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fobia scolastica?

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Messaggio Da vinz Mer Mar 05, 2014 8:52 am

Promemoria primo messaggio :

Cosa ne sapete? E' una patologia riconosciuta?
Chiedo perché ho davanti a me una diagnosi di "fobia scolastica", presentata dalla mamma di un mio alunno e firmata da una psicologa (privata). Sulla base di questo foglio di carta, la madre vorrebbe che il figlio fosse esonerato dalle verifiche scritte, che fosse giustificato per l'incredibile numero di assenze e che fosse comunque ammesso alla classe successiva, a prescindere - direbbe Totò.
In pochi mesi, è il secondo "certificato" di questo tipo che il dirigente mi mette davanti, raccomandandomi di tenerlo nel debito conto...

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Messaggio Da giovanna onnis Mar Mar 25, 2014 6:53 pm

Ire ha scritto:bel coraggio anche da parte della psicologa della scuola.
Complimenti, non capita spesso che con qualche ora (?) di osservazione si smonti la diagnosi di un collega.

complimenti davvero, finalmente qualcuno che ha coraggio.

Quello che chiede la famiglia è assolutamente eccessivo anche dal mio punto di vista.
Ma ci sono tante vie di mezzo tra il concedere tutto e ilnon concedere nulla
Non hai pensato, Ire, che la psicologa della scuola potrebbe conoscere il ragazzo molto meglio della specialista privata?
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Messaggio Da Ire Mar Mar 25, 2014 6:59 pm

No, mai.


sarà senz'atro così e allora ancora complimenti davvero anche per questa organizzazione scolastica che riesce a fornire ai ragazzi osservazione psicologica oltre al solito, utilissimo, sportello di tre/quattro/dieci ore settimanali per utenze che vanno dai 150 ai 1500 soggetti che spaziano tra genitori, operatori scolastici e alunni.

Così dovrebbe essere ovunque.


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Messaggio Da Ire Mar Mar 25, 2014 8:34 pm

vinz ha scritto:Il tuo tentativo di sarcasmo (?) è comunque veramente stucchevole. Complimenti, complimenti... uff!

?

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Messaggio Da Nessunpericolo Mar Mar 25, 2014 9:42 pm

Vi siete incartati andando a scontrarvi con la madre proprio su un terreno (la diagnosi) che non è di competenza della scuola e sul quale la scuola è molto più vulnerabile.
La psicologa della scuola (che spero per lei abbia grande esperienza, sia quantomeno anche psicoterapeuta ed abbia "annullato" la diagnosi della collega con un'osservazione prolungata, attenta e rigorosa con tutti i crismi che la diagnosi psicologica richiede) secondo me sta rischiando.
Nessun giudice o tribunale al mondo vi avrebbe contestato le scelte pedagogiche-didattiche,al contrario qualsiasi giudice o tribunale può tranquillamente nominate un ctu, far esaminare il ragazzo, e qualora la diagnosi venga confermata, saranno ca..i amari per psicologa e dirigente.
Ottimo modo per incasinarsi!

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Messaggio Da Ire Mar Mar 25, 2014 9:44 pm

:-)

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Messaggio Da carla75 Mer Mar 26, 2014 3:27 pm

Nessunpericolo ha scritto:Vi siete incartati andando a scontrarvi con la madre proprio su un terreno (la diagnosi) che non è di competenza della scuola e sul quale la scuola è molto più vulnerabile.
La psicologa della scuola (che spero per lei abbia grande esperienza, sia quantomeno anche psicoterapeuta ed abbia "annullato" la diagnosi della collega con un'osservazione prolungata, attenta e rigorosa con tutti i crismi che la diagnosi psicologica richiede) secondo me sta rischiando.
Nessun giudice o tribunale al mondo vi avrebbe contestato le scelte pedagogiche-didattiche,al contrario qualsiasi giudice o tribunale può tranquillamente nominate un ctu, far esaminare il ragazzo, e qualora la diagnosi venga confermata, saranno ca..i amari per psicologa e dirigente.
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quanto rischia una psicologa che diagnostica una fobia senza aver mai osservato sul campo l'alunno? Da quanto espone il collega questa terapeuta non ha mai chiesto di assistere ad una performance dell'alunno. Magari la psicologa della scuola lo ha fatto. secondo me quella che ha mostrato poca professionalita' non e' certo la psicologa della scuola. La leggerezza con cui ci si approccia a certe problematiche mi fa inorridire.
Io consiglio al collega di far mettere per iscritto tutte le richieste della madre, scritte pero' bene una ad una (es. la signora chiede che il proprio figlio venga scrutinato nonostante il superamento del numero di assenze ecc....ecc...) e poi gliele fate firmare. Poi in sede di ricorso ognuno tirera' le somme.
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Messaggio Da Ire Mer Mar 26, 2014 6:53 pm

impostato così, questo ricorso lo vince la famiglia.


Nella relazione che giustamente tu carla consigli di predisporre, sarebbe bene inserire le richieste della famiglia, le osservazioni della scuola e le proposte di quest'ultima.

Non fare il pdp per questo ragazzo e non concedergli nulla quando c'è una relazione di uno specialista significa mettere la scuola nelle condizioni di dover risarcire danni e da quanto mi sembra di capire sono
piuttosto agguerriti e potrebbero insistere sui danni morali.

mi sono persa la risposta alla domanda di Nessunpericolo:

la psicologa della scuola è psicoterapeuta?

Ire

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Messaggio Da Nessunpericolo Mer Mar 26, 2014 8:18 pm

carla75 ha scritto:
Nessunpericolo ha scritto:Vi siete incartati andando a scontrarvi con la madre proprio su un terreno (la diagnosi) che non è di competenza della scuola e sul quale la scuola è molto più vulnerabile.
La psicologa della scuola (che spero per lei abbia grande esperienza, sia quantomeno anche psicoterapeuta ed abbia "annullato" la diagnosi della collega con un'osservazione prolungata, attenta e rigorosa con tutti i crismi che la diagnosi psicologica richiede) secondo me sta rischiando.
Nessun giudice o tribunale al mondo vi avrebbe contestato le scelte pedagogiche-didattiche,al contrario qualsiasi giudice o tribunale può tranquillamente nominate un ctu, far esaminare il ragazzo, e qualora la diagnosi venga confermata, saranno ca..i amari per psicologa e dirigente.
Ottimo modo per incasinarsi!

quanto rischia una psicologa che diagnostica una fobia senza aver mai osservato sul campo l'alunno? Da quanto espone il collega questa terapeuta non ha mai chiesto di assistere  ad una performance dell'alunno. Magari la psicologa della scuola lo ha fatto. secondo me quella che ha mostrato poca professionalita' non e' certo la psicologa della scuola. La leggerezza con cui ci si approccia  a certe problematiche mi fa inorridire.
Io consiglio al collega di far mettere per iscritto tutte le richieste della madre, scritte pero' bene una ad una (es. la signora chiede che il proprio figlio venga scrutinato nonostante il superamento del numero di assenze ecc....ecc...) e poi gliele fate firmare. Poi in sede di ricorso ognuno tirera' le somme.
Ma quale campo e campo...
Esistono specifiche linee guida e specifici test (reattivi, proiettivi, ecc....ecc..) ideati, tarati e, passami il termine "certificati" per indagare i vari disturbi psicologici...nonchè esistono specifiche condizioni per condurre un colloquio avente finalità diagnostica (te ne dico solo una...il "diagnosticato" deve essere d'accordo e deve sapere le finalità del colloquio, non si fanno diagnosi "a sorpresa" o con l'inganno!!!!)
Io non penso che a scuola la psicologa gli abbia fatto fare dei test specifici, e, sinceramente, qualora lo avesse fatto, avrebbe fatto qualcosa di scandalosamente illegale e deontologicamente scorretto (vieni qua bel bambino che ti faccio fare i test per vedere se la diagnosi è esatta).
Tu non sai una ramazza della psicologa che ha stilato la diagnosi, non hai letto una rigo della relazione ma già parli di "LEGGEREZZA"...me ti rendi conto? Ma vi leggete quando scrivete?
Ripeto la scuola si occupa dell'aspetto pedagogico e didattico, di diagnosi psicologiche non se ne deve occupare, nè tantomeno nei termini di cui sopra!
P.S...Evidenzi che la psicologa della scuola ha osservato il ragazzo "sul campo"...deduco che, secondo la tua logica, per diagnosticare una fobia sociale lo psichiatra o psicoterapeuta debbano passeggiare per la città con il soggetto per appurare in che modo si verifica....o in caso di attacco di panico non possano fare la diagnosi se non assistono all'attacco stesso!!!
Ahahahahahaha

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Messaggio Da Ire Mer Mar 26, 2014 8:34 pm

Un post degno.
Ed estremamente utile: la tua risposta mi fa molto pensare e mi aiuta a collocare in fila alcune informazioni sull'indagine psicodiagnostica.

Grazie

Ire

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Messaggio Da carla75 Mer Mar 26, 2014 8:55 pm

Nessunpericolo ha scritto:
carla75 ha scritto:
Nessunpericolo ha scritto:Vi siete incartati andando a scontrarvi con la madre proprio su un terreno (la diagnosi) che non è di competenza della scuola e sul quale la scuola è molto più vulnerabile.
La psicologa della scuola (che spero per lei abbia grande esperienza, sia quantomeno anche psicoterapeuta ed abbia "annullato" la diagnosi della collega con un'osservazione prolungata, attenta e rigorosa con tutti i crismi che la diagnosi psicologica richiede) secondo me sta rischiando.
Nessun giudice o tribunale al mondo vi avrebbe contestato le scelte pedagogiche-didattiche,al contrario qualsiasi giudice o tribunale può tranquillamente nominate un ctu, far esaminare il ragazzo, e qualora la diagnosi venga confermata, saranno ca..i amari per psicologa e dirigente.
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quanto rischia una psicologa che diagnostica una fobia senza aver mai osservato sul campo l'alunno? Da quanto espone il collega questa terapeuta non ha mai chiesto di assistere  ad una performance dell'alunno. Magari la psicologa della scuola lo ha fatto. secondo me quella che ha mostrato poca professionalita' non e' certo la psicologa della scuola. La leggerezza con cui ci si approccia  a certe problematiche mi fa inorridire.
Io consiglio al collega di far mettere per iscritto tutte le richieste della madre, scritte pero' bene una ad una (es. la signora chiede che il proprio figlio venga scrutinato nonostante il superamento del numero di assenze ecc....ecc...) e poi gliele fate firmare. Poi in sede di ricorso ognuno tirera' le somme.
Ma quale campo e campo...
Esistono specifiche linee guida e specifici test (reattivi, proiettivi, ecc....ecc..) ideati, tarati e, passami il termine "certificati" per indagare i vari disturbi psicologici...nonchè esistono specifiche condizioni per condurre un colloquio avente finalità diagnostica (te ne dico solo una...il "diagnosticato" deve essere d'accordo e deve sapere le finalità del colloquio, non si fanno diagnosi "a sorpresa" o con l'inganno!!!!)
Io non penso che a scuola la psicologa gli abbia fatto fare dei test specifici, e, sinceramente, qualora lo avesse fatto, avrebbe fatto qualcosa di scandalosamente illegale e deontologicamente scorretto (vieni qua bel bambino che ti faccio fare i test per vedere se la diagnosi è esatta).
Tu non sai una ramazza della psicologa che ha stilato la diagnosi, non hai letto una rigo della relazione ma già parli di "LEGGEREZZA"...me ti rendi conto? Ma vi leggete quando scrivete?
Ripeto la scuola si occupa dell'aspetto pedagogico e didattico, di diagnosi psicologiche non se ne deve occupare, nè tantomeno nei termini di cui sopra!
P.S...Evidenzi che la psicologa della scuola ha osservato il ragazzo "sul campo"...deduco che, secondo la tua logica, per diagnosticare una fobia sociale lo psichiatra o psicoterapeuta debbano passeggiare per la città con il soggetto per appurare in che modo si verifica....o in caso di attacco di panico non possano fare la diagnosi se non assistono all'attacco stesso!!!
Ahahahahahaha

il tono della la tua risposta, e non e' la prima volta, ti qualifica. puoi non essere d'accordo con me ma siccome non sono una tua parente o amica ti pregherei di non rispondermi con questo tono, io non te lo consento.

inoltre io non ho evidenziato che la psicologa ha osservato il ragazzo, ho detto che "magari lo ha fatto", che e' cosa ben diversa.

cmq rispondo a beneficio di chi mi vuole leggere. Piu' di una volta mi e' capitato di assistere a richieste di psicologi che volevano osservare in classe i comportamenti dei propri assistiti. evidentemente mi sono sempre imbattuta in professionisti incompetenti: e ne faro' buon uso la prossima volta che il neuropsichiatra e gli psicologi della asl mi chiederanno come i miei alunni (anche quelli non gravi) si comportano in classe, come interagiscono e la mia opinione in merito, perche' le mie osservazioni non servono a nulla. basta fare un test.



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Messaggio Da Nessunpericolo Gio Mar 27, 2014 12:44 am

Te lo ripeto, tu hai scritto senza sapere NULLA che "quella che ha mostrato poca professionalità non è certo la psicologa della scuola", lasciando sottintendere che la psicologa "privata" fosse poco professionale, non lo trovo giusto.
Spesso vedo questo livore dei docenti verso gli psicologi...ma ognuno deve fare il proprio lavoro, io non mi improvviso psicologo contestando le loro diagnosi, gli psicologhi non si improvvisano insegnanti contestando le mie scelte didattiche.
1)Non ho detto che l'osservazione sul campo sia improduttiva, ho detto solo che non sempre è necessaria e non sempre è attuabile (ti ripeto non ho visto psichiatri/psicoterapeuta seguire i propri assistiti  a lavoro, o a casa per fare le diagnosi)...tra l'altro la psicologa che viene ad osservare il ragazzo in classe dovrebbe attentamente valutare i pro e i contro di simile azione;
2)Non ho detto che basta un test (che fanno comunque parte del percorso diagnostico, forse tu non ne avrai mai visti, quindi capisco che ti potrà suonare strano non avendo contezza dello strumento);
3)Le osservazione di seconda mano lasciano il tempo che trovano...di certo nessuno psicologo serio farà delle diagnosi sulla base di osservazioni fatte da altri! Ma, sai, magari nasce la figura dell'insegnante "osservatrice diagnostica"...non si sa mai!

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Messaggio Da carla75 Gio Mar 27, 2014 10:44 am

ho dato uno sguardo in internet (per quello che puo' valere ovviamente) sul tema. non mi pare che ci siano test da somministrare per l'individuazione del problema. Si parte dall'osservazione degli stati d'ansia che il ragazzo/bambino manifesta in certe situazioni.

in tutti i siti si consiglia un percorso terapeutico familiare (quindi si ritorna al tema precedente della corresponsabilita' educativa).

sul tema che ognuno debba fare il suo mestiere sono perfettamente d'accordo. Resta da vedere chi ha suggerito alla madre QUELLO CHE DEVONO FARE I DOCENTI. non so se avete letto bene le richieste che Vinz ha elencato. si chiede di promuovere il ragazzo anche se supera le assenze, senza un piano di azione condiviso (tu insegnante interrogalo a bassa voce e somministra ai compagni nel frattempo un lavoro, cosi' il ragazzo non si sente osservato, mentre io mamma provvedo la sera a preparargli lo zaino cosi' verra' a scuola con tutto il materiale necessario).

quello che mi scoccia e' che, soprattutto con la storia dei bes, invece di cooperare per aiutare questi ragazzi si scarica sulla scuola competenze che non ha e che non deve avere.

una nota sul concetto di docente "osservatrice diagnostica".
quello che mi hanno insegnato alla specializzazione (ma ognuno di noi ha ovviamente un percorso diverso), e' stato proprio OSSERVARE l'alunno. Tanto che il Pei si compila dopo un periodo di osservazione.
io inoltre utilizzo delle schede di osservazione per tutti gli assi (e chi e' del settore sa di cosa parlo).
Ancora: ci viene chiesto di OSSERVARE quello che viene definito "comportamento problema", ossia atteggiamenti non consoni (e vale per qualsiasi ragazzo normodotato o meno) o problematici che possono nascondere disagi o patologie piu' gravi. a quel punto non faro' certo una diagnosi, ma mi corre l'obbligo di avvisare immediatamente l'equipe. Un mio collega che sottovaluto' molto una situazione fu prontamente richiamato dal Neuropsichiatra infantile. Io lavoro cosi'. Ognuno fa il suo.

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Messaggio Da miranda Gio Mar 27, 2014 1:20 pm

perchè un alunno possa avere validato le assenze come patologia, cioè può superare il limite di legge (1/4 delle ore nell'anno scolastico) la certificazione va rilasciata da medico ASL. La diagnosi di DSA (per Bes non esiste ancora normativa) va rilasciata da medico ASL o da psicologo regolarmente iscritto all'albo e validata da medico ASL. La diagnosi deve essere molto specifica, con prove sull'alunno e test previsti sulle varie difficoltà. Non esiste diagnosi di fobia scolastica che permetta quanto richiesto dalla madre del tuo alunno, è troppo vaga e non suffragata da test oggettivi.

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Messaggio Da Nessunpericolo Gio Mar 27, 2014 1:23 pm

"Ho guardato su internet"...allora se lo dice internet hai ragione tu.
Chiudo.

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Messaggio Da Nessunpericolo Gio Mar 27, 2014 1:28 pm

Cmq impara a ricercare le informazioni su internet:

Il clinico prima di intraprendere un trattamento deve comprendere con accuratezza la natura del problema presentato dal paziente. Per questo motivo i primi colloqui sono finalizzati alla valutazione psicodiagnostica e, quindi, alla raccolta di informazioni sia sulla storia personale e medica, sia sulla sintomatologia di chi richiede l’intervento terapeutico.
Un’adeguata valutazione del problema del paziente consente di capire:
il tipo di disturbo presentato e la gravità con cui si manifesta;
quanto la sintomatologia del disturbo interferisce sul funzionamento affettivo, sociale e lavorativo della persona;
se è possibile delineare un programma di trattamento adeguato al problema ed, eventualmente, che tipo di trattamento intraprendere.
Un corretto processo di valutazione, quindi, prevede la formulazione di una diagnosi da parte del clinico, ossia l’identificazione del disturbo di cui soffre il paziente.
La diagnosi può essere effettuata mediante diversi sistemi di classificazione dei disturbi mentali. Attualmente il manuale più usato a livello internazionale è la quarta edizione rivista del manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-IV-TR). Si tratta di uno strumento realizzato da un gruppo di esperti di vari Paesi del mondo che afferiscono alla associazione psichiatrica americana (APA), che serve per catalogare i disturbi mentali e per studiarne le caratteristiche.
Di solito la conoscenza della propria diagnosi aiuta il paziente a comprendere meglio che cosa gli sta succedendo e lo rassicura, poiché si rende conto che ciò di cui soffre è un fenomeno circoscritto, conosciuto e curabile.
La formulazione della diagnosi, inoltre, consente al terapeuta di seguire dei protocolli per la cura di quello specifico disturbo, incrementando così la probabilità che il trattamento risulti efficace.

La valutazione psicodiagnostica è un processo complesso dal momento che diversi disturbi possono presentare gli stessi sintomi. Per questo motivo è di competenza del clinico, psicologo, psicoterapeuta o psichiatra, il quale può avvalersi della collaborazione di uno psicologo specializzato nella somministrazione di strumenti di valutazione.

Il Terzo Centro di Psicoterapia Cognitiva ha messo a punto una procedura di valutazione diagnostica che consiste in uno o più colloqui e nella somministrazione di alcuni strumenti psicodiagnostici standardizzati (test ed interviste semistrutturate). Tale valutazione viene effettuata da un team di psicologi specializzati nella somministrazione dei test ed è finalizzata alla formulazione di una diagnosi secondo i criteri del DSM-IV-TR.
Nella procedura di valutazione al paziente viene chiesto di sottoporsi ad una batteria di test composta da questionari autosomministrati (strumenti di valutazione costituiti da domande alle quali il paziente risponde autonomamente per iscritto), da interviste semistrutturate (strumenti di valutazione composti da alcune domande poste direttamente dal valutatore e alle quali il soggetto risponde a voce) e da altri strumenti per la valutazione della teoria della mente. La procedura di valutazione prevede, inoltre, una quantificazione della gravità del disturbo che viene attribuita dal clinico di riferimento attraverso due scale di tipo globale.
La batteria comprende i seguenti strumenti diagnostici.
Questionari Autosomministrati
Attachment Style Questionnaire (ASQ)
Inventory of Interpersonal Problems (IIP-47)
Scala del Senso di Condivisione e Appartenenza(SAC)
Self Report Symptom Inventory-Revised(SCL-90-R)
Toronto Alexithymia Scale (TAS20)

Interviste Semistrutturate
Intervista per la Valutazione della Metacognizione (IVAM)
Structured Clinical Interview for DSM-IV Axis II Personality Disorders (SCID-II)

Test della Teoria della Mente
Reading the Mind in the Eyes Test (Adult Eyes Test)
Storie di Teoria della Mente di F. Happè

Scale di Tipo Globale
Clinical Global Impression (CGI)
Scala per la Valutazione Globale del Funzionamento (VGF)


In base al problema presentato dal paziente, infine, potrebbero essere somministrati altri strumenti di valutazione.
Riportiamo di seguito gli strumenti di valutazione specifici per ogni disturbo utilizzati presso il Terzo Centro di Psicoterapia.

Disturbo di Panico
Hamilton Anxiety Scale (HAS)
Minnesota Multifasic Personality Inventory- 2 (MMPI-2)
Panic Attack and Anticipatory Anxiety Scale (PAAAS)
Short Form 36 Health Survey Questionnaire (SF-36)
Structured Clinical Interview for DSM-IV Axis I Disorder (SCID-I)

Disturbo Ossessivo-Compulsivo
Minnesota Multifasic Personality Inventory- 2 (MMPI-2)
Padua Inventory (PI)
Short Form 36 Health Survey Questionnaire (SF-36)
Structured Clinical Interview for DSM-IV Axis I Disorder (SCID-I)
Yale-Brown Obsessive-Compulsive Scale (Y-BOCS)

Disturbi Dissociativi
Dissociative Experiences Scale (DES)
Minnesota Multifasic Personality Inventory- 2 (MMPI-2)
Short Form 36 Health Survey Questionnaire (SF-36)
Structured Clinical Interview for DSM-IV (SCID-D)
Structured Clinical Interview for DSM-IV Axis I Disorder (SCID-I)

Depressione e Disturbo Bipolare
Beck Depression Inventory (BDI)
Brief Psychiatric Rating Scale Vers. 4.0 (BPRS 4.0)
Hamilton Rating Scale for Depression (HRSD)
Minnesota Multifasic Personality Inventory- 2 (MMPI-2)
Short Form 36 Health Survey Questionnaire (SF-36)
Structured Clinical Interview for DSM-IV Axis I Disorder (SCID-I)

Disturbi Psicotici
Brief Psychiatric Rating Scale Vers. 4.0 (BPRS 4.0)
Minnesota Multifasic Personality Inventory- 2 (MMPI-2)
Positive And Negative Sindrome Scale (PANSS)
Quality of Life Index (QL- Index)
Short Form 36 Health Survey Questionnaire (SF-36)
Social-Adaptive Functioning Evaluation (S.A.F.E)
Structured Clinical Interview for DSM-IV Axis I Disorder (SCID-I)

Disturbi dell’Alimentazione
Body Shape Questionnaire (BSQ)
Eating Disorder Inventory (EDI-2)
Minnesota Multifasic Personality Inventory- 2 (MMPI-2)
Short Form 36 Health Survey Questionnaire (SF-36)
Structured Clinical Interview for DSM-IV Axis I Disorder (SCID-I)

Disturbi di Personalità
Intervista per la Valutazione della Metacognizione (IVAM)
Inventory of Interpersonal Problems (IIP-47)
Reading the Mind in the Eyes Test (Adult Eyes Test)
Scala del Senso di Condivisione e Appartenenza (SAC)
Self Report Symptom Inventory-Revised (SCL-90-R)
Storie di Teoria della Mente di F. Happè
Structured Clinical Interview for DSM-IV Axis II Personality Disorders (SCID-II)
Toronto Alexithymia Scale (TAS-20)

Disturbi dell’Infanzia e della Adolescenza
Child Behavioral Checklist (CBCL)
Intervista Diagnostica per la Valutazione dei Disturbi Psicopatologici dei Bambini e degli Adolescenti (K-SADS-PL)
Questionari Italiani del Temperamento (QUIT)
Social-Emotional Dimension (SEDS)
Wechsler Intelligence Scale for Children Revised (WISCH-R)
Wechsler Preschool and Primary Scales of Intelligence (WPPSI)
Wisconsin Card Sorting Test (WCST)

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Messaggio Da carla75 Gio Mar 27, 2014 3:03 pm

Stiamo parlando di fobia scolastica e ad oggi, il DSM IV non la contempla.
e ho precisato che l'informazione presa su internet puo' non essere attendibile.
Continui a rivogerti a me come se ci conoscessimo o fossimo parenti: magari sei abituato a confrontarti in questa maniera. Io no. Ti ripeto che non ti consento di rivolgerti a me in questo modo e pregherei i moderatori di intervenire. Grazie.
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Messaggio Da vinz Ven Mar 28, 2014 6:40 am

Per ire: la psicologa della scuola è psicoterapeuta e ricercatrice con varie pubblicazioni all'attivo che si aggirano proprio sulle difficoltà degli adolescenti a scuola. Esercita da 25 anni. Nel corso degli ultimi tre anni ha incontrato per 11 volte l'alunno in questione ( 2 volte in classe, nel corso di un progetto sulle dipendenze). In ogni caso la sua relazione non è concepita per "smontare" quella della collega, alla quale anzi non fa mai riferimento, è una delle tante relazioni "consultive" che gli vengono richieste dai consigli di classe, in ottemperanza peraltro ad un compito che viene fissato nel suo contratto.

Ci sono interessanti sviluppi che vi racconterò, appena trovo il tempo. Naturalmente devo una risposta anche a nessunpericolo, delle cui osservazioni sono comunque, nonostante l'inutile e incomprensibile tono polemico, debitore perché mi hanno suggerito la direzione di alcuni passi.

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Messaggio Da alessia giulia Ven Mar 28, 2014 6:40 pm

qual è il monte ore annuale?

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Messaggio Da Stefania.n Sab Mar 29, 2014 9:18 am

@ nessunpericolo
si sente che sei molto competente e ti chiedo se concordi con me su qs cosa: io ritengo che la scuola debba prendere provvedimenti obbligatoriamente quando la certificazione riporta un codice del DSM IV o dell'ICD (provvedimenti legati alla l. 104 o alla l.170/10). In caso contrario, cioè quando la certificazione non ha questi riferimenti, ritengo che la scuola possa scegliere, dopo attenta analisi, se predisporre o no un piano personalizzato (come prevedono circolare e direttiva BES).
Insomma credo che il fatto di far riferimento ad un disturbo o ad una patologia riconosciuta obblighi la scuola a determinati interventi, altrimenti è la scuola che ne decide l'opportunità.

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Messaggio Da miranda Sab Mar 29, 2014 9:53 am

Il monte ore annuale per le assenze è 1/4 delle ore previste nel piano del ragazzo e della scuola. Mi spiego, se la classe effettua 30h settimanali, cioè 5h per 6 gg, si moltiplica 5 x 205 (giorni previsti di frequenza dalla normativa di questo anno conteggiando pure le vacanze) il numero ottenuto (1025) si divide per 4 (256). Se le assenze superano questo monte ore l'anno non può essere validato, salvo che la patologia abbia richiesto ricovero ospedaliero, convalescenza con attività di scuola a casa/ospedale (ci sono progetti del tipo) e sempre con certificazione medica. Questa validazione deve essere deliberata dal Collegio docenti, come deroga motivata alla normativa. Non c'è bisogno di internet per queste informazioni, le CM su DSA, BES e altro vengono inviate al dirigente continuamente e tutti i DS che operano nella mia provincia già nel 1^ quadrimestre fanno fare ai docenti il calcolo delle ore (vanno conteggiati anche i ritardi e le uscite anticipate) degli assenti abituali. Poi si contatta la famiglia e si manda informativa ai Servizi Sociali in quanto questi genitori stanno ledendo il diritto allo studio del minore assecondando le sue richieste.
Se uno frequenta una scuola statale NON si inventa le regole, ma segue (anche se non le condivide) la legge dello Stato. Altrimenti si mandano i figli alle private. Chi paga, nella nostra società può fare quello che vuole.

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Messaggio Da Nessunpericolo Mar Apr 01, 2014 4:54 pm

carla75 ha scritto:Stiamo parlando di fobia scolastica e ad oggi, il DSM IV non la contempla.
e ho precisato che l'informazione  presa su internet puo' non essere attendibile.
Continui a rivogerti a me come se ci conoscessimo o fossimo parenti: magari sei abituato a confrontarti in questa maniera. Io no. Ti ripeto che non ti consento di rivolgerti a me in questo modo e pregherei i moderatori di intervenire. Grazie.
Il DSM IV (tra l'altro in sede di revisione, a breve uscirà il DSM V, e se tanto mi dà tanto, mi sa che troveremo qualcosa di più specifico anche per la scuola)....non parla esplicitamente di fobia scolastica MA, tra le varie fobie individua le fobie "di tipo situazionale", pertanto, per semplice deduzione logica, la fobia scolastica è una "fobia di tipo situazionale" in cui la situazione specifica scatenante la fobia è l'ambiente scolastico.
Ho assunto un tono piccato per il semplice motivo che credo che il disagio, la fobia,ecc...ecc... sono cose GRAVISSIME, che fanno stare DAVVERO male,ora...magari questo ragazzo non ha niente e la psicologa è una truffatrice che dietro compenso certifica patologie inesistenti MA, se fosse vero, QUESTO RAGAZZO DEVE ESSERE AIUTATO...io per esempio ho la paura (parlo di semplice paura non di vera o propria fobia) delle grandi altezze...se ogni mattina mi svegliassi sapendo di dover passare 5 ore sospeso su un ponteggio collocato a grande altezza non sarebbe una bella vita anzi...
Ognuno di noi ha piccole paure e/o fobie, adesso pensate se ogni mattina voi foste costretti proprio ad affrontare per 5/6 ore consecutive una situazione che vi crea ansia, disagio e malessere, e questo per 9 mesi l'anno....come vi sentireste????
Bene, se come credo, la psicologa che ha certificato il ragazzo ha detto la verità, questo ragazzo passa la metà della sua vita, in una situazione che lo fa stare male, che gli crea ansia, disagio, malessere....QUESTA E' LA VERITA' salvo smentita.
Certo se poi pensiamo che il disagio psichico sia una caxxata, che alla persona depressa basti dire "tirati su"...che ad una persona con ansia patologica "rilassati un po'"....allora è inutile continuare a discutere....se questo ragazzo ha un disagio psicologico DEVE essere aiutato e sostenuto...

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Messaggio Da Ire Mar Apr 01, 2014 5:07 pm

per esempio ho la paura (parlo di semplice paura non di vera o propria fobia) delle grandi altezze...se ogni mattina mi svegliassi sapendo di dover passare 5 ore sospeso su un ponteggio collocato a grande altezza non sarebbe una bella vita anzi...
sono totalmente d'accordo su tutto il tuo post e ho citato questo passaggio perchè solo il leggerlo mi ha messa in ansia.

credo di essere fobica in merito alle grandi altezze. perdo la testa completamente, ho la tentazione di buttarmi di sotto per farla finita con quella paura.
La mia fortuna è che posso starmene alla larga e la mia vita prosegue tranquillamente.

Se questo ragazzo vive in questo modo la scuola..........fate molta attenzione.

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Messaggio Da Nessunpericolo Mar Apr 01, 2014 5:14 pm

vinz ha scritto:Per ire: la psicologa della scuola è psicoterapeuta e ricercatrice con varie pubblicazioni all'attivo che si aggirano proprio sulle difficoltà degli adolescenti a scuola. Esercita da 25 anni. Nel corso degli ultimi tre anni ha incontrato per 11 volte l'alunno in questione ( 2 volte in classe, nel corso di un progetto sulle dipendenze). In ogni caso la sua relazione non è concepita per "smontare" quella della collega, alla quale anzi non fa mai riferimento, è una delle tante relazioni "consultive" che gli vengono richieste dai consigli di classe, in ottemperanza peraltro ad un compito che viene fissato nel suo contratto.

Ci sono interessanti sviluppi che vi racconterò, appena trovo il tempo. Naturalmente devo una risposta anche a nessunpericolo, delle cui osservazioni sono comunque, nonostante l'inutile e incomprensibile tono polemico, debitore perché mi hanno suggerito la direzione di alcuni passi.
Il mio non era un tono polemico, ti ho dato la mia opinione (affrontare tutto in chiave pedagogico-didattica, e come hai visto non ti ho detto "regalategli il 6...anzi!!!!") e prendere per buona la diagnosi...come ti ho detto che non condivido la strada di mettere in discussione la diagnosi di una psicologa (cosa che a mio avviso la scuola non è tenuta a fare).
La mia aria piccata nasce dalla consapevolezza della PROFONDISSIMA ignoranza che regna a scuola circa le tematiche a carattere psicologico (e già è grave ma almeno su quello si può costruire qualcosa...socraticamente se sai di non sapere almeno cerchi di star zitto e ti dai da fare per aggiornarti)...ma spesso invece trionfa una sottovalutazione/svalutazione del problema che riduce il disagio psicologico a "caxxata", "scusa", "cosa che passa", "i problemi nella vita sono altri".
Tempo fa passai un po' di tempo con alcuni colleghi a spiegare che quello che noi tutti provavamo da ragazzi prima del compito di matematica era semplice paura..."ansia" momentanea "positiva" che ci spingeva a studiare...l'ansia patologica che affligge alcuni nostri ragazzi è qualcosa di diverso...è qualcosa che ti blocca, ti togli il fiato, ti fa venire voglia di scappare, ti fa venire le vertigini, ti fa svenire, ti fa stare davvero male...
Sottovalutare il problema, ignorarlo, nel 99,9% porta solo ad un ragazzo che soffre per 5 anni, prende o non prende il diploma e poi non lo vediamo più...purtroppo però in uno 0,1% dei casi il ragazzo di fronte alla prospettiva di soffrire per 5 anni, stretto tra l'incomprensione, le richieste della famiglia, le richieste dei docenti, e tutto l'ambaradan...apre la finestra e si butta di sotto...
Ecco piuttosto che correre il millesimale rischio che qualcuno si butti di sotto per mia "incomprensione", preferisco prendere qualsiasi diagnosi per buona ed occuparmi del MIO, ovvero l'aspetto pedagogico e didattico della questione, lasciando ai professionisti della salute mentale decidere se siamo in presenza o meno di un vero disagio psicologico/psichiatrico, io su quello non mi azzardo MINIMAMENTE a mettere bocca, figuriamoci smentire una diagnosi già fatta!!!

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Messaggio Da Nessunpericolo Mar Apr 01, 2014 5:44 pm

Stefania.n ha scritto:@ nessunpericolo
si sente che sei molto competente e ti chiedo se concordi con me su qs cosa: io ritengo che la scuola debba prendere provvedimenti obbligatoriamente quando la certificazione riporta un codice del DSM IV o dell'ICD (provvedimenti legati alla l. 104 o alla l.170/10). In caso contrario, cioè quando la certificazione non ha questi riferimenti, ritengo che la scuola possa scegliere, dopo attenta analisi, se predisporre o no un piano personalizzato (come prevedono circolare e direttiva BES).
Insomma credo che il fatto di far riferimento ad un disturbo o ad una patologia riconosciuta obblighi la scuola a determinati interventi, altrimenti è la scuola che ne decide l'opportunità.
"In questa nuova e più ampia ottica, il Piano Didattico Personalizzato non può più essere inteso come mera esplicitazione di strumenti compensativi e dispensativi per gli alunni con DSA; esso è bensì lo strumento in cui si potranno, ad esempio, includere progettazioni didattico-educative calibrate sui livelli minimi attesi per le competenze in uscita (di cui moltissimi alunni con BES,
privi di qualsivoglia certificazione diagnostica, abbisognano), strumenti programmatici utili in maggior misura rispetto a compensazioni o dispense, a carattere squisitamente didatticostrumentale...Ove non sia presente certificazione clinica o diagnosi, il Consiglio di classe o il team dei docenti motiveranno opportunamente, verbalizzandole, le decisioni assunte sulla base di considerazioni pedagogiche e didattiche; ciò al fine di evitare contenzioso".
La circolare sui BES recita così, io la interpreto così, in presenza di QUALSIVOGLIA certificazione diagnostica si fa il pdp, negli altri casi invece decide il cdc....la frase finale "al fine di evitare contenzioso" secondo me è un bell'ammonimento ad andarci cauti ed a non sottovalutare il problema...ovvero piuttosto che trovarmi a fine anno con una famiglia che mi apre un contenzioso per non attivazione del pdp, io nel dubbio, faccio un pdp ed amen.
Sulla questione dei codici, come hai visto, in alcune situazioni io penso che i docenti è bene che non si "occupino" di problemi che esulano alla grande dalle loro competenze...noi siamo tenuti solo a "considerazioni pedagogiche e didattiche", tutto il resto non è di nostra competenza (e per fortuna dico io).

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