Grandi assenti: gli studenti

Primo Maggio, festa dei Lavoratori. Assisto impotente da anni all'orda di giovani che, senza valigia di cartone chiusa male con lo spago, si imbarcano low cost verso un domani che noi ,qui, non abbiamo saputo garantire loro.

Un giovane su due è disoccupato.

La maggior parte di loro non emigra, badate bene, alla ricerca di un mestiere li valorizzi per quelle capacità e competenze che i loro insegnanti, di ogni ordine e grado, hanno contribuito a formare (anche in minima parte); sarebbe motivo d'orgoglio per l'intera classe docente.

Molti di loro partono, essenzialmente, verso il futuro che qui non hanno, verso un lavoro purchessia sapendo, più che sapendo sperando, che da qualche parte esista un luogo dove si va avanti con la sola forza delle proprie capacità e motivazioni e che quest'ultime, prima o poi, emergeranno.

Anche se non emergessero in un altro paese perlomeno sarà concesso loro di sognare che questo accada.

Cosa abbiamo fatto per questi ragazzi?

Cosa stiamo facendo per loro oltre che parlare delle nostre "beghe"?

Al di là degli slogan, quale voce in capitolo hanno avuto nella stesura della cosiddetta "buona scuola"?

Sanno di cosa si tratta?

Ne abbiamo parlato con loro?

Eppure, a guardar bene, riguarda molto più loro, in quanto studenti oggi, adulti e genitori domani, che noi, residuati residuali di un paese che da decenni si è avvitato su se stesso e le sue cancrene.

Mi prendo le mie responsabilità e mi sento in dovere di scusarmi con loro.