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Mobilità vs nuovo piano assunzionale, ovvero il problema dell'ora presente

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Messaggio Da Enoc Dom Mar 28, 2021 7:21 pm

Secondo voci vieppiù insistenti, il governo Draghi si prepara ad una riforma epocale nel modello di reclutamento: la fine del precariato nella pubblica amministrazione italiana, segnatamente per quanto di interesse nelle scuole di ogni ordine e grado.
Questo, a ben pensarci, ha due conseguenze fondamentali: la pima immediata e la seconda mediata; possono seguire poi una serie di ragionamenti sul modus dell'operazione in corso.
La prima riguarda la fusione tra organico di fatto e di diritto. Per semplificare, su un milione o poco meno circa di dipendenti pubblici in servizio attualmente alle dipendenze di Viale Trastevere due terzi costituiscono posizioni giuridiche sine die e il restante terzo a tempo determinato; è proprio da quest'ultima sacca che le varie categorie e classi di docenti lavorano e hanno collaborato a mandare avanti storicamente la Scuola Italiana dopo il feroce taglio lineare della riforma Gelmini che ne aveva drasticamente ampliato il perimetro.

Questo modello, quello del precariato lungo in ingresso e del ruolo poi come conseguenza della maturazione per anzianità e titoli del docente lungo quest'iter del diritto al contratto a tempo indeterminato, ha generato non solo la classe docente tra le più anziane in europa, ma anche un settore dove le barriere all'ingresso sono state via via eliminate in modo direttamente proporzionale ai diritti lavorativi (è più facile fare il supplente senza aver vinto concorsi o conseguito abilitazioni, ma senza poter ambire velocemente ad una stabilizzazione definitiva); questo vuol dire che di fatto (e vengo alla conseguenza mediata), eliminando la distinzione tra organico di fatto di di diritto, per i nuovi insegnanti, ovvero coloro che sono senza abilitazioni o non hanno già vinto un concorso, cesserà la possibilità di lavorare facilmente come precari della scuola dalle rispettive graduatorie di ingresso, oggi terze fasce, come accade attualmente.

E' un fatto da tenere in considerazione: è vero che un modello che prevede un precariato lungo e diffuso in entrata produce inefficienze e disfunzioni, tra le quali l'età media del corpo docente come già ricordato, ma impatta certamente a due velocità nel Paese: al centro-nord viene mitigato dalla minore disoccupazione giovanile, mentre al sud è importante opportunità per i giovani di trovare un impiego pubblico dopo il percorso di laurea in modo non troppo difficile, visto il basso tasso di occupazione. In pratica e per essere molto netti, eliminare il precariato significa penalizzare l'occupazione nelle aree pià fragili dello stivale.

L'ultimo punto di interesse riguarda il "come lo si vuole fare". Attenzione, perchè a quanto pare riguarda tutti, anche i docenti di ruolo i quali spesso e volentieri una volta raggiunta l'altra sponda si dimenticano volentieri dei problemi di chi non ha attraversato ancora il guado, credendo che oramai non siano più beghe di loro competenza; ebbene il primo indizio è stato il blocco, clamoroso, della mobilità per i neoimmessi in ruolo.
Questo avrebbe dovuto far suonare un campanello d'allarme, in quanto provvedimento bipartisan, ma così non è stato; adesso la ratio del provvedimento è invece abbastanza chiara: si tratta di una fase propedeutica ad un blocco più sostanziale, quello che stanno pensando di effettuare per il piano straordinario di assunzioni.
E' infatti noto che le possibilità di ingresso nei ruoli avvengono dopo i trasferimenti, provinciali ed interprovinciali; questo vuol dire che eliminandoli si consentirebbe un massiccio ingresso dei docenti nelle graduatorie di ingresso (concorsuali oppure per titoli o entrambe).

Quindi il costo del riassorbimento del precariato è la forte limitazione della mobilità dei docenti di ruolo.

Successivamente, si aprirà la discussione sui percorsi che sceglieranno per l'immissione, ovvero sulla riforma del reclutamento: io dico subito che sono assolutamente contrario ad un ingresso da terza fascia per anzianità con l'anno di prova che diventa anno di abilitazione con valore concorsuale, svilendo i percorsi dei docenti precari nelle gradutatorie degli abilitati e dei vincitori di concorso (a volte queste due categorie coincidono).

Enoc

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Messaggio Da Ciope1981 Dom Mar 28, 2021 8:36 pm

I nuovi immessi da dove verrebbero?Dalla terza fascia o da altro?Se venissero da terza fascia ci sarebbe una diminuzione del precariato.

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Messaggio Da Enoc Mar Mar 30, 2021 7:29 pm

Ciope1981 ha scritto:I nuovi immessi da dove verrebbero?Dalla terza fascia o da altro?Se venissero da terza fascia ci sarebbe una diminuzione del precariato.

E' questo il punto. Non è così semplice come la fai tu. Precariato non vuol dire solo terza fascia, ci sono gli abilitati e gli abilitati vincitori di concorso.
In base a quale ragionamento solo l'assunzione dei precari di terza fascia farebbe diminuire il precariato?
Tra l'altro a regole vigenti è impossibile assumere nella P.A. senza un concorso o un corso concorso pubblico.


Ultima modifica di Enoc il Mar Mar 30, 2021 7:47 pm - modificato 1 volta.

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Messaggio Da paniscus_2.1 Mar Mar 30, 2021 7:38 pm

sea_sparrow_iv ha scritto:

questo non e' altro che la tipica visione aziendalista
dopo i 40 anni a parte i pochi che arrivano a posizioni
di dirigenza gli altri si prendono un calcio nel sedere

http://www.atdal.eu/chi-siamo/

Ma è possibile che questa citazione e questo link siano rivogati sistematicamente TUTTI I GIORNI??????

Ammetto che in certi settori del privato il problema esista, ma nella scuola francamente no.

Siccome qui si parla di scuola, è veramente il caso di ripetere questo ritornello così ossessivamente?

A meno che non si voglia sostenere che la scuola debba accollarsi la missione di "sistemare" tutti quelli che hanno perso il lavoro nel privato, ma spero che non si intenda questo.

paniscus_2.1

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Messaggio Da Enoc Mar Mar 30, 2021 7:46 pm

sea_sparrow_iv ha scritto:

si usa la parola < nonno > con tono offensivo
questo non e' altro che la tipica visione aziendalista
dopo i 40 anni a parte i pochi che arrivano a posizioni
di dirigenza gli altri si prendono un calcio nel sedere


Infatti sono pienamente concorde, mica intendevo dire che docente stagionato = docente peggiore, era solo una constatazione.

sea_sparrow_iv ha scritto:

quello che e' certo
e' che la resa dei conti sta arrivando
complice l'emergenza sanitaria e l'italia in bancarotta



Ancora con questa storia. Come fa un paese che ha ricchezza privata pari a 4 volte il suo debito pubblico a essere in bancarotta? A riprova, ogni volta che c'è un'asta di titoli del debito pubblico, la domanda supera sempre l'offerta (gli investitori ne vorrebbero acquistare molto di più).
A meno che tu non ti fidi di gente come questa, il classico "economista da youtube":

https://www.youtube.com/watch?v=y2L_C8kVldA

I suoi moniti ai dipendenti pubblici che sarebbero in pericolo, adagiati sullo smart working, è la più colossale e livorosa manifestazione del divide et impera voluto da chi al momento ha il potere in europa. Ti lascio alla visione dei video dove spiega che "arriveranno quantità enormi di liquidità con il governo Draghi", mentre nel link che ti ho postato si rende conto da solo che la Germania non vorrebbe nemmeno dare i due spicci del Recovery Fund.


sea_sparrow_iv ha scritto:

quello che a me fa paura
e' se daranno la possibilita' per le scuole
(singole o a gruppi in rete) di fare concorsi
e quindi di conseguenza assumere chi piace
al singolo preside e al suo < cerchio magico >

poi potrebbe anche essere
che si arrivera' alla possibilita' di licenziare un docente
anche per la singola scuola

e qua anche i cari (si fa per dire)
colleghi di ruolo potrebbero iniziare ad avere paura
se non si adatteranno al piano della scuola / azienda
al servizio dei clienti studenti e genitori


Qui concordo. Non accadrà mai. Hanno tentato di farlo molte volte, partendo da lontano (graduatorie regionali per il ruolo ti dice nulla?) ma sarebbe necessario superare la contrattazione nazionale regionalizzando l'istruzione, come avvenuto per la sanità.
In questo modo avrebbero lo strumento per fare quello che hanno fatto nel mercato del lavoro privato anche in quello pubblico, ovvero deflazione salariale, il vero dividendo dell'euro: avremmo due categorie di dipendenti pubblici, quelli "vecchi" con CCNL e salario attuale e quelli nuovi con contratto regionale, chiaramente a cifre inferiori.
E' uno scenario che potrebbe avvenire solo se la lega nord per la dipendenza dall'euro di Salvini superasse il 40% come minimo.

Enoc

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