era il periodo delle "grandi ipotesi" e tu hai avuto la vista più lunga della mia :-)
Ero indeciso se fare la domanda di trasferimento, dato che Capoterra è un tiro di schioppo da dove abito, ma avrei dovuto fare la domanda per il Bacaredda, col rischio poi di dover svolgere servizio al Bacaredda di Cagliari o, peggio, di Selargius. Alla fine ho desistito, preferendo, nel dubbio, restare al Giua, dove non ci sto affatto male.
Vado molto OT. Visto che sei un entomologo, ti chiedo di questa "mania" di volere cucinare gli insetti che si affaccia periodicamente sui giornali, l'ultima qui:
http://www.repubblica.it/cronaca/2017/10/21/news/insetti_a_tavola-178919783/
Lo so che sono proteine animali, lasciamo stare questo, il punto è: perché insistono a dirci che uno spiedino di bacarozzi è da leccarsi i baffi? C'è qualche multinazionale che deve riempirci di larve per condire la pasta? Si avvicina una carestia di proporzioni bibliche? Sono bufale?
Naturalmente anche la risposta "e che caxxo ne so" ci sta.
E' probabilmente vero che il numero di metri quadrati di terreno per tirar su un kg di proteine da insetto sia inferiore al numero di metri quadrati di terreno necessario per tirar su un kg di proteine di mucca.
Immagino che le proteine vegetali siano ancora più efficienti ma le proteine animali non dovrebbero essere eliminate totalmente.
Il punto è un altro: a che pro ? Oggi siamo 7 miliardi ed il cibo ci basta appena, vogliamo passare a 20 miliardi ed il cibo non basterà più ? Chi se ne fotte ! Io ho fatto un figlio solo e questo mi autorizza a mangiare mucca ed anche a sprecarne.
Quando saremo 20 miliardi e mangeremo insetti non è che qualcuno verrà a rompere i coglioni dicendo che se si mangia merda riciclata possiamo arrivare a 50 miliardi ?
Chiaro e (cit.) "circonciso". Io, almeno, ho capito perfettamente.
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Re: Ma che fine ha fatto?
A proposito di entomofagia, un aneddoto.
Molti anni fa un mio professore di entomologia di Sassari, quand'era ancora studente, fecce una scommessa (in soldi) con alcuni suoi professori. Sostenevano che non avrebbe avuto lo stomaco di mangiarsi una larva di scarabeide.
Probabilmente stimolato dal piatto della scommessa, con noncuranza prese una larva di scarabeide, la masticò e la mandò giù, intascandosi la scommessa. Le male lingue dicono che mentre masticava aveva schizzato un po' di fluidi della larva dalla bocca facendo vomitare per la reazione uno degli astanti (non so se è vera, credo che siano i contorni leggendari di un fatto realmente accaduto).
Il prof., una volta mi ha detto sorridendo sardonicamente "a me gli insetti non fanno schifo, si figuri che ne ho pure mangiato!". Naturalmente ho capito a cosa si riferiva dato che il fatto era uno dei più celebri del nutrito bagaglio di aneddoti che lo riguardano.
Per chi non lo sapesse, questa è una larva di scarabeide (dimensioni dell'ordine di 1-2 cm di lunghezza):
Molti anni fa un mio professore di entomologia di Sassari, quand'era ancora studente, fecce una scommessa (in soldi) con alcuni suoi professori. Sostenevano che non avrebbe avuto lo stomaco di mangiarsi una larva di scarabeide.
Probabilmente stimolato dal piatto della scommessa, con noncuranza prese una larva di scarabeide, la masticò e la mandò giù, intascandosi la scommessa. Le male lingue dicono che mentre masticava aveva schizzato un po' di fluidi della larva dalla bocca facendo vomitare per la reazione uno degli astanti (non so se è vera, credo che siano i contorni leggendari di un fatto realmente accaduto).
Il prof., una volta mi ha detto sorridendo sardonicamente "a me gli insetti non fanno schifo, si figuri che ne ho pure mangiato!". Naturalmente ho capito a cosa si riferiva dato che il fatto era uno dei più celebri del nutrito bagaglio di aneddoti che lo riguardano.
Per chi non lo sapesse, questa è una larva di scarabeide (dimensioni dell'ordine di 1-2 cm di lunghezza):
Tiria- Messaggi : 755
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Re: Ma che fine ha fatto?
Ma certo, capiterà;)Tiria ha scritto:Non volermi male, il venerdì è il mio giorno libero e con ieri ho già fatto tre venerdì pomeriggio di fila per consigli e collegi!arrubiu ha scritto:Devo passare al giua venerdì pomeriggio. Ti trovo?:)
Ad una prossima occasione, la provincia è piccola e ci si incontra, prima o poi :-D
arrubiu- Moderatore
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Re: Ma che fine ha fatto?
Segnalo solo questo interessante libro, per chi fosse interessato all'argomento: http://www.einaudi.it/libri/libro/marvin-harris/buono-da-mangiare/978880622629Tiria ha scritto:@mac: per rispondere al tuo dilemma, dovrò essere inesorabilmente lungo (puoi leggermi a rate).
Il motivo è semplice: il problema abbraccia aspetti culturali, ecologici e socioeconomici.
L'aspetto culturale. [...]
arrubiu- Moderatore
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Re: Ma che fine ha fatto?
Tiria ha scritto:@mac: per rispondere al tuo dilemma, dovrò essere inesorabilmente lungo (puoi leggermi a rate).
Il motivo è semplice: il problema abbraccia aspetti culturali, ecologici e socioeconomici.
L'aspetto culturale.
Gli europei e le popolazioni di estrazione europea del Nordamerica, del Sudafrica e dell'Oceania sono le sole in tutto il mondo che non contemplano gli insetti nella loro dieta tradizionale, fatta eccezione per alcune eccezioni di cui parlo dopo.
In tutto il resto del mondo gli insetti hanno sempre fatto parte e continuano a fare parte, più o meno marginalmente, della dieta, al punto che esistono oltre 1500 specie di insetti utilizzate come cibo. Da alcune popolazioni amerindie del Nordamerica alla maggior parte delle popolazioni amerindie di tutta l'America latina, in molte popolazioni dell'America latina di origine spagnola o portoghese (in particolare i messicani, veri e propri entomofagi), in Africa, in Asia.
Ma tutto queste cose le so già. La mai domanda è: perché questo insistere sul farli mangiare anche a noi? Gli altri lo fanno già, e gli auguro buon appetito. Io preferisco di no, e non me li vorrei nemmeno ritrovare come ingrediente in qualche prodotto da supermercato.
mac67- Messaggi : 7123
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Re: Ma che fine ha fatto?
mac67 ha scritto:Tiria ha scritto:@mac: per rispondere al tuo dilemma, dovrò essere inesorabilmente lungo (puoi leggermi a rate).
Il motivo è semplice: il problema abbraccia aspetti culturali, ecologici e socioeconomici.
L'aspetto culturale.
Gli europei e le popolazioni di estrazione europea del Nordamerica, del Sudafrica e dell'Oceania sono le sole in tutto il mondo che non contemplano gli insetti nella loro dieta tradizionale, fatta eccezione per alcune eccezioni di cui parlo dopo.
In tutto il resto del mondo gli insetti hanno sempre fatto parte e continuano a fare parte, più o meno marginalmente, della dieta, al punto che esistono oltre 1500 specie di insetti utilizzate come cibo. Da alcune popolazioni amerindie del Nordamerica alla maggior parte delle popolazioni amerindie di tutta l'America latina, in molte popolazioni dell'America latina di origine spagnola o portoghese (in particolare i messicani, veri e propri entomofagi), in Africa, in Asia.
Ma tutto queste cose le so già. La mai domanda è: perché questo insistere sul farli mangiare anche a noi? Gli altri lo fanno già, e gli auguro buon appetito. Io preferisco di no, e non me li vorrei nemmeno ritrovare come ingrediente in qualche prodotto da supermercato.
Dovresti discernere tra il contorno sensazionalistico e folcloristico che si vuole dare ad una notizia sulla stampa di tipo generalistico (come l'articolo del tuo collegamento) e un approccio più serio che invece si può riscontrare in un articolo scientifico o un saggio che tratti di cultura o di ecologia o di nutrizione.
Chi si occupa di queste tematiche prescinde dagli aspetti organolettici e mette invece il focus sugli aspetti ecologici, nutrizionali ed economici. Vedi ad esempio quel breve articolo che ho linkato sul sito della FAO. Più sotto c'è una nota informativa sui vantaggi che possono derivare da un'estesa diffusione dell'entomofagia nella riduzione delle emissioni di gas serra, problema probabilmente più percettibile dato che ormai i cambiamenti climatici associati al riscaldamento globale sono materia di tutti i giorni.
L'articolo di Repubblica è uno specchietto per allodole rivolto più a catalizzare l'interesse folcloristico che a dare un'informazione seria. A iniziare dall'infelice titolo "Vermi fritti al posto delle patatine". Lo scopo di quell'articolo non è quello di convincerti che i vermi fritti siano più buoni delle patatine. È solo quello di puntare all'innata repulsione entomofoba radicata nella nostra cultura alimentare e scatenare una specie di catena di Sant'Antonio che porta necessariamente a linkare l'articolo sui social e richiamare lettori. Rumor. Tutto lì.
E infatti, da come si sta diffondendo sui social il link a quell'articolo, l'obiettivo è stato centrato. Poi, quando l'articolo passerà nel dimenticatoio, se ne farà un altro che apparentemente ti vorrà convincere della bontà di uno spiedino di cavallette.
Cherchez la femme ;-)
Tiria- Messaggi : 755
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Re: Ma che fine ha fatto?
Tiria ha scritto:
Dovresti discernere tra il contorno sensazionalistico e folcloristico che si vuole dare ad una notizia sulla stampa di tipo generalistico (come l'articolo del tuo collegamento) e un approccio più serio che invece si può riscontrare in un articolo scientifico o un saggio che tratti di cultura o di ecologia o di nutrizione.
Chi si occupa di queste tematiche prescinde dagli aspetti organolettici e mette invece il focus sugli aspetti ecologici, nutrizionali ed economici. Vedi ad esempio quel breve articolo che ho linkato sul sito della FAO. Più sotto c'è una nota informativa sui vantaggi che possono derivare da un'estesa diffusione dell'entomofagia nella riduzione delle emissioni di gas serra, problema probabilmente più percettibile dato che ormai i cambiamenti climatici associati al riscaldamento globale sono materia di tutti i giorni.
L'articolo di Repubblica è uno specchietto per allodole rivolto più a catalizzare l'interesse folcloristico che a dare un'informazione seria. A iniziare dall'infelice titolo "Vermi fritti al posto delle patatine". Lo scopo di quell'articolo non è quello di convincerti che i vermi fritti siano più buoni delle patatine. È solo quello di puntare all'innata repulsione entomofoba radicata nella nostra cultura alimentare e scatenare una specie di catena di Sant'Antonio che porta necessariamente a linkare l'articolo sui social e richiamare lettori. Rumor. Tutto lì.
E infatti, da come si sta diffondendo sui social il link a quell'articolo, l'obiettivo è stato centrato. Poi, quando l'articolo passerà nel dimenticatoio, se ne farà un altro che apparentemente ti vorrà convincere della bontà di uno spiedino di cavallette.
Cherchez la femme ;-)
Mica tanto. Certo, il titolo è fatto per acchiappare i clic, però l'articolo parla di un incontro promosso dalla Coldiretti, che non lo fa certo per sensazionalismo.
mac67- Messaggi : 7123
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Re: Ma che fine ha fatto?
arrubiu ha scritto:Segnalo solo questo interessante libro, per chi fosse interessato all'argomento: http://www.einaudi.it/libri/libro/marvin-harris/buono-da-mangiare/978880622629Tiria ha scritto:@mac: per rispondere al tuo dilemma, dovrò essere inesorabilmente lungo (puoi leggermi a rate).
Il motivo è semplice: il problema abbraccia aspetti culturali, ecologici e socioeconomici.
L'aspetto culturale. [...]
Non so come è il libro, ma lo sviluppo dell'argomento è sicuramente interessante. Io mi sono documentato, qualche anno fa, sull'entomofagia, non sono un appassionato e probabilmente la mia repulsione culturale avrà sempre la meglio e sarò restìo a mangiare insetti, ma ho studiato e analizzato il tema e razionalmente sono un sostenitore dell'entomofagia perché svincolo l'argomento dai miei gusti specifici.
Che sia un fatto esclusivamente culturale è una convinzione a cui sono autonomamente pervenuto anni fa. Tant'è che a suo tempo ho scritto voci e sezioni sull'argomento anche su Wikipedia, come ad esempio https://it.wikipedia.org/wiki/Insecta#Utilit.C3.A0 e https://it.wikipedia.org/wiki/Axay%C3%A1catl
Senza alcun intento di voler convincere a mangiare bacherozzi. Solo far vedere che ci sono altre forme di vita e di pensiero nel pianeta :-D
Tiria- Messaggi : 755
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Re: Ma che fine ha fatto?
mac67 ha scritto:
Mica tanto. Certo, il titolo è fatto per acchiappare i clic, però l'articolo parla di un incontro promosso dalla Coldiretti, che non lo fa certo per sensazionalismo.
Attenzione, la Coldiretti ha una posizione fortemente critica sul novel food perché rappresenta un elemento di competizione con la dieta basata su ingredienti della nostra tradizionale produzione. La Coldiretti difende gli interessi di chi alleva maiali o coltiva melanzane, non di chi alleverà bacherozzi da servire nelle tavole, perché al momento nessun agricoltore o allevatore iscritto alla Coldiretti alleva bacherozzi.
L'incontro promosso dalla Coldiretti ha uno scopo puramente promozionale in difesa della nostra cucina tradizionale contro la minaccia dell'evoluzione culturale che può derivare dall'apertura normativa dell'UE.
Tiria- Messaggi : 755
Data d'iscrizione : 21.06.17
Re: Ma che fine ha fatto?
Ahah:)
È un libro di un antropologo, l'avevo studiato all'università, di una "scuola" che se ricordo bene era denominata "materialismo culturale".
Insomma l'orizzonte è questo.
È un libro di un antropologo, l'avevo studiato all'università, di una "scuola" che se ricordo bene era denominata "materialismo culturale".
Insomma l'orizzonte è questo.
arrubiu- Moderatore
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Località : Casteddu70
Re: Ma che fine ha fatto?
arrubiu ha scritto:Ahah:)
È un libro di un antropologo, l'avevo studiato all'università, di una "scuola" che se ricordo bene era denominata "materialismo culturale".
Insomma l'orizzonte è questo.
L'antropologia è una materia che sicuramente allarga la mente. Quasi sempre non ci rendiamo conto del fatto che la nostra realtà è percepita come quella "normale" perché costruita solidamente su fondamenti culturali. Al punto da considerare bizzarro e incomprensibile tutto ciò che non è coerente con essa.
Tiria- Messaggi : 755
Data d'iscrizione : 21.06.17
Re: Ma che fine ha fatto?
Credo che per leggere la dissertazione di Tiria mi ci vorrà una settimanella ;-) ma francamente, al posto della foto della larva preferivo quella del mare...
Anche se chi già mangia insetti e vermi vari assicura della loro prelibatezza, credo che io riuscirò a ingoiarne qualcuno solo in caso di sopravvivenza all'apocalisse cui mac allude; e se riuscirò a sopravvivere all'apocalisse morirò di certo dopo averli mangiati :-)
Anche se chi già mangia insetti e vermi vari assicura della loro prelibatezza, credo che io riuscirò a ingoiarne qualcuno solo in caso di sopravvivenza all'apocalisse cui mac allude; e se riuscirò a sopravvivere all'apocalisse morirò di certo dopo averli mangiati :-)
sempreconfusa1- Messaggi : 6338
Data d'iscrizione : 05.08.11
Località : MA COSA E' SUCCESSO AL FORUM??????
Re: Ma che fine ha fatto?
sempreconfusa1 ha scritto:ma francamente, al posto della foto della larva preferivo quella del mare
Personalmente trovo certe macro di insetti affascinanti quanto una foto de is Arenas Biancas o dei pinnacoli di Zhangjiajie o dei ghiacciai della Patagonia, ma non saprei dire cosa preferire. Il bello è bello senza paragoni. Per me, che sono appassionato sia di entomologia sia di geologia non c'è una preferenza.
Dai un'occhiata a queste foto e dimmi se c'è qualcosa di più bello: https://www.chaosofdelight.org/forcipomyia/#all-about-forcipomyiinae
Poi dai un'occhiata a questo foto e dimmi se c'è qualcosa di più bello: http://ngm.nationalgeographic.com/2012/02/vermilion-cliffs/barnes-photography
Questi due sono solo due esempi, ci sarebbe l'imbarazzo della scelta, ma li ho fatti per farti capire che personalmente non saprei decidere se preferire la bellezza di un insetto visto allo stereoscopio o la bellezza delle rocce dei Vermilion Cliffs.
Tiria- Messaggi : 755
Data d'iscrizione : 21.06.17
Re: Ma che fine ha fatto?
Tiria ha scritto:sempreconfusa1 ha scritto:ma francamente, al posto della foto della larva preferivo quella del mare
Personalmente trovo certe macro di insetti affascinanti quanto una foto de is Arenas Biancas o dei pinnacoli di Zhangjiajie o dei ghiacciai della Patagonia, ma non saprei dire cosa preferire. Il bello è bello senza paragoni. Per me, che sono appassionato sia di entomologia sia di geologia non c'è una preferenza.
Dai un'occhiata a queste foto e dimmi se c'è qualcosa di più bello: https://www.chaosofdelight.org/forcipomyia/#all-about-forcipomyiinae
Poi dai un'occhiata a questo foto e dimmi se c'è qualcosa di più bello: http://ngm.nationalgeographic.com/2012/02/vermilion-cliffs/barnes-photography
Questi due sono solo due esempi, ci sarebbe l'imbarazzo della scelta, ma li ho fatti per farti capire che personalmente non saprei decidere se preferire la bellezza di un insetto visto allo stereoscopio o la bellezza delle rocce dei Vermilion Cliffs.
Ho una linea un po' ballerina, e tardo ad aprire il link, che penso contenga immagini bellissime. Nel frattempo vorrei precisare che io mi riferivo alle "larve", non tanto agli insetti, che trovo affascinanti anche io, dunque in questo forse siamo più simili di quanto tu non creda ;-) (ho solo una repulsione per -alcuni- di essi e per i vermi).
Vado a riprovare con i link.
p.s. visti. Immagini affascinanti, visti con la lente sembrano migliori ma comunque preferisco gli insetti :-)
sempreconfusa1- Messaggi : 6338
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Località : MA COSA E' SUCCESSO AL FORUM??????
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