Perché alcuni autistici rifiutano il contatto fisico?

Non sono insegnante di sostegno, tuttavia so e ho anche visto personalmente che alcuni alunni con autismo rifiutano il contatto fisico, tendono ad avere crisi se sono toccati, quindi mostrano rifiuto al contatto con gli altri. Come mai accade questo? Qual è il meccanismo per cui una mente autistica considera il contatto fisico come qualcosa di negativo, di fastidioso e persino fonte di sofferenza? Me lo chiedo perché mi interessa capire le dinamiche psicologiche dei soggetti con psicopatologie, come mai un qualcosa che è in realtà un atto di amore e di affetto (un abbraccio ad esempio) venga visto invece come negativo. Qualcuno saprebbe rispondermi o accampare qualche ipotesi sui motivi del rifiuto del contatto fisico nell'autismo?

Ci sono tantissimi libri sull'autismo. Certamente potranno esaudire le tue richieste.

Finalmente qualcuno che nell'area sostegno parla di sostegno e non di immissione in ruolo.
Darti la risposta certa è davvero difficile perché significherebbe dare una spiegazione sull'origine della patologia, cosa che per il momento nessuno è riuscito a fare. Esiste una teoria psicologica che giustifica il comportamento del bambino autistico e quindi della adulto autistico. è la cosiddetta teoria della mente. Il bambino autistico non svilupperebbe l'abilità di comprendere i propri stati d'animo, i propri desideri, le proprie emozioni, e soprattutto di comprendere che gli altri possano provare lo stesso oppure emozioni diverse. è come se la persona autistica non fosse in grado di analizzare questa capacità e di riconoscerla negli altri. quindi l'altro diventa qualcosa di diverso da sé, di sconosciuto, di estraneo. La vita della persona autistica è centrata sul proprio sé ed è, dunque circolare. Non in senso egoistico: è un isolamento che lo stesso non riesce a capire e quindi gestire.
http://www.tieniamente.it/2020/07/autismo-sviluppo-teoria-della-mente/

Una delle caratteristiche dello spettro autistico é, spesso, la presenza di un'ipersensibilità sensoriale o, al contrario, un'iposensibilità agli stimoli esterni. Pertanto, le persone con autismo, talvolta, elaborano in modo diverso dai neurotipici gli stimoli sensoriali; per questo molti non sopportano i rumori e la confusione, oppure detestano essere toccati. Una mia conoscente (autismo ad alto funzionamento ), ad esempio, non sopporta i vestiti fatti con determinati tessuti. I capi in lana, per esempio, per lei sono una tortura da indossare in quanto la sua ipersensibilità tattile le dà la sensazione, quando li indossa, di essere costantemente punta da spilli. Allo stesso modo, per lei il contatto fisico può essere fisicamente doloroso se brusco e deve prepararsi psicologicamente in anticipo per essere toccata dolcemente, perché le provoca sensazioni che non riesce a decifrare e questo le genera un loop psicologico da cui fa fatica poi a uscire. Ci sono invece altre persone con autismo che, al contrario, percepiscono gli stimoli tattili o uditivi ben al di sotto della media dei neurotipici (e talvolta, in situazioni che generano ansia, si autostimolano in vari modi, arrivando, nei casi limite, ad episodi autolesivi).

Sapevo anche io che di solito coesiste un'ipersensibilità sensoriale (ad esempio si può provare fastidio, oltre che per i tessuti, anche per il bagnato).

[quote="Scuola70"]Non sono insegnante di sostegno, tuttavia so e ho anche visto personalmente che alcuni alunni con autismo rifiutano il contatto fisico, tendono ad avere crisi se sono toccati, quindi mostrano rifiuto al contatto con gli altri. Come mai accade questo? Qual è il meccanismo per cui una mente autistica considera il contatto fisico come qualcosa di negativo, di fastidioso e persino fonte di sofferenza? Me lo chiedo perché mi interessa capire le dinamiche psicologiche dei soggetti con psicopatologie, come mai un qualcosa che è in realtà un atto di amore e di affetto (un abbraccio ad esempio) venga visto invece come negativo. Qualcuno saprebbe rispondermi o accampare qualche ipotesi sui motivi del rifiuto del contatto fisico nell'autismo?[/quote]

Non ci sono risposte univoche e certe, ci sono ricerche.

Pare, per esempio, che sia collegato al funzionamento della connettività della corteccia somatosensoriale e al funzionamento dell'amigdala.

L'università di Trento ci sta facendo studi interessanti.

Uno studio recente, gennaio 2019 ne parla, fra gli altri.  

https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fpsyt.2019.01016/full

Se cerchi nell'ambito delle neuroscienze puoi trovare cose interessanti.

Lili. Th molto interessante, grazie