dalla scuola della Costituzione alla scuola azienda col padrone
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Re: dalla scuola della Costituzione alla scuola azienda col padrone
E' in buona sostanza ciò che si tentò di fare con la famosa proposta di legge Aprea (era il 2012, mi pare, governo Monti). Da notare che la stessa Aprea l'ha riproposta pari pari, a sua firma, in questa legislatura.
mattopris- Messaggi : 1168
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Re: dalla scuola della Costituzione alla scuola azienda col padrone
Il documento di ANP è tra il grottesco e l'horror e, come testimonia anche il nauseante linguaggio adottato, configura una scuola totalmente aziendalizzata, in cui c'è un dominus assoluto (il dirigente) affiancato da una ristretta cerchia di quadri a lui fedele (middle management) che funga da cinghia di trasmissione delle sue volontà e via via una serie di stratificazioni fino ai bistrattati docenti semplici, servi della gleba che dovranno sottostare alle direttive di questa sorta di politburo, privati della libertà di insegnamento e della rappresentanza negli organi collegiali.
Secondo questa visione i docenti, oltre a sottostare a maggiore flessibilità oraria e a una riduzione dei diritti, dovrebbero adeguarsi alle richieste di modifiche dei propri insegnamenti, sottostare a corsi di aggiornamento, virare verso un certo tipo di didattica improntata alla digitalizzazione e alla ultime tendenze delle mode pedagogiche del momento, in totale spregio verso il dettato della costituzione.
La visione di scuola che traspare nel documento non è più infatti quella costituzionale di diritto universale, esteso a tutti, ma è quella di un servizio nel quale più paghi, più prendi e più pretendi. Si sfrutta l'occasione della pandemia per imporre una visione falso-efficientista, privatistica e verticistica che la pandemia stessa ha rivelato fallimentare sia nella scuola, sia drammaticamente nel sistema sanitario. L'ANP ricorda un po' confindustria, portatrice di una visione corporativa, non unificante e sempre meno rappresentativa; si tratta infatti di una sorta di sindacato dei presidi simile per certi versi ad alcuni sindacati dei docenti che si occupano degli aspetti più legulei della scuola, forzando la norma alla emersione di diritti che, in realtà, non esistono.
Ritengo nostro dovere di docenti respingere questa visione che ci ridurrebbe a meri esecutori, non più protagonisti dell'insegnamento, semplici applicatori di tecniche didattiche di stampo pedagogistico o intrise di fascinazione acritica per le nuove tecnologie, ai quali si potrebbe anche chiedere di fare anziché 18 ore in N classi, ad esempio, 36 mezz'ore nel doppio delle classi, o a essere obbligati a forme di straordinario non volontario e così via.
Per quanto mi riguarda la responsabilità di essere caduti in questo pasticcio va attribuita per buona parte ai colleghi che, negli anni, hanno avallato una sempre maggiore marginalità della docenza all'interno della scuola, mostrandosi divisi, reciprocamente rancorosi, insofferenti verso gli adempimenti collegiali, ma fin troppo accondiscendenti all'esponenziale aumento di quelli burocratici, che corrispondono a una visione di controllo totalitario all'interno delle scuole. Dopo la battaglia di massa contro la buona scuola renziana, abbiamo introiettato la sconfitta e quella riforma, adeguandosi al nuovo assetto anziché combatterlo. Per non parlare dei sindacati, che sono diventati essi stessi parte integrante di quel "middle management", per usare l'orrida espressione, che ora a parole fingono di contrastare e hanno condotto battaglie di retroguardia su presunti (e spesso inesistenti) diritti individuali che hanno contribuito ad ingessare il sistema scuola e a provocare reazioni di analoga, ottusa rigidità nei dirigenti scolastici, sempre più padroni assoluti e non più primus inter pares come ai tempi del preside elettivo.
Credo che quindi noi docenti dovremmo non solo rifiutare in blocco la provocazione del sindacato dei presidi, ma anche proporne una alternativa che rimetta al centro della scuola non il discente (come è di moda affermare), non il dirigente come capo d'azienda, ma la docenza intesa come libera professione intellettuale.
Per esempio invece di reclamare l'ennesima sanatoria per i precari, sobillata da destra come da sinistra, dovremmo chiedere una riforma degli organi collegiali che riporti in capo ai docenti la possibilità di autodeterminarsi, anche mediante l'elezione del preside, e reclamare che gli investimenti promessi per la scuola, non sufficienti ma neanche indifferenti, vadano impiegati nella direzione della riduzione del numero di alunni per classe e per il ripristino delle attività laboratoriali gratuite e curricolari, con l'acquisto del necessario materiale e l'assunzione del personale necessario.
Secondo questa visione i docenti, oltre a sottostare a maggiore flessibilità oraria e a una riduzione dei diritti, dovrebbero adeguarsi alle richieste di modifiche dei propri insegnamenti, sottostare a corsi di aggiornamento, virare verso un certo tipo di didattica improntata alla digitalizzazione e alla ultime tendenze delle mode pedagogiche del momento, in totale spregio verso il dettato della costituzione.
La visione di scuola che traspare nel documento non è più infatti quella costituzionale di diritto universale, esteso a tutti, ma è quella di un servizio nel quale più paghi, più prendi e più pretendi. Si sfrutta l'occasione della pandemia per imporre una visione falso-efficientista, privatistica e verticistica che la pandemia stessa ha rivelato fallimentare sia nella scuola, sia drammaticamente nel sistema sanitario. L'ANP ricorda un po' confindustria, portatrice di una visione corporativa, non unificante e sempre meno rappresentativa; si tratta infatti di una sorta di sindacato dei presidi simile per certi versi ad alcuni sindacati dei docenti che si occupano degli aspetti più legulei della scuola, forzando la norma alla emersione di diritti che, in realtà, non esistono.
Ritengo nostro dovere di docenti respingere questa visione che ci ridurrebbe a meri esecutori, non più protagonisti dell'insegnamento, semplici applicatori di tecniche didattiche di stampo pedagogistico o intrise di fascinazione acritica per le nuove tecnologie, ai quali si potrebbe anche chiedere di fare anziché 18 ore in N classi, ad esempio, 36 mezz'ore nel doppio delle classi, o a essere obbligati a forme di straordinario non volontario e così via.
Per quanto mi riguarda la responsabilità di essere caduti in questo pasticcio va attribuita per buona parte ai colleghi che, negli anni, hanno avallato una sempre maggiore marginalità della docenza all'interno della scuola, mostrandosi divisi, reciprocamente rancorosi, insofferenti verso gli adempimenti collegiali, ma fin troppo accondiscendenti all'esponenziale aumento di quelli burocratici, che corrispondono a una visione di controllo totalitario all'interno delle scuole. Dopo la battaglia di massa contro la buona scuola renziana, abbiamo introiettato la sconfitta e quella riforma, adeguandosi al nuovo assetto anziché combatterlo. Per non parlare dei sindacati, che sono diventati essi stessi parte integrante di quel "middle management", per usare l'orrida espressione, che ora a parole fingono di contrastare e hanno condotto battaglie di retroguardia su presunti (e spesso inesistenti) diritti individuali che hanno contribuito ad ingessare il sistema scuola e a provocare reazioni di analoga, ottusa rigidità nei dirigenti scolastici, sempre più padroni assoluti e non più primus inter pares come ai tempi del preside elettivo.
Credo che quindi noi docenti dovremmo non solo rifiutare in blocco la provocazione del sindacato dei presidi, ma anche proporne una alternativa che rimetta al centro della scuola non il discente (come è di moda affermare), non il dirigente come capo d'azienda, ma la docenza intesa come libera professione intellettuale.
Per esempio invece di reclamare l'ennesima sanatoria per i precari, sobillata da destra come da sinistra, dovremmo chiedere una riforma degli organi collegiali che riporti in capo ai docenti la possibilità di autodeterminarsi, anche mediante l'elezione del preside, e reclamare che gli investimenti promessi per la scuola, non sufficienti ma neanche indifferenti, vadano impiegati nella direzione della riduzione del numero di alunni per classe e per il ripristino delle attività laboratoriali gratuite e curricolari, con l'acquisto del necessario materiale e l'assunzione del personale necessario.
herman il lattoniere- Messaggi : 1676
Data d'iscrizione : 15.11.17
Re: dalla scuola della Costituzione alla scuola azienda col padrone
PS la signora Aprea ha elaborato la sua proposta di legge all'interno della XVI legislatura, sotto il governo Berlusconi IV e dalle file di Forza Italia. Con Monti non c'entra nulla.
herman il lattoniere- Messaggi : 1676
Data d'iscrizione : 15.11.17
Re: dalla scuola della Costituzione alla scuola azienda col padrone
...che è esattamente la stessa legislatura che poi si è conclusa con il governo Monti. La proposta originaria era del 2008 ma poi era stata riproposta nel 2012 con delle modifiche, ed era pure stata approvata in Commissione alla Camera (ddl "Aprea-Ghizzoni").
mattopris- Messaggi : 1168
Data d'iscrizione : 12.11.19
Età : 36
Località : Treviso
Re: dalla scuola della Costituzione alla scuola azienda col padrone
[quote="herman il lattoniere"]Il documento di ANP è tra il grottesco e l'horror e, come testimonia anche il nauseante linguaggio adottato, configura una scuola totalmente aziendalizzata, in cui c'è un dominus assoluto (il dirigente) affiancato da una ristretta cerchia di quadri a lui fedele (middle management) che funga da cinghia di trasmissione delle sue volontà e via via una serie di stratificazioni fino ai bistrattati docenti semplici, servi della gleba che dovranno sottostare alle direttive di questa sorta di politburo, privati della libertà di insegnamento e della rappresentanza negli organi collegiali.
Secondo questa visione i docenti, oltre a sottostare a maggiore flessibilità oraria e a una riduzione dei diritti, dovrebbero adeguarsi alle richieste di modifiche dei propri insegnamenti, sottostare a corsi di aggiornamento, virare verso un certo tipo di didattica improntata alla digitalizzazione e alla ultime tendenze delle mode pedagogiche del momento, in totale spregio verso il dettato della costituzione.
La visione di scuola che traspare nel documento non è più infatti quella costituzionale di diritto universale, esteso a tutti, ma è quella di un servizio nel quale più paghi, più prendi e più pretendi. Si sfrutta l'occasione della pandemia per imporre una visione falso-efficientista, privatistica e verticistica che la pandemia stessa ha rivelato fallimentare sia nella scuola, sia drammaticamente nel sistema sanitario. L'ANP ricorda un po' confindustria, portatrice di una visione corporativa, non unificante e sempre meno rappresentativa; si tratta infatti di una sorta di sindacato dei presidi simile per certi versi ad alcuni sindacati dei docenti che si occupano degli aspetti più legulei della scuola, forzando la norma alla emersione di diritti che, in realtà, non esistono.
Ritengo nostro dovere di docenti respingere questa visione che ci ridurrebbe a meri esecutori, non più protagonisti dell'insegnamento, semplici applicatori di tecniche didattiche di stampo pedagogistico o intrise di fascinazione acritica per le nuove tecnologie, ai quali si potrebbe anche chiedere di fare anziché 18 ore in N classi, ad esempio, 36 mezz'ore nel doppio delle classi, o a essere obbligati a forme di straordinario non volontario e così via.
Per quanto mi riguarda la responsabilità di essere caduti in questo pasticcio va attribuita per buona parte ai colleghi che, negli anni, hanno avallato una sempre maggiore marginalità della docenza all'interno della scuola, mostrandosi divisi, reciprocamente rancorosi, insofferenti verso gli adempimenti collegiali, ma fin troppo accondiscendenti all'esponenziale aumento di quelli burocratici, che corrispondono a una visione di controllo totalitario all'interno delle scuole. Dopo la battaglia di massa contro la buona scuola renziana, abbiamo introiettato la sconfitta e quella riforma, adeguandosi al nuovo assetto anziché combatterlo. Per non parlare dei sindacati, che sono diventati essi stessi parte integrante di quel "middle management", per usare l'orrida espressione, che ora a parole fingono di contrastare e hanno condotto battaglie di retroguardia su presunti (e spesso inesistenti) diritti individuali che hanno contribuito ad ingessare il sistema scuola e a provocare reazioni di analoga, ottusa rigidità nei dirigenti scolastici, sempre più padroni assoluti e non più primus inter pares come ai tempi del preside elettivo.
Credo che quindi noi docenti dovremmo non solo rifiutare in blocco la provocazione del sindacato dei presidi, ma anche proporne una alternativa che rimetta al centro della scuola non il discente (come è di moda affermare), non il dirigente come capo d'azienda, ma la docenza intesa come libera professione intellettuale.
Per esempio invece di reclamare l'ennesima sanatoria per i precari, sobillata da destra come da sinistra, dovremmo chiedere una riforma degli organi collegiali che riporti in capo ai docenti la possibilità di autodeterminarsi, anche mediante l'elezione del preside, e reclamare che gli investimenti promessi per la scuola, non sufficienti ma neanche indifferenti, vadano impiegati nella direzione della riduzione del numero di alunni per classe e per il ripristino delle attività laboratoriali gratuite e curricolari, con l'acquisto del necessario materiale e l'assunzione del personale necessario.[/quote]
In altri termini abrogare l'art. 21 della Legge 59 del 97, il DPR 275/99, il dlsg 165/2001, la 107/2015, modificare ancora una volta il Titolo V parte seconda della Costituzione (art. 117) e ignorare decine di sentenze della Corte Suprema.
Secondo questa visione i docenti, oltre a sottostare a maggiore flessibilità oraria e a una riduzione dei diritti, dovrebbero adeguarsi alle richieste di modifiche dei propri insegnamenti, sottostare a corsi di aggiornamento, virare verso un certo tipo di didattica improntata alla digitalizzazione e alla ultime tendenze delle mode pedagogiche del momento, in totale spregio verso il dettato della costituzione.
La visione di scuola che traspare nel documento non è più infatti quella costituzionale di diritto universale, esteso a tutti, ma è quella di un servizio nel quale più paghi, più prendi e più pretendi. Si sfrutta l'occasione della pandemia per imporre una visione falso-efficientista, privatistica e verticistica che la pandemia stessa ha rivelato fallimentare sia nella scuola, sia drammaticamente nel sistema sanitario. L'ANP ricorda un po' confindustria, portatrice di una visione corporativa, non unificante e sempre meno rappresentativa; si tratta infatti di una sorta di sindacato dei presidi simile per certi versi ad alcuni sindacati dei docenti che si occupano degli aspetti più legulei della scuola, forzando la norma alla emersione di diritti che, in realtà, non esistono.
Ritengo nostro dovere di docenti respingere questa visione che ci ridurrebbe a meri esecutori, non più protagonisti dell'insegnamento, semplici applicatori di tecniche didattiche di stampo pedagogistico o intrise di fascinazione acritica per le nuove tecnologie, ai quali si potrebbe anche chiedere di fare anziché 18 ore in N classi, ad esempio, 36 mezz'ore nel doppio delle classi, o a essere obbligati a forme di straordinario non volontario e così via.
Per quanto mi riguarda la responsabilità di essere caduti in questo pasticcio va attribuita per buona parte ai colleghi che, negli anni, hanno avallato una sempre maggiore marginalità della docenza all'interno della scuola, mostrandosi divisi, reciprocamente rancorosi, insofferenti verso gli adempimenti collegiali, ma fin troppo accondiscendenti all'esponenziale aumento di quelli burocratici, che corrispondono a una visione di controllo totalitario all'interno delle scuole. Dopo la battaglia di massa contro la buona scuola renziana, abbiamo introiettato la sconfitta e quella riforma, adeguandosi al nuovo assetto anziché combatterlo. Per non parlare dei sindacati, che sono diventati essi stessi parte integrante di quel "middle management", per usare l'orrida espressione, che ora a parole fingono di contrastare e hanno condotto battaglie di retroguardia su presunti (e spesso inesistenti) diritti individuali che hanno contribuito ad ingessare il sistema scuola e a provocare reazioni di analoga, ottusa rigidità nei dirigenti scolastici, sempre più padroni assoluti e non più primus inter pares come ai tempi del preside elettivo.
Credo che quindi noi docenti dovremmo non solo rifiutare in blocco la provocazione del sindacato dei presidi, ma anche proporne una alternativa che rimetta al centro della scuola non il discente (come è di moda affermare), non il dirigente come capo d'azienda, ma la docenza intesa come libera professione intellettuale.
Per esempio invece di reclamare l'ennesima sanatoria per i precari, sobillata da destra come da sinistra, dovremmo chiedere una riforma degli organi collegiali che riporti in capo ai docenti la possibilità di autodeterminarsi, anche mediante l'elezione del preside, e reclamare che gli investimenti promessi per la scuola, non sufficienti ma neanche indifferenti, vadano impiegati nella direzione della riduzione del numero di alunni per classe e per il ripristino delle attività laboratoriali gratuite e curricolari, con l'acquisto del necessario materiale e l'assunzione del personale necessario.[/quote]
In altri termini abrogare l'art. 21 della Legge 59 del 97, il DPR 275/99, il dlsg 165/2001, la 107/2015, modificare ancora una volta il Titolo V parte seconda della Costituzione (art. 117) e ignorare decine di sentenze della Corte Suprema.
kelila- Messaggi : 521
Data d'iscrizione : 13.07.19
Re: dalla scuola della Costituzione alla scuola azienda col padrone
Kelila l'autonomia scolastica ha evidentemente fallito, come ha evidentemente fallito la riforma del titolo V, come ha evidentemente fallito la riforma Renzi, come evidentemente non può funzionare l'inquadramento dell'insegnante alla pari di un impiegato pubblico sottoposto alla Brunetta e smi. Riguardo alle sentenze non so a cosa ti riferisca.
herman il lattoniere- Messaggi : 1676
Data d'iscrizione : 15.11.17
Re: dalla scuola della Costituzione alla scuola azienda col padrone
[quote="mattopris"]...che è esattamente la stessa legislatura che poi si è conclusa con il governo Monti. La proposta originaria era del 2008 ma poi era stata riproposta nel 2012 con delle modifiche, ed era pure stata approvata in Commissione alla Camera (ddl "Aprea-Ghizzoni").[/quote]
La paternità della proposta Aprea è del centro-destra, in particolare della parte più confindustriale di Forza Italia, un milieu culturale al quale Monti evidentemente non appartiene, per quanto sicuramente condividesse alcuni aspetti della proposta.
Cioè a ciascuno il suo.
La paternità della proposta Aprea è del centro-destra, in particolare della parte più confindustriale di Forza Italia, un milieu culturale al quale Monti evidentemente non appartiene, per quanto sicuramente condividesse alcuni aspetti della proposta.
Cioè a ciascuno il suo.
herman il lattoniere- Messaggi : 1676
Data d'iscrizione : 15.11.17
Re: dalla scuola della Costituzione alla scuola azienda col padrone
Certamente; il problema è che poi era stata approvata anche con i voti del Pd in commissione istruzione (e lo dico da elettore Pd). A dimostrazione del fatto che, purtroppo, certe ideacce sono trasversali alla nostra classe politica; e, fatalità, sono sempre quelle che mirano a comprimere i diritti dei lavoratori...
mattopris- Messaggi : 1168
Data d'iscrizione : 12.11.19
Età : 36
Località : Treviso
Re: dalla scuola della Costituzione alla scuola azienda col padrone
I concorsi pubblici per dirigenti scolastici hanno fallito, bisognerebbe chiudere una volta per tutte. Lo stato deve assumere dirigenti bravi ma non è in grado, i dirigenti vanno scelti (eletti) dai docenti tra quelli più capaci. Elezione da rinnovare con cadenza quinquennale, come per i sindaci.
Sconcertato_2- Messaggi : 832
Data d'iscrizione : 06.02.18
Re: dalla scuola della Costituzione alla scuola azienda col padrone
Nelle scuole polacche il preside viene eletto tra i docenti che ne hanno titolo (serve una qualifica superiore a quella di docente, tipo un master) da una commissione composta dai docenti della scuola e da alcuni politici locali (credo l'equivalente di alcuni esponenti delegati dal consiglio comunale).
Anni fa ho partecipato ad uno scambio culturale con una scuola polacca, erano in fermento perché il preside era al suo ultimo anno di servizio prima della pensione. C'erano due persone candidate a sostituirlo, le uniche della scuola ad averne titolo, erano state nominate entrambe vicepreside, la nomina del nuovo preside sarebbe stata di lì ad un paio di mesi.
Anni fa ho partecipato ad uno scambio culturale con una scuola polacca, erano in fermento perché il preside era al suo ultimo anno di servizio prima della pensione. C'erano due persone candidate a sostituirlo, le uniche della scuola ad averne titolo, erano state nominate entrambe vicepreside, la nomina del nuovo preside sarebbe stata di lì ad un paio di mesi.
@melia- Messaggi : 4461
Data d'iscrizione : 12.07.15
Età : 65
Località : Padova
Re: dalla scuola della Costituzione alla scuola azienda col padrone
Giannelli ha bisogno di una vacanza. Lunga, molto lunga.
mac67- Messaggi : 7123
Data d'iscrizione : 09.04.12
Località : Pianeta Terra
Re: dalla scuola della Costituzione alla scuola azienda col padrone
[quote="mac67"]Giannelli ha bisogno di una vacanza. Lunga, molto lunga.[/quote]
No, secondo me ha bisogno di ritornare a lavorare in classe, per almeno un anno scolastico o due...
No, secondo me ha bisogno di ritornare a lavorare in classe, per almeno un anno scolastico o due...
paniscus_2.1- Messaggi : 5373
Data d'iscrizione : 31.10.17
Re: dalla scuola della Costituzione alla scuola azienda col padrone
[quote="franco71"][quote="mac67"]Giannelli ha bisogno di una vacanza. Lunga, molto lunga.[/quote]
Qualcosa mi dice che fosse favorevole alla chiamata diretta di renziana memoria.[/quote]
Come l'associazione che presiede.
Qualcosa mi dice che fosse favorevole alla chiamata diretta di renziana memoria.[/quote]
Come l'associazione che presiede.
Dec- Moderatore
- Messaggi : 88150
Data d'iscrizione : 23.08.10
Re: dalla scuola della Costituzione alla scuola azienda col padrone
[quote="franco71"][quote="Sconcertato_2"]I concorsi pubblici per dirigenti scolastici hanno fallito, bisognerebbe chiudere una volta per tutte. Lo stato deve assumere dirigenti bravi ma non è in grado, i dirigenti vanno scelti (eletti) dai docenti tra quelli più capaci. Elezione da rinnovare con cadenza quinquennale, come per i sindaci.[/quote]
Docenti scelti dai presidi e presidi scelti dai docenti. Ci rendiamo conto dell'enorme conflitto di interessi? I vecchi legislatori mi sa che fossero più lungimiranti degli attuali.[/quote]
Diciamo di quelli di cinque anni fa. A sostenere la chiamata diretta ci sono Forza Italia e Italia viva: non mi sembra che rappresentino una minaccia particolarmente grande in questo momento. L'idea del preside scelto dai docenti invece è sostenuta solo da qualche sindacato e non ha nessuna possibilità di essere presa in considerazione in parlamento.
Docenti scelti dai presidi e presidi scelti dai docenti. Ci rendiamo conto dell'enorme conflitto di interessi? I vecchi legislatori mi sa che fossero più lungimiranti degli attuali.[/quote]
Diciamo di quelli di cinque anni fa. A sostenere la chiamata diretta ci sono Forza Italia e Italia viva: non mi sembra che rappresentino una minaccia particolarmente grande in questo momento. L'idea del preside scelto dai docenti invece è sostenuta solo da qualche sindacato e non ha nessuna possibilità di essere presa in considerazione in parlamento.
Dec- Moderatore
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