La scuola dei profitti
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La scuola dei profitti
Copio e incollo una e-mail che mi è appena arrivata da parte di un gruppo di insegnanti.
Gli sciacalli approfittano di tutto. L'ISTAT pubblica dati allarmanti sull'(dis)occupazione giovanile ed ecco che mettono subito in atto progetti liberisti di sfascio della didattica a vantaggio dell'impresa. E' stata firmata un'intesa che con una sperimentazione porterà al lavoro i nostri studenti di 4° e 5° per il 35% dell'orario scolastico. Si tratta di un passo deciso e molto concreto verso il completo asservimento della scuola al mercato. Qui potete leggere un articolo sul decreto interministeriale che, purtroppo è ancora difficile trovare in rete, e di seguito è incollata una presa di posizione dell'UDS al riguardo e credo che noi la possiamo fare tranquillamente nostra.
Questo è il link dell'articolo: http://www.lastampa.it/2014/06/05/cultura/scuola/miur-al-via-la-sperimentazione-dellapprendistato-ei7xjU8IXO1eTQMxc3JvVL/pagina.html
Il documento dell'UDS:
Ieri è stato firmato un decreto interministeriale, tra Ministero dellIstruzione, dell'Università e della Ricerca, Ministero del Lavoro e Ministero dell'Economia che prevede la sperimentazione a partire dal prossimo anno scolastico dell'apprendistato come nuova forma di alternanza scuola-lavoro al IV e V anno delle scuole superiori. Il Governo insomma non si fa attendere nel dare una risposta populista ai drammatici dati sulla disoccupazione giovanile forniti di recente dallISTAT. Si conferma lindirizzo del Consiglio dell'Unione Europea sul rapporto tra formazione e lavoro che diceva infatti di rafforzare e ampliare la formazione pratica aumentando l'apprendimento basato sul lavoro.
Il sogno dell'economia della conoscenza si infrange ancora una volta contro le pulsioni aziendaliste che da sempre caratterizzano la strategia europea sull'istruzione. Ancora una volta si attribuisce all'istruzione la responsabilità della mancanza di occupazione, causata invece dai provvedimenti scellerati degli scorsi Governi, dal pacchetto Treu fino all'attuale Jobs Act. I recenti dati Almalaurea confermano ancora una volta che il problema non sono le competenze, bensì la progressiva precarizzazione del mercato del lavoro. Questo provvedimento ci farà sperimentare la precarietà lavorativa già prima del diploma: si vuole produrre forza lavoro scarsamente qualificata, intercambiabile e pronta a occupare le fasce basse del mercato del lavoro, senza diritti e tutele.
Ancora una volta i percorsi formativi vengono dequalificati in favore di una idea aziendalistica dell'istruzione pubblica, che perde la propria funzione pedagogica per lasciare spazio all'insegnamento di mestieri piuttosto che di competenze critiche capaci di far orientare gli studenti nella realtà e nella società che si troveranno ad affrontare una volta usciti dai luoghi formativi. Il 35% delle ore scolastiche in azienda per noi rappresenta un punto di non ritorno: si consegnano le nostre scuole agli interessi dei privati, tanto che non saranno più le scuole a immaginare i progetti di alternanza ma le aziende stesse con protocolli dintesa con il MIUR.
Pensiamo che con tale sperimentazione si apra una ulteriore dequalificazione della didattica delle nostre scuole, alimentando un inasprimento della distanza classista tra scuole di serie di A, che stimolano gli studenti al proseguimento degli studi e scuole di serie B, volte alla precanalizzazione nel mercato del lavoro, fucine di manodopera a basso costo. Rigettiamo tale provvedimento e siamo pronti a impedire, scuola per scuola, l'approvazione delle convenzioni scuola-azienda nei Consigli dIstituto.
Il Governo ancora una volta procede sordo alle istanze delle componenti sociali. Concepiscono un provvedimento che sconvolge l'idea dell'istruzione pubblica ad anno scolastico ormai concluso, evitando dunque la possibilità che vi possano essere delle manifestazioni di protesta da parte degli studenti. L'11 Luglio saremo in piazza a Torino per contestare il vertice europeo sulla disoccupazione giovanile perché non è in questo modo che la si combatte ma solo con più investimenti in istruzione, innovazione e ricerca per invertire lattuale modello di sviluppo.
Gli sciacalli approfittano di tutto. L'ISTAT pubblica dati allarmanti sull'(dis)occupazione giovanile ed ecco che mettono subito in atto progetti liberisti di sfascio della didattica a vantaggio dell'impresa. E' stata firmata un'intesa che con una sperimentazione porterà al lavoro i nostri studenti di 4° e 5° per il 35% dell'orario scolastico. Si tratta di un passo deciso e molto concreto verso il completo asservimento della scuola al mercato. Qui potete leggere un articolo sul decreto interministeriale che, purtroppo è ancora difficile trovare in rete, e di seguito è incollata una presa di posizione dell'UDS al riguardo e credo che noi la possiamo fare tranquillamente nostra.
Questo è il link dell'articolo: http://www.lastampa.it/2014/06/05/cultura/scuola/miur-al-via-la-sperimentazione-dellapprendistato-ei7xjU8IXO1eTQMxc3JvVL/pagina.html
Il documento dell'UDS:
Ieri è stato firmato un decreto interministeriale, tra Ministero dellIstruzione, dell'Università e della Ricerca, Ministero del Lavoro e Ministero dell'Economia che prevede la sperimentazione a partire dal prossimo anno scolastico dell'apprendistato come nuova forma di alternanza scuola-lavoro al IV e V anno delle scuole superiori. Il Governo insomma non si fa attendere nel dare una risposta populista ai drammatici dati sulla disoccupazione giovanile forniti di recente dallISTAT. Si conferma lindirizzo del Consiglio dell'Unione Europea sul rapporto tra formazione e lavoro che diceva infatti di rafforzare e ampliare la formazione pratica aumentando l'apprendimento basato sul lavoro.
Il sogno dell'economia della conoscenza si infrange ancora una volta contro le pulsioni aziendaliste che da sempre caratterizzano la strategia europea sull'istruzione. Ancora una volta si attribuisce all'istruzione la responsabilità della mancanza di occupazione, causata invece dai provvedimenti scellerati degli scorsi Governi, dal pacchetto Treu fino all'attuale Jobs Act. I recenti dati Almalaurea confermano ancora una volta che il problema non sono le competenze, bensì la progressiva precarizzazione del mercato del lavoro. Questo provvedimento ci farà sperimentare la precarietà lavorativa già prima del diploma: si vuole produrre forza lavoro scarsamente qualificata, intercambiabile e pronta a occupare le fasce basse del mercato del lavoro, senza diritti e tutele.
Ancora una volta i percorsi formativi vengono dequalificati in favore di una idea aziendalistica dell'istruzione pubblica, che perde la propria funzione pedagogica per lasciare spazio all'insegnamento di mestieri piuttosto che di competenze critiche capaci di far orientare gli studenti nella realtà e nella società che si troveranno ad affrontare una volta usciti dai luoghi formativi. Il 35% delle ore scolastiche in azienda per noi rappresenta un punto di non ritorno: si consegnano le nostre scuole agli interessi dei privati, tanto che non saranno più le scuole a immaginare i progetti di alternanza ma le aziende stesse con protocolli dintesa con il MIUR.
Pensiamo che con tale sperimentazione si apra una ulteriore dequalificazione della didattica delle nostre scuole, alimentando un inasprimento della distanza classista tra scuole di serie di A, che stimolano gli studenti al proseguimento degli studi e scuole di serie B, volte alla precanalizzazione nel mercato del lavoro, fucine di manodopera a basso costo. Rigettiamo tale provvedimento e siamo pronti a impedire, scuola per scuola, l'approvazione delle convenzioni scuola-azienda nei Consigli dIstituto.
Il Governo ancora una volta procede sordo alle istanze delle componenti sociali. Concepiscono un provvedimento che sconvolge l'idea dell'istruzione pubblica ad anno scolastico ormai concluso, evitando dunque la possibilità che vi possano essere delle manifestazioni di protesta da parte degli studenti. L'11 Luglio saremo in piazza a Torino per contestare il vertice europeo sulla disoccupazione giovanile perché non è in questo modo che la si combatte ma solo con più investimenti in istruzione, innovazione e ricerca per invertire lattuale modello di sviluppo.
Stellastellina1975- Messaggi : 1635
Data d'iscrizione : 12.10.12
Re: La scuola dei profitti
Come mai questo argomento non ha destato nessun interesse?
Il 35% di orario scolastico in meno in favore del lavoro in azienda significa perdita di posti di lavoro per gli insegnanti... oppure ho capito male?
Il 35% di orario scolastico in meno in favore del lavoro in azienda significa perdita di posti di lavoro per gli insegnanti... oppure ho capito male?
Stellastellina1975- Messaggi : 1635
Data d'iscrizione : 12.10.12
Re: La scuola dei profitti
Alla fine degli anni 80 iniziò negli istituti professionali la sperimentazione del Progetto 92, avviata a regime in tutti gli istituti proprio nel 1992. Una "riforma" mai passata in Parlamento, caldeggiata da Confindustria e portata come fiore all'occhiello dei burocrati del Ministero della Distruzione. Ad un corso di aggiornamento, sentii un dirigente della Direzione Generale dell'Istruzione Professionale vantarsi di essere stato uno degli artefici dell'unica riforma dei cicli scolastici varata dopo decenni di immobilismo e di essere riuscito a farlo evitando un iter legislativo, semplicemente facendo mettere una firma "distratta" al ministro di turno.
Come tutte le "riforme" ad minchiam, il progetto 92 rimuoveva qualche difetto dell'ordinamento precedente ma faceva anche parecchi sconquassi, Fra questi la riduzione da 36 ore a 30 ore settimanali nel biennio di postqualifica (quarto e quinto anno) per introdurre 600 ore biennali della cosiddetta "Area di professionalizzazione" o "Terza area". Un progenitore dell'alternanza scuola-lavoro da coprire in parte con corsi teorici affidati ad esperti "esterni", in parte con stage nelle aziende. La copertura finanziaria per i docenti esterni e per gli stage, udite udite, era integralmente affidata ai fondi strutturali europei. Il titolo di studio era integrato da una qualifica regionale di formazione professionale da conseguire congiuntamente al diploma di maturità con un esame gestito dalle Regioni.
Nei primi anni, gli istituti professionali erano il paese di Bengodi: piovevano finanziamenti milionari, ci si poteva permettere di mandare le classi all'estero a fare stage sulla fuffologia applicata. I soli a piangere erano i docenti dell'area d'indirizzo e soprattutto gli insegnanti tecnico pratici, il cui orario era drasticamente tagliato. Poi, con il passare degli anni, è arrivato il deserto. Gli organici erano ormai impostati secondo il quadro orario del progetto 92 e nel biennio di postqualifica era istituzionalizzato de facto un calendario settimanale con due giorni liberi (6 ore di lezione per cinque giorni), perché nella maggior parte delle scuole, soprattutto del Meridione, era impossibile attivare soprattutto gli stage (negli ultimi anni anche i corsi teorici), a causa della mancanza di fondi e, soprattutto, di aziende nel territorio. Negli ultimi anni l'individuazione del "tutor" della terza area era un tormentone, perché il tutor doveva smazzarsi una mole incredibile di rogne burocratiche, fino ad arrivare alla soluzione di eliminare il suo giorno libero, che doveva coincidere con il giorno dedicato alla terza area.
Poi è arrivata la Gelmini con la sua "riforma" ad magnaminchiam, ha rimosso le falle del progetto 92 e introdotto nuovi baratri.
Ora arriva un'altra "riformina" camuffata da sperimentazione, con la possibilità di eliminare il 35% dell'organico dell'ultimo biennio a beneficio di imprese (ammesso che esistano nel territorio) che potranno fruire di manovalanza a basso costo. Se poi vogliamo credere agli asini che volano lanciati nel vuoto dai vari Giannini, Polenti e Renzi, sarà interessante vedere quanti di questi "apprendisti" sguinzagliati nell'arena (im)produttiva dai progetti delle scuole, pur di non pagare lo stipendio ai docenti, saranno assunti dalle imprese a percorso concluso.
Il Ministero della Distruzione è in effetti il più efficiente dei ministeri: l'obiettivo dell'annichilimento dell'istruzione italiana lo raggiunge in pieno da parecchi anni. Grazie a menti eccelse e deretani caldi piazzati ad hoc sulla cadrega ministeriale.
Come tutte le "riforme" ad minchiam, il progetto 92 rimuoveva qualche difetto dell'ordinamento precedente ma faceva anche parecchi sconquassi, Fra questi la riduzione da 36 ore a 30 ore settimanali nel biennio di postqualifica (quarto e quinto anno) per introdurre 600 ore biennali della cosiddetta "Area di professionalizzazione" o "Terza area". Un progenitore dell'alternanza scuola-lavoro da coprire in parte con corsi teorici affidati ad esperti "esterni", in parte con stage nelle aziende. La copertura finanziaria per i docenti esterni e per gli stage, udite udite, era integralmente affidata ai fondi strutturali europei. Il titolo di studio era integrato da una qualifica regionale di formazione professionale da conseguire congiuntamente al diploma di maturità con un esame gestito dalle Regioni.
Nei primi anni, gli istituti professionali erano il paese di Bengodi: piovevano finanziamenti milionari, ci si poteva permettere di mandare le classi all'estero a fare stage sulla fuffologia applicata. I soli a piangere erano i docenti dell'area d'indirizzo e soprattutto gli insegnanti tecnico pratici, il cui orario era drasticamente tagliato. Poi, con il passare degli anni, è arrivato il deserto. Gli organici erano ormai impostati secondo il quadro orario del progetto 92 e nel biennio di postqualifica era istituzionalizzato de facto un calendario settimanale con due giorni liberi (6 ore di lezione per cinque giorni), perché nella maggior parte delle scuole, soprattutto del Meridione, era impossibile attivare soprattutto gli stage (negli ultimi anni anche i corsi teorici), a causa della mancanza di fondi e, soprattutto, di aziende nel territorio. Negli ultimi anni l'individuazione del "tutor" della terza area era un tormentone, perché il tutor doveva smazzarsi una mole incredibile di rogne burocratiche, fino ad arrivare alla soluzione di eliminare il suo giorno libero, che doveva coincidere con il giorno dedicato alla terza area.
Poi è arrivata la Gelmini con la sua "riforma" ad magnaminchiam, ha rimosso le falle del progetto 92 e introdotto nuovi baratri.
Ora arriva un'altra "riformina" camuffata da sperimentazione, con la possibilità di eliminare il 35% dell'organico dell'ultimo biennio a beneficio di imprese (ammesso che esistano nel territorio) che potranno fruire di manovalanza a basso costo. Se poi vogliamo credere agli asini che volano lanciati nel vuoto dai vari Giannini, Polenti e Renzi, sarà interessante vedere quanti di questi "apprendisti" sguinzagliati nell'arena (im)produttiva dai progetti delle scuole, pur di non pagare lo stipendio ai docenti, saranno assunti dalle imprese a percorso concluso.
Il Ministero della Distruzione è in effetti il più efficiente dei ministeri: l'obiettivo dell'annichilimento dell'istruzione italiana lo raggiunge in pieno da parecchi anni. Grazie a menti eccelse e deretani caldi piazzati ad hoc sulla cadrega ministeriale.
Ospite- Ospite
Re: La scuola dei profitti
Il decreto è ufficiale...
http://www.orizzontescuola.it/news/formazione-azienda-decreto-definitivo-della-sperimentazione
http://www.orizzontescuola.it/news/formazione-azienda-decreto-definitivo-della-sperimentazione
Stellastellina1975- Messaggi : 1635
Data d'iscrizione : 12.10.12
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