L'annosa questione del passaggio su materia

Esistono i numeri di quanti docenti passano ogni anno dal sostegno alla materia? Perché ciò viene mal visto da molti colleghi?
Nei miei pochi anni di insegnamento, ho conosciuto pochissimi docenti di sostegno che avevano più di 45 anni, ancora meno che erano prossimi alla pensione (forse una soltanto quella che più vi si avvicinava). La maggior parte sono giovanissimi o giovani. Poi ne ho conosciuti personalmente un paio che erano passati dal sostegno alla materia (in uno dei due casi secondo me la mia collega sarebbe stata più portata per il sostegno, più che per il lavoro sulla classe).
Lo stato che opinione ha su questa deriva? Mette il vincolo quinquennale e forma periodicamente nuovi specializzati, ma non mi sembra finora che abbia voluto dividere nettamente le carriere (a parte nelle medie e superiori dove ci sono specializzati senza abilitazione, ma è ancora presto per dire se in seguito questa situazione verrà o meno regolarizzata).
Per l'apparato statale è un problema?
E per le famiglie dei bambini H?

ciao, non ho ben capito la domanda.. forse volevi dire quanti passano da sostegno a materia? la mia percezione è che siano complessivamente pochi i docenti di materia che chiedono utilizzo sul sostegno, poi non so se si possa passare definitivamente / ufficialmente sul sostegno.. ho conosciuto docenti di ruolo di ed fisia e musica che da anni lavorano sul sostegno e non hanno la minima intenzione di tornare sulle classi

Sì ho corretto ora, avevo scritto male. Intendo i docenti che dal sostegno passano alla materia. Io alla primaria ne ho conosciuti tanti, mentre solo una collega di religione avrebbe voluto passare al sostegno, ma tra famiglia e altre problematiche non aveva tempo di seguire il TFA per specializzarsi sul sostegno. Ho conosciuto anche una docente di primaria che invece ha partecipato al TFA, quindi effettivamente ci sono anche persone che da materia vogliono passare al sostegno. Dal mio punto di vista comunque il sostegno richiede anche una buona prestanza fisica nei casi più gravi dove c'è bisogno di prendere in braccio il bambino etc.

Beh dipende anche dal grado in cui si insegna.
Alle superiori non devo tenere in braccio nessuno ma possono capitare casi in cui occorre "contenere" fisicamente alunni problematici.

Quest'anno ci sono stati alle superiori circa 570 passaggi da sostegno a posto comune (persone che erano titolari su sostegno alle superiori e sono passate su posto comune alle superiori).
Ora non ho voglia di fare il conteggio per tutti gli ordini di scuola, ma si può fare lavorando sul bollettino nazionale dei movimenti.

Su sostegno, in particolare quando si entrava da GAE, tendenzialmente si entrava di ruolo prima e non possiamo negare che alcuni docenti hanno utilizzato questo "metodo" per entrare prima in ruolo. E poi dopo i 5 anni molti tornano su materia, ma non tutti.

Attenzione alla statistica anagrafica: nella mia provincia più della metà dei posti di sostegno sono assegnati a precari. Poi certo, l'età media è più bassa, niente da dire.

Ho conosciuto qualche persona (3 o 4) che è passata da materia a sostegno (scuola secondaria di secondo grado) solo per potersi avvicinare a casa o perché su materie in esubero provinciale, per evitare di essere spostati in altra provincia della stessa regione.
Forse alla secondaria è più facile trovare persone di una certa età sul sostegno, ne ho conosciuto anche che sono andate in pensione da docenti di sostegno.

[quote="@melia"]Ho conosciuto qualche persona (3 o 4) che è passata da materia a sostegno (scuola secondaria di secondo grado) solo per potersi avvicinare a casa o perché su materie in esubero provinciale, per evitare di essere spostati in altra provincia della stessa regione.
Forse alla secondaria è più facile trovare persone di una certa età sul sostegno, ne ho conosciuto anche che sono andate in pensione da docenti di sostegno.[/quote]
Beh io ho chiesto il passaggio su sostegno per tornare nella mia regione. E adesso sono anche riuscito a tornare in provincia.
Sono ancora nel vincolo quinquennale ma adesso non saprei dire se vorrò chiedere il passaggio su posto comune. Dipende molto anche dalla scuola in cui alla fine si finisce.
Conosco tantissime colleghe e colleghi che sono fuori dal vincolo e non pensano a tornare sul posto comune.

Sono fuori dal vincolo quinquennale e rimango sul sostegno. Ho iniziato con una forte motivazione che, per ora, regge. Il lavoro dell'insegnante di sostegno è spesso molto duro, assoggettato alle aspre critiche delle famiglie che sperano nel miracolo, sottovalutato da molti colleghi e da quasi tutti gli alunni, con scarsissima considerazione sociale (siamo quasi assimilati alle badanti). Le competenze spaziano moltissimo. Non mi riferisco ai contenuti delle materie da seguire nella scuola superiore, ma alle competenze da educatore, assistente sociale, psicologo, ecc. Sono fondamentali anche le doti caratteriali, l'equilibrio, la "pienezza della persona", la disponibilità fisica e mentale. Giorno dopo giorno, è un lavoro che logora. Tanti colleghi che hanno iniziato con me, alla fine del vincolo, hanno chiesto e ottenuto il passaggio sulla materia. Tanta professionalità portata altrove. Nei momenti bui, anche io sono tentata (con la consapevolezza che anche la materia non è una passeggiata).

[quote="PrimulaVera"]Sono fuori dal vincolo quinquennale e rimango sul sostegno. Ho iniziato con una forte motivazione che, per ora, regge. Il lavoro dell'insegnante di sostegno è spesso molto duro, assoggettato alle aspre critiche delle famiglie che sperano nel miracolo, sottovalutato da molti colleghi e da quasi tutti gli alunni, con scarsissima considerazione sociale (siamo quasi assimilati alle badanti). Le competenze spaziano moltissimo. Non mi riferisco ai contenuti delle materie da seguire nella scuola superiore, ma alle competenze da educatore, assistente sociale, psicologo, ecc. Sono fondamentali anche le doti caratteriali, l'equilibrio, la "pienezza della persona", la disponibilità fisica e mentale. Giorno dopo giorno, è un lavoro che logora.  Tanti colleghi che hanno iniziato con me, alla fine del vincolo, hanno chiesto e ottenuto il passaggio sulla materia. Tanta professionalità portata altrove. Nei momenti bui, anche io sono tentata (con la consapevolezza che anche la materia non è una passeggiata).[/quote]
Non è tanta professionalità portata altrove. É che come hai detto tu c'è un logoramento fisico e ancor di più mentale che non sempre rimane sopportabile.

Il logoramento è indubbio. Soprattutto si tratta di situazioni difficili, dove le famiglie hanno determinate aspettative con cui bisogna mediare. Difatti una mia collega ha detto che passò su materia proprio per la difficoltà nei rapporti con le famiglie.
Quello che mi chiedo è: ma realmente la "materia" è più facile? O è semplicemente questione di attitudine?

La "materia" è sicuramente più vicina a quello che tendenzialmente abbiamo studiato all'università. Spesso senza avere ancora l'idea di fare l'insegnante. Per semplificare: mi sono laureato in filosofia perché mi piaceva la filosofia e quindi tendenzilamente mi piace spiegare filosofia (e storia).
Quello che cambia è il tipo di lavoro a casa, diverso. E il rapporto con gli alunni, diverso anch'esso.

Nel caso di medie e superiori indubbiamente. Nel caso di primaria e infanzia invece credo sia più sfumato, soprattutto con la laurea in scienze della formazione primaria (che è appunto una laurea che ha come obbiettivo, diciamo pure unico, l'insegnamento ai bambini).
Sarei anche curiosa di sapere come e se evolverà la questione della divisione delle carriere (certo ci vorrebbe una palla di vetro per saperlo).
Da un lato Dario Ianes propone un sistema dove tutti gli insegnanti di sostegno sono anche insegnanti su posto comune e viceversa e si scambiano continuamente e a seconda delle necessità. Dall'altro le associazioni delle famiglie dei disabili sembrano più interessate ad una netta divisione delle carriere.

bella l'idea di Ianes... tutti i docenti formati sul sostegno che a turno ruotano annualmente o dopo un biennio/triennio sul sostegno. Nella mia scuola per le sostituzioni occasionali sul sostegno si utilizzano i colleghi di materia e spesso ci sono delle belle sorprese.. a volte tutti noi ci fossilizziamo sui nostri binari ma vedere i problemi con occhi diversi può fare miracoli (idem per docenti di sostegno che intervengono sulla classe: Giovannino, che con alcuni insegnanti è intrattabile, con il docente di sostegno è un angelo, e finisce discretamente il lavoro)

Il docente di sostegno ha per sua natura un occhio di riguardo per i suoi alunni speciali. Un punto di vista che difficilmente riuscirei a cambiare in una situazione classe. Che ognuno rimanga nel suo ruolo senza creare commistioni difficili da gestire.

Il punto sarebbe proprio lavorare con un tipo di didattica differente. Che poi questa sia un'utopia è un'altra storia.
A proposito, qualcuno ha da consigliare un buon libro di pedagogia che parla anche delle scuole speciali? Va bene anche un testo delle superiori.

Sono fuori dal vincolo, ma resterò docente di sostegno, conosco 5 colleghi che hanno ottenuto il passaggio alle superiori per tornare in regione, uno è tornato non solo in provincia, ma nel comune di ricongiungimento eppure ha chiesto utilizzazione su sostegno (sempre nello stesso comune), degli altri uno vorrebbe ritornare sul sostegno al più presto, appena rientrerà in provincia. Conosco docenti andate in pensione da insegnante di sostegno (devo dire che il pensionamento di una di queste è stata una perdita per la scuola), tendenzialmente credo che la media nelle scuole del Sud dove sono stata negli ultimi anni era intorno ai 45-50, al Nord era, anche grazie ai precari, intorno ai 30-35.

Le due insegnanti dell'infanzia di mia figlia sono passate al posto comune per prendere il ruolo, dopo molti anni nelle GAE sostegno. L'insegnante di sostegno di mio figlio questo anno passerà di ruolo su posto comune perché sul sostegno ancora non c'è riuscita ma nella scuola di mio figli ci sono stati anche due passaggi su posto comune scaduto il vincolo. Nella scuola dove ho lavorato questo anno, superiori, c'erano diversi colleghi sostegno intorno ai 60.
Non conosco la situazione nazionale ma quella che mi circonda mi sembra variegata.

L'osservatorio scolastico dell'Associazione Italiana Persone Down aveva fatto una proposta di legge, la 2444 FISH-FAND, in cui si chiedeva un percorso diversificato per scienze della formazione primaria. Tre anni di percorso unico e gli altri due per specializzarsi sul sostegno o sul posto comune.
In particolare il rappresentante dell'associazione sottolineava di come le famiglie fossero scontente della formazione dei docenti, passata da due anni a un anno ad in alcuni casi pochi mesi. Soprattutto era giudicata inadeguata la preparazione sui casi con difficoltà specifiche, tipo sordomuti o non vedenti.

Personalmente, non ci trovo nulla di strano nel fatto che il sostegno, alla lunga, risulti più stressante e meno soddisfacente rispetto all'insegnamento su materia.

Tranne una piccola minoranza che veramente ama proprio quell'attività specifica e la fa per scelta (e con un atteggiamento che in un certo senso ha una componente di "missione", anche se questo termine non mi piace), è inevitabile che chi ha scelto di fare l'insegnante perchè la ritiene una professione "di cultura" piuttosto che "di cura", alla lunga sul sostegno ci si senta molto stretto, perché appunto si tratta di un'attività in cui le due dimensioni si sovrappongono inevitabilmente, e spesso in maniera incontrollata.

In qualche caso ci si trova, anche senza averlo voluto e senza averlo previsto, in situazioni imbarazzanti in cui alunno, famiglia e ambiente circostante, colleghi compresi e altri studenti compresi, si aspettano che il docente di sostegno si comporti come un badante, uno psicologo o un infermiere, invece che come un docente.

Tutte professioni validissime e dignitosissime, ma che non dovrebbero confondersi con quella della didattica (per non parlare dell'ulteriore rischio psicologico che è sempre presente, quando ci si trova in una situazione in cui, dall'insegnante di sostegno, ci si aspetta un coinvolgimento emotivo personale fortissimo e una compenetrazione con la vita privata, che agli altri insegnanti non sono richiesti).

Quella minoranza che è sempre stata attratta PROPRIO dall'attività di insegnante di sostegno in quanto tale, e non dall'insegnamento in genere, e che è contenta di fare proprio quello, non soffrirà queste difficoltà, perché non le vede come difficoltà, fanno proprio parte di quello che vuole fare, le aveva messe in conto... ma mi sembra assolutamente normale che quasi tutti gli altri la vedano come una fase transitoria da cui scappare prima possibile, per andare poi a fare l'insegnamento "ordinario", che era quello che volevano.

E lo dico da persona che, in passato, da giovane, non aveva escluso la possibilità di dedicarsi a professioni sanitarie, o comunque "di cura", mi attraevano anche quelle... però la commistione selvaggia fra troppe cose diverse non l'avrei accettata.

Una cosa è scegliere fin dall'inizio di fare studi appositi per fare l'infermiera o l'assistente sociale... un'altra è intraprendere un altro lavoro, e poi ritrovarsi ugualmente ingabbiata in una situazione in cui ci si aspetta che ci si comporti come infermiera o come assistente sociale senza averlo scelto. Non so se mi spiego bene...

A me (come penso a tutti noi) è capitato diverse volte di avere qualche alunno disabile che aveva il sostegno, e mi è riuscito di collaborare in maniera molto costruttiva con i colleghi di sostegno, e di avere anche delle belle soddisfazioni a vedere i progressi di questi ragazzi, ma il desiderio di dedicarmi personalmente al sostegno a tempo pieno non mi è mai venuto. E non credo che sia una colpa che merita rimproveri, è semplicemente una scelta i base alle attitudini personali.

Ciao a tutti, io invece vorrei sapere se è lecito che un docente entrato in ruolo su sostegno alla scuola media e che ha superato il vincolo quinquennale possa avere un orario composto da metà ore di sostegno e metà di materia (la cattedra completa di solo sostegno comunque ci sarebbe). Il docente in questione è naturalmente in possesso dell'abilitazione per l'insegnamento della materia. Grazie

No, ma il ds decide

Donadoni...mica troppo eh.
Se il ruolo è su sostegno...quelle ore deve fare: su sostegno. E il Ds non può certo sostituirle con quelle di materia. Può però dare ore aggiuntive, fino a 24, su materia, quello sì... E può, ma attenzione, solo verbalmente senza di fatto ufficializzare la cosa, può assegnare tutte le ore di sostegno...in compresenza con una tal materia (ovviamente deve coincidere con l'abilitazione del docente di sostegno*) che, per qualche motivo, non riesce a svolgere quel tipo di insegnamento. E anche questo è folle ma avendolo visto fare in più occasioni...ho capito che è una genial trovata per salvare capra e cavoli (tragicamente senza prendere decisioni scomode contro il tal docente palesemente in difficoltà...).
*E anche qui tocca dire "non sempre". Un anno avevo cattedra mista tra ore di sostegno e di arte... In quelle di sostegno passai sette mesi come "finta docente di lettere" pur non avendo nessun titolo per farlo. Ora mi rifiuterei...ma ero giovane e un po' fessa...

Però il DS può giocare sulle ore di potenziamento. Nella mia scuola abbiamo un potenziatore di diritto specializzato su sostegno, fa alcune ore di Diritto e le altre ore di "potenziamento" su sostegno di uno dei ragazzi più problematici.

Da qualche anno se non erro è possibile avere la cattedra mista.

Se non sbaglio dal DL 66/2017.

E la compenetrazione di lavoro e vita privata di cui scrive paniscus può diventare molto pesante quando si hanno i genitori anziani e malati, non molto dissimili da alcuni alunni disabili, da accudire.
Anche per questo, non appena ho potuto, sono passata su materia.
Vorrei vedere quanti, se i percorsi materia e sostegno fossero separati, sceglierebbero il sostegno, consapevoli di doverlo fare a vita...