Riflessioni di fine anno scolastico di un'ins. di sostegno
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Riflessioni di fine anno scolastico di un'ins. di sostegno
La scuola è finita ed io ho ricevuto tante soddisfazioni. La bambina con autismo che seguivo è migliorata, grazie ad un bel lavoro di squadra con la terapista dell'ASL, l'educatrice (che la seguiva a scuola nelle ore in cui non c'ero), la madre e l'educatrice domiciliare.Tutte applicavamo una metodologia cognitivo-comportamentale. La sua età mentale è quella di una bambina di 3/4 anni e quindi, benché fosse in quinta, ho provveduto a redigere un PEI con degli obiettivi di apprendimento, raggiungibili per una bambina di quel livello cognitivo.
In sede di scrutinio ho messo un 10 in matematica, perché in questa disciplina è più brava, ha una sua naturale propensione e apprende facilmente. Nelle altre discipline i voti oscillano tra il 6 e il 7. Naturalmente, scontato scriverlo, i contenuti e le attività proposti sono tagliate su misura per lei, tenendo conto del suo ritardo cognitivo. L'insegnante curricolare della classe, con la quale mi è sembrato di avere avuto ottimi rapporti per tutto l'anno, basati sul rispetto reciproco e la solidarietà, ha sollevato obiezioni su questo voto a suo dire troppo alto (ma anche i suoi lo erano! io non mi sono permessa d'intervenire, perché è lei che ha seguito gli alunni da un punto di vista didattico), dicendomi che le attività che io avevo proposto all'alunna erano troppo facili per lei, anzi che le aveva già fatte negli anni precedenti e che avevo sbagliato a seguire le indicazioni dell'ASL. Mi ha detto che, secondo lei, la maestra di sostegno dell'anno precedente aveva avuto ragione quando si opponeva alle indicazioni della terapista, che le suggeriva attività più semplici (vicine alle sue reali capacità!). E poi ha seguitato a dire che l'alunna non aveva mai avuto un 10 negli anni precedenti e che lei i primi due anni di scuola seguiva, su suggerimento della logopedista che l'aveva in cura, la programmazione di classe. In realtà la madre non l' ha più portata dalla logopedista, perché riteneva che lei non fosse preparata sull'autismo e che fosse inutile continuare a proporre alla figlia delle attività, delle quali non comprendeva nulla, perché non alla sua portata. Io sono rimasta spiazzata per la sua reazione: sino a quel momento non aveva mai espresso il suo disappunto sulla mia didattica. Ho avuto la sensazione che mi volesse "fare le pulci", per rivalersi su di me, dato che in questo anno un po' turbolento non è riuscita a gestire la classe (molto conflittuale) come avrebbe voluto, ed io e la mia alunna sembravamo un'isola felice, dove regnava la pace e la tranquillità. Alla luce di quanto ho ampiamente descritto sino ad ora sono giunta a delle conclusioni. A mio parere la collega ha commesso dei gravissimi errori anche di comunicazione (le parole possono ferire molto, più delle percosse): 1. Non doveva usare il nome della collega che mi ha preceduta, perché i confronti non portano mai ad un dialogo costruttivo. 2. Prima di fare certe considerazioni sulla mia didattica, bisognava documentarsi sul livello cognitivo dell'alunno, altrimenti è meglio tacere ( "Gli hai fatto fare cose molto semplici"). 3. Ha usato delle argomentazioni per sostenere la sua tesi per nulla scientifiche, basate sul luogo comune e sulla prassi ("non ha avuto mai un 10", "in prima e in seconda seguiva la programmazione di classe"..."Ai bambini con disabilità bisogna mantenersi bassi, con i voti"). 4. Ha dimostrato di non sapere nulla di autismo, nonostante abbia avuto per 5 anni un'alunna con autismo. Dato che la verità non ce l'abbiamo né io e né lei sarebbe stato molto più gentile e rispettoso del mio ruolo che la collega avesse detto semplicemente: "Non credi che sia troppo alto quel 10 in matematica?" "Però se tu ritieni metterglielo fai pure, io non conosco l'alunna dal punto di vista didattico, mi fido di quello che dici tu". E poi aggiungo: "Si valuta non avendo in mente uno stereotipo di bambino da 6 da 7 da 8 ecc.., ma valutando i progressi che ha fatto, rispetto alla situazione di partenza, nelle singole discipline". Buona estate a tutti!
In sede di scrutinio ho messo un 10 in matematica, perché in questa disciplina è più brava, ha una sua naturale propensione e apprende facilmente. Nelle altre discipline i voti oscillano tra il 6 e il 7. Naturalmente, scontato scriverlo, i contenuti e le attività proposti sono tagliate su misura per lei, tenendo conto del suo ritardo cognitivo. L'insegnante curricolare della classe, con la quale mi è sembrato di avere avuto ottimi rapporti per tutto l'anno, basati sul rispetto reciproco e la solidarietà, ha sollevato obiezioni su questo voto a suo dire troppo alto (ma anche i suoi lo erano! io non mi sono permessa d'intervenire, perché è lei che ha seguito gli alunni da un punto di vista didattico), dicendomi che le attività che io avevo proposto all'alunna erano troppo facili per lei, anzi che le aveva già fatte negli anni precedenti e che avevo sbagliato a seguire le indicazioni dell'ASL. Mi ha detto che, secondo lei, la maestra di sostegno dell'anno precedente aveva avuto ragione quando si opponeva alle indicazioni della terapista, che le suggeriva attività più semplici (vicine alle sue reali capacità!). E poi ha seguitato a dire che l'alunna non aveva mai avuto un 10 negli anni precedenti e che lei i primi due anni di scuola seguiva, su suggerimento della logopedista che l'aveva in cura, la programmazione di classe. In realtà la madre non l' ha più portata dalla logopedista, perché riteneva che lei non fosse preparata sull'autismo e che fosse inutile continuare a proporre alla figlia delle attività, delle quali non comprendeva nulla, perché non alla sua portata. Io sono rimasta spiazzata per la sua reazione: sino a quel momento non aveva mai espresso il suo disappunto sulla mia didattica. Ho avuto la sensazione che mi volesse "fare le pulci", per rivalersi su di me, dato che in questo anno un po' turbolento non è riuscita a gestire la classe (molto conflittuale) come avrebbe voluto, ed io e la mia alunna sembravamo un'isola felice, dove regnava la pace e la tranquillità. Alla luce di quanto ho ampiamente descritto sino ad ora sono giunta a delle conclusioni. A mio parere la collega ha commesso dei gravissimi errori anche di comunicazione (le parole possono ferire molto, più delle percosse): 1. Non doveva usare il nome della collega che mi ha preceduta, perché i confronti non portano mai ad un dialogo costruttivo. 2. Prima di fare certe considerazioni sulla mia didattica, bisognava documentarsi sul livello cognitivo dell'alunno, altrimenti è meglio tacere ( "Gli hai fatto fare cose molto semplici"). 3. Ha usato delle argomentazioni per sostenere la sua tesi per nulla scientifiche, basate sul luogo comune e sulla prassi ("non ha avuto mai un 10", "in prima e in seconda seguiva la programmazione di classe"..."Ai bambini con disabilità bisogna mantenersi bassi, con i voti"). 4. Ha dimostrato di non sapere nulla di autismo, nonostante abbia avuto per 5 anni un'alunna con autismo. Dato che la verità non ce l'abbiamo né io e né lei sarebbe stato molto più gentile e rispettoso del mio ruolo che la collega avesse detto semplicemente: "Non credi che sia troppo alto quel 10 in matematica?" "Però se tu ritieni metterglielo fai pure, io non conosco l'alunna dal punto di vista didattico, mi fido di quello che dici tu". E poi aggiungo: "Si valuta non avendo in mente uno stereotipo di bambino da 6 da 7 da 8 ecc.., ma valutando i progressi che ha fatto, rispetto alla situazione di partenza, nelle singole discipline". Buona estate a tutti!
Ultima modifica di jasmine il Ven Giu 13, 2014 10:37 am - modificato 1 volta.
jasmine- Messaggi : 135
Data d'iscrizione : 19.07.11
Re: Riflessioni di fine anno scolastico di un'ins. di sostegno
che dire delle tue considerazioni?
Non ci piove.
Credo che l'invidia abbia giocato molto su quanto ha fatto la tua collega, un po' di invidia e un po' di spocchia perchè magari i voti li voleva mettere lei: in fin dei conti tu sei "solo" una docente di sostegno il che per qualcuno equivale a "tu non vali nulla"
Leggendoti sono stata contenta perchè è questo che la scuola deve offrire agli alunni con problemi: gente che sappia e voglia fare con loro.
Stai serena e se vuoi trovare qualcosa di positivo in quello che è successo pensa a quanto sei stata fortunata: ti ha lasciata lavorare, hai stimolato la bambina, hai fatto quello che ritenevi giusto durante tutto l'anno. Lei si è solo rivoltata un po' quando ormai la sua interferenza non ti dava più problemi. Di più potevi avere solo il famoso "lucano" ;-)
Buona estate anche a te e auguri che tu il prossimo anno possa ancora dire: io e il mio alunno sembriamo un'isola felice.
Non ci piove.
Credo che l'invidia abbia giocato molto su quanto ha fatto la tua collega, un po' di invidia e un po' di spocchia perchè magari i voti li voleva mettere lei: in fin dei conti tu sei "solo" una docente di sostegno il che per qualcuno equivale a "tu non vali nulla"
Leggendoti sono stata contenta perchè è questo che la scuola deve offrire agli alunni con problemi: gente che sappia e voglia fare con loro.
Stai serena e se vuoi trovare qualcosa di positivo in quello che è successo pensa a quanto sei stata fortunata: ti ha lasciata lavorare, hai stimolato la bambina, hai fatto quello che ritenevi giusto durante tutto l'anno. Lei si è solo rivoltata un po' quando ormai la sua interferenza non ti dava più problemi. Di più potevi avere solo il famoso "lucano" ;-)
Buona estate anche a te e auguri che tu il prossimo anno possa ancora dire: io e il mio alunno sembriamo un'isola felice.
Re: Riflessioni di fine anno scolastico di un'ins. di sostegno
Che bello leggere quello che hai scritto Jasmine... anch'io quest'anno ho avuto una bellissima esperienza come insegnante di sostegno. Non ho adesso il tempo materiale per poter raccontare le emozioni che ho vissuto. Lo farò in seguito su questo meraviglioso strumento di consultazione, confronto e reciproco "arricchimento" che é il forum, aggiungo soltanto che, essendo precaria (il mio contratto scade il prossimo 30 giugno), non so cosa farei per poter lavorare nuovamente, il prossimo anno scolastico, con la stessa alunna. Volesse il cielo... e sarebbe una "benedizione" per l'alunna e per la sua insegnante!
serena- Messaggi : 2719
Data d'iscrizione : 28.09.09
Re: Riflessioni di fine anno scolastico di un'ins. di sostegno
Complimenti Jasmine, hai fatto un ottimo lavoro. Dalle tue parole si sente tanta passione verso il tuo lavoro; e il lavoro dell'insegnante di sostegno, non finirò mai di ripeterlo, richiede tanta competenza e una profonda umanità e non è da tutti. Vorrei però provare a comprendere la reazione dell'insegnante curricolare: invidia? Forse. Non tutti sanno confrontarsi con gli altri in modo equilibrato, ma forse nella tua immagine di "isola felice" c'è la risposta. Durante l'anno siete riuscite a portare avanti dei progetti insieme? Avete condiviso i problemi ? Penso non solo ai problemi della tua alunna, ma anche a quelli della classe. Ecco, forse, è mancata la condivisione. In altri termini sforzati di capire con oggettività quello che non ha funzionato.Ti servirà per le tue esperienze future che ti auguro significative come quella trascorsa.
jenny63- Messaggi : 165
Data d'iscrizione : 21.01.14
Re: Riflessioni di fine anno scolastico di un'ins. di sostegno
quello che le suggerisci è sacrosanto.
Da estendere alla sua collega che se avesse avuto qualche disagio con jasmine durante l'anno, disagio di cui jasmine non si è assolutamente accorta, avrebbe potuto/dovuto parlargliene con serenità.
A cosa è servito quell'antipatico atteggiamento a fine anno?
Da estendere alla sua collega che se avesse avuto qualche disagio con jasmine durante l'anno, disagio di cui jasmine non si è assolutamente accorta, avrebbe potuto/dovuto parlargliene con serenità.
A cosa è servito quell'antipatico atteggiamento a fine anno?
Re: Riflessioni di fine anno scolastico di un'ins. di sostegno
Vado un po' in controtendenza rispetto agli elogi che ti sono stati fatti.
Diciamo che il 10 ci potrebbe stare se, rispetto agli obiettivi prefissati a inizio anno, la bambina fosse andata ben oltre. Tu non racconti se questo sia il caso o meno, però.
Bisogna anche dire che l'insegnante di classe avrebbe dovuto essere al corrente degli obiettivi e se non le andavano bene avrebbe dovuto dirlo subito...
Io un 10 a un bambino con sostegno l'ho messo solo in un caso, in cui avevo constatato che il livello del bambino era addirittura a fine anno superiore a quello dei compagni.
Quando si fa la programmazione differenziata è difficile stabilire a priori gli obiettivi: il rischio che siano troppo bassi rispetto alle capacità del bambino in effetti c'è... Ecco: il 10 anche a me dà questa sensazione. Se la bambina aveva dimostrato fin da subito una certa propensione per la matematica, perché non averle alzato gli obiettivi, per questa disciplina solamente, già nel PEI?
Io sono sempre dell'opinione che più si portano i bambini in difficoltà verso gli stessi programmi previsti per la classe e meglio è. Questo proprio perché in molti casi il turnover sui bambini è elevato, i criteri di giudizio dei vari insegnanti che si avvicendano non sono mai gli stessi, le valutazioni sono molto soggettive e in verità è possibile far risultare qualsiasi giudizio si voglia proponendo prove di verifica su misura.
L'obiettivo allora deve essere semplicemente il "progresso" del bambino, il miglior sviluppo possibile delle sue competenze.
Riguardo ai voti: meglio non esagerare né verso il basso, né verso l'alto, per non creare false aspettative nei bambini e nei loro genitori, per non creare polemiche con gli altri insegnanti. Il voto dato al bambino non ha una relazione poi così stretta con il nostro lavoro.
Meglio un bel 6 su un programma simile a quello dei compagni, che un 10 su un programma molto diverso: io almeno la penso così.
Diciamo che il 10 ci potrebbe stare se, rispetto agli obiettivi prefissati a inizio anno, la bambina fosse andata ben oltre. Tu non racconti se questo sia il caso o meno, però.
Bisogna anche dire che l'insegnante di classe avrebbe dovuto essere al corrente degli obiettivi e se non le andavano bene avrebbe dovuto dirlo subito...
Io un 10 a un bambino con sostegno l'ho messo solo in un caso, in cui avevo constatato che il livello del bambino era addirittura a fine anno superiore a quello dei compagni.
Quando si fa la programmazione differenziata è difficile stabilire a priori gli obiettivi: il rischio che siano troppo bassi rispetto alle capacità del bambino in effetti c'è... Ecco: il 10 anche a me dà questa sensazione. Se la bambina aveva dimostrato fin da subito una certa propensione per la matematica, perché non averle alzato gli obiettivi, per questa disciplina solamente, già nel PEI?
Io sono sempre dell'opinione che più si portano i bambini in difficoltà verso gli stessi programmi previsti per la classe e meglio è. Questo proprio perché in molti casi il turnover sui bambini è elevato, i criteri di giudizio dei vari insegnanti che si avvicendano non sono mai gli stessi, le valutazioni sono molto soggettive e in verità è possibile far risultare qualsiasi giudizio si voglia proponendo prove di verifica su misura.
L'obiettivo allora deve essere semplicemente il "progresso" del bambino, il miglior sviluppo possibile delle sue competenze.
Riguardo ai voti: meglio non esagerare né verso il basso, né verso l'alto, per non creare false aspettative nei bambini e nei loro genitori, per non creare polemiche con gli altri insegnanti. Il voto dato al bambino non ha una relazione poi così stretta con il nostro lavoro.
Meglio un bel 6 su un programma simile a quello dei compagni, che un 10 su un programma molto diverso: io almeno la penso così.
dami- Messaggi : 1158
Data d'iscrizione : 28.08.11
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