DSA e verifiche scritte
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DSA e verifiche scritte
Promemoria primo messaggio :
Per i DSA come vi regolereste nell'organizzare una verifica scritta di storia in una terza media?
OK dare più tempo;
OK dare qualche esercizio in meno;
OK trasformare le domande a risposta aperta in domande chiuse;
OK dare la possibilità di recupero all'orale;
Ma concedere una mappa che contenga date, contenuti degli armistizi/trattati/accordi e contenuti delle guerre e nomi e cognomi dei protagonisti mi pare eccessivo o no?
Per i DSA come vi regolereste nell'organizzare una verifica scritta di storia in una terza media?
OK dare più tempo;
OK dare qualche esercizio in meno;
OK trasformare le domande a risposta aperta in domande chiuse;
OK dare la possibilità di recupero all'orale;
Ma concedere una mappa che contenga date, contenuti degli armistizi/trattati/accordi e contenuti delle guerre e nomi e cognomi dei protagonisti mi pare eccessivo o no?
Emmeline- Messaggi : 1141
Data d'iscrizione : 31.03.12
Re: DSA e verifiche scritte
Conosco due ragazzi con dsa che durante cla scuola hanno usufruito degli strumenti necessari. Laureati entrambi in n corso uno in giurisprudenza con 103/110 e uno in statistica con 110/110. Alma Mater non università online. ( Entrambi assunti a tempo indeterminato nel giro di sei mesi dalla laurea) quello che il tuo discorso non considera è l'aspetto evolutivo
Re: DSA e verifiche scritte
Facendo l'esame di Stato a quiz al posto del tema?
carla75- Messaggi : 5790
Data d'iscrizione : 26.10.10
Re: DSA e verifiche scritte
@Herman il lattoniere: Eppure io resto abbastanza fermo nel mio concetto che sia proprio il benessere psicologico quello da preservare nell'alunno, e non tanto le conoscenze/competenze. Ti spiego però perché la penso in questo modo. Tutto il successo dell'individuo parte dall'autostima, se un soggetto ha una concezione svalutante di se stesso, e pensa "Io non so fare nulla, sono un perdente, un fallito", allora potrà anche essere intelligente, ma stai sicuro che non potrà sviluppare il suo potenziale. Se il soggetto viene posto di fronte a compiti difficili e non riesce a superarli, che cosa penserà? Penserà che egli è un perdente, non solo in quel compito ma nella vita. Perché è questo che i ragazzi che hanno difficoltà pensano, io vedo che di fronte ad una frustrazione di un compito andato male essi pensano proprio di valere poco o nulla, e tu puoi anche dirgli che quel compito non è un fallimento, che può migliorare, ma sta di fatto che quei segni rossi sul foglio, quel brutto voto producono nei soggetti più fragili un deteriorarsi ancora peggiore dell'autostima. In alcuni soggetti fragili l'insegnante può anche cercare di far comprendere che il voto non è sulla persona ma sulla prestazione, ma quelle persone continueranno a vederlo come un giudizio su se stessi, perché l'uomo non è fatto solo di mente razionale e cosciente ma anche di inconscio, e le frustrazioni producono nell'inconscio la negatività, la convinzione di essere perdenti. Quindi la filosofia secondo cui bisogna proteggere i ragazzi con difficoltà dalle frustrazioni ritengo sia giusta, perché i ragazzi BES hanno già di per sé un'autostima fragile, quindi le frustrazioni di valutazioni basse abbassano ancora di più il senso di fiducia in se stessi. Più il ragazzo sta bene e più sarà produttivo, più invece sarà depresso e sfiduciato meno poi si impegnerà e quindi il fine buono ( farlo imparare dalle frustrazioni) sarà vanificato dall'abbassamento di autostima che si è creato. Bisognerebbe anzi abolire del tutto i voti, poiché i voti discriminano, creano competizioni nella classe, ed inoltre fanno abbassare la fiducia in se stessi ai più fragili.
Scuola70- Messaggi : 1434
Data d'iscrizione : 28.02.14
Re: DSA e verifiche scritte
In questo quadro la questione degli apprendimenti, o delle competenze se preferisci chiamarle così, che fine fa?
Cioè, per capirci: ok il benessere, ok l'autostima (completamente svincolata da un'effettiva consapevolezza di sè e dei propri punti di forza e di debolezza) ma le competenze? Ne facciamo a meno? Ho proprio bisogno di capire meglio questo punto: lo studente fragile può fare a meno di apprendere? Basta che stia bene e abbia l'autostima e siamo a posto così? E lo studente non fragile? Anche quello fa a meno di apprendere (altrimenti si crea competizione nella classe)?
Davvero a te sembra che la questione vada posta cosi: o il benessere o gli apprendimenti?
(Posto che il benessere di un adolescente discenda davvero da un trattamento simile a quello che tu proponi, che a me pare al limite della lobotomia...)
Cioè, per capirci: ok il benessere, ok l'autostima (completamente svincolata da un'effettiva consapevolezza di sè e dei propri punti di forza e di debolezza) ma le competenze? Ne facciamo a meno? Ho proprio bisogno di capire meglio questo punto: lo studente fragile può fare a meno di apprendere? Basta che stia bene e abbia l'autostima e siamo a posto così? E lo studente non fragile? Anche quello fa a meno di apprendere (altrimenti si crea competizione nella classe)?
Davvero a te sembra che la questione vada posta cosi: o il benessere o gli apprendimenti?
(Posto che il benessere di un adolescente discenda davvero da un trattamento simile a quello che tu proponi, che a me pare al limite della lobotomia...)
serpina- Messaggi : 1455
Data d'iscrizione : 21.02.13
Re: DSA e verifiche scritte
Scuola70 ha scritto:@Herman il lattoniere: Eppure io resto abbastanza fermo nel mio concetto che sia proprio il benessere psicologico quello da preservare nell'alunno, e non tanto le conoscenze/competenze.
Quindi, non dovrebbe proprio esistere la scuola come veicolo di istruzione, e dovrebbe essere sostitutita da un'istituzione totale globale dedita esclusivamente al SOLO supporto psicologico personale, e in cui però non si insegna nulla.
Prova a proporre questa riforma stratosfericamente innovativa... vedrai che qualcuno che te la sostiene lo trovi.
paniscus_2.1- Messaggi : 5373
Data d'iscrizione : 31.10.17
Re: DSA e verifiche scritte
Se fosse veramente così dovremmo essere tutti licenziati e in classe dovrebbero entrare solamente gli psicologi. chiaro sintomo di una società fallita e malata.
La verità cara scuola 70 è che si pretende che tutti i ragazzi siano uguali, ma uguali non sono. non è un caso che in questi ultimi anni stia sbancando il liceo. Eppure è una scuola complessa, dove la mole di studio è alta. E paradossalmente sempre più bes si iscrivono proprio liceo. Questo perché non è lo studente che si deve adattare alla scuola che decide di frequentare, ma è la scuola che si deve adattare alle esigenze del singolo. Quindi abbiamo classi del liceo paragonabili tranquillamente ai professionali, se pensiamo allo sportivo, da come mi dicono, forse anche peggio.
La verità cara scuola 70 è che si pretende che tutti i ragazzi siano uguali, ma uguali non sono. non è un caso che in questi ultimi anni stia sbancando il liceo. Eppure è una scuola complessa, dove la mole di studio è alta. E paradossalmente sempre più bes si iscrivono proprio liceo. Questo perché non è lo studente che si deve adattare alla scuola che decide di frequentare, ma è la scuola che si deve adattare alle esigenze del singolo. Quindi abbiamo classi del liceo paragonabili tranquillamente ai professionali, se pensiamo allo sportivo, da come mi dicono, forse anche peggio.
carla75- Messaggi : 5790
Data d'iscrizione : 26.10.10
Re: DSA e verifiche scritte
@scuola hai ragione e l epigenetica ce lo mostra oltre ogni dubbio: non c'è apprendimento dove l'esperienza è legata a input negativi. Il benessere psicologico è l'unico terreno su cui si riesce costruire qualcosa che valga
Re: DSA e verifiche scritte
addirittura tirare in ballo l'epigenetica mi sembra eccessivo.
Secondo questa impostazione filosofica, per fare un esempio in un campo diverso, le paralimpiadi (che pure ritengo un fenomeno con alcuni aspetti discutibili) non dovrebbero esistere.
Nella teoria delle associazioni e dei genitori legati al mondo DSA è tutto bello, basta fornire gli strumenti compensativi e qualche misura dispensativa e tutto si aggiusta da solo, l'alunno consegue risultati ottimali e prosegue come un treno nella vita: questo succede, è vero, ma in una minoranza di casi fortunati dove non è certo il pdp l'elemento dirimente, ma lo sono la famiglia e gli insegnanti.
Nella pratica invece ogni insegnante può testimoniare l'esistenza di una fortissima pressione alla semplificazione, fatta di frasi fatte tipo "è ma lui è DSA e non posso mettergli l'insufficienza" o "non può fare le verifiche con gli stessi contenuti degli altri" "in matematica e inglese gli abbiamo dato prove ipersemplificate ma è andato male lo stesso, vabbè gli mettiamo la sufficienza altrimenti passiamo i guai" che fa sì che nei fatti siano i contenuti disciplinari, le conoscenze e le competenze a subire un fortissimo taglio, con un duplice effetto negativo:
1) l'alunno non si confronta mai davvero con prove sfidanti, rimane sempre nella sua comfort zone e non sviluppa quindi quella forma di autoconsapevolezza che consiste nella fiducia di essere in grado di superare degli ostacoli, neanche se calibrati sulle sue peculiarità;
2) l'alunno non sviluppa le conoscenze e le competenze che lo metteranno in grado di affrontare la vita come ogni altra persona; non solo, man mano che va avanti prima a scuola, poi nella vita, quelle conoscenze e competenze non sviluppate diventeranno una zavorra sempre più grande e un ostacolo sempre più insormontabile, tanto che l'alunno avrà bisogno man mano di una didattica sempre più personalizzata, sempre più semplificata, sempre più ridotta. E' un cane che si morde la coda e fa sì che in diversi casi l'alunno individuato precocemente come portatore di disturbi o bisogni speciali si distacchi sempre di più dai gruppi nei quali è inserito.
Un insegnante che metta una insufficienza in base a una valutazione onesta, dopo aver messo in atto le indicazioni del pdp, viene fatto passare per il bastardo che non tiene conto del lato psicologico o per un ignorante che non sa nulla dei dsa. Io credo che a scuola il benessere psicologico, inteso come fine e come mezzo, sia particolarmente sopravvalutato.
Inoltre non va dimenticato un altro problema: l'introduzione a posteriori nella legge 170 di una serie di disturbi diversi da quelli inizialmente previsti e che hanno molti punti in contatto con la disabilità vera e propria, con la conseguente esclusione dall'area del sostegno di alunni che invece ne avrebbero avuto bisogno.
In questo senso l'alunno diagnosticato come borderline cognitivo rientrante nella 170 viene trattato, dalle elementari alle superiori, con una serie di semplificazioni, riduzioni, meccanizzazioni procedurali, test a crocette eccetera che vanno in direzione opposta a un recupero di una minima funzionalità in aree come il calcolo o le lingue e che lo portano via via ad essere sempre più refrattario, perché sempre meno dotato dei necessari prerequisiti, ai contenuti didattici che vengono proposti ai suoi coetanei.
Secondo questa impostazione filosofica, per fare un esempio in un campo diverso, le paralimpiadi (che pure ritengo un fenomeno con alcuni aspetti discutibili) non dovrebbero esistere.
Nella teoria delle associazioni e dei genitori legati al mondo DSA è tutto bello, basta fornire gli strumenti compensativi e qualche misura dispensativa e tutto si aggiusta da solo, l'alunno consegue risultati ottimali e prosegue come un treno nella vita: questo succede, è vero, ma in una minoranza di casi fortunati dove non è certo il pdp l'elemento dirimente, ma lo sono la famiglia e gli insegnanti.
Nella pratica invece ogni insegnante può testimoniare l'esistenza di una fortissima pressione alla semplificazione, fatta di frasi fatte tipo "è ma lui è DSA e non posso mettergli l'insufficienza" o "non può fare le verifiche con gli stessi contenuti degli altri" "in matematica e inglese gli abbiamo dato prove ipersemplificate ma è andato male lo stesso, vabbè gli mettiamo la sufficienza altrimenti passiamo i guai" che fa sì che nei fatti siano i contenuti disciplinari, le conoscenze e le competenze a subire un fortissimo taglio, con un duplice effetto negativo:
1) l'alunno non si confronta mai davvero con prove sfidanti, rimane sempre nella sua comfort zone e non sviluppa quindi quella forma di autoconsapevolezza che consiste nella fiducia di essere in grado di superare degli ostacoli, neanche se calibrati sulle sue peculiarità;
2) l'alunno non sviluppa le conoscenze e le competenze che lo metteranno in grado di affrontare la vita come ogni altra persona; non solo, man mano che va avanti prima a scuola, poi nella vita, quelle conoscenze e competenze non sviluppate diventeranno una zavorra sempre più grande e un ostacolo sempre più insormontabile, tanto che l'alunno avrà bisogno man mano di una didattica sempre più personalizzata, sempre più semplificata, sempre più ridotta. E' un cane che si morde la coda e fa sì che in diversi casi l'alunno individuato precocemente come portatore di disturbi o bisogni speciali si distacchi sempre di più dai gruppi nei quali è inserito.
Un insegnante che metta una insufficienza in base a una valutazione onesta, dopo aver messo in atto le indicazioni del pdp, viene fatto passare per il bastardo che non tiene conto del lato psicologico o per un ignorante che non sa nulla dei dsa. Io credo che a scuola il benessere psicologico, inteso come fine e come mezzo, sia particolarmente sopravvalutato.
Inoltre non va dimenticato un altro problema: l'introduzione a posteriori nella legge 170 di una serie di disturbi diversi da quelli inizialmente previsti e che hanno molti punti in contatto con la disabilità vera e propria, con la conseguente esclusione dall'area del sostegno di alunni che invece ne avrebbero avuto bisogno.
In questo senso l'alunno diagnosticato come borderline cognitivo rientrante nella 170 viene trattato, dalle elementari alle superiori, con una serie di semplificazioni, riduzioni, meccanizzazioni procedurali, test a crocette eccetera che vanno in direzione opposta a un recupero di una minima funzionalità in aree come il calcolo o le lingue e che lo portano via via ad essere sempre più refrattario, perché sempre meno dotato dei necessari prerequisiti, ai contenuti didattici che vengono proposti ai suoi coetanei.
herman il lattoniere- Messaggi : 1676
Data d'iscrizione : 15.11.17
Re: DSA e verifiche scritte
Io invece resto nel mio scetticismo secondo cui le idee che comunemente circolano secondo cui "le frustrazioni fanno crescere", "le sfide e le difficoltà aiutano a sviluppare l'autostima e la fiducia in se stessi" siano solo frasi fatte e luoghi comuni che non rendono conto dell'individualità di ogni persona. Per alcuni può essere così, per altri per nulla. Vi sono ragazzi che si sono suicidati dopo aver preso un brutto voto o dopo essere stati bocciati, per questi ragazzi non si può certo dire che la frustrazione li abbia fatti crescere, ma che li abbia distrutti. Vi sono ragazzi che per colpa di un insegnante troppo severo nei voti non hanno studiato più quella disciplina, perché tanto non sarebbero mai arrivati a prendere più di sei al massimo, quindi che senso aveva studiarla? La frustrazione in alcuni soggetti crea la convinzione anche inconscia di non essere in grado, di non essere all'altezza.
E poi per definizione chi ha un DSA non potrà MAI guarire da tale disturbo, deve tenerselo a vita, quindi secondo me non si può parlare nemmeno di progresso, di miglioramento in quel caso, se sei veramente DSA leggerai sempre male, farai sempre gli stessi errori di ortografia, e tutti gli sforzi per farti migliorare saranno vani. I DSA che migliorano davvero non sono veri DSA secondo il mio modesto parere.
E poi per definizione chi ha un DSA non potrà MAI guarire da tale disturbo, deve tenerselo a vita, quindi secondo me non si può parlare nemmeno di progresso, di miglioramento in quel caso, se sei veramente DSA leggerai sempre male, farai sempre gli stessi errori di ortografia, e tutti gli sforzi per farti migliorare saranno vani. I DSA che migliorano davvero non sono veri DSA secondo il mio modesto parere.
Scuola70- Messaggi : 1434
Data d'iscrizione : 28.02.14
Re: DSA e verifiche scritte
Quindi evitiamo di dare insufficienze, altrimenti siamo responsabili di eventuali suicidi, e spostiamo il problema avanti di qualche anno, quando la colpa potrà ricadere sul datore di lavoro che non li assume o sul fidanzato/a che lo/a molla ecc.
Io boh...
Io boh...
saracinesca- Messaggi : 381
Data d'iscrizione : 25.09.15
Re: DSA e verifiche scritte
Ma sinceramente, DOVE le vedete, nella scuola di oggi, tutte queste schiere di insegnanti troppo severi, o addirittura persecutori che si divertono ad affermare il loro potere umiliando gli alunni? Se anche ce ne fosse qualcuno, verrebbe immediatamente neutralizzato dai voti di consiglio da tutti gli altri colleghi in massa e dalle direttive della dirigenza!
La verità statistica è decisamente un'altra, e cioè che ormai gli insegnanti ESIGENTI (il che non vuol dire sadici, severissimi, mortificanti o ossessivi, ma solo sanamente esigenti ma equilibrati, e non inclini alle improvvisazioni psicologhesche da quattro soldi e alle coccole strappalacrime) sono talmente pochi, che moltissimi ragazzi arrivano alla fine delle medie o all'inizio delle superiori senza averne MAI incontrato uno... e quelle pochissime volte che ne incontrano qualcuno si sconvolgono, perché a loro sembra un aguzzino malvagio, quando invece è solo un insegnante che cerca di fare il suo lavoro normale!
La verità statistica è decisamente un'altra, e cioè che ormai gli insegnanti ESIGENTI (il che non vuol dire sadici, severissimi, mortificanti o ossessivi, ma solo sanamente esigenti ma equilibrati, e non inclini alle improvvisazioni psicologhesche da quattro soldi e alle coccole strappalacrime) sono talmente pochi, che moltissimi ragazzi arrivano alla fine delle medie o all'inizio delle superiori senza averne MAI incontrato uno... e quelle pochissime volte che ne incontrano qualcuno si sconvolgono, perché a loro sembra un aguzzino malvagio, quando invece è solo un insegnante che cerca di fare il suo lavoro normale!
paniscus_2.1- Messaggi : 5373
Data d'iscrizione : 31.10.17
Re: DSA e verifiche scritte
A me invece colpisce soprattutto l'assioma in base al quale se si perseguono gli apprendimenti ipso facto si mina il benessere dello studente.
Mi chiedo su quali basi poggi questa convinzione e quale idea di benessere abbia alla base. Il benessere non deriva dalla gratificazione, dell'autonomia, dalla capacità di superare gli ostacoli? Dove sta scritto che si provi benessere solo sotto la campana di vetro?
Il modello educativo tosaerba, quello che rimuove gli ostacoli ancora prima che si presentino, rimuove anche le soddisfazioni e genera quella mancanza di interessi e motivazioni che spesso proprio i genitori lamentano.
Quando agli apprendimenti è semplice: può farne a meno solo chi, grazie ai mezzi economici e sociali della famiglia, è comunque certo di trovare una collocazione nel mondo.
Mi chiedo su quali basi poggi questa convinzione e quale idea di benessere abbia alla base. Il benessere non deriva dalla gratificazione, dell'autonomia, dalla capacità di superare gli ostacoli? Dove sta scritto che si provi benessere solo sotto la campana di vetro?
Il modello educativo tosaerba, quello che rimuove gli ostacoli ancora prima che si presentino, rimuove anche le soddisfazioni e genera quella mancanza di interessi e motivazioni che spesso proprio i genitori lamentano.
Quando agli apprendimenti è semplice: può farne a meno solo chi, grazie ai mezzi economici e sociali della famiglia, è comunque certo di trovare una collocazione nel mondo.
serpina- Messaggi : 1455
Data d'iscrizione : 21.02.13
Re: DSA e verifiche scritte
Scuola70 ha scritto:
E poi per definizione chi ha un DSA non potrà MAI guarire da tale disturbo, deve tenerselo a vita, quindi secondo me non si può parlare nemmeno di progresso, di miglioramento in quel caso, se sei veramente DSA leggerai sempre male, farai sempre gli stessi errori di ortografia, e tutti gli sforzi per farti migliorare saranno vani. I DSA che migliorano davvero non sono veri DSA secondo il mio modesto parere.
Apprezzo la chiarezza adamantina di questo ragionamento perchè esprime in modo diretto, senza infingimenti, il suo paradigma educativo di riferimento che, in soldoni, è: insegnare è del tutto inutile! Chi ha un disturbo ce l'avrà comunque, chi fa fatica farà fatica comunque, chi è bravo apprenderà comunque di suo, anche se gli si racconta poco più di quella dell'orso.
È una visione che non ha alcuna fiducia non solo nell'istruzione ma nemmeno nella possibilità degli individui di autodeterminarsi e di modificare se stessi e la realtà che li circonda.
A me questo pare l'esatto contrario di quello che è il senso ultimo della scuola pubblica.
serpina- Messaggi : 1455
Data d'iscrizione : 21.02.13
Re: DSA e verifiche scritte
Apprezzo incondizionatamente gli ultimi due interventi di Serpina che mettono in luce il carattere anti-emancipativo e anti-costituzionale di un certo modo di intendere la didattica per gli alunni con bisogni educativi speciali.
Purtroppo questo modo di intendere la scuola e la didattica non si limita agli alunni con difficoltà di vario tipo, ma è il frutto generalizzato di mode psicopedagogiche ormai maggioritarie, che di fondo esprimono una ideologia antiscolastica: no alla severità, ma al contempo no alle conoscenze, no alle competenze, no alle discipline, no agli apprendimenti, no all'acquisizione dei saperi di base, no alla valutazione, no all'orario scolastico come strutturato nei decenni, no alla lezione frontale, no alla classe intesa come gruppo stabile formato da alunni e docenti, no al valore del titolo di studio, no al docente inteso come adulto esperto e competente nel proprio settore... un'ideologia che vorrebbe cancellare con un colpo di spugna la scuola come la conosciamo finora per sostituirla con progetti, attività ludico-ricreative, vagheggiamenti nordici, complicazioni metodologiche e burocratiche, controllo capillare sugli insegnanti. Insomma, come dice Serpina, una scuola che punta sulla customer satisfaction e non sulla trasmissione dei saperi, in cui il coltello dalla parte del manico è dato all'utenza, che non eleva nessuno e che lascia tutti al punto di partenza: i fortunati restano privilegiati, quelli meno fortunati per nascita in famiglie in condizione di povertà materiale, sociale o culturale impossibilitati a tentare un avanzamento sociale, in mancanza di qualcuno che gli consegni quei "tool" che consentano loro di emergere.
Purtroppo questo modo di intendere la scuola e la didattica non si limita agli alunni con difficoltà di vario tipo, ma è il frutto generalizzato di mode psicopedagogiche ormai maggioritarie, che di fondo esprimono una ideologia antiscolastica: no alla severità, ma al contempo no alle conoscenze, no alle competenze, no alle discipline, no agli apprendimenti, no all'acquisizione dei saperi di base, no alla valutazione, no all'orario scolastico come strutturato nei decenni, no alla lezione frontale, no alla classe intesa come gruppo stabile formato da alunni e docenti, no al valore del titolo di studio, no al docente inteso come adulto esperto e competente nel proprio settore... un'ideologia che vorrebbe cancellare con un colpo di spugna la scuola come la conosciamo finora per sostituirla con progetti, attività ludico-ricreative, vagheggiamenti nordici, complicazioni metodologiche e burocratiche, controllo capillare sugli insegnanti. Insomma, come dice Serpina, una scuola che punta sulla customer satisfaction e non sulla trasmissione dei saperi, in cui il coltello dalla parte del manico è dato all'utenza, che non eleva nessuno e che lascia tutti al punto di partenza: i fortunati restano privilegiati, quelli meno fortunati per nascita in famiglie in condizione di povertà materiale, sociale o culturale impossibilitati a tentare un avanzamento sociale, in mancanza di qualcuno che gli consegni quei "tool" che consentano loro di emergere.
herman il lattoniere- Messaggi : 1676
Data d'iscrizione : 15.11.17
Re: DSA e verifiche scritte
Scuola 70 non è così!
E' vero che non sì modificherà il funzionamento neurobiologico. Ma il DSA è un disturbo specifico EVLUTIVO destinato ad essere "aggirato" con strategie e accorgimenti vari. In sostanza le prestazioni sono destinate a migliorare
E' vero che non sì modificherà il funzionamento neurobiologico. Ma il DSA è un disturbo specifico EVLUTIVO destinato ad essere "aggirato" con strategie e accorgimenti vari. In sostanza le prestazioni sono destinate a migliorare
Re: DSA e verifiche scritte
Ire ha scritto:Scuola 70 non è così!
E' vero che non sì modificherà il funzionamento neurobiologico. Ma il DSA è un disturbo specifico EVLUTIVO destinato ad essere "aggirato" con strategie e accorgimenti vari. In sostanza le prestazioni sono destinate a migliorare
E allora perché, di fatto, le misure compensative e dispensative devono essere sempre riconfermate uguali tutti gli anni (o addirittura estese e ampliate, con l'argomentazione che "le richieste di studio aumentano", e quindi gli aiuti devono essere ancora più marcati), e non è quasi mai proponibile l'idea di RIDURLE via via che lo studente cresce e matura, e che ha imparato a usare determinati accorgimenti per migliorare i suoi processi di apprendimento? Se è vero che le prestazioni vanno sempre a migliorare, allora gli strumenti compensativi e dispensativi dovrebbero, per loro natura, essere provvisori e destinati a diminuire e sfumare nel tempo, via via che lo studente ha imparato ad aggirare i problemi e quindi a migliorare i risultati.
Perché mai questo è considerato quasi sempre improponibile, tranne nel caso estremo (è una situazione rara, ma qualche volta esiste) in cui il ragazzo stesso, a un certo punto, si stufa di essere trattato come un minorato e CHIEDE esplicitamente di non avere più aiutini di nessun tipo?
paniscus_2.1- Messaggi : 5373
Data d'iscrizione : 31.10.17
Re: DSA e verifiche scritte
Scuola70 ha scritto:Io invece resto nel mio scetticismo secondo cui le idee che comunemente circolano secondo cui "le frustrazioni fanno crescere", "le sfide e le difficoltà aiutano a sviluppare l'autostima e la fiducia in se stessi" siano solo frasi fatte e luoghi comuni che non rendono conto dell'individualità di ogni persona. Per alcuni può essere così, per altri per nulla. Vi sono ragazzi che si sono suicidati dopo aver preso un brutto voto o dopo essere stati bocciati, per questi ragazzi non si può certo dire che la frustrazione li abbia fatti crescere, ma che li abbia distrutt
Ma dunque quale sarebbe l'indicatore che evidenzia una "individualità" del primo tipo e una del secondo?
Come puoi tu affermare che chi si sia suicidato a causa di un brutto voto lo abbia fatto in quanto Individualità "fragile", e non perché nessuno si sia preoccupato di dargli una giusta impostazione nel valutare le avversità che incontra? Non può essere invece che, proprio senza la giusta valutazione di questi ostacoli, tutti, o molti, possano essere sempre "fragili" nell'affrontarle?
Vorrei capire su quali basi si riesca a distinguere le due individualità (come tu mostri di capire) quasi come se si trattasse di una condizione genetica presente alla nascita, contraddistinta da qualche elemento preciso, e pertanto immodificabile.
sempreconfusa1- Messaggi : 6338
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Località : MA COSA E' SUCCESSO AL FORUM??????
Re: DSA e verifiche scritte
A parte il fatto che gli alunni che non reggono a un brutto voto a monte soffrono di depressione, e si riconoscono, a me pare che più che questo caso ipotetico conti quello molto più concreto e frequente di alunni e famiglie che reagiscono prendendosela con il docente di fronte un voto giusto, ma inferiore alle aspettative alimentate dalla consapevolezza di essere "speciali".
herman il lattoniere- Messaggi : 1676
Data d'iscrizione : 15.11.17
Re: DSA e verifiche scritte
@paniscus, perchè ogni anno si fa sempre pdp uguale?
Perchè la scuola, per forza di cose (?) chiede miglioramenti settoriali. Chiede che un alunno studi e risponda secondo i tempi e i modi della scuola. Invece l'alunno migliora gestendo lo studio come va bene a lui, coi suoi tempi e i suoi modi . Non è un caso che dove i ragazzi possono agire secondo il loro proprio modo, università ad esempio, rispondono alla grandissima. Voi non vedete il loro miglioramento ma c'è,
Perchè la scuola, per forza di cose (?) chiede miglioramenti settoriali. Chiede che un alunno studi e risponda secondo i tempi e i modi della scuola. Invece l'alunno migliora gestendo lo studio come va bene a lui, coi suoi tempi e i suoi modi . Non è un caso che dove i ragazzi possono agire secondo il loro proprio modo, università ad esempio, rispondono alla grandissima. Voi non vedete il loro miglioramento ma c'è,
Re: DSA e verifiche scritte
vorrei proprio conoscere le statistiche che mostrano che la fiumana di alunni con DSA che ogni anno passa per le medie poi frequenta in blocco l'università con risultati in blocco brillanti.
E' una affermazione semplicemente falsa, che serve a costruire una ben precisa e tendenziosa narrazione, ma che non corrisponde ai fatti: né per quanto riguarda gli alunni con DSA "puro" (legge 170 prima maniera) né, tanto meno, quando arriverà all'università una parte di quegli alunni con PDP ma con disturbi diversi dai DSA.
Il successo scolastico, universitario, lavorativo, esistenziale degli alunni con DSA non viene costruito sul rispetto delle indicazioni di alcune associazioni di categoria, né sulla gestione autonoma dello studio che la scuola ostacolerebbe; al contrario si basa sul talento individuale dell'alunno (che può esserci o non esserci, indipendentemente dal DSA), sulla sua fiducia, sulla sua famiglia e sull'avere avuto dei buoni insegnanti lungo tutto il periodo di formazione scolastica. La scuola è un fattore di promozione di tutti, compresi gli alunni con DSA, e invece una certa retorica sconclusionata vuole farla passare per una sorta di carcere che uccide i talenti, in particolare per chi abbia delle difficoltà.
E' una affermazione semplicemente falsa, che serve a costruire una ben precisa e tendenziosa narrazione, ma che non corrisponde ai fatti: né per quanto riguarda gli alunni con DSA "puro" (legge 170 prima maniera) né, tanto meno, quando arriverà all'università una parte di quegli alunni con PDP ma con disturbi diversi dai DSA.
Il successo scolastico, universitario, lavorativo, esistenziale degli alunni con DSA non viene costruito sul rispetto delle indicazioni di alcune associazioni di categoria, né sulla gestione autonoma dello studio che la scuola ostacolerebbe; al contrario si basa sul talento individuale dell'alunno (che può esserci o non esserci, indipendentemente dal DSA), sulla sua fiducia, sulla sua famiglia e sull'avere avuto dei buoni insegnanti lungo tutto il periodo di formazione scolastica. La scuola è un fattore di promozione di tutti, compresi gli alunni con DSA, e invece una certa retorica sconclusionata vuole farla passare per una sorta di carcere che uccide i talenti, in particolare per chi abbia delle difficoltà.
herman il lattoniere- Messaggi : 1676
Data d'iscrizione : 15.11.17
Re: DSA e verifiche scritte
Non non capisco come tu faccia a sostenere che le mie affermazioni sono false non lo sono Ho una casistica di osservazione che probabilmente è molto più ampia rispetto a quella che potete avere voi da docenti fermi uno due o tre istituti scolastici
Re: DSA e verifiche scritte
Dati non mi risulta ce ne siano.
Le osservazioni personali (che contribuiscono alla creazione della propria personale narrazione, che poi a sua volta distorce l'osservazione) non sono un dato oggettivo.
(Tra parentesi: noi saremo pure fermi nello stesso istituto ma di ragazzi, come puoi immaginare, ne vediamo parecchi, almeno 100 all'anno: sei sicura di vederne di più? E sei sicura di vedere, come noi, ragazzi di ogni estrazione sociale? Te lo chiedo perchè non ho mai capito esattamente in che modo ti occupi di DSA).
Le osservazioni personali (che contribuiscono alla creazione della propria personale narrazione, che poi a sua volta distorce l'osservazione) non sono un dato oggettivo.
(Tra parentesi: noi saremo pure fermi nello stesso istituto ma di ragazzi, come puoi immaginare, ne vediamo parecchi, almeno 100 all'anno: sei sicura di vederne di più? E sei sicura di vedere, come noi, ragazzi di ogni estrazione sociale? Te lo chiedo perchè non ho mai capito esattamente in che modo ti occupi di DSA).
serpina- Messaggi : 1455
Data d'iscrizione : 21.02.13
Re: DSA e verifiche scritte
Ire ha scritto:Scuola 70 non è così!
E' vero che non sì modificherà il funzionamento neurobiologico. Ma il DSA è un disturbo specifico EVLUTIVO destinato ad essere "aggirato" con strategie e accorgimenti vari. In sostanza le prestazioni sono destinate a migliorare
Vorrei fare un rilievo anche su questa affermazione perchè il termine "destinato" mi pare infelice.
Quando uno studente con DSA migliora (cioè acquisisce competenze nonostante il discturbo) ciò non accade grazie al destino o alla provvidenza ma perchè il ragazzo e i suoi insegnanti ci hanno lavorato.
... e poi succede anche che qualcuno non migliori (anche se lui e i suoi insegnanti ci hanno lavorato).
serpina- Messaggi : 1455
Data d'iscrizione : 21.02.13
Re: DSA e verifiche scritte
Ire a mio avviso sei vittima di un bias cognitivo: tu conosci dieci casi, dieci studenti con dsa brillanti con famiglie probabilmente colte e ricche, sicuramente agguerrite, che sono in contatto con le stesse associazioni di categoria di tua frequentazione, e che hanno sospinto i già brillanti figli fino al raggiungimento dei massimi gradi dell'istruzione: i meritevoli e capaci di cui parla la costituzione.
Peccato che noi alla scuola media ogni anno vediamo il lievitare degli alunni con certificazione, dei quali la maggior parte ci lascia senza che nessun segnale ci dia la speranza che possano conseguire chissà quali traguardi: e non perchè noi docenti siamo cattivoni, insensibili e ignoranti in materia di dsa, ma perchè alla maggior parte di loro manca la brillantezza, mancano le famiglie colte ricche agguerrite, manca la self-confidence e soprattutto mancano le competenze, devastate dagli anni precedenti in cui il solo sospetto di una possibile diagnosi li ha instradati verso canali di facilitazione, cioè di sistematica riduzione degli apprendimenti.
Io vedo Matteo, mio italianissmo alunno di prima media, che non è assolutamente brillante. Non è solo un gran pasticcione, non è solo privo di metodo di studio, non è solo portatore di una grafia orrenda, al limite dell'illeggibilità, non è solo un "alunno intelligente al quale un disturbo specifico di apprendimento ha compromesso alcune limitate facoltà nella letto-scrittura e nell'area della logica". No, è anche un alunno che ha una soglia di attenzione pari a 15 secondi circa; che fatica a decodificare un testo scritto; che non comprende delle semplici istruzioni impartite verbalmente; che non si sa orientare visivamente e graficamente nello spazio del foglio. A lui possiamo fare anche il pdp più bello del mondo, possiamo coccolarlo affinché ritrovi fiducia in sé stesso e piacere nello stare a scuola, possiamo gonfiargli i voti nella maniera più generosa, ma l'unica cosa che dovremmo fare ci viene impedito di farla: lavorare al recupero sia delle capacità compromesse, sia delle competenze che si è perso da quando è stato diagnosticato come DSA. Per una Gloria, brillante alunna dislessica che con dedizione, intraprendenza, il supporto della famiglia, docenti disponibili e qualche piccolo aiuto compensativo/dispensativa è riuscita a uscire dalle medie con un dieci, ad affrontare con successo prima le superiori, poi l'università, ci sono cento Matteo che non ce la fanno, che passano le medie galleggiando tra cinque e sei (anche in scienze motorie), che non hanno una famiglia-impalcatura alle spalle, che poi si iscrivono al professionale "perché neanche al tecnico ce la farebbero" e del quale si perdono le tracce dopo l'ennesimo insuccesso scolastico.
Questo non perché "noi docenti siamo cattivi", ma perché la legge 170 da una parte discrimina i suoi "beneficiari" instradandoli a una carriera scolastica fatta di semplificazioni e riduzioni sistematiche dei contenuti, dall'altra accoglie una gran quantità di alunni in difficoltà togliendoli di fatto dall'area del sostegno o dei servizi sociali, che in molti casi sarebbero ben più utili di un pdp.
Quindi, in definitiva, se facciamo la statistica su quei dieci casi di privilegiatissimi che ben conosciamo, e che si sono rivolti ai servizi di una certa associazione, allora tutto va meravigliosamente fino alla laurea e oltre, verso il futuro; se invece prendiamo un campione un minimo significativo a livello statistico vediamo che vengono convogliati verso il pdp, oltre ai dislessici e agli altri "veri" DSA, anche tutti gli alunni destinati all'insuccesso scolastico per cause che ben poco hanno a che vedere con le capacità degli insegnanti e della scuola, molto hanno a che vedere con l'esclusione sociale e il disagio psicologico e cognitivo e qualcosa hanno a che vedere con la marginalizzazione ai quali, paradossalmente, la cultura della personalizzazione degli apprendimenti li relega, dando a loro che hanno più bisogno di istruzione degli altri sempre meno istruzione.
Peccato che noi alla scuola media ogni anno vediamo il lievitare degli alunni con certificazione, dei quali la maggior parte ci lascia senza che nessun segnale ci dia la speranza che possano conseguire chissà quali traguardi: e non perchè noi docenti siamo cattivoni, insensibili e ignoranti in materia di dsa, ma perchè alla maggior parte di loro manca la brillantezza, mancano le famiglie colte ricche agguerrite, manca la self-confidence e soprattutto mancano le competenze, devastate dagli anni precedenti in cui il solo sospetto di una possibile diagnosi li ha instradati verso canali di facilitazione, cioè di sistematica riduzione degli apprendimenti.
Io vedo Matteo, mio italianissmo alunno di prima media, che non è assolutamente brillante. Non è solo un gran pasticcione, non è solo privo di metodo di studio, non è solo portatore di una grafia orrenda, al limite dell'illeggibilità, non è solo un "alunno intelligente al quale un disturbo specifico di apprendimento ha compromesso alcune limitate facoltà nella letto-scrittura e nell'area della logica". No, è anche un alunno che ha una soglia di attenzione pari a 15 secondi circa; che fatica a decodificare un testo scritto; che non comprende delle semplici istruzioni impartite verbalmente; che non si sa orientare visivamente e graficamente nello spazio del foglio. A lui possiamo fare anche il pdp più bello del mondo, possiamo coccolarlo affinché ritrovi fiducia in sé stesso e piacere nello stare a scuola, possiamo gonfiargli i voti nella maniera più generosa, ma l'unica cosa che dovremmo fare ci viene impedito di farla: lavorare al recupero sia delle capacità compromesse, sia delle competenze che si è perso da quando è stato diagnosticato come DSA. Per una Gloria, brillante alunna dislessica che con dedizione, intraprendenza, il supporto della famiglia, docenti disponibili e qualche piccolo aiuto compensativo/dispensativa è riuscita a uscire dalle medie con un dieci, ad affrontare con successo prima le superiori, poi l'università, ci sono cento Matteo che non ce la fanno, che passano le medie galleggiando tra cinque e sei (anche in scienze motorie), che non hanno una famiglia-impalcatura alle spalle, che poi si iscrivono al professionale "perché neanche al tecnico ce la farebbero" e del quale si perdono le tracce dopo l'ennesimo insuccesso scolastico.
Questo non perché "noi docenti siamo cattivi", ma perché la legge 170 da una parte discrimina i suoi "beneficiari" instradandoli a una carriera scolastica fatta di semplificazioni e riduzioni sistematiche dei contenuti, dall'altra accoglie una gran quantità di alunni in difficoltà togliendoli di fatto dall'area del sostegno o dei servizi sociali, che in molti casi sarebbero ben più utili di un pdp.
Quindi, in definitiva, se facciamo la statistica su quei dieci casi di privilegiatissimi che ben conosciamo, e che si sono rivolti ai servizi di una certa associazione, allora tutto va meravigliosamente fino alla laurea e oltre, verso il futuro; se invece prendiamo un campione un minimo significativo a livello statistico vediamo che vengono convogliati verso il pdp, oltre ai dislessici e agli altri "veri" DSA, anche tutti gli alunni destinati all'insuccesso scolastico per cause che ben poco hanno a che vedere con le capacità degli insegnanti e della scuola, molto hanno a che vedere con l'esclusione sociale e il disagio psicologico e cognitivo e qualcosa hanno a che vedere con la marginalizzazione ai quali, paradossalmente, la cultura della personalizzazione degli apprendimenti li relega, dando a loro che hanno più bisogno di istruzione degli altri sempre meno istruzione.
herman il lattoniere- Messaggi : 1676
Data d'iscrizione : 15.11.17
Re: DSA e verifiche scritte
herman il lattoniere ha scritto:
Quindi, in definitiva, se facciamo la statistica su quei dieci casi di privilegiatissimi che ben conosciamo, e che si sono rivolti ai servizi di una certa associazione, allora tutto va meravigliosamente fino alla laurea e oltre, verso il futuro;
quelli che poi, dopo essersi laureati, si compiacciono di andare a fare i relatori ai convegni
in cui si dichiara che il dislessico "ha una caratteristica in +" ,
con il più volutamente indicato con la crocetta, perché fa più sfizioso e più smart.
paniscus_2.1- Messaggi : 5373
Data d'iscrizione : 31.10.17
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