DSA e verifiche scritte

Promemoria primo messaggio :

Per i DSA come vi regolereste nell'organizzare una verifica scritta di storia in una terza media?
OK dare più tempo;
OK dare qualche esercizio in meno;
OK trasformare le domande a risposta aperta in domande chiuse;
OK dare la possibilità di recupero all'orale;
Ma concedere una mappa che contenga date, contenuti degli armistizi/trattati/accordi e contenuti delle guerre e nomi e cognomi dei protagonisti mi pare eccessivo o no?

noi insegnanti siamo una categoria talmente divisa all'interno e malvista all'esterno che chiunque può dirci cosa e come dobbiamo insegnare... maggiore è l'ignoranza sulla didattica e sul senso stesso della scuola, maggiore è la pressione che famiglie, specialisti, medici, opinione pubblica eccetera esercitano su chi fa il mestiere dell'insegnare: alla faccia della libertà di insegnamento, del bene dell'alunno, delle conoscenze e delle competenze.

Non è proprio così. I meglio siete forse la categoria più divisa ma non c'entra nulla con quello che dici dopo sul fatto che tutti vi insegninio alla faccia di.. il bene dell'alunno e tutto il resto non puo che realizzarsi quando il docente comprende che tutti quelli che sono coinvolti nel processo formativo devono parlarsi collaborare calibrare gli interventi sulla base delle info ricevute dagli altri perché il ragazzo è uno e comprende tutti gli aspetti
La libertà di insegnamento non significa tutti fuori. Questa è arroganza e mi fermo qui c'è altro ma i millemila ottimi docenti che leggono lo capiscono da soli senza bisogno che lo dica io

...e il bene dell'alunno non significa il diritto delle famiglie a essere sempre accontentate in tutto e per tutto, o di alcuni professionisti a sconfinare nei metodi e negli obiettivi specifici di un'altra professione che non è la loro. Anche queste sono manifestazioni di arroganza.

Quindi Ire secondo te Noi dovremmo fare quello che dice lo specialista? Anche quando viene a dire che il ragazzo in luogo del tema di Italiano deve fare il test a crocette? Aldilà di quello che sarà l'esame di stato, pensi che un diplomato medio italiano non debba saper mettere per iscritto un pensiero personale? A me sta bene tutto anche che il ragazzo non sappia nulla. Nel mondo del lavoro dovrà entrarci lui, senza mamma e papà tra l'altro, A me interessa sapere se in Italia un ragazzo a prescindere dalle sue difficoltà possa prendere un titolo attraverso dispense di ogni tipo. Anche perché al Ministero non interessa più che il ragazzo sappia la pappardella a memoria ma che abbia appunto delle competenze. Ad esempio quelle di scrittura. un DSA può essere esonerato da questo? Però cortesemente non rispondermi con frasi fatte entra nel merito delle mie domande

No Carla non entro nel merito e ti ho già spiegato il perché. Sono a disposizione per parlarne con serietà con chiunque vorrà. Ho dato il mio contatto e chio cerca mi trova
Vedi cosa succrede? Io dico una cosa (non ho detto bisogna fare quello che diceo specialista ma che bisogna
Infezioni confrontarsi con lui) e chi legge mi butta addosso le proprie esperienze, idiosincrasia e letture interpretate secondo se stesso non secondo quello che ho detto . L'hai fatto anche tu, anche ora
Non intendo prestarmi a questa guerra che non serve

Ops. Obbiettivo prossimo: fare una sola cosa alla volta e rileggere quello che scrivo.  Scusate gli errori esilaranti

No no. Non intendi confrontarti. Una persona trasparente lo fa qui tranquillamente. Ti ripeto la domanda, può un ragazzo diplomato non saper scrivere?

Chi vuole mi trova e ho spiegato il motivo. Il resto non mi riguarda.

Allora perché interagisci in questo forum? Perché stai chiedendo di contattarti in privato? Va bene così?

Occhio alla diffamazione Carla ti chiedo di cancellare vvil tuo ultimo post o lo chiedo ai moderatori.
Grazie

In ogni caso sono una utente del forum fa 11 anni e Interagisco pero stesso motivo per cui lo fanno tutti respingo a vista di interessi diversi

In che senso ti avrei diffamata?

Scusa Ho riletto. riformula la domanda modificando quella sopra se ti senti diffamata. Posto che la mia domanda non era assolutamente diffamatoria

Chiedo io adesso ai moderatori se è normale che un utente continui a fornire mail private e invitare a contattarla piuttosto che interagire in questo gruppo. Grazie

Benissimo non chiedo di contattarmi in privato. Fendi pubblico il mio contatto. Il resto l'ho già motivatio 2 volte non lo farò la terza. Suggerisco di tornare alle verifiche per Dsa

Fendi pubblico il mio contatto?

Ire ha scritto:Chi vuole mi trova e ho spiegato il motivo. Il resto non mi riguarda.  

Non volevo intervenire dopo la tua non-risposta alla mia richiesta di chiarimento (post di ieri h 3:06 e 3:09), ma quanto scrivi mi lascia alquanto perplessa.
Chiedi di essere contattata in privato all'interno di un forum dove ci si confronta apertamente?
Perchè??

giovanna, ho già risposto ma ricapitolo.
Innanzitutto non CHIIEDO di essere contattata ma metto a disposizione contatto. Posso dare una mano e lo faccio volentieri, qualcuno se ne accorge e mi contatta e ne nasce sempre un confronto che qui non può esistere per gli innumerevoli interventi disturbatori difficilmente gestibili. Non ci sono secondi fini terzi fini richieste vendite. ì Il mio contatto, naturalmente è a disposizione anche dei moderatori che volessero vederci chiaro. Non vedo come la comunicazioine di un contatto violi le regolc k(anche perchè altri lo fanno e nessuno ha mai protestato) ma se è così mi scuso e chiedo che vengano eliminati i post incriminati..

Considero il forum uno strumento importante per un dialogo e un confronto civile. Un confronto alla pari senza alcun tipo di prevaricazione.
A domanda cortesemente si risponde altrimenti il senso del forum viene svilito.
Non ha senso ergersi giudice, sentenziare, ma non fornire chiarimenti in relazione a specifiche affermazioni fatte che non corrispondono alla piena esattezza
Cerchiamo di fornire informazioni corrette quando siamo in grado di farlo o fornire i doverosi chiarimenti quando vengono chiesti in seguito a nostre specifiche affermazioni.
Sostieni che metti a disposizione il tuo contatto, ma non stai chiedendo di contattarti in privato.......ti rendi conto che questa affermazione offende la nostra intelligenza come utenti del forum?...non prendiamoci in giro, se fornisco il mio contatto implicitamente sto dando la possibilità di contattarmi perché qui non rispondo....sinceramente mi sembra discutibile.

A parte tutto sto ancora aspettando una risposta alla mia domanda in relazione alla differenza che fai tra invalidità e disabilità

Ma tanto Ire non hai ancora capito che alla maggior parte dei colleghi NON interessa affatto il bene degli alunni, tantomeno dei DSA o peggio ancora dei PDA? Una percentuale troppo alta di colleghi è addirittura negazionista o quasi, credono che i DSA non esistano veramente e ne conosco molti che negano o minimizzano tali disturbi e sono davvero convinti di questo. A molti docenti interessa soprattutto il loro EGO e sentirsi gratificati perché sono colti ed istruiti, a troppi docenti interessa solo stabilire un senso di potere e di superiorità sugli alunni senza importarsene se stanno bene o male, se vivono un disagio oppure no, se vivono male il momento della verifica o dell'interrogazione.
Per quanto la differenza tra invalidità e disabilità, la differenza consiste secondo me nel fatto che la disabilità è una menomazione che permette comunque al soggetto di acquisire anche delle competenze che prima non aveva (un insufficiente mentale può diventare più autonomo ad esempio), mentre l'invalidità è una menomazione irrimediabile (un non vedente non riacquisterà mai la vista ad esempio, quindi è INVALIDO).

Scuola70 ha scritto:Ma tanto Ire non hai ancora capito che alla maggior parte dei colleghi NON interessa affatto il bene degli alunni, tantomeno dei DSA o peggio ancora dei PDA? Una percentuale troppo alta di colleghi è addirittura negazionista o quasi, credono che i DSA non esistano veramente e ne conosco molti che negano o minimizzano tali disturbi e sono davvero convinti di questo. A molti docenti interessa soprattutto il loro EGO e sentirsi gratificati perché sono colti ed istruiti, a troppi docenti interessa solo stabilire un senso di potere e di superiorità sugli alunni senza importarsene se stanno bene o male, se vivono un disagio oppure no, se vivono male il momento della verifica o dell'interrogazione.

Ma che bel siparietto commovente... sostenetevi e consolatevi a vicenda, perché siete proprio fatti l'uno per l'altra.

Ma non si capisce cosa c'entri con un forum di scuola e di didattica.

Scuola70 ha scritto:
Per quanto la differenza tra invalidità e disabilità, la differenza consiste secondo me nel fatto che la disabilità è una menomazione che permette comunque al soggetto di acquisire anche delle competenze che prima non aveva (un insufficiente mentale può diventare più autonomo ad esempio), mentre l'invalidità è una menomazione irrimediabile (un non vedente non riacquisterà mai la vista ad esempio, quindi è INVALIDO).

Sorvolo sul resto (sono consapevole dei miei limiti) però almeno su questo devo chiedere un chiarimento perchè non ho capito...
un non vedente non riacquista la vista: e uno con deficit cognitivo invece diventa normodotato?
Il deficit cognitivo può acquisire autonomie/ competenze: e il non vedente no?
Per carità, tu hai premesso "secondo me": magari potremmo buttare alle ortiche ogni pretesa di discorso razionale e oggettivo e ognuno di noi potrebbe, semplicemente, dare spazio alla sua personale narrazione sulla disabilità (a pensarci bene è proprio quello che spesso succede...)

https://www.inca.it/salute-e-benessere/280-handicap-e-disabilita.html
Giusto per fare chiarezza. Tutte le persone con disabilità che siano fisiche, sensoriali, cognitive possono migliorare, grazie al contesto, le loro capacità di adattamento ambientale. Ora ci sono forme di cecità irreversibili, è vero, ma è forse utile ricordare che il deficit cognitivo è una condizione immodificabile dell'essere umano al pari di una cecità non guaribile. Se nasco con un deficit, ed è per questo che non si parla più di ritardo cognitivo, non potrò mai riacquisire le abilità che non ho. Che poi un cieco non si adatti al contesto Non è assolutamente vero Anzi è proprio nel sensoriali che esiste la cosiddetta diversabilità, sepenso che so a malapena a suonare Fra Martino campanaro alla pianola mentre Bocelli suona che è una meraviglia.... e va pure a cavallo

Scuola70 ha scritto:a troppi docenti interessa solo stabilire un senso di potere e di superiorità sugli alunni senza importarsene se stanno bene o male, se vivono un disagio oppure no, se vivono male il momento della verifica o dell'interrogazione.

Su questo punto vorrei sottolineare che la maggior parte degli studenti, normodotati, tranne particolari eccezioni, non vive in modo idilliaco il momento delle verifiche e delle interrogazioni. E' quasi fisiologico. Dire che i docenti se ne freghino è veramente una forzatura personalissima,
Ora, se questo particolare disagio non rappresenta un reale ostacolo, o non sia una patologia certificata che induca il docente a operare attraverso strategie di comportamento opportune per quei casi particolari, il resto direi che siano situazioni su cui invece lo studente debba confrontarsi e anche di frequente, perché la vita gli porrà sempre ostacoli da superare, e la eccessiva empatia da parte di adulti potrebbe essere addirittura controproducente anziché favorire lo sviluppo e l'autonomia del discente.

va bene che siamo nel magico mondo dei social e dei forum, ma se si cerca il dialogo, pur nella diversità delle posizioni, si dovrebbero evitare raffigurazioni caricaturali dei propri interlocutori.
E' evidente che si affrontano due posizioni: quella mia, e forse di molti altri docenti, che ritiene che l'interesse principale dell'alunno che i docenti devono tutelare sia quello di acquisire conoscenze, competenze, "soft skills", come la consapevolezza dei propri mezzi e dei propri limiti, che gli siano utili nella vita; in questa ottica le varie forme di semplificazioni e facilitazioni dovrebbero tendere a rimanere quelle strettamente necessarie al raggiungimento del risultato, che è principalmente l'apprendimento.
C'è poi un altro punto di vista, medicalizzante e a mio avviso discriminante, che ritiene che l'interesse principale dell'alunno da preservare sia di tipo psicologico, cioè evitargli frustrazione, senso di inadeguatezza, fenomeni di rifiuto, auto-ritiro e così via, e che nei fatti fa sì che l'asticella venga posta ad altezze diverse in base all'alunno, possibilmente in modo che possa essere superata senza sforzo o quasi. Secondo questo punto di vista possono essere sacrificate tutte quelle competenze difficili da raggiungere, anche se indispensabili, purché l'alunno rimanga in una comfort zone relativamente alla scuola e alla propria condizione.
A mio avviso questo secondo approccio può funzionare (relativamente) a scuola, ma non funziona nella vita, perché rischia di sacrificare o ridurre l'acquisizione di competenze fondamentali per una esistenza emancipata da adulto: saper esprimere un pensiero in forma scritta, saper eseguire dei calcoli, individuare relazioni logiche, avere conoscenze su determinati argomenti, avere la consapevolezza di poter superare gli ostacoli anziché aspettare che quegli ostacoli vengano dissipati da qualcun altro.
Si tratta cioè della contraddizione tra inclusione e integrazione: secondo la visione (per me consolatoria) dell'inclusione, tra individuo in difficoltà e società è più la seconda a doversi adattare al primo che il contrario, mentre secondo la visione dell'integrazione, all'individuo che per qualunque motivo parte da una situazione di svantaggio è chiesto un ruolo attivo nella propria emancipazione, nello sforzo di diventare un adulto autonomo, consapevole, competente ed effettivamente in grado di dare un proprio apporto alla società, anziché aspettare che sia la società a dargli un contributo.
In questo senso ritengo dannosissime alcune pratiche ormai largamente diffuse, come la sistematica sostituzione delle prove a risposta aperta con prove "a crocette", la dispensa dall'espressione di un pensiero scritto, anche se attraverso l'uso di strumenti informatici, la rinuncia a priori al corsivo e a ogni forma di manualità fine, la semplificazione delle prove che ingaggino le aree della logica e della matematica e così via.