Non rispetti la scuola se non rispetti i suoi insegnanti.
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Non rispetti la scuola se non rispetti i suoi insegnanti.
Promemoria primo messaggio :
A guardare la storia dell’istruzione italiana in questi ultimi decenni sembra che le riforme per migliorare la condizione della scuola siano state sempre fallimentari, altrimenti non si spiegherebbe il susseguirsi di riforme delle riforme.
Sulle spalle degli insegnanti sono passate leggi, leggine e riforme intestate a questo o a quel ministro in carica che cambiando venivano cambiate. Tutto è partito con “Luigi Berlinguer, che annunciò uno stravolgimento, ma poi arrivarono un nuovo governo e una nuova riforma che portava il nome dell’allora ministra all’Istruzione Letizia Moratti, la quale con un colpo di coda nel 2003 abrogò la legge quadro di Berlinguer e si fece la sua, contestatissima, e che conteneva l’abolizione dell’esame di licenza elementare, la riduzione del “tempo scuola”, nuovi programmi di storia, geografia e scienza, l’innalzamento dell’obbligo scolastico a 18 anni, la dualità tra sistema dei licei e la formazione professionale, e puntava sulle famose tre “i” berlusconiane, inglese, informatica e impresa.
Poi arrivarono prima Fioroni, che nel breve interregno Prodi fece in tempo solo a stabilire che il debito formativo doveva essere recuperato entro l’inizio del nuovo anno scolastico, e dopo Mariastella Gelmini.
La contestatissima ministra dell’Istruzione del quarto governo Berlusconi tagliò la spesa per l’istruzione riducendo il numero di insegnanti. Un’ora di scuola tornò di nuovo a durare 60 minuti ma vennero ridotte le ore di lezione complessive, ricomparve il maestro unico e per i docenti migliori veniva previsto un premio di produttività. Era il 2008, oggi le modalità per stimolare gli insegnanti sembrano gli stessi.”
Infine la “Buona scuola” di Renzi, che di buono non aveva proprio nulla, a parte per i DS a cui veniva dato un potere incondizionato attraverso la chiamata diretta degli insegnanti.
Ancora oggi, con il nuovo governo M5S-Lega, nulla è cambiato per i docenti, a parte l’eliminazione della chiamata diretta e l’abolizione degli ambiti. Certamente sono cose molto importanti dal punto di vista normativo ma quello che manca è ancora una volta il riconoscimento sociale della categoria.
Esiste anche l’aspetto del riconoscimento del “prestigio” sociale e dell’alta funzione dell’insegnamento, che non possono prescindere da una maggiore tutela giuridica nei confronti degli aggressori verbali e fisici del corpo docente e da un adeguamento degli stipendi alla media europea. E non è un caso che negli indicatori sul peso sociale degli insegnanti (Global Teacher Status Index) l’Italia si piazzi solo al 13esimo posto. Solo il 3% degli intervistati ammette “con certezza” che gli studenti nutrano rispetto verso chi sta dietro la cattedra.
I nostri studenti risultano in effetti tra i più irrispettosi d’Europa verso i propri insegnanti. Ma circa il 75% degli intervistati sostiene che i prof dovrebbero essere pagati in base ai risultati degli studenti. Questo governo, se si vuole distinguere dai suoi predecessori, dovrebbe riformare soprattutto questi ultimi due aspetti.
A guardare la storia dell’istruzione italiana in questi ultimi decenni sembra che le riforme per migliorare la condizione della scuola siano state sempre fallimentari, altrimenti non si spiegherebbe il susseguirsi di riforme delle riforme.
Sulle spalle degli insegnanti sono passate leggi, leggine e riforme intestate a questo o a quel ministro in carica che cambiando venivano cambiate. Tutto è partito con “Luigi Berlinguer, che annunciò uno stravolgimento, ma poi arrivarono un nuovo governo e una nuova riforma che portava il nome dell’allora ministra all’Istruzione Letizia Moratti, la quale con un colpo di coda nel 2003 abrogò la legge quadro di Berlinguer e si fece la sua, contestatissima, e che conteneva l’abolizione dell’esame di licenza elementare, la riduzione del “tempo scuola”, nuovi programmi di storia, geografia e scienza, l’innalzamento dell’obbligo scolastico a 18 anni, la dualità tra sistema dei licei e la formazione professionale, e puntava sulle famose tre “i” berlusconiane, inglese, informatica e impresa.
Poi arrivarono prima Fioroni, che nel breve interregno Prodi fece in tempo solo a stabilire che il debito formativo doveva essere recuperato entro l’inizio del nuovo anno scolastico, e dopo Mariastella Gelmini.
La contestatissima ministra dell’Istruzione del quarto governo Berlusconi tagliò la spesa per l’istruzione riducendo il numero di insegnanti. Un’ora di scuola tornò di nuovo a durare 60 minuti ma vennero ridotte le ore di lezione complessive, ricomparve il maestro unico e per i docenti migliori veniva previsto un premio di produttività. Era il 2008, oggi le modalità per stimolare gli insegnanti sembrano gli stessi.”
Infine la “Buona scuola” di Renzi, che di buono non aveva proprio nulla, a parte per i DS a cui veniva dato un potere incondizionato attraverso la chiamata diretta degli insegnanti.
Ancora oggi, con il nuovo governo M5S-Lega, nulla è cambiato per i docenti, a parte l’eliminazione della chiamata diretta e l’abolizione degli ambiti. Certamente sono cose molto importanti dal punto di vista normativo ma quello che manca è ancora una volta il riconoscimento sociale della categoria.
Esiste anche l’aspetto del riconoscimento del “prestigio” sociale e dell’alta funzione dell’insegnamento, che non possono prescindere da una maggiore tutela giuridica nei confronti degli aggressori verbali e fisici del corpo docente e da un adeguamento degli stipendi alla media europea. E non è un caso che negli indicatori sul peso sociale degli insegnanti (Global Teacher Status Index) l’Italia si piazzi solo al 13esimo posto. Solo il 3% degli intervistati ammette “con certezza” che gli studenti nutrano rispetto verso chi sta dietro la cattedra.
I nostri studenti risultano in effetti tra i più irrispettosi d’Europa verso i propri insegnanti. Ma circa il 75% degli intervistati sostiene che i prof dovrebbero essere pagati in base ai risultati degli studenti. Questo governo, se si vuole distinguere dai suoi predecessori, dovrebbe riformare soprattutto questi ultimi due aspetti.
Ospite- Ospite
Re: Non rispetti la scuola se non rispetti i suoi insegnanti.
giobbe ha scritto: A meno che i soldi, nella vita, sono l'ultima cosa...basta la salute e la missione in cui si crede. L'esempio dell'auto va visto come metafora in un discorso molto più ampio.
E infatti io non ho detto che i soldi siano "l'ultima cosa".
Ho solo detto che la propria personale valutazione dell'importanza dei soldi (che appunto è soggettiva) NON dovrebbe essere legata così tanto a questioni di apparenza e di simbolismo sociale, tutto lì.
E' ovvio anche anche a me farebbe piacere avere un po' di soldi in più, ma appunto, se li avessi, li spenderei per rendere la vita più confortevole, più sicura e più divertente per me e per la mia famiglia, e magari anche per contribuire ad attività umanitarie e culturali in cui credo... fregandomene altamente di "figura che ci faccio" con la società, e in particolare con quella parte della società che non mi coinvolge personalmente, e della cui stima non me ne importa nulla.
Di sicuro non andrei a spenderli per "dimostrare agli altri di avere la macchina più bella" e per guadagnare un passo avanti nella considerazione sociale (a meno che quella macchina non mi interessi veramente per altre ragioni, cosa che appunto nel mio caso personale è molto improbabile). Continuerei a vestirmi esattamente come adesso e a muovermi come adesso nella vita di tutti i giorni!
paniscus_2.1- Messaggi : 5373
Data d'iscrizione : 31.10.17
Re: Non rispetti la scuola se non rispetti i suoi insegnanti.
che sia vero o no, poco cambia, gli adulti siamo noi o dobbiamo comportarci come loro?
Nadie- Messaggi : 119
Data d'iscrizione : 04.09.16
Re: Non rispetti la scuola se non rispetti i suoi insegnanti.
franco71 ha scritto:Mi hai letto nel pensiero. Gli adulti hanno disposizione altri strumenti educativi.Nadie ha scritto:che sia vero o no, poco cambia, gli adulti siamo noi o dobbiamo comportarci come loro?
Il dubbio non consisteva nell'idea che gli adulti dovrebbero comportarsi come i ragazzini e rispondere alla pari alle loro provocazioni.
Semmai il dubbio stava proprio nel concetto di "maltrattamento", nel senso che molti studenti e molti genitori di studenti tendono a considerare maltrattamento (e quindi abuso, scorrettezza o illegalità, con motivazione seria per protestare e denunciare) qualsiasi atteggiamento dlel'insegnante che NON PIACCIA a loro.
Per cui, qualunque insegnante potrebbe ritrovarsi denunciato per maltrattamenti (oppure, contestato all'interno della scuola cn l'accusa di maltrattamenti) solo per aver espresso un normale rimprovero all'alunno che aveva commesso una scorrettezza grave, oppure per avergli ritirato un compito perché beccato a copiare, o roba del genere.
Facciamoci la tara.
paniscus_2.1- Messaggi : 5373
Data d'iscrizione : 31.10.17
Re: Non rispetti la scuola se non rispetti i suoi insegnanti.
sempreconfusa1 ha scritto:giobbe ha scritto:
La sera, a tavola, i figli dicono frasi come questa: «Noi non insegneremo mai, non vogliamo finire come voi».
(...)
Per la verità, molti figli dicono lo stesso avendo genitori operai, oppure agricoltori (non grandi proprietari ovviamente), allevatori, etc etc...perché la fatica a costi bassi non fa molta gola, diciamocela tutta...non lo faceva un tempo, e nella società attuale ultra consumista ancora meno.
E comunque, a ragionarci un po' di più, io non penso nemmeno che questo scenario sia vero.
Forse è vero che i figli di 14 o 15 anni, in piena fase oppositiva adolescenziale contro i genitori di 45 o 50, dicono così.
Ma 10 anni dopo (se sono arrivati a laurearsi), a fare domanda per le supplenze o per i concorsi ci vanno eccome, PROPRIO perché hanno avuto modo di constatare che fare gli insegnanti è sempre meglio che fare i telefonisti al call center, i cassieri al centro commerciale, o i collaboratori precari per un giornale di gossip online.
paniscus_2.1- Messaggi : 5373
Data d'iscrizione : 31.10.17
Re: Non rispetti la scuola se non rispetti i suoi insegnanti.
Vale quando detto per sempreconfusa1: "Nel dopoguerra e fino agli anni settanta i contadini lasciavano la campagna per diventare operai al nord. I figli degli uni e degli altri aspiravano a diventare insegnanti perché avevano un discreto stipendio e un'alta considerazione sociale. Oggi gli insegnanti non hanno né l'una né l'altra cosa. Purtroppo l'insegnamento è l'unica industria del sud (ora anche del nord) per cui è meglio fare l'insegnante che il disoccupato!*.paniscus_2.1 ha scritto:sempreconfusa1 ha scritto:giobbe ha scritto:
La sera, a tavola, i figli dicono frasi come questa: «Noi non insegneremo mai, non vogliamo finire come voi».
(...)
Per la verità, molti figli dicono lo stesso avendo genitori operai, oppure agricoltori (non grandi proprietari ovviamente), allevatori, etc etc...perché la fatica a costi bassi non fa molta gola, diciamocela tutta...non lo faceva un tempo, e nella società attuale ultra consumista ancora meno.
E comunque, a ragionarci un po' di più, io non penso nemmeno che questo scenario sia vero.
Forse è vero che i figli di 14 o 15 anni, in piena fase oppositiva adolescenziale contro i genitori di 45 o 50, dicono così.
Ma 10 anni dopo (se sono arrivati a laurearsi), a fare domanda per le supplenze o per i concorsi ci vanno eccome, PROPRIO perché hanno avuto modo di constatare che fare gli insegnanti è sempre meglio che fare i telefonisti al call center, i cassieri al centro commerciale, o i collaboratori precari per un giornale di gossip online.
Quei lavoratori che tu citi non sono disoccupati per l'Inps ma lo sono nei fatti! Per cui, dopo anni di studi, ti accontenti di quello che ti passa il mondo del lavoro. Meglio fare l'insegnante che l'addetto al call center, anche se non ti caga più nessuno, tiri la cinghia se sei monoreddito e cammini con l'utilitaria semiscassata. Per questo c'è il filosofico proverbio: chi si contenta, gode.
Ospite- Ospite
Re: Non rispetti la scuola se non rispetti i suoi insegnanti.
Tuttavia, Franco71, devi ammettere una cosa e cioè che non è affatto assicurato che se l'insegnante mantiene di fronte alle gravi (a volte anche gravissime) intemperanze verbali di un alunno bullo un atteggiamento di aplomb, da "gentleman" distaccato l'alunno poi migliori davvero e comprenda la gravità della sua condotta. Anzi, forse anche se non si può di fronte a certi soggetti ai limiti della delinquenza bisogna usare anche un linguaggio duro, umiliante, perché in fondo essi parlano QUEL linguaggio e quindi sentirselo rimbalzare contro potrebbe anche portarli (magari non subito) a riflettere, potrebbe smuovere qualcosa dentro di loro molto più che un atteggiamento da "gentleman inglese". Non a caso nei professionali gli insegnanti più rispettati sono quelli che a detta degli studenti hanno "gli attributi", non certo quelli super-educati e pieni di aplomb.
Scuola70- Messaggi : 1434
Data d'iscrizione : 28.02.14
Re: Non rispetti la scuola se non rispetti i suoi insegnanti.
giobbe ha scritto:
Ho evidenziato la tua frase che dimostra come ignori l'excursus storico di tale fenomeno. Nel dopoguerra e fino agli anni settanta i contadini lasciavano la campagna per diventare operai al nord. I figli degli uni e degli altri aspiravano a diventare insegnanti perché avevano un discreto stipendio e un'alta considerazione sociale. Oggi gli insegnanti non hanno né l'una né l'altra cosa. Purtroppo l'insegnamento è l'unica industria del sud (ora anche del nord) per cui è meglio fare l'insegnante che il disoccupato!*
* Vocati e missionari a parte...
Forse l'ho ignorato perché non intendevo considerarlo, io ne facevo più un discorso generazionale per sottolineare come spesso i figli si allontanino dai sentieri percorsi dai propri genitori, specialmente se non considerati abbastanza redditizi.
Ti devo poi ricordare che gli allevatori esistono ancora, non sono mica spariti, e così anche quelli che lavorano la terra. Semmai adesso sono cambiate le tecniche e i mezzi per farlo. Nei casi migliori, per esempio, puoi trovare impavidi giovani che decidono di scommettere sul proprio territorio, dedicandosi a produzioni bio, o comunque di qualità, ma per la maggior parte dei casi, la tendenza è quella di abbandonare i campi, perché nessuno vuole più faticare in quel modo.
Certo, in passato la figura dell'insegnante aveva un prestigio maggiore, concordo. Ma non credere che sia soltanto la paura di scongiurare la disoccupazione a veicolare le masse verso l'insegnamento, nonostante il basso salario e la scarsa considerazione a livello sociale:
ci sono anche molti diritti e garanzie che in altri campi non trovi. Si tratta pur sempre di impiego pubblico, e con possibilità di migliorare negli anni, sempre che si sappiano dire i no necessari e non votarsi al mero volontariato, svolgendo solo il lavoro per il quale si viene pagati.
sempreconfusa1- Messaggi : 6338
Data d'iscrizione : 05.08.11
Località : MA COSA E' SUCCESSO AL FORUM??????
Re: Non rispetti la scuola se non rispetti i suoi insegnanti.
Tutti sappiamo benissimo quali sono i bravi insegnanti di una scuola. Lo sappiamo talmente bene che, quando in veste di genitori andiamo a iscrivere nostro figlio a una nuova scuola, sappiamo già in quale sezione vorremmo che finisse. Le voci corrono, la fama vola, come ha sempre fatto, e in genere dice il vero, perché la buona fama non si costruisce sul nulla.lucetta10 ha scritto:giobbe ha scritto:Per quanto riguarda poi l'aspirazione a fare parte dello staff dirigenziale basta ricordarti che la ruffianeria è una delle caratteristiche della razza umana e che gli italiani, specialmente quelli del sud (e io sono del sud...), sono storicamente ruffiani.
fermo restando che anche io rilevo che la situazione sia quella che descrive gugu e non quella di giobbe: tutti questi aspiranti alla corte del re proprio non li vedo (da noi gira da un anno il cetriolo della referenza di un plesso e nessuno la vuole, chi la prende la molla dopo massimo un annetto; siamo stati due anni senza FS ptof, per dirne due); proprio non capisco su che motivazioni si possa basare una definizione come quella che ho quotato. Non capisco perché mai fare parte dello staff del DS debba essere per forza segno di ruffianeria, lo trovo francamente anche molto offensivo nei confronti di colleghi che, nel bene e nel male, si sobbarcano responsabilità e oneri (pagati nulla) che qualcuno deve in ogni caso sobbarcarsi. Vogliamo proporre la rotazione o il sorteggio? Proviamo a proporre una soluzione del genere e vediamo quanti ruffiani riusciremo a stanare
Ma la qualità del lavoro svolto non è misurabile, e dunque non esiste. Quel che può esistere è solo una mera quantificazione del lavoro svolto. Ed ecco allora profilarsi all’orizzonte una possibile qualificazione degli insegnanti non in base al merito, ma in base alle ore di lavoro svolte, e soprattutto alla disponibilità a entrare nelle varie commissioni e a occuparsi dei vari progetti. Vince l’insegnante poli-funzione: quello che sta in mezzo a tutto ma che sta, quasi sempre, poco tempo in classe a fare lezione seriamente.
Sappiamo anche tutti benissimo quali sono in una scuola gli insegnanti meno bravi. Ma questo è un problema insormontabile. Bisognerebbe sormontarlo però, una buona volta, perché un insegnante che non insegna procura un danno davvero incalcolabile al singolo studente, e quindi all’intera società: condanna all’ignoranza e alla perdita di… “motivazione”.
Sarebbe già molto se almeno riconoscessimo il disastro. Certo si può vivere senza sapere la storia. E la letteratura, e la matematica, e la filosofia. Ma si tratta di danni incalcolabili, i cui effetti si trascineranno per tutta la vita.
Alla fine ci ritroviamo con insegnanti che fanno parte dello staff del DS e con quelli che girano nei corridoi per portare avanti progetti del piffero. Questi hanno poco tempo per fare lezione seriamente ma sanno che devono stare attenti agli alunni e alle loro famiglie...Insomma sanno che la scuola deve promuovere e loro devono promuovere più degli altri (a buon intenditore poche parole...). Alla fine dell'anno scolastico, pur avendo INSEGNATO (lasciare il segno) poco, racimolato qualche migliaio di euro in più rispetto agli altri colleghi, promuovono tutti a pieni voti facendo i BUONISTI di ritorno. Molti DS amano questi tuttofare.
Per fortuna chi sono gli insegnanti bravi lo sanno pure gli alunni e le loro famiglie. Ma questi insegnanti bravi prenderanno sempre lo stesso stipendio degli altri, anzi qualcosina in meno.
Quando parlo di stipendio lo faccio riferendomi agli insegnanti bravi.
Ospite- Ospite
Re: Non rispetti la scuola se non rispetti i suoi insegnanti.
Purtroppo vedo tanti che sono relativamente ignoranti che trovano lavoro più facilmente rispetto a molti meritevoli laureati che finiscono per fare gli addetti ai call center e sono anche sfruttati. In realtà l'istruzione, pur importante perché ti dà consapevolezza, non è garanzia di realizzazione e libertà, poiché il sistema sociale è sbagliato, il male è dato dal sistema capitalistico che fa sì che il lavoro (e quindi alla fine la PERSONA…) sia considerato una merce soggetta alle leggi della domanda e dell'offerta e quindi i datori di lavoro finiscono per assumere proprio le persone a volte meno qualificate, poiché nella logica del sistema COSTANO meno. La persona diventa merce, oggetto nel sistema capitalistico, Marx nell'opera Il Capitale aveva pienamente descritto le dinamiche attuali. Ovviamente il mio messaggio non vuole sminuire il valore dell'istruzione, anzi, è proprio l'istruzione che mi dà la consapevolezza giusta per criticare le storture del sistema.
Scuola70- Messaggi : 1434
Data d'iscrizione : 28.02.14
Re: Non rispetti la scuola se non rispetti i suoi insegnanti.
giobbe ha scritto:Tutti sappiamo benissimo quali sono i bravi insegnanti di una scuola. Lo sappiamo talmente bene che, quando in veste di genitori andiamo a iscrivere nostro figlio a una nuova scuola, sappiamo già in quale sezione vorremmo che finisse. Le voci corrono, la fama vola,
Questo era vero quando in quasi tutte le scuole era prassi corrente quella di lasciare sempre gli stessi consigli di classe sulle stesse sezioni per molti anni di seguito, cosa che adesso è molto più rara.
Anche nelle scuole in cui c'è attenzione alla continuità didattica (cioè, non vengono cambiati gli insegnanti a capocchia di anno in anno sulla stessa classe), è molto improbabile che gli stessi insegnanti rimangano fissi sulle classi successive della stessa sezione. Almeno, io questa modalità non l'ho mai vista in nessuna delle scuole in cui sono stata.
Se adesso ho la 1C, è quasi sicuro che ce l'avrò anche l'anno prossimo quando sarà diventata 2C, ma non c'è nessunissima garanzia che anche la nuova 1C dell'anno prossimo venga data a me.
Io ho sempre avuto classi sparse su più sezioni diverse, con consigli di classe con pochissime sovapposizioni l'uno con l'altro
(e personalmente non mi sembra nemmeno un male, la riproduzione perpetua delle "parrocchiette" sempre omogenee e autoreferenziali non mi piace gran che)...
paniscus_2.1- Messaggi : 5373
Data d'iscrizione : 31.10.17
Re: Non rispetti la scuola se non rispetti i suoi insegnanti.
Comunque se sei un bravo insegnante lo si sa dentro e fuori la scuola, a prescindere dalle classi che ti vengono assegnate di anno in anno.paniscus_2.1 ha scritto:giobbe ha scritto:Tutti sappiamo benissimo quali sono i bravi insegnanti di una scuola. Lo sappiamo talmente bene che, quando in veste di genitori andiamo a iscrivere nostro figlio a una nuova scuola, sappiamo già in quale sezione vorremmo che finisse. Le voci corrono, la fama vola,
Questo era vero quando in quasi tutte le scuole era prassi corrente quella di lasciare sempre gli stessi consigli di classe sulle stesse sezioni per molti anni di seguito, cosa che adesso è molto più rara.
Anche nelle scuole in cui c'è attenzione alla continuità didattica (cioè, non vengono cambiati gli insegnanti a capocchia di anno in anno sulla stessa classe), è molto improbabile che gli stessi insegnanti rimangano fissi sulle classi successive della stessa sezione. Almeno, io questa modalità non l'ho mai vista in nessuna delle scuole in cui sono stata.
Se adesso ho la 1C, è quasi sicuro che ce l'avrò anche l'anno prossimo quando sarà diventata 2C, ma non c'è nessunissima garanzia che anche la nuova 1C dell'anno prossimo venga data a me.
Io ho sempre avuto classi sparse su più sezioni diverse, con consigli di classe con pochissime sovapposizioni l'uno con l'altro
(e personalmente non mi sembra nemmeno un male, la riproduzione perpetua delle "parrocchiette" sempre omogenee e autoreferenziali non mi piace gran che)...
Ospite- Ospite
Re: Non rispetti la scuola se non rispetti i suoi insegnanti.
L'insegnante che si trova sempre con la crema degli alunni, con alunni senza problemi comportamentali, con pochi DSA/BES, soprattutto con studenti mediamente educati, che comprendono l'importanza delle regole, ecco che automaticamente (a meno che non sia un mezzo disastro davvero….) si conquisterà la fama di bravo insegnante, perché lavora in un contesto che favorisce l'azione didattica. Il docente che invece avrà classi fatte di alunni demotivati, con pluribocciati a rischio dispersione, con poca abitudine all'impegno e allo studio, avrà risultati peggiori visto l'handicap di partenza, e quindi avrà una fama peggiore, passerà per mediocre o peggio inadeguato, ma non è detto che lo sia davvero. Io sono una persona razionale, non mi basa nel giudizio sul sentito dire, queste considerazioni le lascio volentieri alla massa.
Scuola70- Messaggi : 1434
Data d'iscrizione : 28.02.14
Re: Non rispetti la scuola se non rispetti i suoi insegnanti.
Io su questa cosa dei bravi insegnanti.. vorrei proprio intervenire. E vorrei intervenire da mamma. Mi è capitato con entrambi i miei figli che capitassero con insegnanti conosciute e benvolute da tutto il paese. Una maestra elementare.. per il mio primogenito e una prof. di italiano delle medie, per il secondo. Non sapete come mi invidiavano i conoscenti, mi chiedevano come avevo fatto a "far capitare" il figlio di turno con quell'insegnante! A parte il fatto che io non avevo fatto niente.. è stato il caso... quella delle medie cambiò sezione all'ultimo momento.. ma il punto non è questo. Entrambi i miei figli si sono trovati malissimo con queste insegnanti reputate brave da tutti.. al punto che hanno odiato la loro materia e sono stati condizionati nella scelta del loro percorso scolastico. Il primo stava proprio male fisicamente. La sua prima domanda ogni mattina era: Oggi c'è la maestra Tal dei Tali? Se la risposta era si... cominciava a vomitare. Così per 5 anni. Eppure era benvoluta da tutti i genitori... anche da me... perché era una insegnante vecchio stampo e quando c'era lei si lavorava e la disciplina era assicurata. Che volete che vi dica... mio figlio ha quasi 20 anni e si sente male ancora oggi quando la incontra. Ecco.. io penso che non esistano insegnanti bravi o meno bravi in assoluto. Il rapporto docente - discente è un incontro fra caratteri: può funzionare oppure no.
Nera- Messaggi : 399
Data d'iscrizione : 23.08.17
Re: Non rispetti la scuola se non rispetti i suoi insegnanti.
Riporto alcuni passaggi tratti da Lettera a un insegnante, di Vittorino Andreoli.
“E ora ti voglio parlare in questa mia lettera delle doti che fanno di te un buon insegnante e delle strategie perché tu possa espletare il tuo compito pienamente.
Credo che la prima qualità sia l’autorevolezza. Viene percepita come caratteristica della persona ed è certo l’insieme di molti elementi. L’autorevolezza dà credibilità: ti rende punto di riferimento e le tue affermazioni assumono il significato di «verità».
I tuoi allievi se ne accorgono e ne sono certi: di fronte a un mondo di menzogne, improvvisazioni, maschere per «apparire», vedono in te la serietà. L’autorevolezza diventa sicurezza. Non è riducibile a quanto si sa sulla materia, ma fa riferimento a una personalità che si presenta convinta e convincente, coerente, capace di svolgere il proprio ruolo e di manifestarlo anche nel silenzio, con la sola presenza. E persino nell’assenza, poiché l’insegnante viene introiettato e c’è anche quando non c’è e si può giungere a una presenza che dura una vita.
L’autorevolezza non è mai autoritarismo, che si veste della violenza e della minaccia del potere.
La qualità che segue subito dopo è la partecipazione alla scuola. Una presenza attiva, animata dalla voglia di dare, di fare sempre meglio senza mai chiudersi in una recita fredda, seguendo uno stanco copione che si ripete da anni. La si misura con il desiderio di andare a scuola, di entrare nell’aula o all’opposto con la paura persino di salire sulla cattedra.
(omissis)
Nessun lavoro, senza il gusto di compierlo, può risultare gratificante e dunque efficace. Vale quindi il principio che il piacere con cui svolgi il tuo ruolo di insegnante è proporzionato alla sua efficacia e quindi al gradimento della classe che lo dimostrerà stando attenta e appassionandosi alla tua materia poiché vi sente dentro la tua personalità. Altrimenti il tuo competitore diventerà il computer che è disanimato, mentre tu l’anima ce l’hai: è la caratteristica che differenzierà sempre l’uomo dalle macchine.
Una qualità importante si lega alla tecnica della comunicazione e quindi all’efficacia del messaggio che la lezione trasmette. Il tuo racconto, la tua lezione devono avere la forza di una favola per un bambino che, ascoltandola, la partecipa, entra nel personaggio, anzi alternativamente in tutti e cosí non solo capisce la struttura della fiaba, ma anche le sue parti e le vive e, se le vive, riesce a farle proprie, ad apprendere. Non devi poi dimenticare che ogni ruolo ha una propria liturgia che va mantenuta e non è concesso a un insegnante diventare amico dei suoi allievi o esercitare un’azione di volontariato. Il tuo ruolo è sacro e non intendo assolutamente parlare di missione, che non c’entra nulla, ma mi riferisco alla sacralità come svolgimento di una cerimonia che è certo fondata su un sapere razionale, ma anche su qualche cosa di strano, di fascinoso, persino di misterioso, poiché il mistero rimane dentro il pensiero umano. Tu non sei il padre dei tuoi allievi, non l’amico, non lo psicologo che assiste ai drammi della crescita. Sei un uomo o una donna con l’incarico di allevare un gruppo di persone, di fare il direttore d’orchestra e devi indossare, anche materialmente, un abito che sappia di cerimonia, che si adegui alla tua parte.
Questa società ha creduto di demolire ogni formalità e non si è accorta che non cancellava semplici decorazioni bensí la sacralità della vita. E la scuola non può essere banalizzata come se fosse un luogo di intrattenimento per giovani, un pub o un club di amici”.
Questi per me è un bravo insegnante, sono tutti fatti così?...
“E ora ti voglio parlare in questa mia lettera delle doti che fanno di te un buon insegnante e delle strategie perché tu possa espletare il tuo compito pienamente.
Credo che la prima qualità sia l’autorevolezza. Viene percepita come caratteristica della persona ed è certo l’insieme di molti elementi. L’autorevolezza dà credibilità: ti rende punto di riferimento e le tue affermazioni assumono il significato di «verità».
I tuoi allievi se ne accorgono e ne sono certi: di fronte a un mondo di menzogne, improvvisazioni, maschere per «apparire», vedono in te la serietà. L’autorevolezza diventa sicurezza. Non è riducibile a quanto si sa sulla materia, ma fa riferimento a una personalità che si presenta convinta e convincente, coerente, capace di svolgere il proprio ruolo e di manifestarlo anche nel silenzio, con la sola presenza. E persino nell’assenza, poiché l’insegnante viene introiettato e c’è anche quando non c’è e si può giungere a una presenza che dura una vita.
L’autorevolezza non è mai autoritarismo, che si veste della violenza e della minaccia del potere.
La qualità che segue subito dopo è la partecipazione alla scuola. Una presenza attiva, animata dalla voglia di dare, di fare sempre meglio senza mai chiudersi in una recita fredda, seguendo uno stanco copione che si ripete da anni. La si misura con il desiderio di andare a scuola, di entrare nell’aula o all’opposto con la paura persino di salire sulla cattedra.
(omissis)
Nessun lavoro, senza il gusto di compierlo, può risultare gratificante e dunque efficace. Vale quindi il principio che il piacere con cui svolgi il tuo ruolo di insegnante è proporzionato alla sua efficacia e quindi al gradimento della classe che lo dimostrerà stando attenta e appassionandosi alla tua materia poiché vi sente dentro la tua personalità. Altrimenti il tuo competitore diventerà il computer che è disanimato, mentre tu l’anima ce l’hai: è la caratteristica che differenzierà sempre l’uomo dalle macchine.
Una qualità importante si lega alla tecnica della comunicazione e quindi all’efficacia del messaggio che la lezione trasmette. Il tuo racconto, la tua lezione devono avere la forza di una favola per un bambino che, ascoltandola, la partecipa, entra nel personaggio, anzi alternativamente in tutti e cosí non solo capisce la struttura della fiaba, ma anche le sue parti e le vive e, se le vive, riesce a farle proprie, ad apprendere. Non devi poi dimenticare che ogni ruolo ha una propria liturgia che va mantenuta e non è concesso a un insegnante diventare amico dei suoi allievi o esercitare un’azione di volontariato. Il tuo ruolo è sacro e non intendo assolutamente parlare di missione, che non c’entra nulla, ma mi riferisco alla sacralità come svolgimento di una cerimonia che è certo fondata su un sapere razionale, ma anche su qualche cosa di strano, di fascinoso, persino di misterioso, poiché il mistero rimane dentro il pensiero umano. Tu non sei il padre dei tuoi allievi, non l’amico, non lo psicologo che assiste ai drammi della crescita. Sei un uomo o una donna con l’incarico di allevare un gruppo di persone, di fare il direttore d’orchestra e devi indossare, anche materialmente, un abito che sappia di cerimonia, che si adegui alla tua parte.
Questa società ha creduto di demolire ogni formalità e non si è accorta che non cancellava semplici decorazioni bensí la sacralità della vita. E la scuola non può essere banalizzata come se fosse un luogo di intrattenimento per giovani, un pub o un club di amici”.
Questi per me è un bravo insegnante, sono tutti fatti così?...
Ospite- Ospite
Re: Non rispetti la scuola se non rispetti i suoi insegnanti.
Scuola70 ha scritto:L'insegnante che si trova sempre con la crema degli alunni, con alunni senza problemi comportamentali, con pochi DSA/BES, soprattutto con studenti mediamente educati, che comprendono l'importanza delle regole, ecco che automaticamente (a meno che non sia un mezzo disastro davvero….) si conquisterà la fama di bravo insegnante, perché lavora in un contesto che favorisce l'azione didattica. Il docente che invece avrà classi fatte di alunni demotivati, con pluribocciati a rischio dispersione, con poca abitudine all'impegno e allo studio, avrà risultati peggiori visto l'handicap di partenza, e quindi avrà una fama peggiore, passerà per mediocre o peggio inadeguato, ma non è detto che lo sia davvero.
Ma questa discussione si può fare paragonando un'intera scuola con un'altra (che so, tra un liceo e un professionale), non tra una classe e l'altra della stessa scuola! Su quale pianeta si fanno ancora le "sezioni buone" e le "sezioni scarse"?
paniscus_2.1- Messaggi : 5373
Data d'iscrizione : 31.10.17
Re: Non rispetti la scuola se non rispetti i suoi insegnanti.
Una volta ebbi una classe di tutti ragazzi, una quindicina, provenienti da una casa-famiglia e tutti intorno ai 15-16 anni. Classe tosta, che non voleva fare nulla e pensava solo a sghignazzare. Dopo un mese incominciarono a lavorare con me. Dopo due mesi fui trasferito in un altra scuola (allora era possibile). I ragazzi, dispiaciuti, mi dissero: “Perché ve ne andate, proprio ora che abbiamo trovato nu b'bonu insegnante?!>>paniscus_2.1 ha scritto:Scuola70 ha scritto:L'insegnante che si trova sempre con la crema degli alunni, con alunni senza problemi comportamentali, con pochi DSA/BES, soprattutto con studenti mediamente educati, che comprendono l'importanza delle regole, ecco che automaticamente (a meno che non sia un mezzo disastro davvero….) si conquisterà la fama di bravo insegnante, perché lavora in un contesto che favorisce l'azione didattica. Il docente che invece avrà classi fatte di alunni demotivati, con pluribocciati a rischio dispersione, con poca abitudine all'impegno e allo studio, avrà risultati peggiori visto l'handicap di partenza, e quindi avrà una fama peggiore, passerà per mediocre o peggio inadeguato, ma non è detto che lo sia davvero.
Ma questa discussione si può fare paragonando un'intera scuola con un'altra (che so, tra un liceo e un professionale), non tra una classe e l'altra della stessa scuola! Su quale pianeta si fanno ancora le "sezioni buone" e le "sezioni scarse"?
Poi ci sono situazioni limite, che ho incontrato pure io nella mia carriera. In 38 anni di insegnamento 1 sola classe, però.
Invece di colleghi, che tutto potevano fare ma meno che l’insegnante ne ho incontrati a decine...
Ho anche sentito chiedermi da molti alunni perché io ero uno dei pochi che aveva un comportamento corretto e faceva rispettare le regole, e nel dirlo se ne compiacevano. Forse perché, scusatemi l'immodestia, mi sono sempre comportato come dice Andreoli.
Ospite- Ospite
Re: Non rispetti la scuola se non rispetti i suoi insegnanti.
lucetta10 ha scritto:paniscus_2.1 ha scritto:
Ma questa discussione si può fare paragonando un'intera scuola con un'altra (che so, tra un liceo e un professionale), non tra una classe e l'altra della stessa scuola! Su quale pianeta si fanno ancora le "sezioni buone" e le "sezioni scarse"?
e invece succede e non è colpa di chi forma le classi e magari si capa i ragazzi, ma dell'autonomia scolastica.
Se si dà la possibilità di attivare indirizzi particolari, è evidente che l'utenza si orienterà e che inevitabilmente nasceranno sezioni buone e cattive.
Ma questo lo capisco, proprio come selezione spontanea alla fonte.
Quello che non capisco è l'idea che nelle stesse sezioni ci siano sempre gli stessi insegnanti. Nella mia esperienza non è così.
paniscus_2.1- Messaggi : 5373
Data d'iscrizione : 31.10.17
Re: Non rispetti la scuola se non rispetti i suoi insegnanti.
"Selezione spontanea alla fonte", giusto. Perché nasce tutto questo e ora anche il liceo, storicamente inteso, è andato a farsi fottere? Semplice: oggi c'è un liceo per ognuno.paniscus_2.1 ha scritto:lucetta10 ha scritto:paniscus_2.1 ha scritto:
Ma questa discussione si può fare paragonando un'intera scuola con un'altra (che so, tra un liceo e un professionale), non tra una classe e l'altra della stessa scuola! Su quale pianeta si fanno ancora le "sezioni buone" e le "sezioni scarse"?
e invece succede e non è colpa di chi forma le classi e magari si capa i ragazzi, ma dell'autonomia scolastica.
Se si dà la possibilità di attivare indirizzi particolari, è evidente che l'utenza si orienterà e che inevitabilmente nasceranno sezioni buone e cattive.
Ma questo lo capisco, proprio come selezione spontanea alla fonte.
Quello che non capisco è l'idea che nelle stesse sezioni ci siano sempre gli stessi insegnanti. Nella mia esperienza non è così.
1. Liceo Classico
2. Liceo Scientifico
3. Liceo Scientifico Tecnologico (opzione del liceo scientifico)
4. Liceo Linguistico
5. Liceo delle Scienze Umane
6. Liceo Economico-Sociale (opzione del liceo delle scienze umane)
7. Liceo Musicale ( sezione del liceo musicale-coreutico)
8. Liceo Coreutico (sezione del liceo musicale-coreutico)
9. Liceo Artistico Figurativo (indirizzo del liceo artistico)
10. Liceo Artistico Audiovisivo (indirizzo del liceo artistico)
11. Liceo Artistico Architettura Ambiente Design (indirizzo del liceo artistico)
12. Liceo Artistico Design dei metalli (opzione dell’indirizzo Architettura Ambiente Design)
13. Liceo Artistico Design del libro (opzione dell’indirizzo Architettura Ambiente Design)
14. Liceo Artistico Design del tessuto (opzione dell’indirizzo Architettura Ambiente design)
15. Liceo Artistico Design del vetro (opzione dell’indirizzo Architettura Ambiente Design)
16. Liceo Artistico Design della ceramica (opzione dell’indirizzo Architettura Ambiente
Design)
17. Liceo Artistico Design del legno (opzione dell’indirizzo Architettura Ambiente Design)
18. Liceo delle Scienze Motorie.
e chissà quale altro liceo si inventeranno in futuro...
Quindi è giusto quello che dici, che già al liceo la selezione nasce alla fonte. Atteso che, per status, specialmente nei centri medio-piccoli, moltissimi ormai scelgono il liceo. Lo sceglie anche chi ha litigato da tempo coi libri (ammesso che ne abbia sfogliato qualcuno per il passato).
Allora ti ritrovi in questi licei di indirizzo, non classico né scientifico, tanti alunni che avrebbero fatto una mediocre figura anche in un professionale. Non studiano, ti guardano in faccia spaesati e sbigottiti quando chiedi a loro di impegnarsi un poco sapendo che alla fine verranno comunque promossi. Promossi da liceali, vuoi mettere.
Gli insegnanti lo sanno benissimo che devono mantenere il numero delle classi...
I più vecchi della scuola e i più navigati si sono bene trincerati nei loro corsi classici e scintifici e di là non li schioda nessuno, proprio come dice lucetta10.
Ospite- Ospite
Re: Non rispetti la scuola se non rispetti i suoi insegnanti.
lucetta10 ha scritto:Quello che non capisco è l'idea che nelle stesse sezioni ci siano sempre gli stessi insegnanti. Nella mia esperienza non è così.
io invece ho sempre visto così, fin da quando ero studente
Anch'io, infatti le vedevo quando ero studente.
Ma da quando insegno (e insegno dal 2001) non le vedo più.
paniscus_2.1- Messaggi : 5373
Data d'iscrizione : 31.10.17
Re: Non rispetti la scuola se non rispetti i suoi insegnanti.
Punti di vista... :-))paniscus_2.1 ha scritto:
Anch'io, infatti le vedevo quando ero studente.
Ma da quando insegno (e insegno dal 2001) non le vedo più.
Ospite- Ospite
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