RAPPORTO SULLA CONDIZIONE DEL SOSTEGNO IN ITALIA
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RAPPORTO SULLA CONDIZIONE DEL SOSTEGNO IN ITALIA
Il mestiere dell’insegnante di sostegno presenta numerosi aspetti di criticità che richiedono particolari competenze comunicative e che possono esporre a situazioni relazionali di tensione fino a risultare stressanti e causa di potenziale disadattamento, anche perché ciò incide sulla relazione con l’allievo certificato, sulle possibilità concrete di aiuto alla sua condizione didattica e vitale all’interno dell’Istituto.
Può accadere che i genitori dell’allievo certificato pretendano gli obiettivi minimi, perché non sanno (non possono) riconoscere e accettare la sua condizione effettiva minoritaria. In ciò è anche implicita l’attesa del buon andamento scolastico e della promozione. Di tale risultato il docente di sostegno si sente psicologicamente responsabile, creandosi sempre una relazione affettiva con il “suo” allievo. La sua situazione è l’opposto di quella del docente curriculare, la cui criticità è la disciplina in classe. Questa crea un clima che è spesso, senza alcuna giustificazione, di irrisione del docente di sostegno, perché è considerato dagli allievi un “corpo estraneo” senza “potere” (potere in senso didattico). Frequenti possono essere gli episodi di aggressività degli allievi della classe verso di lui, fino all’intimidazione. Atteggiamento questo ultimo che può caratterizzare il comportamento del docente di materia. Quest’ultimo valuta gli allievi e considera una sua prerogativa (che è suo “potere”) bocciarli (e spesso non si pone uno scrupolo nel farlo, trovando in ciò conferma del suo ruolo e status). Il docente di sostegno, invece, proprio a causa del suo specifico ruolo, che lo vede assegnato al suo allievo in condizione di aiuto e quindi “protettiva” (il sostegno è a tutti gli effetti una professione di aiuto), si identifica con il “destino” del suo allievo. Se questo è a rischio bocciatura, il docente può provare sensi di colpa e può anche sviluppare stati di ansia e di vera e propria angoscia. Si sente chiamato a rendere conto di ciò ai genitori, che, prendendo le parti del loro figlio, ne giudicano l’operato in base al suo successo o fallimento. Questo giudizio è emesso anche dai docenti curricolari e dai compagni di classe. La condizione del sostegno è interrelata con vincoli e difficoltà di ogni tipo, che non vengono risolte e facilitare dalla normativa scolastica, la quale è fortemente carente su più punti di vista. Essa non obbliga il docente di materia a “collaborare”; non lo vincola in modo stringente a modificare le verifiche, fatto questo a cui egli spesso di oppone (contraddicendo la legge), adducendo motivazioni dissuasive e persuasive. All’inizio dell’anno scolastico il docente di sostegno deve pagarsi tutti i libri di tutte le discipline (che possono anche essere venti o trenta libri, per tutte le classi in cui sono inseriti i suoi allievi), perché la normativa non obbliga gli editori a dargli i libri gratuitamente, come invece avviene con i docenti di materia. Se, dal punto di vista della deontologia professionale, il docente di materia è obbligato a collaborare, egli può facilmente cavarsela concedendo pochi secondi (neppure minuti) a inizio lezione, e fornendo informazioni insufficienti. Egli inoltre interferisce negativamente col sostegno in vari modi, fino a negare l’uscita dell’allievo dalla classe, perché - egli dice – è lui che decide, in quanto – di ciò è convito - è lui il solo “vero docente” della classe, che prende le decisioni finali su tutti gli allievi, e quindi anche sull’allievo certificato. La mancanza di collaborazione del docente di materia è uno dei due motivi principali che rendono difficile il ruolo del sostegno, sottoponendolo a numerose difficoltà in vista delle verifiche e degli esami finali. Non si può semplificare tutto, e appunto il docente di sostegno, in mancanza di tale collaborazione, non sa cosa deve semplificare. Il secondo motivo sono le discipline. Nella classe tecnico-professionale AD03, nella quale sono inclusi ad esempio docenti di sostegno laureati in diritto e in economia (provenienti da queste classi di concorso), questi si trovano a dover studiare, semplificare e insegnare materie non di loro competenza, come disegno tecnico e artistico, computer, arredamento, moda e cucito (si deve apprendere come si disegnano e di tagliano e cuciono i vestiti), discipline meccaniche (in cui si deve anche saper usare le macchine utensili, come il tornio), discipline elettroniche (e quindi pneumatica e sistemi). Tutto ciò lo devono apprendere anche gli allievi. La difficoltà, che appare a volte insormontabile, si trova quando la materia è del quarto e del quinto anno, per cui il docente di sostegno si trova a dover “recuperare” all’inizio (velocemente, per se stesso) tutto il programma di terza o di quarta, di discipline per le quali può anche non essere portato (è del tutto naturale che gli allievi, che hanno scelto uno specifico indirizzo, possano essere più bravi di un qualunque docente). Ci sono infatti perfino ingegneri meccanici che non sanno usare il programma al computer per il disegno tecnico; invece, al docente di sostegno è richiesto – per contratto - di essere quasi onnisciente e quindi tuttologo e enciclopedico. Alcuni insegnanti di sostegno hanno per questo avanzato l’idea che il sostegno sia insegnato dagli stessi docenti di disciplina, il cui orario sarebbe quindi diviso a metà tra docenza di materia e docenza di sostegno, scomparendo il solo sostegno (che è a tutti gli effetti considerata una “docenza di serie B”). Il docente di sostegno è spesso psicologicamente rifiutato dal suo allievo e perfino “maltrattato” dai colleghi di disciplina, che possono giungere anche a “ricattarlo”. Ciò può accadere perché la normativa assegna il potere di valutare le verifiche solo al docente di materia. Il sostegno, senza poter valutare (mettere il voto) è una funzione docenza “dimezzata”. Pretendendo rispetto e un rapporto alla pari con il docente di disciplina, questo può vendicarsi in sede di correzione delle verifiche dell’allievo certificato. Spesso accade che, durante gli scrutini, il voto dato all’allievo sia più basso di quanto aspettato: è esso oggettivo oppure è un “segnale” verso il docente di sostegno ? Con la conseguenza ulteriore che l’allievo protesta con il suo docente, perché la sua “tensione” con il collega “lo danneggia”. La spiegazione di ciò è psicologica: il rapporto di collaborazione viene scambiato per rapporto di subordinazione e occasione di dominio. Il docente di sostegno può essere anche trattato come un allievo, cioè sgridato e giudicato davanti alla classe. Il docente di sostegno deve sempre “chiedere” la collaborazione, e questa, essendo espressione di bisogno dell’uno verso l’altro, diventa occasione di dipendenza e potere della materia sul sostegno. In questa “dipendenza” si sviluppano facilmente le dinamiche di potere, di dominio e anche di maltrattamento e ricatto della prima verso il secondo. Non è prevista a inizio anno una riunione con tutti i docenti e con ciascuno per delineare il percorso comune da fare e le condizioni a cui attenersi. Né sarebbe possibile farlo, sia perché le eccezioni in un anno scolastico sono innumerevoli e non possono essere tutte previste all’inizio, sia perché il docente curricolare non vuole vincolarsi a impegni e comportamenti che possono compromettere la sua libertà e il suo “potere”.
Un’altra condizione molto critica è quella di allievi che possono essere particolarmente stressanti, a causa di una loro patologia (come l’autismo), che può risultare molto grave, per cui il docente di sostegno si trova a dover svolgere il compito di un infermiere o di uno psichiatra, non per competenza ma per tolleranza e capacità di sopportazione (l’allievo può essere aggressivo e violento). In tale situazione, di esasperazione della funzione di “aiuto”, si ha, per paradosso, la negazione della propria funzione didattica: il docente di sostegno, infatti, è solo un insegnante e dove solo insegnare, e non è un infermiere da clinica psichiatrica. Egli, nel suo mestiere, può essere anche ferito (fisicamente) dall’allievo.
Può accadere che i genitori dell’allievo certificato pretendano gli obiettivi minimi, perché non sanno (non possono) riconoscere e accettare la sua condizione effettiva minoritaria. In ciò è anche implicita l’attesa del buon andamento scolastico e della promozione. Di tale risultato il docente di sostegno si sente psicologicamente responsabile, creandosi sempre una relazione affettiva con il “suo” allievo. La sua situazione è l’opposto di quella del docente curriculare, la cui criticità è la disciplina in classe. Questa crea un clima che è spesso, senza alcuna giustificazione, di irrisione del docente di sostegno, perché è considerato dagli allievi un “corpo estraneo” senza “potere” (potere in senso didattico). Frequenti possono essere gli episodi di aggressività degli allievi della classe verso di lui, fino all’intimidazione. Atteggiamento questo ultimo che può caratterizzare il comportamento del docente di materia. Quest’ultimo valuta gli allievi e considera una sua prerogativa (che è suo “potere”) bocciarli (e spesso non si pone uno scrupolo nel farlo, trovando in ciò conferma del suo ruolo e status). Il docente di sostegno, invece, proprio a causa del suo specifico ruolo, che lo vede assegnato al suo allievo in condizione di aiuto e quindi “protettiva” (il sostegno è a tutti gli effetti una professione di aiuto), si identifica con il “destino” del suo allievo. Se questo è a rischio bocciatura, il docente può provare sensi di colpa e può anche sviluppare stati di ansia e di vera e propria angoscia. Si sente chiamato a rendere conto di ciò ai genitori, che, prendendo le parti del loro figlio, ne giudicano l’operato in base al suo successo o fallimento. Questo giudizio è emesso anche dai docenti curricolari e dai compagni di classe. La condizione del sostegno è interrelata con vincoli e difficoltà di ogni tipo, che non vengono risolte e facilitare dalla normativa scolastica, la quale è fortemente carente su più punti di vista. Essa non obbliga il docente di materia a “collaborare”; non lo vincola in modo stringente a modificare le verifiche, fatto questo a cui egli spesso di oppone (contraddicendo la legge), adducendo motivazioni dissuasive e persuasive. All’inizio dell’anno scolastico il docente di sostegno deve pagarsi tutti i libri di tutte le discipline (che possono anche essere venti o trenta libri, per tutte le classi in cui sono inseriti i suoi allievi), perché la normativa non obbliga gli editori a dargli i libri gratuitamente, come invece avviene con i docenti di materia. Se, dal punto di vista della deontologia professionale, il docente di materia è obbligato a collaborare, egli può facilmente cavarsela concedendo pochi secondi (neppure minuti) a inizio lezione, e fornendo informazioni insufficienti. Egli inoltre interferisce negativamente col sostegno in vari modi, fino a negare l’uscita dell’allievo dalla classe, perché - egli dice – è lui che decide, in quanto – di ciò è convito - è lui il solo “vero docente” della classe, che prende le decisioni finali su tutti gli allievi, e quindi anche sull’allievo certificato. La mancanza di collaborazione del docente di materia è uno dei due motivi principali che rendono difficile il ruolo del sostegno, sottoponendolo a numerose difficoltà in vista delle verifiche e degli esami finali. Non si può semplificare tutto, e appunto il docente di sostegno, in mancanza di tale collaborazione, non sa cosa deve semplificare. Il secondo motivo sono le discipline. Nella classe tecnico-professionale AD03, nella quale sono inclusi ad esempio docenti di sostegno laureati in diritto e in economia (provenienti da queste classi di concorso), questi si trovano a dover studiare, semplificare e insegnare materie non di loro competenza, come disegno tecnico e artistico, computer, arredamento, moda e cucito (si deve apprendere come si disegnano e di tagliano e cuciono i vestiti), discipline meccaniche (in cui si deve anche saper usare le macchine utensili, come il tornio), discipline elettroniche (e quindi pneumatica e sistemi). Tutto ciò lo devono apprendere anche gli allievi. La difficoltà, che appare a volte insormontabile, si trova quando la materia è del quarto e del quinto anno, per cui il docente di sostegno si trova a dover “recuperare” all’inizio (velocemente, per se stesso) tutto il programma di terza o di quarta, di discipline per le quali può anche non essere portato (è del tutto naturale che gli allievi, che hanno scelto uno specifico indirizzo, possano essere più bravi di un qualunque docente). Ci sono infatti perfino ingegneri meccanici che non sanno usare il programma al computer per il disegno tecnico; invece, al docente di sostegno è richiesto – per contratto - di essere quasi onnisciente e quindi tuttologo e enciclopedico. Alcuni insegnanti di sostegno hanno per questo avanzato l’idea che il sostegno sia insegnato dagli stessi docenti di disciplina, il cui orario sarebbe quindi diviso a metà tra docenza di materia e docenza di sostegno, scomparendo il solo sostegno (che è a tutti gli effetti considerata una “docenza di serie B”). Il docente di sostegno è spesso psicologicamente rifiutato dal suo allievo e perfino “maltrattato” dai colleghi di disciplina, che possono giungere anche a “ricattarlo”. Ciò può accadere perché la normativa assegna il potere di valutare le verifiche solo al docente di materia. Il sostegno, senza poter valutare (mettere il voto) è una funzione docenza “dimezzata”. Pretendendo rispetto e un rapporto alla pari con il docente di disciplina, questo può vendicarsi in sede di correzione delle verifiche dell’allievo certificato. Spesso accade che, durante gli scrutini, il voto dato all’allievo sia più basso di quanto aspettato: è esso oggettivo oppure è un “segnale” verso il docente di sostegno ? Con la conseguenza ulteriore che l’allievo protesta con il suo docente, perché la sua “tensione” con il collega “lo danneggia”. La spiegazione di ciò è psicologica: il rapporto di collaborazione viene scambiato per rapporto di subordinazione e occasione di dominio. Il docente di sostegno può essere anche trattato come un allievo, cioè sgridato e giudicato davanti alla classe. Il docente di sostegno deve sempre “chiedere” la collaborazione, e questa, essendo espressione di bisogno dell’uno verso l’altro, diventa occasione di dipendenza e potere della materia sul sostegno. In questa “dipendenza” si sviluppano facilmente le dinamiche di potere, di dominio e anche di maltrattamento e ricatto della prima verso il secondo. Non è prevista a inizio anno una riunione con tutti i docenti e con ciascuno per delineare il percorso comune da fare e le condizioni a cui attenersi. Né sarebbe possibile farlo, sia perché le eccezioni in un anno scolastico sono innumerevoli e non possono essere tutte previste all’inizio, sia perché il docente curricolare non vuole vincolarsi a impegni e comportamenti che possono compromettere la sua libertà e il suo “potere”.
Un’altra condizione molto critica è quella di allievi che possono essere particolarmente stressanti, a causa di una loro patologia (come l’autismo), che può risultare molto grave, per cui il docente di sostegno si trova a dover svolgere il compito di un infermiere o di uno psichiatra, non per competenza ma per tolleranza e capacità di sopportazione (l’allievo può essere aggressivo e violento). In tale situazione, di esasperazione della funzione di “aiuto”, si ha, per paradosso, la negazione della propria funzione didattica: il docente di sostegno, infatti, è solo un insegnante e dove solo insegnare, e non è un infermiere da clinica psichiatrica. Egli, nel suo mestiere, può essere anche ferito (fisicamente) dall’allievo.
Ospite- Ospite
Re: RAPPORTO SULLA CONDIZIONE DEL SOSTEGNO IN ITALIA
Molto interessante!
Solo chi lavora coscienziosamente si ritroverà nella descrizione.
Posso chiederti chi lo ha prodotto?
Grazie mille!
Solo chi lavora coscienziosamente si ritroverà nella descrizione.
Posso chiederti chi lo ha prodotto?
Grazie mille!
Fedup- Messaggi : 580
Data d'iscrizione : 15.09.10
Re: RAPPORTO SULLA CONDIZIONE DEL SOSTEGNO IN ITALIA
Io l'ho prodotto. L'ho inviato anche al MIUR.
Ospite- Ospite
Re: RAPPORTO SULLA CONDIZIONE DEL SOSTEGNO IN ITALIA
Mi pare un ottimo lavoro. Speriamo che al Miur non siano "sordi".
Secondo me sanno bene quanto il sostegno sia stressante, altrimenti non ci sarebbe il vincolo. Se fosse un lavoro tanto gratificante, tutti farebbero a gara per poterlo svolgere.
Bisognerebbe anche tutelare gli insegnanti di sostegno dai colleghi curricolari, i cui comportamenti, talvolta, sfociano nel mobbing.
Secondo me sanno bene quanto il sostegno sia stressante, altrimenti non ci sarebbe il vincolo. Se fosse un lavoro tanto gratificante, tutti farebbero a gara per poterlo svolgere.
Bisognerebbe anche tutelare gli insegnanti di sostegno dai colleghi curricolari, i cui comportamenti, talvolta, sfociano nel mobbing.
Fedup- Messaggi : 580
Data d'iscrizione : 15.09.10
Re: RAPPORTO SULLA CONDIZIONE DEL SOSTEGNO IN ITALIA
Senza contare che la strutturazione di un siffatto lavoro si esporrebbe a possibli denunce di risarcimento per danni psichici e morali. Un collega (che era depresso per proprio conto) è morto. Altri che conosco sono seguiti da un terapeuta.
Ospite- Ospite
Re: RAPPORTO SULLA CONDIZIONE DEL SOSTEGNO IN ITALIA
Non mi stupisce leggere di simili conseguenze, però è davvero triste pensare che ci si debba rimettere addirittura la vita.
E' un lavoro parecchio logorante.
Certo, magari ci sono isole felici.
Personalmente, ho sempre dovuto lavorare con i casi più gravi delle scuole in cui sono stata, mentre altri colleghi, spalleggiati dalla dirigenza compiacente, non facevano un beato nulla!
E' un lavoro parecchio logorante.
Certo, magari ci sono isole felici.
Personalmente, ho sempre dovuto lavorare con i casi più gravi delle scuole in cui sono stata, mentre altri colleghi, spalleggiati dalla dirigenza compiacente, non facevano un beato nulla!
Fedup- Messaggi : 580
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