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FUMO A SCUOLA
Promemoria primo messaggio :
Ormai da tempo è vietato il fumo a scuola anche nell'area esterna, sia per studenti che docenti. Affermando ciò si può
evincere che si possa fumare fuori l'area della scuola, in gergo "fuori il cancello della scuola". Vietato fumare all'interno
della scuola (aule, corridoi e giardino), si afferma implicitamente che docente o studente durante l'orario scolastico
(per i docenti orario di lavoro) possano andare fuori e fumare la loro sigaretta. Mi chiedo chi non fuma, può andare
fuori a prendere il caffè? Questa è l'interpretazione che hanno dato molti docenti e dirigenti. Attendo chiarimenti.
Ormai da tempo è vietato il fumo a scuola anche nell'area esterna, sia per studenti che docenti. Affermando ciò si può
evincere che si possa fumare fuori l'area della scuola, in gergo "fuori il cancello della scuola". Vietato fumare all'interno
della scuola (aule, corridoi e giardino), si afferma implicitamente che docente o studente durante l'orario scolastico
(per i docenti orario di lavoro) possano andare fuori e fumare la loro sigaretta. Mi chiedo chi non fuma, può andare
fuori a prendere il caffè? Questa è l'interpretazione che hanno dato molti docenti e dirigenti. Attendo chiarimenti.
maryds- Messaggi : 12
Data d'iscrizione : 26.12.17
Re: FUMO A SCUOLA
Ma perché perdere tempo con la SIM? Non si potrebbe semplicemente ipotizzare un regolamento in cui il ragazzo che viene beccato a usare il cellulare in classe, oltre a beccarsi la nota disciplinare, è obbligato a consegnarlo, poi questo viene messo in un cassetto chiuso a chiave, e glielo si fa riprendere alla fine della giornata di lezione, o alla fine dell'ora?
Tanto, perché mai dovrebbe avere il diritto insindacabile di tenerselo a contatto per tutto il tempo, visto che durante la lezione è vietato usarlo? In che modo il ragazzo verrebbe dannneggiato nei suoi diritti individuali, se viene costretto a stare fisicamente a due metri di distanza del suo telefono, invece che in tasca o nell'astuccio, ma in contemporanea questo telefono si sa dove è, non sparisce, ed è in condizioni di sicurezza?
E' vietato utilizzare il cellulare durante l'ora di lezione, punto.
O meglio, è eventualmente consentito di usarlo dopo aver chiesto il permesso, e per un motivo specifico, ma di sicuro è vietato usarlo di nascosto, senza permesso, e a fini privati che non c'entrano niente con la didattica. Quindi, di che stiamo a parlare? Dove starebbe l'abuso nel fatto di sequestrare il cellulare per qualche ora, e poi restituirlo?
Tanto, perché mai dovrebbe avere il diritto insindacabile di tenerselo a contatto per tutto il tempo, visto che durante la lezione è vietato usarlo? In che modo il ragazzo verrebbe dannneggiato nei suoi diritti individuali, se viene costretto a stare fisicamente a due metri di distanza del suo telefono, invece che in tasca o nell'astuccio, ma in contemporanea questo telefono si sa dove è, non sparisce, ed è in condizioni di sicurezza?
E' vietato utilizzare il cellulare durante l'ora di lezione, punto.
O meglio, è eventualmente consentito di usarlo dopo aver chiesto il permesso, e per un motivo specifico, ma di sicuro è vietato usarlo di nascosto, senza permesso, e a fini privati che non c'entrano niente con la didattica. Quindi, di che stiamo a parlare? Dove starebbe l'abuso nel fatto di sequestrare il cellulare per qualche ora, e poi restituirlo?
paniscus_2.1- Messaggi : 5373
Data d'iscrizione : 31.10.17
Re: FUMO A SCUOLA
bread&butter ha scritto:Invece di trollare sulle sim e sulle non sim, occupatevi di qualcosa di serio
www.orizzontescuola.it/esami-di-stato-ichino-cosi-non-servono-e-costano-si-a-test-standardizzati-con-accesso-diretto-ad-universita/
Ichino si permette di denunciare con sdegno il seguente dettaglio:
-------------------------"Sì, è così. Alcune indagini hanno rivelato che oltre il 30 per cento degli studenti universitari italiani è scontento della scelta fatta. Tra questi studenti insoddisfatti ci sono quelli che hanno ricevuto voti altissimi dai propri professori, ad esempio nella prova di matematica o fisica, e per questo si ritenevano, erroneamente, pronti ad affrontare corsi di laurea particolarmente difficili in facoltà scientifiche."
A parte il fatto che l'esempio è proprio sbagliato alla radice, perché quello che succede tutti i giorni in tutte le scuole è esattamente il contrario (ossia, gli insegnanti di matematica e fisica nei licei, oltre a quelli di qualche materia professionalizzante molto specifica degli istituti tecnici, sono gli unici accusati di pretendere troppo e di dare voti troppo bassi, mentre tutti gli altri sono allegramente apprezzati e caldeggiati perché i voti li gonfiano...
...ma comunque, anche nell'ipotesi che fosse vero, quegli studenti, e i loro genitori, si erano mai indignati PRIMA, quando chiaramente vedevano fioccare voti vergognosamente gonfiati, e prima ancora quando si vedevano proporre verifiche tanto ridicolmente facili che era automatico far prendere voti alti a tutti?
Oppure si sono accorti che i voti erano finti solo quando poi sono stati stangati all'università, mentre prima se li facevano andare bene, e anzi li pretendevano?
paniscus_2.1- Messaggi : 5373
Data d'iscrizione : 31.10.17
Re: FUMO A SCUOLA
Lucetta: la contraddizione che rilevo io non riguarda solo i VOTI.
Riguarda questa differenza media nei voti, associata a una NON corrispondente differenza nelle competenze effettive.
Pecrhé a me risulta che le competenze effettive, in media, non siano gran che, nemmeno nelle aree linguistiche/umanistiche, mica solo in matematica. Da decenni si continua a stracciarsi le vesti sulla piaga diffusa del cosiddetto analfabetismo funzionale, che di sicuro non riguarda solo la matematica, ma prima ancora significa grosse difficoltà sulla comprensione di un testo, sulla capacità di riassumerlo a qualcun altro, debolezza nell'argomentazione logica, e povertà di lessico che va sempre a peggiorare di anno in anno.
E tornando agli aspetti specifici che si notano dentro la scuola, questa fragilità diffusa anche nelle competenze umanistiche, oltre che in quelle di matematica, non so tu, ma io la vedo eccome.
Diciamocela più chiara: la singola testa pensante che manifesta un'eccellenza settoriale in un ambito specifico e carenze gravi in un altro, è davvero un'eccezione. La verità è che quasi sempre, se c'è una situazione di debolezza cronica (o per scarse capacità personali, o per una storia precedente di scarsa abitudine alla concentrazione e all'esercizio), c'è un po' in tutti gli ambiti. Di fatto, quelli che fanno enorme fatica in matematica a causa di oggettivi limiti nelle capacità logiche, o nelle capacità di analisi, collegamento e rielaborazione, sono anche gli stessi che scrivono male in italiano, che fanno errori di logica anche nelle esposizioni discorsive, o che vanno fuori tema, o che imparano tutto a memoria senza averci capito niente. E che magari vanno male in italiano anche nei test invalsi, visto che appunto sono deboli proprio nelle abilità di comprensione del testo e di associazione logica.
E allora, scusa se ribatto sullo stesso dubbio, ma secondo te come si spiega che, effettivamente, i voti in matematica siano sempre significativamente più bassi di quelli di italiano, anche se le competenze vere sono insufficienti comunque? Non è credibile che gli insegnanti di matematica siano "ontologicamente" più severi mentre quelli di lettere siano "ontologicamente" più generosi? Ok, lo penso anch'io, che non sia credibile, ma allora bisogna ipotizzare che le scale dei voti siano differenti perché l'italiano (*) è per sua natura "più facile" della matematica?
(*) (intendo l'italiano come disciplina scolastica da studiare e da utilizzare con linguaggi specifici, non come madrelingua spontanea parlata in privato, quella è chiaro che è "più facile" anche per un analfabeta totale)
Riguarda questa differenza media nei voti, associata a una NON corrispondente differenza nelle competenze effettive.
Pecrhé a me risulta che le competenze effettive, in media, non siano gran che, nemmeno nelle aree linguistiche/umanistiche, mica solo in matematica. Da decenni si continua a stracciarsi le vesti sulla piaga diffusa del cosiddetto analfabetismo funzionale, che di sicuro non riguarda solo la matematica, ma prima ancora significa grosse difficoltà sulla comprensione di un testo, sulla capacità di riassumerlo a qualcun altro, debolezza nell'argomentazione logica, e povertà di lessico che va sempre a peggiorare di anno in anno.
E tornando agli aspetti specifici che si notano dentro la scuola, questa fragilità diffusa anche nelle competenze umanistiche, oltre che in quelle di matematica, non so tu, ma io la vedo eccome.
Diciamocela più chiara: la singola testa pensante che manifesta un'eccellenza settoriale in un ambito specifico e carenze gravi in un altro, è davvero un'eccezione. La verità è che quasi sempre, se c'è una situazione di debolezza cronica (o per scarse capacità personali, o per una storia precedente di scarsa abitudine alla concentrazione e all'esercizio), c'è un po' in tutti gli ambiti. Di fatto, quelli che fanno enorme fatica in matematica a causa di oggettivi limiti nelle capacità logiche, o nelle capacità di analisi, collegamento e rielaborazione, sono anche gli stessi che scrivono male in italiano, che fanno errori di logica anche nelle esposizioni discorsive, o che vanno fuori tema, o che imparano tutto a memoria senza averci capito niente. E che magari vanno male in italiano anche nei test invalsi, visto che appunto sono deboli proprio nelle abilità di comprensione del testo e di associazione logica.
E allora, scusa se ribatto sullo stesso dubbio, ma secondo te come si spiega che, effettivamente, i voti in matematica siano sempre significativamente più bassi di quelli di italiano, anche se le competenze vere sono insufficienti comunque? Non è credibile che gli insegnanti di matematica siano "ontologicamente" più severi mentre quelli di lettere siano "ontologicamente" più generosi? Ok, lo penso anch'io, che non sia credibile, ma allora bisogna ipotizzare che le scale dei voti siano differenti perché l'italiano (*) è per sua natura "più facile" della matematica?
(*) (intendo l'italiano come disciplina scolastica da studiare e da utilizzare con linguaggi specifici, non come madrelingua spontanea parlata in privato, quella è chiaro che è "più facile" anche per un analfabeta totale)
paniscus_2.1- Messaggi : 5373
Data d'iscrizione : 31.10.17
Re: FUMO A SCUOLA
paniscus_2.1 ha scritto:Lucetta: la contraddizione che rilevo io non riguarda solo i VOTI.
Riguarda questa differenza media nei voti, associata a una NON corrispondente differenza nelle competenze effettive.
Pecrhé a me risulta che le competenze effettive, in media, non siano gran che, nemmeno nelle aree linguistiche/umanistiche, mica solo in matematica. Da decenni si continua a stracciarsi le vesti sulla piaga diffusa del cosiddetto analfabetismo funzionale, che di sicuro non riguarda solo la matematica, ma prima ancora significa grosse difficoltà sulla comprensione di un testo, sulla capacità di riassumerlo a qualcun altro, debolezza nell'argomentazione logica, e povertà di lessico che va sempre a peggiorare di anno in anno.
La scuola italiana è malata di "letteraturite" e di "temite". Se lo studente ripete Manzoni e "apre il suo cuore" nei temi, il 7 in italiano è garantito, anche se scrive "ho andato".
mac67- Messaggi : 7123
Data d'iscrizione : 09.04.12
Località : Pianeta Terra
Re: FUMO A SCUOLA
lucetta10 ha scritto:L'Invalsi rileva, giustamente, fortissime carenze in matematica, e siamo assolutamente d'accordo nel dire che è questo il problema grave della scuola italiana, che nasce come fondamentalmente umanistica.
Un problema che va affrontato in modo serio.
Però anche questa correlazione mi convince poco.
Se il motivo dell'impreparazione diffusa in matematica fosse proprio il fatto che la scuola italiana risente di un'impostazione prevalentemente umanistica, come si spiega che siano proprio le materie umanistiche quelle in cui l'allargamento infinito delle maglie di valutazione, e l'accettazione rassegnata dell' "obbligo" di abbassare gli obiettivi, sono più marcati?
Se il motivo fosse quello, ossia che la scuola italiana, per tradizione atavica, snobba la matematica per attribuire invece un ruolo di enorme importanza alle materie umanistiche, mi aspetterei il contrario, ossia che proprio queste mantengano un certo livello di esigenza e di "selettività" (lo so che la parola è brutta, ma non intendo selettività in senso sociale, semplicemente intendo la maggiore o minore facilità di beccarsi insuffficienze, e il livello di impegno richiesto per recuperarle). Invece non è così.
E oltretutto, la tendenza generale al crollo verso il basso degli obiettivi e delle richieste, che esiste in tutte le materie, nelle materie umanistiche si è manifestata molto prima e in maniera molto più generalizzata rispetto a quelle scientifiche. Voglio dire, quando ero studentessa io, ho sempre visto rimandare a settembre in italiano, in latino o in storia, tanto quanto si rimandava in matematica, non c'era una grande differenza. Da quando insegno, vedo che le insufficienze in italiano sono quasi del tutto scomparse, quelle in latino (almeno allo scientifico e al linguistico, al classico non lo so) sopravvivono solo al primo anno, e poi dalla seconda in su scompaiono, e quelle in storia o filosofia o arte sono fuori discussione e basta. E quindi va a finire inevitabilmente che i pochissimi a dare insufficienze sono sempre gli stessi, delle stesse materie, e che quindi vengono additati come "anomali", che "rimangono abbarbicati a modelli antiquati" e che "non si vogliono aggiornare".
Il punto non è che gli insegnanti di matematica siano più severi e quelli di lettere più mollaccioni, ma è il perché la cosa è andata a cambiare nel tempo in maniera così marcata. Ripeto, 20 anni fa (ma anche 20 o 15) tutta questa differenza non c'era. E come si fa a spiegarla con il fatto che "la scuola italiana è troppo umanistica"?
A meno di non volerla spiegare con l'ipotesi che le vere competenze degli studenti nelle materie umanistiche siano vertiginosamente migliorate rispetto al passato, mentre quelle scientifiche sono rimaste uguali (e quindi continuano a meritare le insufficienze in matematica mentre in italiano non le meritano più), ma anche questa mi sembra poco plausibile.
Ultima modifica di paniscus_2.1 il Ven Lug 05, 2019 2:08 pm - modificato 1 volta.
paniscus_2.1- Messaggi : 5373
Data d'iscrizione : 31.10.17
Re: FUMO A SCUOLA
franco71 ha scritto:Un mio docente di matematica delle superiori parlava di trinomite acuta come il male della matematica nel triennio.
La "trinomite", termine coniato, se non ricordo male, da De Giorgi per i problemi di Tartinville, si ferma agli anni '60.
mac67- Messaggi : 7123
Data d'iscrizione : 09.04.12
Località : Pianeta Terra
Re: FUMO A SCUOLA
bread&butter ha scritto:
Sì! Hai centrato il punto: i docenti di quelle materie non valutano in modo professionale (sembra che abbiate paura a dirlo esplicitamente).
Non lo dico perché penso che il problema sia un altro. I docenti di lettere, almeno quelli con cui ho avuto e ho esperienza, danno maggiore attenzione all'aspetto formativo della persona che alla correttezza formale dell'espressione e alla tecnica della scrittura. Tendenza solo parzialmente modificata dalla comparsa delle prove argomentative, dai saggi brevi, ecc., nella prova d'esame.
Non è mancanza di professionalità: è una scelta pedagogica.
mac67- Messaggi : 7123
Data d'iscrizione : 09.04.12
Località : Pianeta Terra
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