Pensione retributiva, diritto o privilegio?
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Pensione retributiva, diritto o privilegio?
Rielaboro da un sito COBAS, aggiungendovi alcune mie riflessioni.
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La pensione è “salario differito”.
I governi nel 1952 introdussero il sistema previdenziale “a ripartizione”, che consiste nel prelevare i contributi dai lavoratori attivi e contemporaneamente con essi pagare le prestazioni ai pensionati. Il tipo di ripartizione introdotta nel ’52 è denominata ripartizione contributiva in quanto l’ammontare della pensione percepita è in diretto rapporto con l’ammontare dei contributi versati.
Le riforme sociali del 1968 portarono all’introduzione delle pensioni a ripartizione retributiva (pensioni calcolata sugli ultimi anni di stipendio).
Nel ’69 furono fatte altre conquiste importanti come l’aggancio delle pensioni alla dinamica salariale: questa conquista ha evidenziato in modo più tangibile la solidarietà di classe tra i lavoratori attivi e quelli in pensione.
La riforma Dini del 1995 ha reintrodotto, per coloro che all’epoca avevano meno di 18 anni di anzianità lavorativa, il sistema contributivo del 1952 che era stato come detto sopra, dal ciclo delle lotte iniziato nel 1968. Questa riforma, senza modificare le forme di finanziamento della previdenza pubblica, che resta a ripartizione, ha imposto che a parità di anni contributivi lavorati e di contributi versati, un lavoratore con 40 anni di contributi percepisca una pensione di circa il 45% dell’ultimo stipendio, invece dell’80% assicurato dal sistema retributivo.
Ma l’effetto del regime pensionistico contributivo sulla pensione è drammaticamente gravoso per i più giovani, poiché ai meno giovani - a cui è stato tolto il calcolo retributivo - è dato comunque il beneficio di godere del sistema misto, che attenua gli effetti peggiorativi del calcolo contributivo.
Il risultato è che le pensioni a regime retributivo sono di fatto prelevate - a prezzi insostenibili – dai contributi versati dai lavoratori attivi e da questi pagate e ciò crea disparità enorme tra i lavoratori attualmente in servizio a parità di obblighi di servizio e doveri e tra le generazioni.
Alcuni partiti parlano di introdurre "azioni di solidarietà" da parte dei pensionandi retributivi in favore dei colleghi retributivi - trattandosi di lavoratori con gli stessi diritti e doveri, per mezzo di un contributo di solidarietà o con l'allungamento per i retributivi dell'età pensionabile (allungamento che tuttavia interesserà alla fine anche i contributivi). Non mi sembra poi un grosso sforzo, dato sarà ricompensato al mese con più della metà della pensione, i cui contributi - come stabilisce la legge - non sono a suo tempo stati versati dal lavoratore attivo.
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La pensione è “salario differito”.
I governi nel 1952 introdussero il sistema previdenziale “a ripartizione”, che consiste nel prelevare i contributi dai lavoratori attivi e contemporaneamente con essi pagare le prestazioni ai pensionati. Il tipo di ripartizione introdotta nel ’52 è denominata ripartizione contributiva in quanto l’ammontare della pensione percepita è in diretto rapporto con l’ammontare dei contributi versati.
Le riforme sociali del 1968 portarono all’introduzione delle pensioni a ripartizione retributiva (pensioni calcolata sugli ultimi anni di stipendio).
Nel ’69 furono fatte altre conquiste importanti come l’aggancio delle pensioni alla dinamica salariale: questa conquista ha evidenziato in modo più tangibile la solidarietà di classe tra i lavoratori attivi e quelli in pensione.
La riforma Dini del 1995 ha reintrodotto, per coloro che all’epoca avevano meno di 18 anni di anzianità lavorativa, il sistema contributivo del 1952 che era stato come detto sopra, dal ciclo delle lotte iniziato nel 1968. Questa riforma, senza modificare le forme di finanziamento della previdenza pubblica, che resta a ripartizione, ha imposto che a parità di anni contributivi lavorati e di contributi versati, un lavoratore con 40 anni di contributi percepisca una pensione di circa il 45% dell’ultimo stipendio, invece dell’80% assicurato dal sistema retributivo.
Ma l’effetto del regime pensionistico contributivo sulla pensione è drammaticamente gravoso per i più giovani, poiché ai meno giovani - a cui è stato tolto il calcolo retributivo - è dato comunque il beneficio di godere del sistema misto, che attenua gli effetti peggiorativi del calcolo contributivo.
Il risultato è che le pensioni a regime retributivo sono di fatto prelevate - a prezzi insostenibili – dai contributi versati dai lavoratori attivi e da questi pagate e ciò crea disparità enorme tra i lavoratori attualmente in servizio a parità di obblighi di servizio e doveri e tra le generazioni.
Alcuni partiti parlano di introdurre "azioni di solidarietà" da parte dei pensionandi retributivi in favore dei colleghi retributivi - trattandosi di lavoratori con gli stessi diritti e doveri, per mezzo di un contributo di solidarietà o con l'allungamento per i retributivi dell'età pensionabile (allungamento che tuttavia interesserà alla fine anche i contributivi). Non mi sembra poi un grosso sforzo, dato sarà ricompensato al mese con più della metà della pensione, i cui contributi - come stabilisce la legge - non sono a suo tempo stati versati dal lavoratore attivo.
LucaPS- Messaggi : 1960
Data d'iscrizione : 08.11.10
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