Però...l'idea del nuovo Ministro Azzolina su di una laurea abilitante all'insegnamento, non è male
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Re: Però...l'idea del nuovo Ministro Azzolina su di una laurea abilitante all'insegnamento, non è male
[quote="Dolciniano"]Preciso che tra soggetto e predicato non ci va mai la virgola ("la maggior parte, non lo faceva per pressioni sociali e culturali di vario tipo".)
[/quote]
Vuoi dare lezioni di italiano ad un insegnante di italiano? Anche stavolta riporti solo quello che ti fa comodo: prima dell'articolo c'era un'altra virgola, perciò "la maggior parte" non è il soggetto della frase, ma è un inciso; in questo caso la virgola (una prima e una dopo) è pienamente legittima.
Poi, detta da uno che non mette accenti e apostrofi perché costa troppa fatica, è veramente un'osservazione ridicola.
[/quote]
Vuoi dare lezioni di italiano ad un insegnante di italiano? Anche stavolta riporti solo quello che ti fa comodo: prima dell'articolo c'era un'altra virgola, perciò "la maggior parte" non è il soggetto della frase, ma è un inciso; in questo caso la virgola (una prima e una dopo) è pienamente legittima.
Poi, detta da uno che non mette accenti e apostrofi perché costa troppa fatica, è veramente un'osservazione ridicola.
Dec- Moderatore
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Re: Però...l'idea del nuovo Ministro Azzolina su di una laurea abilitante all'insegnamento, non è male
[quote="Titti76"]Premesso che sono d'accordo sui danni provocate dalle tv berlusconiane...
proprio non capisco come mai, qualsiasi account tu usi, finisci sempre per attaccarmi...
Cmq so di cosa parlo e ti dico che negli anni 70 la percentuale di donne iscritte alle facoltà scientifiche era più alta che adesso, e prima degli anni 70 lo era ancora di più... ma si tratta di percentuali, numericamente erano poche.[/quote]
E allora vuol dire che numericamente erano pochi anche i maschi, perché prima degli anni 70, a fare l'università, in assoluto, erano pochissimi, e quasi tutti provenienti da famiglie tanto socialmente "elitarie" che nel loro ambiente la selezione economica e culturale contava di più di quella di genere.
Ossia, erano famiglie abbastanza colte da attribuire una grande importanza all'istruzione come valore in sé, e non solo come "mezzo per trovare un lavoro più redditizio" per fare il salto sociale, visto che di fare il salto sociale non ne avevano bisogno... e abbastanza benestanti da potersi permettere di far studiare anche la figlia femmina senza preoccuparsi della delusione o dello spreco di risorse, nel caso che poi la ragazza decidesse di lasciare la professione e stare a casa dopo il matrimonio.
Le famiglie modeste che, con fatica e sacrifici, investivano tanto sullo studio dei figli, invece, lo facevano appunto nella speranza di accesso a una professione più vantaggiosa, e non per amore della cultura... e per loro lo spettro della possibilità che la figlia femmina interrompesse gli studi o buttasse la laurea in un cassetto per poi rimanere a fare la casalinga, era un problema concreto. Quindi, era abbastanza normale che facessero pressioni sulle figlie per dedicarsi a studi più brevi, oppure per puntare direttamente sull'insegnamento, considerato l'unico mestiere "adatto a una donna" che si potesse conciliare con una vita di famiglia.
proprio non capisco come mai, qualsiasi account tu usi, finisci sempre per attaccarmi...
Cmq so di cosa parlo e ti dico che negli anni 70 la percentuale di donne iscritte alle facoltà scientifiche era più alta che adesso, e prima degli anni 70 lo era ancora di più... ma si tratta di percentuali, numericamente erano poche.[/quote]
E allora vuol dire che numericamente erano pochi anche i maschi, perché prima degli anni 70, a fare l'università, in assoluto, erano pochissimi, e quasi tutti provenienti da famiglie tanto socialmente "elitarie" che nel loro ambiente la selezione economica e culturale contava di più di quella di genere.
Ossia, erano famiglie abbastanza colte da attribuire una grande importanza all'istruzione come valore in sé, e non solo come "mezzo per trovare un lavoro più redditizio" per fare il salto sociale, visto che di fare il salto sociale non ne avevano bisogno... e abbastanza benestanti da potersi permettere di far studiare anche la figlia femmina senza preoccuparsi della delusione o dello spreco di risorse, nel caso che poi la ragazza decidesse di lasciare la professione e stare a casa dopo il matrimonio.
Le famiglie modeste che, con fatica e sacrifici, investivano tanto sullo studio dei figli, invece, lo facevano appunto nella speranza di accesso a una professione più vantaggiosa, e non per amore della cultura... e per loro lo spettro della possibilità che la figlia femmina interrompesse gli studi o buttasse la laurea in un cassetto per poi rimanere a fare la casalinga, era un problema concreto. Quindi, era abbastanza normale che facessero pressioni sulle figlie per dedicarsi a studi più brevi, oppure per puntare direttamente sull'insegnamento, considerato l'unico mestiere "adatto a una donna" che si potesse conciliare con una vita di famiglia.
paniscus_2.1- Messaggi : 5373
Data d'iscrizione : 31.10.17
Re: Però...l'idea del nuovo Ministro Azzolina su di una laurea abilitante all'insegnamento, non è male
[quote="Dolciniano"]Per il lattoniere. Io ho contestato l affermazione che "50 anni fa le ragazze NON potevano iscriversi all universita"
Clamorosamente falso. Non stiamo parlando di percentuali d iscritti/e ma di ciò che è stato scritto e da me corretto. Un errore storico piuttosto grossolano, stante l enorne quantità di foto e video del mondo universitario in protesta, dal vietnam al 68, al 77, agli anni di piombo ..non mi pare proprio fossero tutti maschi....
[/quote]
Le donne 50 anni fa si iscrivevano molto meno di adesso all'università perché erano meno emancipate, cioè meno libere di decidere di studiare, e più condizionate a diventare mogli e madri e al limite lavoratrici: le statistiche lo confermano. E' vero che erano degnamente rappresentate nei moti di protesta, ma perché quei moti comunque raccoglievano gli studenti più liberi e consapevoli, tra cui ovviamente quelle donne un po' pazzarelle che decidevano di studiare anziché fare la calzetta. Le maggioranze silenziose se ne stavano a casa.
Clamorosamente falso. Non stiamo parlando di percentuali d iscritti/e ma di ciò che è stato scritto e da me corretto. Un errore storico piuttosto grossolano, stante l enorne quantità di foto e video del mondo universitario in protesta, dal vietnam al 68, al 77, agli anni di piombo ..non mi pare proprio fossero tutti maschi....
[/quote]
Le donne 50 anni fa si iscrivevano molto meno di adesso all'università perché erano meno emancipate, cioè meno libere di decidere di studiare, e più condizionate a diventare mogli e madri e al limite lavoratrici: le statistiche lo confermano. E' vero che erano degnamente rappresentate nei moti di protesta, ma perché quei moti comunque raccoglievano gli studenti più liberi e consapevoli, tra cui ovviamente quelle donne un po' pazzarelle che decidevano di studiare anziché fare la calzetta. Le maggioranze silenziose se ne stavano a casa.
herman il lattoniere- Messaggi : 1676
Data d'iscrizione : 15.11.17
Re: Però...l'idea del nuovo Ministro Azzolina su di una laurea abilitante all'insegnamento, non è male
[quote="paniscus_2.1"]Per fare un esempio specifico, non capisco veramente quale sia la preoccupazione (alle elementari) per il fatto che ci siano parecchi stranieri, e perché mai tutti gli stranieri vadano automaticamente trattati come BES.
Il problema dell'integrazione linguistica di un alunno straniero, si pone realmente solo nel caso che questo ragazzino arrivi in età già adolescenziale, e magari avendo già fatto diversi anni di scuola al suo paese (e che avrebbe anche seri problemi a familiarizzare con i linguaggi specifici delle discipline, e non solo con la comunicazione banale della vita di tutti i giorni).
Ma se si parla di inizio delle elementari, si presume che si tratti di bambini nati in Italia, o arrivati da piccolissimi, e che sono ancora abbastanza giovani da poter imparare facilmente la lingua per immersione diretta spontanea (tanto è vero che spesso, nel giro di pochi mesi, imparano a parlare italiano meglio dei genitori, e sono loro stessi a fare da interpreti ai genitori), e con pochissime richieste di linguaggi tecnici... perché dovrebbero essere tutti trattati come dei poveri minorati che non ci arrivano senza aiutini speciali?
Considerando anche il fatto che, in media, arrivano da famiglie e da culture in cui l'impegno nello studio è considerato importantissimo e la mania della contestazione individualistica è molto meno diffusa che in Italia...[/quote]
Paniscus, il problema dell'integrazione non è solo linguistico. Anche se nati in Italia i ragazzini con un cognome straniero, per quel che vedo io, hanno in media più problemi di comportamento, di adattamento alla realtà scolastica, di motivazione (esclusi quelli che provengono da paesi dell'est in cui la scuola è tradizionalmente molto severa); molti non riescono a capire il senso, l'utilità di quello che fanno a scuola, forse perché convinti che a loro la scuola non serve. In parte è vero che gli alunni di origine straniera sono (mediamente) più problematici, in parte mi è capitato di percepire, parlando con le maestre, che un alto numero di BES tra stranieri, dsa ecc. fosse un po' una giustificazione per una didattica che non metta al primo posto le competenze.
Il problema dell'integrazione linguistica di un alunno straniero, si pone realmente solo nel caso che questo ragazzino arrivi in età già adolescenziale, e magari avendo già fatto diversi anni di scuola al suo paese (e che avrebbe anche seri problemi a familiarizzare con i linguaggi specifici delle discipline, e non solo con la comunicazione banale della vita di tutti i giorni).
Ma se si parla di inizio delle elementari, si presume che si tratti di bambini nati in Italia, o arrivati da piccolissimi, e che sono ancora abbastanza giovani da poter imparare facilmente la lingua per immersione diretta spontanea (tanto è vero che spesso, nel giro di pochi mesi, imparano a parlare italiano meglio dei genitori, e sono loro stessi a fare da interpreti ai genitori), e con pochissime richieste di linguaggi tecnici... perché dovrebbero essere tutti trattati come dei poveri minorati che non ci arrivano senza aiutini speciali?
Considerando anche il fatto che, in media, arrivano da famiglie e da culture in cui l'impegno nello studio è considerato importantissimo e la mania della contestazione individualistica è molto meno diffusa che in Italia...[/quote]
Paniscus, il problema dell'integrazione non è solo linguistico. Anche se nati in Italia i ragazzini con un cognome straniero, per quel che vedo io, hanno in media più problemi di comportamento, di adattamento alla realtà scolastica, di motivazione (esclusi quelli che provengono da paesi dell'est in cui la scuola è tradizionalmente molto severa); molti non riescono a capire il senso, l'utilità di quello che fanno a scuola, forse perché convinti che a loro la scuola non serve. In parte è vero che gli alunni di origine straniera sono (mediamente) più problematici, in parte mi è capitato di percepire, parlando con le maestre, che un alto numero di BES tra stranieri, dsa ecc. fosse un po' una giustificazione per una didattica che non metta al primo posto le competenze.
Ultima modifica di herman il lattoniere il Lun Gen 06, 2020 2:07 pm - modificato 1 volta.
herman il lattoniere- Messaggi : 1676
Data d'iscrizione : 15.11.17
Re: Però...l'idea del nuovo Ministro Azzolina su di una laurea abilitante all'insegnamento, non è male
[quote="herman il lattoniere"]Paniscus, il problema dell'integrazione non è solo linguistico. Anche se nati in Italia i ragazzini con un cognome straniero, per quel che vedo io, hanno in media più problemi di comportamento, di adattamento alla realtà scolastica, di motivazione (esclusi quelli che provengono da paesi dell'est in cui la scuola è tradizionalmente molto severa); molti non riescono a capire il senso, l'utilità di quello che fanno a scuola, forse perché convinti che a loro la scuola non serve.[/quote]
Scusa se insisto, forse non ci siamo capiti: come si fa ad applicare questo ragionamento a bambini delle elementari, che sono nati qui, o comunque arrivati da piccolissimi, che hanno iniziato tutto il percorso scolastico qui (e che sono anche fatto un po' di immersione scolastica e sociale già alla materna, prima di iniziare la scolarizzazione formale) e che quindi non hanno termini di paragone con la scuola del loro paese, se non tramite racconti indiretti?
Se invece si parla di ragazzi arrivati più grandi, che hanno già fatto qualche anno di studi al loro paese, temo che la reazione negativa esista, ma per i motivi opposti a quelli che dici tu:
ossia, se sono davvero abituati a una scuola molto severa, appena arrivano qui e si rendono conto che possono fare tutto quello che vogliono, tanto nessuno li punisce, nessuno li boccia e nessuno li intimorisce, nel giro di pochi mesi si adeguano al peggio.
E non solo per un senso di sollievo e di comodità personale, ma anche perché maturano un vero e proprio atteggiamento di disprezzo verso una scuola che vedono come lassista, mollacciona e poco seria, e insegnanti che non si fanno rispettare: in pratica, ne approfittano, ma non la stimano e non ne riconoscono l'autorità.
Scusa se insisto, forse non ci siamo capiti: come si fa ad applicare questo ragionamento a bambini delle elementari, che sono nati qui, o comunque arrivati da piccolissimi, che hanno iniziato tutto il percorso scolastico qui (e che sono anche fatto un po' di immersione scolastica e sociale già alla materna, prima di iniziare la scolarizzazione formale) e che quindi non hanno termini di paragone con la scuola del loro paese, se non tramite racconti indiretti?
Se invece si parla di ragazzi arrivati più grandi, che hanno già fatto qualche anno di studi al loro paese, temo che la reazione negativa esista, ma per i motivi opposti a quelli che dici tu:
ossia, se sono davvero abituati a una scuola molto severa, appena arrivano qui e si rendono conto che possono fare tutto quello che vogliono, tanto nessuno li punisce, nessuno li boccia e nessuno li intimorisce, nel giro di pochi mesi si adeguano al peggio.
E non solo per un senso di sollievo e di comodità personale, ma anche perché maturano un vero e proprio atteggiamento di disprezzo verso una scuola che vedono come lassista, mollacciona e poco seria, e insegnanti che non si fanno rispettare: in pratica, ne approfittano, ma non la stimano e non ne riconoscono l'autorità.
paniscus_2.1- Messaggi : 5373
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Re: Però...l'idea del nuovo Ministro Azzolina su di una laurea abilitante all'insegnamento, non è male
paniscus, non pensare che quando i ragazzi nasconoi qui allora il loro percorso è uguale a quello degli studenti italiani.
A casa parlano arabo, o serbo, o cinese con i loro genitori, a scuola studiano storia e letteratura della nazione ospitante, non possono avere alcun aiuto dalla famiglia. Un po' come alcuni miei compagni di scuola elementare i cui genitori, spesso analfabeti perché la loro scuola dell'obbligo era coincisa con la guerra, parlavano solo dialetto stretto e al pomeriggio li obbligavano ai lavori che la campagna richiedeva. Avevo compagni di scuola che a fatica sapevano leggere e scrivere, ma erano capaci di mungere una mucca, falciare un prato, spaccare la legna.
A casa parlano arabo, o serbo, o cinese con i loro genitori, a scuola studiano storia e letteratura della nazione ospitante, non possono avere alcun aiuto dalla famiglia. Un po' come alcuni miei compagni di scuola elementare i cui genitori, spesso analfabeti perché la loro scuola dell'obbligo era coincisa con la guerra, parlavano solo dialetto stretto e al pomeriggio li obbligavano ai lavori che la campagna richiedeva. Avevo compagni di scuola che a fatica sapevano leggere e scrivere, ma erano capaci di mungere una mucca, falciare un prato, spaccare la legna.
@melia- Messaggi : 4461
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Re: Però...l'idea del nuovo Ministro Azzolina su di una laurea abilitante all'insegnamento, non è male
[quote="quota 100"]basta vedere sui bus...sudamericani o arabi che tra di loro parlano solo la lingua d' origine....cosa che fanno anche a casa coi figli....[/quote]
E MENOMALE che nella vita privata, a casa, parlano la lingua d'origine!
Ci mancherebbe pure che dovessero sforzarsi di cancellare tutte le loro abitudini private, e di parlare con i figli, in maniera innaturale, una lingua che conoscono poco e male, contribuendo attivamente a trasmettere loro errori, incomprensioni e pronunce sbagliate!
A quanto mi risulta, tutte le evidenze scientifiche mostrano che le competenze linguistche dei bambini di famiglie immigrate sono di gran lunga migliori quando si stabilisce in maniera chiara un doppio binario linguistico, ed è normale che in casa si continui a parlare la lingua d'origine mentre a scuola si parla quella nuova.
La lingua nuova, è molto meglio che la imparino dagli insegnanti italiani e dai compagni italiani, piuttosto che dai genitori che a loro volta non la sanno!
(per non parlare del fatto che, in tal modo, dimenticherebbero la lingua d'origine, e interiorizzerebbero anche il messaggio indiretto che la lingua d'origine sia qualcosa da rinnegare, da tenere nascosta, o di cui doversi vergognare... con il risultato di non riuscire più a comunicare con i nonni e i cugini rimasti in patria, e sentirsi ancora pù sradicati e disadattati di prima)
E MENOMALE che nella vita privata, a casa, parlano la lingua d'origine!
Ci mancherebbe pure che dovessero sforzarsi di cancellare tutte le loro abitudini private, e di parlare con i figli, in maniera innaturale, una lingua che conoscono poco e male, contribuendo attivamente a trasmettere loro errori, incomprensioni e pronunce sbagliate!
A quanto mi risulta, tutte le evidenze scientifiche mostrano che le competenze linguistche dei bambini di famiglie immigrate sono di gran lunga migliori quando si stabilisce in maniera chiara un doppio binario linguistico, ed è normale che in casa si continui a parlare la lingua d'origine mentre a scuola si parla quella nuova.
La lingua nuova, è molto meglio che la imparino dagli insegnanti italiani e dai compagni italiani, piuttosto che dai genitori che a loro volta non la sanno!
(per non parlare del fatto che, in tal modo, dimenticherebbero la lingua d'origine, e interiorizzerebbero anche il messaggio indiretto che la lingua d'origine sia qualcosa da rinnegare, da tenere nascosta, o di cui doversi vergognare... con il risultato di non riuscire più a comunicare con i nonni e i cugini rimasti in patria, e sentirsi ancora pù sradicati e disadattati di prima)
paniscus_2.1- Messaggi : 5373
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Re: Però...l'idea del nuovo Ministro Azzolina su di una laurea abilitante all'insegnamento, non è male
comunque Paniscus non è solo questione di luogo di nascita nè di lingua: le aspettative sulla scuola sono condizionate dalla cultura di origine, e ad esempio [GENERALIZZANDO] i figli dei rumeni assorbono dai genitori l'idea che la scuola sia molto importante, le figlie di cinesi vogliono andar bene o eccellere, i figli maschi di cinesi spesso vengono dirottati dallo studio all'attività commerciale, i sudamericani in genere tendono ad essere pigri e tra di loro hanno delle relazioni e tradizioni diverse dalle nostre ecc.
In alcuni casi quindi succede che i figli di stranieri abbiano difficoltà scolastiche, relazionali o di comportamento, con un'incidenza superiore ai propri compagni italiani.
Come dicevo prima, le maestre a volte prendono a pretesto il fatto di avere in classe due alunni con DSA, uno sospetto, uno con 104, quattro figli di stranieri (indipendentemente dal loro rendimento) per fare una didattica semplificata
In alcuni casi quindi succede che i figli di stranieri abbiano difficoltà scolastiche, relazionali o di comportamento, con un'incidenza superiore ai propri compagni italiani.
Come dicevo prima, le maestre a volte prendono a pretesto il fatto di avere in classe due alunni con DSA, uno sospetto, uno con 104, quattro figli di stranieri (indipendentemente dal loro rendimento) per fare una didattica semplificata
herman il lattoniere- Messaggi : 1676
Data d'iscrizione : 15.11.17
Re: Però...l'idea del nuovo Ministro Azzolina su di una laurea abilitante all'insegnamento, non è male
[quote="herman il lattoniere"]
Come dicevo prima, le maestre a volte prendono a pretesto il fatto di avere in classe due alunni con DSA, uno sospetto, uno con 104, quattro figli di stranieri (indipendentemente dal loro rendimento) per fare una didattica semplificata[/quote]
Ecco l'origine delle difficoltà che poi diventano enormi alle superiori. E inevitabilmente richiedono altre certificazioni. Chi non è certificato oggi lo sarà senza troppi problemi domani quando incontrerà la prima difficoltà.
Come dicevo prima, le maestre a volte prendono a pretesto il fatto di avere in classe due alunni con DSA, uno sospetto, uno con 104, quattro figli di stranieri (indipendentemente dal loro rendimento) per fare una didattica semplificata[/quote]
Ecco l'origine delle difficoltà che poi diventano enormi alle superiori. E inevitabilmente richiedono altre certificazioni. Chi non è certificato oggi lo sarà senza troppi problemi domani quando incontrerà la prima difficoltà.
MaurG- Messaggi : 1911
Data d'iscrizione : 28.03.12
Re: Però...l'idea del nuovo Ministro Azzolina su di una laurea abilitante all'insegnamento, non è male
[quote="herman il lattoniere"]con questi quote non funzionanti è difficilissimo seguire la discussione.
Macro: io non trovo così raccapricciante attribuire all'alunno una parte di responsabilità nel suo successo formativo. Ad esempio, quando andavo a scuola io, nessuno ti spiegava il famoso "metodo di studio"; eri libero di studiare come meglio ti pareva, ma se non studiavi o studiavi con un metodo inadeguato venivi subito rimesso in riga dai voti, e allora, se eri interessato, ti dovevi ingegnare a studiare diversamente, fosse stato anche a memoria (neanche lo studio a memoria è in sé raccapricciante, per quanto non particolarmente desiderabile). Personalmente usavo fare riassunti, ma a nessun docente veniva in mente di dirti come studiare, o cosa fare nel ciclo successivo: la scuola era talmente strutturata nelle sue attività che era inevitabile che tu trovassi da solo le tue soluzioni, sempre se interessato. Adesso invece ci sono molti che, come te, pensano che la scuola sostanzialmente debba preparare per i propri alunni la pappa pronta, il più predigerita possibile, in modo che non trovino alcuna difficoltà o frustrazione. Come si cammina per attrito, così si cresce grazie a difficoltà e frustrazioni e, soprattutto, grazie alla motivazione che le supera. [/quote]
Ok, tra molti di voi si annidano coloro che per insegnare a nuotare buttano il bambino in acqua e, per la legge "o bere o affogare", vedrete che imparerà a nuotare...
E' un modo di fare credibilissimo, ma sicuramente molto più apprezzato da coloro che non hanno nulla contro il fare selezione. Se è importante fare selezione, e può esserlo, si fa così.
E' triste che il mondo sia diviso in quelli che vogliono fare la pappa e quelli che non vogliono (o non sanno) farla.
Io non faccio parte né di questa né di quella fazione.
Io dico che la scuola non ha scelto la pedagogia dell'arrangiatevi perchè fortificante. Ha scelto la pedagogia (o didattica) dell'arrangiatevi perchè non si è data gli strumenti per fare altro o perchè è più comodo dire arrangiatevi!
La teoria dell'arrangiatevi è stata scritta a posteriori, a posteriori di inefficienze o di comodità.
Non si può dire poi che questa pedagogia abbia prodotto una società forte come magari quella spartana.
La scuola boccheggia e la società sprofonda.
La legge della giungla seleziona le cape migliori (è in linea con l'evoluzione), ma a cosa servono le orgogliose cape migliori se sono zavorrate nella società da moltitudini di persone non realizzate e quindi allo sbando (quelle che buttate in piscina sono di fatto annegate)?
Io, ad esempio, non sono favorevole alle teorie del metodo di studio perchè la scuola di massa insegna il metodo di studio generico, quando ogni alunno è veramente diverso dall'altro. Il metodo di studio viene insegnato come si insegnano le montagne dell'Italia o gli articoli determinativi. Il metodo di studio è roba viva, e la scuola non ce la fa ad insegnarlo (ma se la tira, riempiendosi la bocca...).
Non sono neanche dell'idea che in questo campo ognuno debba arrangiarsi (per quanto, per come viene insegnato oggi, il metodo di studio equivale a dire arrangiatevi...).
Ed è dall'esplorazione di questa terra di mezzo tra le due posizioni degli interventisti mammoni e quella dei distaccati militanti che mi aspetterei di trovare risposte.
Macro: io non trovo così raccapricciante attribuire all'alunno una parte di responsabilità nel suo successo formativo. Ad esempio, quando andavo a scuola io, nessuno ti spiegava il famoso "metodo di studio"; eri libero di studiare come meglio ti pareva, ma se non studiavi o studiavi con un metodo inadeguato venivi subito rimesso in riga dai voti, e allora, se eri interessato, ti dovevi ingegnare a studiare diversamente, fosse stato anche a memoria (neanche lo studio a memoria è in sé raccapricciante, per quanto non particolarmente desiderabile). Personalmente usavo fare riassunti, ma a nessun docente veniva in mente di dirti come studiare, o cosa fare nel ciclo successivo: la scuola era talmente strutturata nelle sue attività che era inevitabile che tu trovassi da solo le tue soluzioni, sempre se interessato. Adesso invece ci sono molti che, come te, pensano che la scuola sostanzialmente debba preparare per i propri alunni la pappa pronta, il più predigerita possibile, in modo che non trovino alcuna difficoltà o frustrazione. Come si cammina per attrito, così si cresce grazie a difficoltà e frustrazioni e, soprattutto, grazie alla motivazione che le supera. [/quote]
Ok, tra molti di voi si annidano coloro che per insegnare a nuotare buttano il bambino in acqua e, per la legge "o bere o affogare", vedrete che imparerà a nuotare...
E' un modo di fare credibilissimo, ma sicuramente molto più apprezzato da coloro che non hanno nulla contro il fare selezione. Se è importante fare selezione, e può esserlo, si fa così.
E' triste che il mondo sia diviso in quelli che vogliono fare la pappa e quelli che non vogliono (o non sanno) farla.
Io non faccio parte né di questa né di quella fazione.
Io dico che la scuola non ha scelto la pedagogia dell'arrangiatevi perchè fortificante. Ha scelto la pedagogia (o didattica) dell'arrangiatevi perchè non si è data gli strumenti per fare altro o perchè è più comodo dire arrangiatevi!
La teoria dell'arrangiatevi è stata scritta a posteriori, a posteriori di inefficienze o di comodità.
Non si può dire poi che questa pedagogia abbia prodotto una società forte come magari quella spartana.
La scuola boccheggia e la società sprofonda.
La legge della giungla seleziona le cape migliori (è in linea con l'evoluzione), ma a cosa servono le orgogliose cape migliori se sono zavorrate nella società da moltitudini di persone non realizzate e quindi allo sbando (quelle che buttate in piscina sono di fatto annegate)?
Io, ad esempio, non sono favorevole alle teorie del metodo di studio perchè la scuola di massa insegna il metodo di studio generico, quando ogni alunno è veramente diverso dall'altro. Il metodo di studio viene insegnato come si insegnano le montagne dell'Italia o gli articoli determinativi. Il metodo di studio è roba viva, e la scuola non ce la fa ad insegnarlo (ma se la tira, riempiendosi la bocca...).
Non sono neanche dell'idea che in questo campo ognuno debba arrangiarsi (per quanto, per come viene insegnato oggi, il metodo di studio equivale a dire arrangiatevi...).
Ed è dall'esplorazione di questa terra di mezzo tra le due posizioni degli interventisti mammoni e quella dei distaccati militanti che mi aspetterei di trovare risposte.
macro- Messaggi : 91
Data d'iscrizione : 06.03.19
Re: Però...l'idea del nuovo Ministro Azzolina su di una laurea abilitante all'insegnamento, non è male
[quote="herman il lattoniere"]c
Paniscus: non essendo un insegnante della scuola primaria, non so esattamente per quale motivo non si riesce più a insegnare in maniera altrettanto efficace di venti o trent'anni fa. E' in parte vero quello che dice Titti76 sulle maestre e sul fatto che le maestre col diploma magistrale di una volta erano, rispetto al contesto, forse più brillanti di quelle laureate e specializzate di oggi, specie in matematica. E sono altrettanto giuste le considerazioni di Franco71 sul mutato contesto sociale e familiare, dall'uso di smartphone a qualsiasi età all'usanza per cui i genitori si sostituiscono ai figli per i compiti per risparmiare il tempo di seguirli, oppure non li seguono proprio per motivi lavorativi.
[/quote]
A parte il fatto che la scuola primaria si è secondarizzata da un pezzo facendo il verso o cercando di preparare la strada alla secondaria vera e propria (problemi di autostima?). Va detto comunque che più che la scuola primaria ad essere cambiata è stata proprio la società a cambiare (e non la società a essere cambiata dalla scuola).
La scuola un poco va dietro a questa società e un poco cerca di mettere riparo. Neanche lei ha idee precise sul da farsi.
Alla primaria si trovano tranquillamente insegnanti sconcertati dai cambiamenti che si evidenziano negli alunni tra un ciclo e l'altro. Passati cinque anni , ricominciando da una prima, trovano dei bambini significativamente diversi da quelli del ciclo precedente (di solito sono peggiori).
Quello della primaria è un osservatorio interessante perchè nella secondaria gli insegnanti viaggiano anche su più età e quindi hanno un percezione più confusa.
Paniscus: non essendo un insegnante della scuola primaria, non so esattamente per quale motivo non si riesce più a insegnare in maniera altrettanto efficace di venti o trent'anni fa. E' in parte vero quello che dice Titti76 sulle maestre e sul fatto che le maestre col diploma magistrale di una volta erano, rispetto al contesto, forse più brillanti di quelle laureate e specializzate di oggi, specie in matematica. E sono altrettanto giuste le considerazioni di Franco71 sul mutato contesto sociale e familiare, dall'uso di smartphone a qualsiasi età all'usanza per cui i genitori si sostituiscono ai figli per i compiti per risparmiare il tempo di seguirli, oppure non li seguono proprio per motivi lavorativi.
[/quote]
A parte il fatto che la scuola primaria si è secondarizzata da un pezzo facendo il verso o cercando di preparare la strada alla secondaria vera e propria (problemi di autostima?). Va detto comunque che più che la scuola primaria ad essere cambiata è stata proprio la società a cambiare (e non la società a essere cambiata dalla scuola).
La scuola un poco va dietro a questa società e un poco cerca di mettere riparo. Neanche lei ha idee precise sul da farsi.
Alla primaria si trovano tranquillamente insegnanti sconcertati dai cambiamenti che si evidenziano negli alunni tra un ciclo e l'altro. Passati cinque anni , ricominciando da una prima, trovano dei bambini significativamente diversi da quelli del ciclo precedente (di solito sono peggiori).
Quello della primaria è un osservatorio interessante perchè nella secondaria gli insegnanti viaggiano anche su più età e quindi hanno un percezione più confusa.
macro- Messaggi : 91
Data d'iscrizione : 06.03.19
Re: Però...l'idea del nuovo Ministro Azzolina su di una laurea abilitante all'insegnamento, non è male
"Non si può dire poi che questa pedagogia abbia prodotto una società forte come magari quella spartana.
La scuola boccheggia e la società sprofonda. "
Veramente a me pare che la scuola boccheggi soprattutto da quando è stata dominata dalla pedagogia ludica, coccolosa, sentimentale e (fintamente) inclusiva, e non certo il contrario.
Se c'è ancora qualcuno che ha il coraggio di lamentare che la scuola attuale sia troppo richiedente, troppo autoritaria e troppo selettiva, mi pare che veramente non ci sia nessun margine per riuscire a discutere.
La scuola boccheggia e la società sprofonda. "
Veramente a me pare che la scuola boccheggi soprattutto da quando è stata dominata dalla pedagogia ludica, coccolosa, sentimentale e (fintamente) inclusiva, e non certo il contrario.
Se c'è ancora qualcuno che ha il coraggio di lamentare che la scuola attuale sia troppo richiedente, troppo autoritaria e troppo selettiva, mi pare che veramente non ci sia nessun margine per riuscire a discutere.
paniscus_2.1- Messaggi : 5373
Data d'iscrizione : 31.10.17
Re: Però...l'idea del nuovo Ministro Azzolina su di una laurea abilitante all'insegnamento, non è male
[quote="macro"]A parte il fatto che la scuola primaria si è secondarizzata da un pezzo facendo il verso o cercando di preparare la strada alla secondaria vera e propria[/quote]
Siamo sicuri che non sia il contrario? Io vedo una notevole tendenza a introdurre alle superiori metodi di lavoro decisamente infantili (e infantilizzanti), dal lavoretto di gruppo compilativo alla stucchevole esibizione di cartelloni colorati, non solo nel livello ridicolmente facile dei contenuti ma proprio nell'atteggiamento di fondo.
E non penso nemmeno che la tendenza sia spontanea, ma è attivamente guidata e incoraggiata da pressioni ideologiche esterne, come si vede dall'aumento vertiginoso di corsi di formazione e aggiornamento che vengono proposti sulle "metodologie didattiche innovative" più bizzarre e fumettistiche.
Siamo sicuri che non sia il contrario? Io vedo una notevole tendenza a introdurre alle superiori metodi di lavoro decisamente infantili (e infantilizzanti), dal lavoretto di gruppo compilativo alla stucchevole esibizione di cartelloni colorati, non solo nel livello ridicolmente facile dei contenuti ma proprio nell'atteggiamento di fondo.
E non penso nemmeno che la tendenza sia spontanea, ma è attivamente guidata e incoraggiata da pressioni ideologiche esterne, come si vede dall'aumento vertiginoso di corsi di formazione e aggiornamento che vengono proposti sulle "metodologie didattiche innovative" più bizzarre e fumettistiche.
paniscus_2.1- Messaggi : 5373
Data d'iscrizione : 31.10.17
Re: Però...l'idea del nuovo Ministro Azzolina su di una laurea abilitante all'insegnamento, non è male
Macro, tu criminalizzi parte degli insegnanti paragonandoli a degli istruttori di nuoto che buttano i bambini in acqua affinché imparino a nuotare da soli. Non è questa la realtà, né il concetto che stavo cercando di esprimere. Una scuola non menefreghista ma esigente, come c'è in tutti i paesi del mondo, compresa la mitica Finlandia (altra cultura, intrasportabile nella nostra realtà) cerca di fornire a tutti gli alunni gli strumenti di base per muoversi in maniera libera nella realtà. La scuola di qualche decennio fa permetteva al figlio del lattoniere, studiando, di migliorare lo status sociale ereditato dai propri genitori, dandogli quegli strumenti. Quella attuale sostiene al contrario che il figlio del lattoniere, o dell'immigrato, o comunque l'alunno in difficoltà, abbia il diritto di una didattica semplificata e di obiettivi ridotti, spesso insufficienti a rendere il futuro cittadino libero e consapevole. Insomma la scuola attuale tende molto più a confermare lo status quo.
Che poi ci siano enormi problemi nella scuola italiana ed enormi miglioramenti che andrebbero fatti lo sanno tutti, siamo tutti d'accordo su questo.
Che poi ci siano enormi problemi nella scuola italiana ed enormi miglioramenti che andrebbero fatti lo sanno tutti, siamo tutti d'accordo su questo.
herman il lattoniere- Messaggi : 1676
Data d'iscrizione : 15.11.17
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