bocciare o non bocciare?
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bocciare o non bocciare?
Vi espongo uno dei "casi" che ho a scuola.
Prima superiore, ragazzo con certificazione di dislessia.
Si iscrive con un mese di ritardo, senza sostegno.
Io, titolare su altri due casi, mi occupo comunque di lui e mi batto per ottenere altre 9 ore di sostegno, che ci vengono assegnate dopo Natale.
Il ragazzo è completamente abbandonato a se stesso. Non ha i libri (alcuni glieli abbiamo procurati noi, trovandoli usati o reperendoli tramite rappresentanti), pochi quaderni, spesso non ha dietro neppure la penna, figuriamoci la matita.
La scuola è un liceo e lui non ha i requisiti minimi per affrontare le varie discipline.
Ho fatto presente alla famiglia, insieme alla coordinatrice e al preside, fin dai primi mesi, che questa scuola - poichè quasi esclusivamente teorica - non è "adatta" a lui, e, di concerto, abbiamo consigliato caldamente un trasferimento ad altra scuola in tempo utile, per non perdere l'anno.
I genitori ci hanno candidamente risposto che a loro non interessa che il figlio venga bocciato: preferiscono tenerlo da noi, dove è curato ed è al sicuro in un ambiente protetto, piuttosto che in un professionale dove il figlio rischierebbe di perdersi completamente (cito).
Dunque il ragazzo resta da noi.
Noi ci adoperiamo ogni giorno a preparare schemi, mappe, riassunti, fotocopie ecc
Lui non ha MAI fatto un compito a casa. Mai portato la giustificazione per un'assenza (ormai io e le colleghe viviamo in segreteria, al telefono con i genitori).
Per lui abbiamo talmente abbassato il livello, sforando enormemente dagli obiettivi minimi previsti, che un suo 5 è in realtà un 3.
Ed è molto triste, perchè se minimamente si impegnasse a casa, potrebbe fare progressi, visto che è "solo" dislessico.
Tutto questo per dirvi che, quasi a fine anni, vivo già con l'angoscia, lo scrupolo professionale del "cosa faremo", "facciamo male a bocciarlo", "ha senso bocciarlo" "ha senso promuoverlo".
Alla luce del fatto che prevedibilmente i genitori lo re-iscriveranno da noi, non so cosa abbia più senso fare.
Senza contare che, ovviamente, una promozione sarebbe un'opera miracolosa che - non so come - dovremmo cucire ad hoc in sede di scrutini.
Voi cosa ne pensate?
Come vi orientereste in una situazione del genere?
Prima superiore, ragazzo con certificazione di dislessia.
Si iscrive con un mese di ritardo, senza sostegno.
Io, titolare su altri due casi, mi occupo comunque di lui e mi batto per ottenere altre 9 ore di sostegno, che ci vengono assegnate dopo Natale.
Il ragazzo è completamente abbandonato a se stesso. Non ha i libri (alcuni glieli abbiamo procurati noi, trovandoli usati o reperendoli tramite rappresentanti), pochi quaderni, spesso non ha dietro neppure la penna, figuriamoci la matita.
La scuola è un liceo e lui non ha i requisiti minimi per affrontare le varie discipline.
Ho fatto presente alla famiglia, insieme alla coordinatrice e al preside, fin dai primi mesi, che questa scuola - poichè quasi esclusivamente teorica - non è "adatta" a lui, e, di concerto, abbiamo consigliato caldamente un trasferimento ad altra scuola in tempo utile, per non perdere l'anno.
I genitori ci hanno candidamente risposto che a loro non interessa che il figlio venga bocciato: preferiscono tenerlo da noi, dove è curato ed è al sicuro in un ambiente protetto, piuttosto che in un professionale dove il figlio rischierebbe di perdersi completamente (cito).
Dunque il ragazzo resta da noi.
Noi ci adoperiamo ogni giorno a preparare schemi, mappe, riassunti, fotocopie ecc
Lui non ha MAI fatto un compito a casa. Mai portato la giustificazione per un'assenza (ormai io e le colleghe viviamo in segreteria, al telefono con i genitori).
Per lui abbiamo talmente abbassato il livello, sforando enormemente dagli obiettivi minimi previsti, che un suo 5 è in realtà un 3.
Ed è molto triste, perchè se minimamente si impegnasse a casa, potrebbe fare progressi, visto che è "solo" dislessico.
Tutto questo per dirvi che, quasi a fine anni, vivo già con l'angoscia, lo scrupolo professionale del "cosa faremo", "facciamo male a bocciarlo", "ha senso bocciarlo" "ha senso promuoverlo".
Alla luce del fatto che prevedibilmente i genitori lo re-iscriveranno da noi, non so cosa abbia più senso fare.
Senza contare che, ovviamente, una promozione sarebbe un'opera miracolosa che - non so come - dovremmo cucire ad hoc in sede di scrutini.
Voi cosa ne pensate?
Come vi orientereste in una situazione del genere?
mystika- Messaggi : 2540
Data d'iscrizione : 13.10.09
Località : Milano
Re: bocciare o non bocciare?
se non ha raggiunto gli obiettivi minimi si boccia; una cosa è la disabilità, un'altra la pigrizia
giulia boffa- Admin
- Messaggi : 37431
Data d'iscrizione : 28.09.09
Età : 60
Località : milano
Re: bocciare o non bocciare?
mystika ha scritto:Vi espongo uno dei "casi" che ho a scuola.
Prima superiore, ragazzo con certificazione di dislessia.
Si iscrive con un mese di ritardo, senza sostegno.
Io, titolare su altri due casi, mi occupo comunque di lui e mi batto per ottenere altre 9 ore di sostegno, che ci vengono assegnate dopo Natale.
Il ragazzo è completamente abbandonato a se stesso. Non ha i libri (alcuni glieli abbiamo procurati noi, trovandoli usati o reperendoli tramite rappresentanti), pochi quaderni, spesso non ha dietro neppure la penna, figuriamoci la matita.
La scuola è un liceo e lui non ha i requisiti minimi per affrontare le varie discipline.
Ho fatto presente alla famiglia, insieme alla coordinatrice e al preside, fin dai primi mesi, che questa scuola - poichè quasi esclusivamente teorica - non è "adatta" a lui, e, di concerto, abbiamo consigliato caldamente un trasferimento ad altra scuola in tempo utile, per non perdere l'anno.
I genitori ci hanno candidamente risposto che a loro non interessa che il figlio venga bocciato: preferiscono tenerlo da noi, dove è curato ed è al sicuro in un ambiente protetto, piuttosto che in un professionale dove il figlio rischierebbe di perdersi completamente (cito).
Dunque il ragazzo resta da noi.
Noi ci adoperiamo ogni giorno a preparare schemi, mappe, riassunti, fotocopie ecc
Lui non ha MAI fatto un compito a casa. Mai portato la giustificazione per un'assenza (ormai io e le colleghe viviamo in segreteria, al telefono con i genitori).
Per lui abbiamo talmente abbassato il livello, sforando enormemente dagli obiettivi minimi previsti, che un suo 5 è in realtà un 3.
Ed è molto triste, perchè se minimamente si impegnasse a casa, potrebbe fare progressi, visto che è "solo" dislessico.
Tutto questo per dirvi che, quasi a fine anni, vivo già con l'angoscia, lo scrupolo professionale del "cosa faremo", "facciamo male a bocciarlo", "ha senso bocciarlo" "ha senso promuoverlo".
Alla luce del fatto che prevedibilmente i genitori lo re-iscriveranno da noi, non so cosa abbia più senso fare.
Senza contare che, ovviamente, una promozione sarebbe un'opera miracolosa che - non so come - dovremmo cucire ad hoc in sede di scrutini.
Voi cosa ne pensate?
Come vi orientereste in una situazione del genere?
A)Leggo che è dislessico e che i genitori non lo supportano, magari per lui un sintetizzatore vocale (tipo balabolka) ed il libri in formato digitale (in questo modo potrebbe ascoltarli facendoli leggere a casa dal sintetizzatore) potrebbero essere un valido aiuto....(sia sintetizzatore che libri si riescono ad ottenere GRATUITAMENTE)...
B)Ok è dislessico ma ciò, a mio avviso (posso sbagliarmi), non rappresenta un handicap tale per cui lui sia giustificato se non fa niente, se non si impegna....
C)I genitori....io farei un discorso di prospettiva, direi che per la dislessia ci sono tantissimi strumenti di supporto e che quindi non c'è motivo per cui il figlio debba essere visto come un "cavallo perdente"...cercherei davvero di motivarli, di fargli capire che se si crea una giusta rete di sostegni il proprio figlio può davvero riuscire...
D)Ma il ragazzo come la vive questa situazione? E' un ragazzo calato oramai nel ruolo di "povera vittima" (scusa la terminologia ma spero così si capisca meglio cosa io voglia dire) oppure e' un ragazzo che un pò "ci marcia" per ottenere una maggiore (a volte eccessiva) indulgenza nei suoi confronti?
E)Non porta nemmeno la penna e non fa i compiti...ma al di là di questo ha le potenzialità per fare una programmazione per obiettivi minimi? Se ha le potenzialità ma manca la voglia io lo boccerei e chiarirei ai genitori che è questa la sorte che gli toccherà anche in futuro se continua di questo passo, se invece mancano proprio le potenzialità per fare una P.O.M. allora passate alla differenziata e fate altro (almeno fa qualcosa e si riesce a coinvolgerlo)...certo che se il suo problema è solo la dislessia, con i supporti che oggi esistono, diventa davvero difficile giustificare una programmazione differenziata....di certo non potete scrivere "fa la differenziata perchè non ha voglia di fare niente"...
eragon- Messaggi : 1062
Data d'iscrizione : 23.08.10
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